10/02/2013 12:42 CEST - IL PERSONAGGIO

Quando Wimbledon è 300 regni diversi

TENNIS - Dieci anni fa, il 10 febbraio 2003, Roman Valent raggiungeva il suo best ranking, n.300. Nel 2001 vinse Wimbledon junior. Ma la stella dello svizzero non è mai nata, rimanendo parallela a quella del connazionale più famoso. Riccardo Nuziale

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Roman Valent
Roman Valent

“Non so cosa dire; il mondo è diventato così malvagio che gli scriccioli fanno manbassa dove le aquile non osano posarsi. Da quando ogni villano è diventato gentiluomo, molti gentiluomini sono svillaneggiati”.

Quale misera fine per un re, inglobato dal volgare asfalto di un volgarissimo parcheggio. Indignato dal volgare tentativo computerizzato di ridargli un volto, quando un volto l’ha sempre avuto.

Sono passati dieci anni, eppure sembrano più di cinque secoli da quel 10 febbraio 2003.

Il volto l’ha sempre avuto, Roman Valent. Grossolano, squadrato, non bello. Nulla che lasciasse spazio all’immortalità regale, all’eleganza innata che un re deve per forza di cose possedere. Un viso contadino, o da villain in viscida aspirazione di potere.

Eppure una decina di anni fa, al momento di eleggere il successore di Marc Rosset per la corona di re di Svizzera, c’era in lista anche il suo nome.

Però sì, c’era l’altro svizzero. Quello che, nonostante quel nasone non meno importante del suo, nonostante un look talvolta ancora al limite del raccapricciante, nonostante quel codino (per non parlare del colpo di testa ossigenato), era già fin troppo evidentemente destinato a un futuro da re cigno, da re sole, da re e basta, indiscusso e indiscutibile.

Vite, strade, mondi paralleli, quelli di Roman Valent e Roger Federer, Riccardo III e I di Svizzera.

Del titolo baby di Roger nei sacri giardini londinesi, nel 1998, sono tutti a conoscenza, ma forse non tutti sanno che tre anni dopo Wimbledon avrebbe incoronato un altro principe rossocrociato. Inarrestabile sull’erba in quell’estate 2001, Valent: prima trionfo agli International Junior Championships di Roehampton (sempre a Londra), con successo in semifinale su un giovanotto svedese di nome Robin Soderling, poi appunto la consacrazione nel torneo più importante del mondo.

Il successo più importante in un giorno speciale, tappa particolare per ognuno: quel 8 luglio 2001 Valent compiva 18 anni e come prova di maturità dovette scendere in campo per giocarsi la finale contro Gilles Muller. Il lussemburghese andò avanti di un set e un break, ma Valent seppe girare l’inerzia della partita: neppure la pioggia potè negargli la coppa, 3-6 7-5 6-3. Una nuova stella era nata?

Ma il connazionale cigno era sempre maledettamente avanti a lui: non solo quel titolo l’aveva già vinto con un anno d’anticipo (a 17 anni), ma soprattutto neppure una settimana prima, il 2 luglio, aveva raggiunto la consacrazione definitiva, aveva battuto Pete Sampras sul Centre Court. Il re è morto, lunga vita al re.

Comunque quel 2001 rimase magico, per Valent: a inizio anno toccò il suo picco in classifica, il numero 3 mondiale, a conferma del potenziale del giocatore. Che in quegli anni sconfisse Joachim Johansson, Seppi, Kohlschreiber.

Ma che non ha saputo negarsi al frequentatissimo cimitero dei junior traumatizzati dal passaggio pro: rimasto invischiato in discreti risultati challenger e futures (vincendo sulla terra di Melun nel 2002 e sul cemento indoor di Plaisir nel 2005), praticamente vergine nel circuito maggiore, con una sola partita ATP giocata in carriera, nel 2009 a Metz contro Gicquel. Fece quattro giochi.

Un’operazione alla spalla destra nel 2006 ha fatto il resto; non gioca dal novembre 2010 (sconfitta contro Zopp nei quarti del challenger di Helsinki), la scheda tombale ATP sentenzia “inactive”.

Dieci anni fa Valent raggiungeva il suo best ranking, n. 300. Ma nessuno swoosh lo celebrerà mai, nessun appassionato posterà mai nulla su quel numero che ha assunto un significato così importante per il mondo del tennis, qualche mese fa. Sempre lui, sempre il connazionale cigno: se Riccardo III è stato una volta n. 300, Riccardo I è stato n.1 trecento volte (andando pure oltre, ma rimaniamo alla cifra perfetta).

E a nessuno importerà quando Valent, nato esattamente ventitre mesi dopo Federer, compirà il prossimo 8 luglio trent’anni, un traguardo che ormai sembra aver avuto significato solo nel momento in cui è stato raggiunto dal fuoriclasse di Basilea.

Sono passati dieci anni, eppure sembrano più di cinque secoli da quel 10 febbraio 2003.
Sarebbe potuto essere il re del mondo, il re di Svizzera. È rimasto principe apolide, col sogno dell’estate 2001 da raccontare ai suoi sudditi immaginari.

“Non è ancora giorno; andiamo, vieni con me; starò a origliare facendo il giro delle nostre tende, per vedere se qualcuno si prepara ad abbandonarmi”.

Riccardo Nuziale

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