28/10/2012 18:57 CEST - WTA

Allaster: "Dal 2014 Masters in Asia, in Russia o in Messico"

TENNIS - Il CEO Allaster tira le somme del 2012 per la Wta (transcript). Tre personaggi forti in vetta al ranking, ma anche due partner importanti che se ne vanno. Annunciate le candidate ad ospitare il Master 2014. Vanni Gibertini

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Stacey Allaster, CEO della WTA (Getty Images Europe Matthew Stockman )
Stacey Allaster, CEO della WTA (Getty Images Europe Matthew Stockman )

Nella cornice tra il sobrio ed il casareccio della sala interviste della Sinan Erdem Arena di Istanbul, la CEO della WTA Stacey Allaster ha presentato alla stampa presente ad Istanbul ed a tutto il mondo collegato in diretta via internet il discorso sullo “stato della WTA”, sulla falsariga dello “State of the Union speech” in cui ogni anno il presidente americano si cimenta per esporre ai suoi cittadini i successi dei 12 mesi passati e le sfide dell’immediato futuro.

Nel riassumere i punti salienti della stagione agonistica 2012, la Allaster ha sottolineato i grandi risultati delle prime tre giocatrici del ranking: la consacrazione ai massimi livelli di Viktoria Azarenka, il ritorno nell’elite del tennis di Maria Sharapova dopo l’operazione alla spalla, ed i sempre più inarrivabili acuti di Serena Williams, che nonostante un’attività limitata all’osso, è comunque stata capace di portare a casa due prove dello Slam e la medaglia d’oro olimpica. Una menzione speciale se l’è meritata anche la nostra Sara Errani che questa settimana ha lasciato il cuore sul campo” e che ha coronato il suo anno memorabile con il n.1 nella classifica di doppio.

Ma è inutile nasconderselo, il 2012 è stato anche e soprattutto un anno di addii importanti per la WTA: l’eterna Kim Clijsters ha posto fine alla sua seconda carriera dopo l’ultimo US Open, privando il circuito femminile non soltanto di una delle sue giocatrici storicamente più rappresentative, ma anche di un personaggio che non si è mai tirato indietro quando si è trattato di fare l’ambasciatrice del suo sport e di prestarsi ad attività promozionali di qualunque tipo. “Siamo sicuri che quel giorno a New York non abbiamo detto addio a Kim – ha detto la Allaster - ma soltanto un arrivederci. So infatti che già la settimana scorsa era in Lussemburgo in azione come allenatrice. Le auguriamo ogni bene per il futuro, a lei, a sua figlia Jada ed a tutta la sua famiglia”.

Ancora più dolorosi dal punto di vista economico sono stati gli addii di due importanti partner commerciali di lunga data del circuito femminile: parliamo dell’emittente paneuropea Eurosport, che dopo 14 anni ha deciso di non rinnovare il contratto con la WTA, e soprattutto di Sony Ericsson, che già dallo scorso anno non è più il “naming sponsor” del tour femminile, ma dal 2013 uscirà definitivamente dalla lista dei partner. “Per otto anni la Sony è stata il nostro cuore pulsante, la nostra energia. Volevano un marchio forte per la WTA, ci hanno spinti oltre i nostri limiti, attraverso l’innovazione, attraverso promozioni ‘tout court’, e ci hanno accompagnato nel nostro ingresso nell’era digitale”.

La ricerca dello sponsor principale del tour ha ancora avuto il successo sperato, e continuerà nel corso del 2013, nella speranza che un miglioramento delle condizioni economiche generali porti ad un accordo soddisfacente con un altro marchio globale: “Sono sicura che nel 2012 le preoccupazioni sulla recessione globale, le Olimpiadi di Londra e la crisi dell’euro hanno rallentato le nostre trattative con alcune aziende con cui eravamo in contatto – ha dichiarato la Allaster in settimana al New York Times -Si tratta di un lavoro di 18-24 mesi, di una scelta strategica di lungo periodo, per cui al momento attuale, dal momento che i budget promozionali per il prossimo anno sono già decisi, dobbiamo lavorare in prospettiva e pensare al futuro. Troveremo un sostituto per la Sony, non ho dubbi in proposito, ma nel frattempo non ci saranno ripercussioni economiche sui montepremi, che nel 2013 aumenteranno in tutti i tornei”.

Sono state anche annunciate le quattro città candidate ad ospitare i WTA Championships a partire dal 2014, dal momento che il contratto con Istanbul scade il prossimo anno e la città turca ha fatto sapere che non intende rinnovare il contratto. Le candidate saranno Città del Messico, Kazan (Russia), Tianjin (Cina) e Singapore. Quattro mercati nuovi, in aree del mondo di forte crescita economica che certamente fanno gola alla WTA, la quale spera di ripetere il successo economico di Istanbul nelle nuove sedi. Le città in lizza, infatti, vorranno assicurarsi il diritto ad ospitare il “più grande evento di sport femminile al mondo” (come sottolineato durante la presentazione) per aumentare il loro profilo internazionale ed acquisire maggiore visibilità agli occhi del mondo. Un po’ come ha fatto Istanbul, che ha generosamente ricompensato il tennis femminile per l’occasione ricevuta (la WTA riceve infatti il 40% dei suoi introiti globali dall’organizzazione del Master) e che ha forse posto l’asticella un po’ troppo in alto per uno sport che, nonostante sia uscito dalla crisi attraversata tre-quattro anni fa (nel periodo delle Safina e delle Jankovic n.1 del mondo, per intenderci) attraverso l’affermazione dell’attuale trio di testa e di una frenata dell’invasione russa (erano 5 su 8 le russe al master 2004, solo una quest’anno e 10 nazioni diverse rappresentate), soffre ancora terribilmente il confronto con un tennis maschile assolutamente inarrivabile non solo per le colleghe in gonnella, ma anche per tutti gli altri sport del panorama mondiale.

L’agenzia di consulenza londinese “The Sports Consultancy” lavorerà a fianco della WTA nei prossimi mesi per studiare le candidature delle quattro città e suggerire al Board WTA il nome di una vincitrice che verrà scelta nel corso della prossima stagione. Nonostante però i bei proclami della Allaster (“Vogliamo ripetere altrove il successo ottenuto qui a Istanbul, dove attraverso il motore del WTA Championsips abbiamo posto le fondamenta per la crescita del tennis turco”), l’impressione è che la scelta sarà guidata essenzialmente dal fiume di dollari che le varie candidate sapranno promettere al tennis femminile, piuttosto che dalla volontà di promuovere il gioco e di fornire una cornice adeguata ad un evento importante come il torneo di fine anno.
Sarebbe da scongiurare il flop di pubblico che si registrò a Doha, dove il “Master” femminile fece tappa dal 2008 al 2010 e dove lo scarso interesse tennistico del pubblico locale creò imbarazzanti vuoti nelle tribune del Khalifa Tennis Complex anche durante le fasi finali. Ad Istanbul, dove pure il tennis non è tra gli sport più popolari, si è ovviato al problema tenendo i prezzi a livelli molto popolari (biglietti a partire da 8 euro nel 2011, saliti a 15 euro nel 2012) e riuscendo a riempire la Sinan Erdem Arena in tutte le sessioni. E’ però verosimile pensare che questa politica sia costata parecchio agli organizzatori, i quali hanno evidentemente incassato il colpo per motivi promozionali: il prossimo settembre, infatti, durante il la 125a sessione plenaria del CIO a Buenos Aires, Istanbul se la vedrà con Tokyo in quella che sembra essere una gara a due per l’assegnazione delle Olimpiadi 2020 (Madrid dovrebbe essere tagliata fuori dai grossi problemi economici della Spagna), ed organizzare in perdita una manifestazione tennistica di alto profilo come il WTA Championships può rientrare nel piano generale a supporto della candidatura olimpica.
Tutte le sedi proposte sono “territorio vergine” per quel che riguarda il tennis femminile, o per il tennis in generale; con l’eccezione di Kazan, si tratta però di grandi centri urbani (Città del Messico 24 milioni di abitanti, Tianjin 13 milioni, Singapore 5 milioni, Kazan poco più di un milione) con una classe media in rapidissima espansione e che potenzialmente possono regalare molte soddisfazioni. A patto di non farsi ingolosire troppo.
 

Vanni Gibertini

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