26/11/2012 15:08 CEST - LA DISCUSSIONE

Non sarebbe giusto un premio anche per i coach?

TENNIS - I riconoscimenti per i giocatori e le giocatrici più meritevoli si sprecano. Ma non sarebbe giusto premiare anche gli allenatori, figure sottovalutate? I casi di Lendl e Mouratoglou sono esemplari. Claudio Maglieri

| | condividi
Andy Murray e Ivan Lendl (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)
Andy Murray e Ivan Lendl (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

Player of the Year, Laureus Sport Awards, Comeback of the year, most improved player of the year…sono solo alcuni dei riconoscimenti che ogni anno, al termine della stagione agonistica, vengono assegnati ai giocatori dei circuiti Atp e Wta. E la lista sarebbe ancora più lunga, anche se ora non è il caso di stare qui ad elencare tutti i premi che un tennista può ricevere nel corso della sua carriera (l’ingresso nella Hall of Fame di Newport è forse il traguardo più prestigioso).

Il punto, tuttavia, non è questo. Tutti gli anni si sprecano aggettivi per tessere le lodi dei giocatori più forti, sono sempre loro a prendersi gli elogi e a dover sprecare fiumi di inchiostro per firmare autografi: è giusto, ci mancherebbe, ma se esiste un detto che recita testualmente “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”, allora non è sbagliato affermare “dietro un grande giocatore c’è sempre un grande coach”. Pensateci bene: nessuno dei vertici del tennis ha mai pensato ad istituire un premio per gli allenatori, quelle figure molto spesso nell’ombra che, con il loro operato, aiutano i giocatori a dare il meglio sul campo.

Il loro è un mestiere difficile, che li obbliga a miscelare con saggezza la tecnica, la tattica e la psicologia: il puledro da allenare è uno e unico, per cui il compito di saper tirare fuori il massimo da un singolo atleta non è proprio di quelli più semplici. Il coach, oltre a dover seguire il tennista per gran parte dell’anno e a lavorarci fianco a fianco, trascurando la famiglia, deve condividere con lui i momenti belli ma anche quelli più bui, deve saper dosare gli ingredienti e trovare in fretta la strada giusta per superare gli ostacoli e raggiungere la vittoria.

La faccenda si fa ancora più seria considerando il fatto che il metodo del coach X può calzare a pennello per il giocatore Y, ma essere deleterio per il giocatore Z: insomma, la questione è complicata. Perché, allora, non istituire un premio anche per il coach dell’anno? Quanti sono gli allenatori che, grazie al loro lavoro, hanno trasformato giocatori mediocri in buoni e tennisti buoni in campioni? A volte basta poco per fare la differenza tra un trionfo e una sconfitta, in questo senso il lavoro dell’allenatore può rappresentare l’ago della bilancia.

Facciamo un po’ di esempi recenti: vogliamo parlare del lavoro svolto da Ivan Lendl con Andy Murray? Ormai anche mamma Judy aveva (forse) perso le speranze: la vittoria del figlio in uno Slam pareva un miraggio, ma il buon Andy ha finalmente raggiunto l’obiettivo anche e soprattutto grazie i preziosi consigli di Ivan il Terribile. E cosa vogliamo dire di Patrick Mouratoglou? Serena Williams lo ha contattato dopo il ko al primo turno al Roland Garros e con lui al suo fianco (tralasciando il gossip) è tornata a vincere a Wimbledon, Olimpiadi, Us Open e Wta Championships.

Ci sono poi altri esempi di allenatori che, dopo un’onesta carriera da giocatore, si sono rivelati eccellenti coach: con Marjan Vajda al suo fianco Novak Djokovic è diventato il campione che è, il giocatore serbo ha scelto di affidarsi esclusivamente a Vajda interrompendo collaborazioni con allenatori dal passato più celebre (come Todd Martin). Anche Larry Stefanki non è passato alla storia come giocatore, ma da allenatore è stato in grado di gestire alla grande personalità forti come John McEnroe, Marcelo Rios, Fernando Gonzalez e Andy Roddick. C’è poi Paul Annacone, altro coach di grido: ok, ha sempre avuto la bravura-fortuna di scegliersi i cavalli giusti (vedi Sampras e Federer) ma non è per niente semplice farsi rispettare da un grande campione e trovargli nuovi stimoli per invogliarlo a vincere ancora.

Andre Agassi, nel suo celeberrimo libro "Open", spiega poi come un allenatore possa dare la scossa giusta per vincere nei momenti topici: con il suo grande lavoro psicologico Brad Gilbert ha saputo aiutare l’americano anche nei periodi più drammatici, soprattutto è riuscito nell’impresa di mettere ordine nella testa e nel gioco del campione di Las Vegas. Nemmeno noi italiani possiamo lamentarci: possiamo infatti vantare un grande coach come Claudio Pistolesi, che ha sempre fatto un ottimo lavoro con tutti i giocatori che ha allenato.

La lista è lunghissima, si potrebbe andare avanti all’infinito. Ma se nel calcio esiste la panchina d’oro per il miglior allenatore, perché non istituire un premio simile anche nel tennis? L’operato degli allenatori della racchetta non è meno difficile di quello dei <mister>. Quali sono per voi gli allenatori che meriterebbero un premio?

Claudio Maglieri

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti