13/11/2012 14:43 CEST - ATP Finals

Super-Djokovic ma Federer sciupone

TENNIS - Per un punto Federer perse il Masters. Dietro la matematica, però, c'è il 76 75 in 2 ore e 14 e uno scenario molto più chiaro. Lo svizzero ha giocato senza un colpo, il dritto. Da Londra, Ubaldo Scanagatta

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Novak Djokovic (Photo by Julian Finney/Getty Images)
Novak Djokovic (Photo by Julian Finney/Getty Images)

Ubaldo Scanagatta
LONDRA _ Il Master 2012 è anche il n.1 del mondo. O se preferite il n.1 del mondo è anche il Master e a questo punto chi avesse pensato che il più forte tennista del mondo lo fosse ovunque fuorchè sotto un tetto deve quantomeno stare zitto, se non proprio ricredersi nel suo intimo.
Il dubbio può restare, senza nulla togliere a Djokovic che chiude meritatamente al primo posto del ranking mondiale per il secondo anno consecutivo seppur con mino margine, perché il Federer di stasera ha giocato a sprazzi. Tanti bei punti, avanti di un break, 3-1, sia nel primo sia nel secondo set, ma davvero troppi errori di dritto: 24 addirittura. E non pochi anche di rovescio, 16.
Certo lui prendeva più rischi, attaccava di più, le volee più belle sono state le sue, il punto con cui ha annullato il setpoint sul 6-5 per Djokovic nel tiebreak assolutamente fantastico, forse il punto dell’anno come difficoltà, ma raramente l’avevo visto così falloso indoor e in particolare i 7 dritti 7 (il 7 è volutamente ribadito) sbagliati sul 4 pari del primo set, anche se alla fine sono risultait molto più gravi i 4 (sì 4 di fila) che ha sbagliato sul 5-4 40-15 nel secondo set, quando batteva per andare al terzo. Pazzesco.
La finale, l’ultima arbitrata dallo svedese Lars Graff, ha offerto scambi spettacolari, punti bellissimi e Djokovic a mio avviso l’ha vinta anche sul fisico, oltre che sulla tenacia: ha subito quando era costretto a subire, ogni tanto guardava incredulo il suo angolo, Marian Vajda, l’agente Dodo Artaldi, quando Roger tirava fuori qualche coniglio dei suoi dal magico cilindro, però non ha mai smesso di lottare, di reagire.
Il modo in cui ha recuperato il secondo set, però, è dipeso anche da un calo fisico di Federer: sul mio bloc-notes pieno di geroglifici illeggibili per qualunque umano al di fuori di me, trovo scritto già quando Roger è avanti 4-3 e servizio una nota: “Mi sembra stanco!” già dopo il primo 15 perso. Sarà poi 15 pari, doppio fallo privo di spinta e 15-30, 30 pari, 30-40 con un errore chiaramente imputabile alle gambe…ma poi lo slava l’orgoglio: ace n.8 a 128 miglia pur se incrociato cui segue un regalo di Djokovic e lo svizzero riesce a salire sul 5-3.
Ma perde il game senza opporsi a 15 e nel game in cui serve per il set combina il patatrac già descritto. Quattro errori di dritto in minimissima parte provocati da Djokovic che non crede ai suoi occhi quando recupera il break e si porta sul 5 pari senza aver fatto nell’occasione nulkla di straordinario.
“I cannot play much better that I did today” (“Non posso giocare molto meglio di come ho giocato oggi” dice Federer amcora sul campo, sportivissimo nel tributare il doverso omaggio all’avversario. Ma non so se quanto sincero oppure inconsapevole. Non sarebbe la prima volta che da fuori si vede meglio un match di quanto lo percepisca sul campo il giocatore che ne è protagonista. Soprattutto quando perde”.
Djokovic dirà: “Roger we pushed each other to the maximum; Roger ci siamo spinti al massimo” e per certi versi è vero perché _ ripeto _ ci sono scambi di un’intensità feroce, Djokovic si è ritrovato per terra più d’una volta, colto in contropiede o spinto alle corde dall’aggressività straordinaria di Roger.
Ecco, forse Federer si era deciso a giocare un match ancor più di attacco di qanto sia abituato a fare. E’ come andato fuori giri. Ha come esagerato insomma. Così facendo ha fatto vedere cose assolutamente straordinarie, quelle di cui solo lui è capace, però ha sacrificato il tutto alla continuità che a quei livelli non era capace di reggere nemmeno lui.
A Djokovic toccava principalmente cercare di arginare quella furia, ributtare di là più palle possibili, palla su palla, e aspettare l’errore di Federer che spesso finiva per arrivare. Talvolt, però, arrivava fin troppo presto.

Federer: “Ci sono stati molti rovesciamenti di situazioni in tutto il match, ma in partiocolare nel primo set. Ho qualche rimpianto perché sono stato due volte avanti di un break prima di lui, ma alla fine non importa. Devi arrivare per primo al traguardo, nei set e oviamente nel match. Lui ha chiuso meglio di me…credo sia stato un buon match. Grande intensità, grande pubblico. E’ stato divertente giocarlo”.


 

 

In aggiornamento

Da Londra, Ubaldo Scanagatta

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