05/02/2013 19:33 CEST - L'intervista

Quinzi e Baldi? "Ci vorrà pazienza, almeno 5 anni!"

TENNIS - Intervista a Eduardo Infantino, responsabile tecnico del centro FIT di Tirrenia. Il vero problema, mondiale e non solo italiano, sono gli allenatori, Ce ne sono pochissimi. In Sudamerica non c'è proprio nessuno, dopo Monaco c'è una voragine e nessuno all'orizzonte in Argentina. L'Italia sta meglio di molte altre nazioni a livello giovanile, però meglio i ragazzi, fra le ragazze è interessante la Paolini.

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Eduardo Infantino presso il Fit Center
Eduardo Infantino presso il Fit Center

In Italia manca un top ten da oltre trent'anni. L'ultimo dei tre Slam complessivi vinti da un nostro giocatore risale a quasi quarant'anni fa con Adriano Panatta vincitore a Parigi _ a Nicola Pietrangeli si devono gli altri due successi sempre sulla terra del Roland Garros. Finalmente, dopo tanti anni di speranze finite male, una nuova generazione di futuri campioni è tornata a farci sognare. È la generazione dei Quinzi, dei Baldi, ma anche di Napolitano, Donati e Ramazzotti.

Sulle loro spalle gravano le attese e le pressioni di un'Italia intera, ma prima che anche solo uno di loro possa soddisfare i risultati che la gente aspetta da lungo tempo dovremo pazientare ancora qualche anno. "Cinque, sei anni, non di meno," a sentire Eduardo Infantino, responsabile tecnico di Tirrenia e dei centri periferici. "L'importante non è quando si arriva, l'importante è che ci siano i giocatori, che ci sia un gruppo forte di giocatori che spingano tutti insieme e che vadano d'accordo tra loro."

Allenatore in passato di giocatori come Camporese, Caratti, Furlan e Pescosolido ai tempi de "Le Pleaidi" a Torino, Infantino non trova una grande differenza tra quella generazione di giocatori e quella attuale di giovani promesse, se non sotto un singolo aspetto: "Sono più convinti, forse."

Più che i giocatori, il vero problema sta negli allenatori. Ce ne sono pochissimi. E tal proposito Infatino punta il dito contro le Federazioni, in particolare quella sudamericana. "In Sudamerica abbiamo una Federazione molto ricca, ma che non dà una mano nella crescita dei giovani allenatori. Bisogna creare nuovi allenatori giovani che ricomincino a tirar fuori gli juniores. È molto importante la spinta del settore privato, come avviene in Spagna e come stanno iniziando a fare in America."

Una politica che stanno cercando di adottare anche in altri paesi, Italia compresa. "La spinta del settore privato è fondamentale per far crescere il movimento di tutto il territorio, un po' come sta facendo la Federazione aiutando tutti i giovani che si allenano in diversi posti d'Italia."

A livello giovanile l'Italia è messa molto meglio rispetto ad altre nazioni. "C'è un bel movimento junior come in nessun altro paese del mondo, nessuna nazione ha la qualità dell'Italia pur avendo budget nettamente superiori."

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