10/03/2013 19:04 CEST - MASTER 1000 INDIAN WELLS

Lorenzi, il peso di certe vette

TENNIS - Paolo Lorenzi ha giocato un grandissimo match contro Simon, ma ha pagato l'inesperienza a certi livelli, quella maturità che i challenger non gli potranno mai dare. Federer penalizzato da Sky? No. Redazione

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Coppa Davis, Paolo Lorenzi
Coppa Davis, Paolo Lorenzi

A certe vette l'aria si fa rarefatta, i polmoni di cemento, i pensieri plumbei, la lucidità assente. Nell'arco di poco tempo quello stesso palcoscenico in cui si è entrati con la leggerezza di chi non ha nulla da perdere, di chi vuole godersi il momento, deresponsabilizzato da qualsiasi richiesta di risultato, diventa l'inferno dei rimpianti.

La favola di Paolo Lorenzi è stata più volte narrata, soprattutto negli ultimi dodici mesi. Un giocatore che, con lo spirito di sacrificio e tanta, tanta pazienza, ha raggiunto risultati impensabili.

Passata una vita agonistica a sgomitare nei tornei minori, l'azzurro sta vivendo in "anzianità" (se così si può chiamare un ragazzo di 31 anni) una maturità tennistica incredibile, forse inaspettata da Paolo in primis.

Una carriera pian piano costruita fino a entrare, questa settimana, tra i primi 50 giocatori del mondo: il meritatissimo traguardo di una carriera. Per molti sensi Paolo Lorenzi è l'orgoglio nazionale, sebbene non abbia raggiunto i risultati di Seppi, Fognini e le ragazze.

Ma l'abitudine a giocare certe partite è importante, importantissima, e la grande esperienza accumulata negli anni nei tornei di seconda fascia non fa di Paolo Lorenzi un giocatore maturo all'ultimo piano del grattacielo ATP.

Perché tutti sanno più o meno giocare bene, tra i primi 100 (Gulbis non sarebbe d'accordo), ma la grande differenza gerarchica la fa la capacità di vincere certi punti, certe situazioni, certi demoni.

Paolo, che ha raggiunto la top 50 soprattutto grazie ai challenger (sette finali nel 2012, sebbene solo due vinte), di quella cattiveria, quella convinzione, quella lucida arroganza agonistica di saper battere - e non solo spaventare - anche giocatori molto più avanti di lui, ne è sprovvisto.

Nel match contro Simon l'azzurro ha complessivamente dominato sul piano tecnico, scappando in tutti i set e giocando complessivamente meglio del francese, ma ha subito una costosissima lezione da parte dell'ex top ten di come si vive una partita.

Ogni volta in cui Lorenzi si è trovato nettamente avanti, in situazione di parità nel conteggio set (quindi nel primo e nel terzo set), l'azzurro ha sentito sempre più la pressione di dover fare qualcosa per vincere, mentre Simon, che si conferma un giocatore limitato tennisticamente ma impressionante a livello d'intelligenza agonistica, ha succhiato pian piano tutta l'energia di Lorenzi, ogni sua convinzione, ogni suo punto di riferimento.

E' successo nel quinto gioco del primo set, dove il francese ha negato per tre volte un nuovo doppio break all'azzurro prima di fare sei game di fila; è successo diverse volte nel parziale decisivo, con Lorenzi, avanti prima 4-0 e 5-1, incapace di chiudere sul 5-2 40-15 e sul 5-3.

Lorenzi-Simon si è rivelata la più classica delle situazioni dove il giocatore sfavorito ha saputo convivere benissimo con il suo status di underdog ogni volta in cui non ha dovuto prendere tutto il peso della responsabilità di vincere un match contro pronostico (vedasi anche l'errore banale sul 5-5 30-40, che avrebbe portato Paolo a servire per la terza volta per il match).

Ma essere severi con l'italiano sarebbe davvero ingeneroso: va solo ringraziato per i risultati che sta conseguendo.

Anche perché Simon ha fatto uscire di senno un sacco di giocatori, compreso quel Federer che sarebbe stato penalizzato dalla diretta Sky (non è così: per quanto ammirare le gesta dello svizzero sia sempre un estremo piacere, negare la visione integrale di una partita così intensa giocata peraltro da un italiano per mostrare una probabile simil-carneficina come poi effettivamente è stata Federer-Istomin, sarebbe stato un errore che Sky non ha per fortuna commesso).

Redazione

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