25/10/2012 13:02 CEST - TENNIS FLASH
25 ottobre 2012
La vita è piena di casi, di paradossi. Ovviamente anche nel tennis. Perchè se in Italia ci si inculca ormai da anni l'idea di campi più veloci nei circoli per aumentare la competitività, e e di spirito terraiolo da superare, negli USA si pensa all'opposto. E si pensa a vedere più rosso.
Come suggerisce il guru del coaching Brad Gilbert, che sulle pagine di "Har-Tru Sports", da i numeri e le coordinate di questa "operazione cambiamento": "Più dell'80% dei top 10, dal '68 ad oggi ha speso almeno metà della preparazione allenandosi sulla terra: questo è un dato che darei ai tanti allenatori, e che forse dimenticano".
Ma perchè farlo? Gilbert, da uno abituato a spiegare (e convincere), ci viene incontro: "La terra ti da la disciplina giusta, ti insegna come costruire il colpo. La velocità sulla terra non ti viene regalata, e impari a scambiare, cosa che i campi veloci oppure indoor non ti insegneranno mai".
La predicazione poi è davvero il suo forte: "Gli scambi più lunghi migliorano la tua capacità nel prendere decisioni, ti da pazienza e forza mentale. Sulla terra poi ci possono essere rimbalzi anomali, palle particolari, e questo fa adattare i colpi a più situazioni. Infine capisci davvero cosa siano i tagli e gli effetti, e sai che per chiudere il punto c'è una sola cosa da fare: variare".
L'accademia di John McEnroe a New York e alcune high schools stanno cercando questa inversione di tendenza. Utile, conveniente, secondo voi?
Davide Uccella