09/02/2013 12:26 CEST - Fed Cup
TENNIS - L'assenza delle Williams e di Sloane Stephens toglie interesse a Italia-Usa di Fed Cup. Sabato Sara Errani dovrebbe garantirci un punto. Più difficoltà per Vinci, contro la mancina Lepchenko. Il doppio rimane una garanzia, ma non ci dovrebbe essere bisogno di giocarlo. Rino Tommasi
Ogni tanto – e purtroppo sempre più frequentemente - nel mondo del tennis accade qualcosa che ci ricorda come questo sport sia prevalentemente uno sport individuale al punto che già il doppio appare una forzatura.
Non parliamo delle competizioni a squadre nelle quali non c’è un giocatore che preferisca vincere un torneo di doppio, anche importante, piuttosto che una prova individuale. Tuttavia non si può negare che nella storia del tennis certi incontri di Coppa Davis siano stati appassionanti e ci abbiano regalato momenti indimenticabili. La Coppa Davis, nata nel 1900 come sfida tra i due paesi di più antiche tradzizioni tennistiche (Gran Bretagna e Stati Uniti) ha dovuto attendere 63 anni per veder nascere una sorellina, infelicemente chiamata Federation Cup, poi abbreviata in Fed Cup.
Non ho mai capito perché non sia stata semplicemente copiata la formula della Davis: due singolari incrociati il primo ed il terzo giorno, il doppio la seconda giornata. Preoccupati di aver concesso troppo alle donne, i dirigenti della Federazione Internazionale hanno deciso (forse perchè le donne giocano al meglio dei tre set) che un incontro si poteva concludere in due giorni; inoltre fu stabilito che il doppio venisse giocato come quinto ed ultimo incontro, probabilmente sperando di non giocarlo.
Questa introduzione sostituisce la tradizionale presentazione degli incontri della prima giornata alla quale ha tolto interesse la scontata assenza delle sorelle Williams. Non solo, ma anche la giovanissima Sloane Stephens, che poteva costituire un buon motivo di curiosità, è rimasta a casa.
Le nostre giocatrici dovebbero essersi ormai abituate a sostenere ruoli di responsabilità. Gli americani portano a Rimini una ragazzina alle prime armi, Jamie Hampton, classe 1990 e numero 64 in classifica, e la più navigata Varvara Lepchenko, nata in Uzbekistan ma residente negli Stati Uniti da quando era bambina. Sara Errani dobrebbe gararantirci un punto.
Più complicato il compito per Roberta Vinci perché la Lepchenko è più esperta ed anche mancina. Dovremmo vincere almeno tre singolari ma se proprio dovessero esserci delle difficoltà abbiamo di riserva il punto del doppio.
Rino Tommasi