09/10/2009 09:49 CEST - Scandalo Scommesse

Il tennis non è grave Ma deve curarsi

Ecco i possibili anticorpi contro la corruzione. Alessandro Mastroluca

| | condividi

Il tennis non è corrotto, ma va tenuto sotto osservazione. E' malato, ma non grave; è questa l'immagine che emerge dal rapporto della Tennis Integrity Unit. E come ogni malato ha bisogno di medicine e di sviluppare anticorpi adeguati. Servono rimedi esterni, per controllare i comportamenti di chi, esterno al tennis, abusa di accrediti per accedere a zone non consentite, o viene in possesso di informazioni riservate e tenta di sfruttarle a proprio vantaggio nell'ambito delle scommesse. Ma ha bisogno anche di rimedi interni, per contenere e debellare tendenze alla scorrettezza che nascono dagli stessi giocatori.

Ma quali sono le condizioni perchè un tennista, o uno sportivo in genere, possa essere favorevole a "truccare" un match? Serve innanzitutto una forte asimmetria nella percezione degli incentivi alla vittoria. Ovvero, per un tennista vincere è fondamentale, per l'altro la differenza tra vittoria e sconfitta deve essere quasi nulla. E' il caso delle partite di fine campionato di calcio tra una squadra che deve ancora salvarsi o qualificarsi alle coppe ed una senza più ambizioni. Questa dimensione, però, rientra in quella che Raul Caruso identifica come l'area, fisiologica, del "lack of commitment", della mancanza di stimoli. Perchè si possa parlare di corruzione dobbiamo fare un salto di qualità. Non solo perchè l'atto comporta una transazione economica o la promessa di benefici di altro genere, ma perchè il reato diventa necessario quando l'asimmetria nella percezione degli incentivi non è così netta. Prendiamo, ad esempio, il caso Elseneer-Starace del 2005 a Wimbledon. Il belga avrebbe ricevuto un'offerta di 100 mila dollari per perdere al primo turno contro l'italiano. Ma ha dichiarato di aver rifiutato (per la cronaca Elseneer vinse in tre set prima di perdere da Gasquet al secondo turno). E' un caso eloquente. Nei casi di corruzione, infatti, è in genere l'atleta favorito ad essere "invitato" a perdere in cambio di denaro, e il belga aveva molte più chance di vincere sull'erba rispetto al campione di Cervinara. Ma l'episodio è utile anche per far luce su un altro aspetto. Il rifiuto, oltre che da ragioni individuali, è motivato anche da ragioni diverse. Wimbledon è uno dei tornei più importanti del mondo, qui una vittoria, soprattutto per tennisti di seconda fascia, è un risultato importante, fonte di prestigio, mentre una sconfitta "sospetta", con la copertura mediatica e la risonanza del torneo, potrebbe avere conseguenze nefaste. Per questo vanno sorvegliati maggiormente i tornei minori e quelli dei circuiti satellite, perchè lì si annidano i rischi maggiori.

I pericoli nascono per due ordini di motivi. Da un lato a causa del sistema di classifica, che premia i migliori 18 risultati delle ultime 52 settimane; si creano perciò le condizioni, per un top-player, di disputare tornei al di fuori degli Slam o dei Masters Series, senza che le prestazioni influiscano sulla classifica. Questi match sono particolarmente a rischio. La presenza di tali giocatori di richiamo, motivata a volte da ragioni "affettive", come quelle che portano Federer a giocare nella natìa Basilea o Nadal a Barcellona, può essere incentivata da premi di partecipazione corrisposti dagli organizzatori ai tennisti indipendentemente dal livello delle prestazioni. Un costume che può costituire una condizione favorevole per condotte scorrette.

Per mantenere il tennis sulla retta via è necessario che "ogni match conti", come scrivono Dunn e Rees. Un risultato che può essere ottenuto intervenendo sul sistema di classifica e sull'organizzazione dei tornei. Ecco in sintesi alcuni possibili rimedi:
− CLASSIFICA: è evidente che l'Entry System non garantisce significato a tutte le partite; meglio sarebbe implementare la Champions Race, ma senza azzerare i punteggi a fine stagione. Naturalmente bisognerebbe tarare i punteggi per la vittoria nei tornei in modo da privilegiare la qualità delle vittorie alla quantità;
− ORGANIZZAZIONE: se da un lato, come dimostrano una serie di studi statistici, la divisione del montepremi tra tutti i concorrenti (invece che, ad esempio, assegnarlo interamente al vincitore o ai finalisti) è un elemento positivo, perchè massimizza lo sforzo complessivo dei partecipanti. Per mantenere un alto grado di equilibrio competitivo, che costituirebbe di per sè un disincentivo alla corruzione, sarebbe interessante adottare un cut-on per i tornei di fascia minore, impedendo così ai top-player di prendervi parte evitando situazioni potenzialmente sospette.
− CONTROLLI E SANZIONI: un ultimo dato da considerare, come rilevato anche da Dunn e Rees, e dimostrato dall'attualità tennistica, riguarda i ritiri "diplomatici". Uno studio di P.A.Curry e S.Mongrain, della Simon Fraser University, sui test antidoping dimostra che controlli asimmetrici, più restrittivi verso i top-player, rappresentano un deterrente efficace che spinge tutti i partecipanti alla competizione a comportarsi lealmente. Estendendo la considerazione ai ritiri non motivati da gravi problemi fisici che, come dimostra il caso Sharapova al WTA di Roma, riguarda in genere i favoriti in tornei non di primissimo piano (o perlomeno non considerati tali dai tennisti), si potrebbe pensare di assegnare zero punti agli atleti che diano forfait o abbandonino l'incontro se non viene accertata la sussistenza di effettive condizioni di malessere fisico tali da impedire l'inizio o la prosecuzione dell'incontro.
 

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti