21/11/2012 20:18 CEST - L'ARGOMENTO

E la meglio gioventù?

TENNIS - Cos'è mancato e cosa manca ai migliori giovani per spiccare il volo? Perche attualmente è sempre più difficile emergere in tenera età? Quali sono le prospettive dei migliori giovani? Stefano Broccoli

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Milos Raonic (Getty Images North America Nick Laham)
Milos Raonic (Getty Images North America Nick Laham)

A stagione ormai conclusa si possono tirare le somme sugli aspetti buoni e meno buoni. Senz’altro tra i primi c’è stata una maggiore incertezza; Federer non è più un ragazzino, Nadal è continuamente da verificare, Djokovic non poteva ripetersi, e Murray era in grado di compiere l’ulteriore step. Tutto ciò si è tradotto in quattro vincitori di slam diversi, circostanza che non si verificava dal 2003. E in una generale indecisione su chi dovesse vincere quel torneo importante, fosse semplicemente un Master 1000. Ma son mancati i giovani al vertice. Gli stessi che nel 2011 avevamo visto brillare e per cui avevamo ipotizzato un futuro da protagonisti, hanno passato questa stagione sotto traccia. Non hanno lasciato il segno e, cosa più grave,sembrano persino peggiorati. Pochi ed isolati gli exploit, molte le smentite.

Il caso forse più eclatante è quello di Bernard Tomic, sceso attualmente alla posizione n.52 del ranking. Sponsorizzato dal suo paese come il nuovo messia, Tomic si era imposto all’attenzione di tutti lo scorso anno, quando raggiunse i quarti a Wimbledon. Un gran risultato, non c’è che dire (anche se i maligni direbbero che alla sua età Nadal aveva già vinto il Roland Garros). Ma poi poco o nulla, soprattutto per uno con le sue ambizioni. E dire che la sua stagione era cominciata nel modo giusto: semifinale a Brisbane e ottavi agli Australian Open, dove è uscito per mano di Federer. Poi, dopo aver guadagnato qualche posto in classifica , l’australiano ha ceduto il passo. Esemplificativa in tal senso è la sconfitta rimediata a Wimbledon contro l’altro giovane Goffin. Una seconda parte di stagione incolore ma soprattutto un involuzione che preoccupa, soprattutto caratteriale. Ed è invece con quel giusto mix di convinzione e sfrontatezza che era riuscito ad impensierire Djokovic a Wimbledon. Oltre a tale dato, non si son visti quest’anno miglioramenti tecnici e tattici auspicabili: in campo commette ancora diverse ingenuità e la prima di servizio non fa male come dovrebbe. Poi una serie di atteggiamenti non consoni ad un professionista: patenti ritirate, risse, addirittura una condanna ad un anno di prigione (con la condizionale) per non essersi fermato ad un controllo della polizia. Anche Hewitt ha sottolineato come Tomic dovrebbe fare l’atleta professionista a tutto tondo. E si perche il talento c’è, dice anche l’ex numero 1 del mondo, forse il più evidente tra le “next big thing”. E anche l’età è ancora dalla sua parte.

Ma c’e chi sta peggio di Tomic, tennisticamente parlando: ad esempio Ryan Harrison, altro giocatore su cui si era puntato molto e i cui limiti son ancora lì: fa tutto bene ma non eccelle in nulla, ha carattere e fisico ma non nella giusta misura. Ecco, Harrison è il classico giocatore su cui forse si erano concentrate eccessive attese: gli Stati Uniti sono in crisi sia nel settore maschile(in questa stagione nessun americano ha chiuso nella top 10), che in quello femminile (con l’evidente eccezione di Serena Williams, comunque non più giovanissima) e cercano di aggrapparsi ad ogni speranza pur di avere un proprio giocatore nei primissimi. Ecco, verosimilmente ciò non avverrà per Harrison, che ha si qualità, ma senza esagerare.

Lo stesso discorso potrebbe essere fatto per Grigor Dimitrov. Perche se è vero che il materiale umano è buono, i paragoni fatti in passato risultano eccessivi, ancor di più per un giocatore che quest’anno ha compiuto 21 anni. Nel 2012 Dimitrov ha mantenuto un andamento costante, racimolando anche alcuni buoni risultati (ottavi a Miami, due semifinali in tornei 250, un finale di stagione in crescendo) ma son mancati gli acuti che da un giovane rampante ci si attenderebbe. Forse per il bulgaro l’ultimo treno per la gloria è già passato ma forse no. Un ultimo anno di attesa glielo si può concedere. Perche è vero che gli manca il colpo definitivo e il suo palleggio non è consistente, ma è altrettanto vero che il suo talento non è cosi comune e soprattutto non è da numero 48 del mondo, suo attuale ranking.

A prescindere dalle considerazioni anzidette sui giovani più attesi è anche vero che il tennis è cambiato e che è sempre più difficile giocare ad alti livelli già da teenager. Il tennis è sempre più duro, non solo fisicamente ma anche mentalmente. Un giovane deve essere ben forgiato in entrambi gli aspetti per pensare di competere con giocatori di gran lunga più esperti. E’per questo che i fenomeni di precocità alla Becker, o alla Nadal, per rimanere in tempi recenti, sono sempre più rari. Peraltro va anche ribadito che dei tennisti nominati, nessuno sembra avere il talento adeguato, neanche alla “ Gasquet” . Un giocatore che,pur con i suoi limiti, a ventuno anni aveva raggiunto risultati di altro rilievo( finali in tornei Master Serie, titoli atp, una semi slam e una partecipazione al master).

Ad ogni modo è al di fuori dei giovani più noti ed incensati che sono venute le sorprese maggiori: si pensi a David Goffin, entrato nei 50 quest’anno e autore di un’ottima prestazione al Roland Garros, dove ha raggiunto i quarti. Ma per il belga il fisico rappresenta un handicap insormontabile: troppo poco prestante per l’epoca attuale fatta di uomini superdotati. Lui, folletto belga dal tocco delicato e dalla corporatura adolescenziale. Quest’anno si è rivisto a discreti livelli anche Ricardas Berankis, lituano classe 90’. Berankis ha dovuto spesso combattere con problemi fisici ma quest’anno si è riaffacciato tra i primi 100 grazie alla finale di Los Angeles e ai quarti di San Pietroburgo. Vi è poi il caso di Federico Del Bonis, argentino classe 90 di 190 cm. Un Del Potro mancino e dotato di più tocco, si era detto. Ma l’argentino non sembra ancora aver trovato la sua dimensione, nonostante alcuni risultati di quest’anno lo abbiano avvicinato ai primi 100.

Ma la sorpresa più piacevole dell’ anno è stata senza dubbio quella del polacco Jerzy Janowicz, che ha da poco compiuto 22 anni. Molti avranno conosciuto il polacco con la cavalcata trionfale di Parigi-Bercy ma è da quest'estate che il suo tennis è cresciuto esponenzialmente. Il terzo turno a Wimbledon e una serie di Challenger vinti gli hanno permesso di entrare stabilmente nei primi 100 e sono stati l'apripista all'exploit parigino.Il suo gioco devastante condito da smorzate millimetriche ha fatto breccia nel cuore di molti appassionati. Forse c'è un altro giovane in grado di raggiungere le vette del tennis. Lui poi, a differenza di altri suoi coetanei, non sembra proprio essere uno che si monta la testa. Al 2013 l'ardua sentenza.
 

Stefano Broccoli

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