21/01/2013 15:12 CEST - AUSTRALIAN OPEN 2013

Serena spietata. Sveta, l'attacco è la miglior difesa, ora ha Vika

TENNIS - Serena brutalizza la Kirilenko. Nel primo set 19 prime su 20 ora la Stephens. Kuznetsova s'impone alla distanza su Caroline Wozniacki, in un match divertente: 6-2 2-6 7-5. Victoria Azarenka demolisce 6-1 6-1 Elena Vesnina pur non giocando il suo miglior tennis.

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Svetlana Kuznetsova
Svetlana Kuznetsova

S. Williams b M. Kirilenko 62 60

Ci sono montagne che si possono scalare, altre che sono troppo impervie per essere attaccate. Maria Kirilenko ha provato a mettere paura a Serena Williams con coraggio e con tutto quello che il suo braccio poteva consentirle: purtroppo per lei non è bastato.
La probabile nuova numero uno del tennis mondiale ha sfoderato una prova impressionante, brutalizzando la sua avversaria con una caterva di prime di servizio e vincenti di una violenza tale che andrebbero vietati ai minori di quattordici anni.  Se gioca così, Serena fa del torneo quel che vuole.

In una Rod Laver Arena pronta ad accogliere in questo lunedì sera i due più grandi protagonisti del tennis mondiale dell’ultimo decennio, Maria Kirilenko inizia facendo capire di non avere alcuna intenzione di fare la vittima sacrificale, conquistando tre palle break nel primo game. Serena prima quasi non ci crede, poi si guarda intorno stizzita, e infine serve 5 prime a 190 km/h prendendosi il game e di fatto chiudendo la partita al primo gioco. Il resto, i restanti tredici giochi, sono solo contorno.

Nel primo set Serena servirà diciannove prime su venti, troppe per la bella Maria che pur giocando un game meraviglioso (4-2) non ha i mezzi per rispondere a Serena. L’americana, che difficilmente gioca più di due colpi per punto, chiude in meno di mezz’ora con il punteggio di 6-2.

Nel secondo set c’è poco da segnalare: Serena continua a giocare in modo incredibile attaccando e ruggendo contro tutto quello che le passa davanti. Il 6-2 6-0 finale non basta a raccontare quanto grande sia stato lo strapotere della più piccola delle Williams. Le avversarie sono avvisate.

(Angelo Lo Conte)

S. Kuznetsova (RUS) b. C. Wozniacki (DEN)(10) 6-1 2-6 7-5 (Karim Nafea)

Meritata vittoria per Svetlana Kuznetsova al termine di un match equilibrato e piuttosto divertente nel terzo set. Davvero un piacere vedere la fluidità dei movimenti della due volte campionessa slam, davvero un peccato vederli così raramente.
La Wozniacki, fin troppo criticata, non è riuscita a fruttare le chance ottenute nel terzo ed ha pagato la maggior propensione offensiva dell’avversaria.
La Kuznetsova è partita benissimo, i colpi estremamente penetranti, ottenendo il break nel terzo game e confermandolo – salvando palle break – alla prima occasione. Per quanto la danese cerchi di spostare Sveta, la russa trova sempre un palla più corta su cui affondare e ben presto arriva il secondo break ed il set.
Mai scommettere sull’agonismo della Wozniacki che inizia a razzo il secondo parziale, sfruttando un improvviso attacco di noia della Kuznetsova ed una rinnovata profondità col diritto. Sveta prova a rimanere in scia ma il fisico sembra non assisterla più e la Wozniacki, implacabile, suggella il 6-2 del pareggio.
Il terzo e decisivo set è combattutissimo e molto intenso, impreziosito dalla corsa della Wozniacki e dalle accelerazioni della Kuznetsova.
Quest’ultima trova immediatamente il break; è brava Caroline a fermare la fuga in partenza controbreakkando alla prima chance.
Sul 3-2 Wozniacki, Svetlana chiede un MTO per un problema di vesciche al piede sinistro. Sistemata la fasciatura, il match entra nel vivo e la Wozniacki avanza nel campo per costringere a numerosi spostamenti l’avversaria. Sveta, tuttavia, non cede; sul 3-2 e sul 4-3 salva palle break e respinge gli affondi dell’ex numero uno del mondo.
Dopo aver salvato palle break sul 4-4, Caroline parte male nell’undicesimo game. La difesa è straordinaria e ricaccia Sveta dietro la linea di fondo ma, al momento di spingere col rovescio, la pallina della danese finisce larga. E’ il turning point; andata 0-40 grazie a due accelerazioni di diritto Sveta sfrutta la terza palla break e guadagna la chance di servire per il match.
L’esperienza e la classe, troppo spesso velate, della russa vengono fuori e l’aiutano a chiudere la partita.
Peccato per la Wozniacki che non ha ceduto ma ha dimostrato tutti i limiti del suo repertorio offensivo.
Dal canto suo Sveta non partirà battuta con Azarenka.

Audio Kuznetsova

 


(1) Azarenka b. Vesnina 61 61 (Riccardo Nuziale)
Non tutti sanno che, ben prima delle due giocate in singolare lo scorso anno qui a Melbourne e a New York, è stato il doppio a dare le prime finali Slam a Vika Azarenka. Tre in misto, tra il 2007 e 2008 (ko in Australia, successi a New York e Parigi); tre in doppio, tutte perse, tra il 2008 e il 2011. La seconda di queste, a Parigi nel 2009, la giocò in coppia con Elena Vesnina, che in doppio ha costruito gran parte della sua carriera, dov'è in top 10 e dove ha fatto finale in tre Slam (le manca solo New York).

In quella finale le due furono triturate dalle spagnole Medina Garrigues e Ruano Pascual con un doppio 6-1. Oggi la numero 1 del mondo ha voluto ricordare all'ex compagna (con la quale ha mantenuto buoni rapporti, a giudicare dall'affettuoso saluto a fine partita) quel risultato, infliggendole una severa lezione pur non giocando un grande match, a confermare una Vika non del tutto convincente sul piano tecnico, in questa prima settimana di Australian Open.

Il match non ha avuto nulla da dire, se non tra fine primo set e inizio secondo, dove la Vesnina, confortata dal gratuito dell'Azarenka sulla palla break per il 5-0, ha giocato due grandi rovesci - uno lungolinea e uno incrociato - per smuovere il risultato ed è riuscita a issarsi 40-0 nel game successivo. Ma Vika ha chiuso il set vincendo cinque punti consecutivi, ultima una risposta sulla riga che ha portato all'errore la Vesnina.

A sorpresa il secondo parziale è iniziato con un'Azarenka pasticciona e fallosa: avanti 40-0, si è fatta recuperare e, non sfruttata una quarta palla game, ha ceduto il servizio alla prima palla break. A pesare i tre doppi falli (sette nel match) e i diversi gratuiti di Vika. Ma la partita non si è mai riaperta, dal momento che il controbreak è avvenuto subito, con grande risposta di rovescio lungolinea per il 30-40 e rovescio in rete per l'1-1, e a quel punto la Vesnina - che la scorsa settimana ha vinto il suo primo titolo WTA in carriera, a Hobart - ha ceduto nettamente, sia di fisico che di tennis.

Al prossimo turno l'Azarenka avrà il primo vero test. Sebbene abbia perso nettamente i due ultimi precedenti, Svetlana Kuznetsova è ancora avanti negli head to head per 4-3 e di certo, se ispirato, ha il gioco per piegare la difesa della bielorussa. Certo, la due volte vincitrice Slam dovrà giocare una partita ai limiti della perfezione, non potrà permettersi le pause mentali manifestate oggi contro la Wozniacki. Difficile che ci riesca (senza dimenticare l'incognita del recupero fisico), ma non impossibile. Questa Azarenka non sembra irresistibile.

S.Stephens b. Jovanovski 6-1 3-6 7-5

Lo Slam australiano è stato per lungo tempo il torneo delle sorprese, occasione per giovani talenti di proporsi al grande pubblico, approfittando di un periodo dell’anno in cui i big erano ancora in fase di rodaggio. Sebbene da ormai un decennio non sia più così, l’ottavo di finale odierno tra Bojana Jovanovski e Sloane Stephens è per entrambe la grande occasione per lanciare le rispettive carriere e approdare al primo quarto di finale della loro carriera in un torneo dello Slam. La ventiduenne serba è alla prima esperienza negli ottavi di finale di un torneo così importante mentre la diciannovenne di Carol Springs vi è già andata molto vicina al Roland Garros 2012, quando fu sconfitta da Sam Stosur con il punteggio di 7-5 6-4.

Il match è programmato in una Hisense Arena piena metà: il grande pubblico è sulla Rod Laver Arena per l'incontro della Azarenka e per il derby francese tra Tsonga e Gasquet. Desolante la situazione nei seggiolini dedicati alla stampa, presenti il sottoscritto e un giornalista serbo dall’aria assonnata.

Sin dall’ingresso in campo si capisce che l’approccio mentale delle due protagoniste è completamente diverso. Le Stephens appare rilassata, completamente a suo agio, gioca a tutto braccio, senza nessuna paura. La serba è paralizzata dalla tensione. Questa diversità di atteggiamento si riflette immediatamente nel punteggio: dopo 15 minuti l’americana conduce per 4-0 con la Jovanovski che fino a questo momento ha giocato 1 vincente e 10 errori gratuiti. Il doppio break di svantaggio ha il pregio di scuotere la serba che si scioglie e inizia a ritrovare il suo tennis. La ragazza di Belgrado fa capire di avere i colpi giusti per mettere in difficoltà la Stephens, soprattutto un dritto piatto che quando arriva a destinazione ha una potenza terrificante. I gratuiti sono però ancora troppi e la Stephens chiude agevolmente 6-1.

Con l’inizio del secondo parziale cambia improvvisamente l’atmosfera. Da una parte la Hisense Arena si riempie grazie all’arrivo dei tifosi in attesa della partita di Murray, dall’altra la Jovanovski fa capire di essersi buttata alle spalle il primo parziale e si carica accompagnando i colpi di dritto con gridolini che hanno tanto il suono di uno starnuto: il pubblico apprezza e ne ride di gusto. La partita gira in favore della serba: la Stephens appare in difficoltà, meno brillante fisicamente e alla ricerca di soluzioni tattiche per arginare la potenza del bombardamento della Jovanovski che adesso colpisce in modo puntuale e deciso. Le soluzioni però non arrivano e sul 3-3 la serba trova l’allungo decisivo per portare la partita al terzo set.

Nel terzo parziale l’inerzia sembra essere tutta in favore della Jovanovski che va in vantaggio di un break ed è in controllo della partita. Dall’altra parte della rete la diciannovenne americana mostra una grande solidità mentale, recupera il break e controbatte allo strapotere fisico della serba facendola muovere e obbligandola a trovare il vincente. Dal 4-4 il match diventa una battaglia di nervi ed è giusto che a vincerlo sia la giocatrice apparsa più solida sotto il profilo mentale. La serba torna ad essere tesa, butta due dritti in rete e regala a zero il break decisivo all’avversaria che non si fa pregare e chiude in poco meno di due ore raggiungendo il primo quarto di finale in uno Slam della sua carriera.

(Angelo Lo Conte)

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