24/03/2013 20:48 CEST - TENNIS E POLITICA

Repubblica: le strane spese del tennis italiano. La replica della FIT

TENNIS - Le indagini partono dal centro sportivo di Napoli. Si parla di Federtennis ma non solo: sono molte le federazioni nel mirino degli investigatori. Una storia che da Fuorigrotta arriva a Roma, ai palazzi del potere. Mensurati e Tonacci, Repubblica. All'interno la replica della FIT

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Angelo Binaghi (foto Costantini)
Angelo Binaghi (foto Costantini)

TV, appartamenti e campi di calcetto: le strane spese del tennis italiano (Marco Mensurati e Fabio Tonacci, La Repubblica, 24-03-2013)

CONTI SOSPETTI, LA MAGISTRATURA INDAGA Se davvero il nuovo presidente del Coni Giovanni Malagò avesse intenzione di riformare lo sport italiano, allo-radovrebbevenirequi, al "Rama club" di Fuorigrotta, a Napoli. Una manciata di campi da calcetto sempre pieni, un bar che opera in regime fiscale di "associazione", e cinque campi da tennis poco frequentati. Una storia - solo apparentemente minima - che da Fuorigrotta, attraverso un paio di conti correnti bancari e un'indagine su 92 mila euro spariti, conduce a quattro investimenti immobilian da quasi 2 milioni in contanti. E infine arriva a Roma, alla Federtennis, alle altre federazioni sportivee ai palazzi del potere, quelli che proprio Malagò adesso occupa. Ma anche ad altri, ben più nascosti.

IL "RAMA CLUB" DI FUORIGROTTA II' Rama club" in realtà sarebbe ben altro. Sarebbe il Centro Tecnico della Federazione itaIianaTennis perii Sud Italia. L'area fu concessa dal Comune di Napoli al Coni nel 1968 in occasione dei Giochi del Mediterraneoe dal Coni affidata alla Federazione italiana tennis. Inizialmente quel centro, costruito e organizzato solo per formare giovani tennisti, aveva anche funzionato. Alcuni dei maggiori talenti nostrani sono usciti da lì, da Massimo Cierro a Rita Grande, da Diego Nargiso a Potito Starace. Poi però la crisi del movimento e quel po' di miopia tipica di certi burocrati spingono la Fit a darlo in gestione a terzi. E' il 1989. A mettere le mani su quella strutturaèuna nota famiglia di imprenditori napoletani, i Bellucci, tuttora gestori. Nel giro di poco il centro cambia pelle. Il presidente Fit Angelo Binaghi dopo il 2001 approva una serie di modifiche, vengono costruiti quattro campi da calcetto e uno da calciotto, si comprime lo spazio dedicato al tennis, i tesserati vanno ad allenarsi altrove. Il "Rama club" diventa un affare commerciale da mezzo milione di euro l'anno a fronte di un canone di affitto di 48.000 euro. Per anni nessuno protesta. Paolo Bellucci del resto è un nome che conta nel circolo che conta,quel Tennis Club Napoli a Riviera di Chiaia di cui è socio e dove, tra aperitivi e pranzi all'aperto, si decidono i destini del tennis in Campania. Anche l'ex vicepresidente della Fit Fabrizio Gasperini è socio.

LO SCONTRO INTERNO ALLA FIT Nel 2005 però diventa presidente del Comitato regionale campano Michele Raccuglia il quale ha un'altra idea: riportare il centro tecnico di Fuorigrotta ad essere il punto di riferimento per il tennis di tutto il Mezzogiorno. Inizia allora una lotta silenziosa tra il Comitato e il "RamaClub",vienepassatoal setaccio il contratto di gestione, saltano fuori clausole, partono lettere di rescissione. Fino a quando l'11 dicembre2011, a pochi giorni dalla scadenza contrattuale, il Comitato viene commissariato dalla Federtennis. Con la motivazione che nel "conto entrate" dove affluiscono le quote d'iscrizione dei tesserati e gli incassi dei tornei, è stato scoperto un presunto ammanco di 92 mila euro, accumulato in tre anni. Raccuglia viene esautorato. E' disorientato, non capisce cosa si sta muovendo attorno a lui, non si spiega soprattutto perché venga implicitamente accusato dalla federazione di aver gestito male un conto su cui non aveva possibilità di intervento. Si mette a raccogliere documenti su quella che per lui assume i contorni di una congiura interna, dovuta forse al progetto di rivedere la gestione del centro di Fuorigrotta. Per cautelarsi fa una denuncia alla procura a Napoli. Una mossa imprevista che spariglia, di parecchio, le carte. Perché la prima cosa che hanno fatto gli investigatori è stata guardare dentro i bilanci della Federtennis e di tre Srl che dalla Fit sono partecipate: la Sportcast, la Fit Servizi e, tramite quest'ultima, la Mario Belardinelli.

QUATTRO PALAZZI IN CONTANTI Vengono fuori così quattro grossi investimenti immobiliari realizzati negli ultimi tre anni per le sedi dei comitati regionali a Pescara (settembre 2012), Firenze (luglio 2010), Cagliari (gennaio 2011) e Palermo (aprile 2011) per cui la Federazione ha sborsato almeno 1,8 milioni di curo. In contanti e senza fare un mutuo, quindi senza che venissero svolte le perizie bancarie sul valore degli immobili. Eforse non è un caso che l'immobile in via Bonaria a Cagliari, di 7 vani e mezzo, sia stato venduto dalla Fondiaria Sai del gruppo Ligresti. Ernesto Albanese, consigliere di Sportcast nonché ex direttore generale di Con i Servizi spa, molto amico del presidente Binaghi, è stato anche amministratore delegato di AtaHotels, nel cui consiglio sedevano fino al 2009 diversi membri della famiglia Ligresti. Solo due mesi fa ilcomitatodellaSardegnahaoccupato gli uffici. E non è l'unica "stranezza" visto che l'immobile di Pescara è stato acquistato l'11 settembre 2012, cioè cinque mesi dopo una circolare del Coni che bloccava l'acquisto di sedi a livello centrale e periferico perché troppo onerose perle federazioni.

LA SAGA FAMILIARE DI SUPERTENNIS A questo punto occorre avvertire il lettore che Repubblica è stata già querelata da Binaghi, attraverso il suo legale, nonché cugino, per aver raccontato la fumosità dei bilanci federali e, soprattutto, la saga familiare di Supertennis, il canale tv di Sportcast di cui Carlo Ignazio Fantola, zio di Binaghi, è presidente a titolo gratuito. E dove, in consiglio, accanto ad Albanese siede Giancarlo Baccini, storico responsabile della comunicazione di Fit e proprietario della QA srl, società di famiglia grazie alla quale è amministratore delegato di Sportcast. La Federazione negli ultimi tre anni ha girato circa 7 milioni di curo di contributi alla sua partecipata. Sfogliandone il bilancio si nota un'anomalia: in quello del 2010 sono riportati 142 mila eurodi ricavi e 3,9 milioni di contributi, nel 2011 i ricavi diventano 4 milioni, i contributi zero. Un passaggio che incuriosisce gli investigatori eche potrebbe nascondere un'ipotesi di evasione delI' lva. Oltre ai 7 milioni alla televisione, la Fit ha versato nello stesso periodo 3,1 milioni alla Mario Belardinelli per la fornitura di servizi tecnico sportivi e la gestione dei centri estivi. Non direttamente, attraverso la Fit Servizi detentrice dell'85 per cento del capitale. Ma la Fit Servizi fa anche altro. Non si occupa solo di riscuotere i soldi dei tesserati del tennis. Li gestisce anche. Ma come? Nella sua composizione societaria — fino a poco tempo fa — spuntava il nomedi unconsulente della Federtennis, un nome che Giovanni Malagò, a questo, punto, farebbe molto bene ad appuntarsi: Marco Perciballi. (1 - segue)

LA REPLICA DELLA FIT

La Federazione ha pubblicato sul suo sito la replica che ha inviato al direttore di Repubblica, Ezio Mauro. Ve la riportiamo integralmente per completezza di informazione.

“Gentile Direttore,

la gravità delle affermazioni riportate alla p. 62 de “La Repubblica” di oggi, mi costringe a chiederLe di pubblicare quanto segue.
Nel richiamato articolo è scritto, tra l’altro, che il Presidente del Comitato regionale campano si sarebbe adoperato per risollevare le sorti degli impianti sportivi di Fuorigrotta, finché “l’11 dicembre 2011, a pochi giorni dalla scadenza contrattuale, il Comitato” è stato “commissariato dalla Federtennis”. Si dà il caso, tuttavia, che fin dal 2009 la FIT, poiché la gestione del centro sportivo era degenerata anche in conseguenza dell’inadeguato controllo esercitato nel tempo dal Comitato Regionale, abbia assunto l’iniziativa di riportarlo sotto il proprio diretto controllo, revocando la concessione a Rama Club e promuovendo nei suoi confronti un giudizio che è tuttora pendente. Con riguardo al commissariamento del Comitato regionale campano, mi limito a segnalare che è pendente davanti alla Procura di Napoli un procedimento penale, originato da un’iniziativa della FIT, la quale ha chiesto di fare luce sui gravissimi fatti accaduti presso il Comitato regionale.
Quanto agli investimenti immobiliari effettuati acquistando appartamenti da adibire a sede di alcuni Comitati Regionali, risparmiando così le spese di affitto, le perizie sul valore degli immobili sono state eseguite dalle locali Agenzie del Territorio alle quali erano state preventivamente richieste dalla FIT. Gli acquisti sono stati effettuati utilizzando la liquidità derivante dagli utili di bilancio e con il beneplacito del CONI (la cui circolare citata nell’articolo sottolineava solo l’inopportunità che le Federazioni aderenti accendessero mutui pluriennali, impegnando le future gestioni; la FIT, potendo acquistare in contanti, non rientrava in tale casistica).
Infine, l’accusa più infamante, attuata con la subdola tecnica del sospetto, di una “ipotesi di evasione dell’IVA” da parte di Sportcast, controllata dalla FIT. Tutte le somme incassate da tale società sono sempre state oggetto di regolare fatturazione. E Sportcast, al pari della FIT, di FIT Servizi (che non gestisce i soldi dei tesserati, ma si limita a riscuoterli prima di girarli alla FIT) e di Mario Belardinelli, così come non si è sottratta in passato a qualsiasi verifica fiscale, allo stesso modo non lo farà in futuro.

Distinti saluti

Angelo Binaghi
Presidente della Federazione Italiana Tennis"

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