29/03/2013 12:13 CEST - Rassegna

Super Sharapova mette «la quinta» Mai stata così forte (Martucci); Vinci, la fatica costa Ma lunedì farà tredici (Crivelli); Non è uno sport per giovani A trent'anni si vince ancora (Valesio); Il talento Baldi si deve arrendere a Tatomir (Novelli)

29 marzo 2013

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Rubrica a cura di Stefano Pentagallo

Super Sharapova mette «la quinta» Mai stata così forte

Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport del 29.3.2013

Stona solo per i troppi «Comm'òn» urlati al cielo. Per il resto, Maria Sharapova è la migliore anche nel delicato top turchese con richiami in giallo come il cappellino, e irrompe in finale anche a Miami, col 6-2 6-1 su Jelena Jankovic, dopo aver vinto dieci giorni fa Indian Wells. «E' uno dei tornei uno dietro l'altro più duri dell'anno, con tante partite, tante serali, la difficoltà di recupero, il repentino cambio di fuso, il volo di cinque ore e condizioni completamente diverse», sottolinea la russa «made in Usa», sempre eccezionale davanti ai microfoni. Che, peraltro — per la prima volta in carriera —, è imbattuta da 11 partite, senza perdere un set, e si presenta per la quinta volta, in finale per sfatare il tabù in Florida e magari eguagliare l'accoppiata Indian Wells-Miami, di Steffi Graf 1994 e 1996 e Kim Clijsters 2005.

Superiorità Finalmente guarita alla spalla, meglio attrezzata tecnicamente (grazie a coach Hogstedt), dopo aver imparato la scivolata sulla terra rossa ed aver metabolizzato pro e contro del suo gioco ad alto rischio, oggi, Masha è difficile da battere. Con quel lancio di palla cosi alto può commettere 14 doppi falli come contro l'eroica Sara Errani, e con quell'anticipo esasperato può perdere il ritmo sul dritto, ma sul rovescio è intrattabile. E, comunque, insiste nel gioco esasperatamente offensivo, tirando sempre come un'ossessa da fondocampo, sorretta da un'ottima condizione di forma e da una determinazione impressionante. «Io voglio giocare aggressiva. Non voglio aspettare l'errore dell'avversaria».

Ingiustizie Gli organizzatori le danno una mano rimettendo in campo Jelena Jankovic appena 15 ore dopo la battaglia contro Roberta Vinci (due ore e mezza). Mentre a Maria ne sono state concesse 21, alla Radwanska 47 e a Serena Williams 54. Per garantire la passerella di giovedì sera alla numero 1 del mondo. Ma, forte del 6-1 nei testa a testa, Maria avrebbe battuto comunque Jelena. Perché da un anno non perde con avversarie oltre il 20 del mondo (la serba è 24), perché è in formissima e perché con Jelena ha un conto in sospeso legato alla Nick Bollettieri Academy di Bradenton, proprio in Florida. Dove sbarcò a 9 anni: povera profuga che non spiccicava una parola d'inglese, e imparò a cavarsela con ragazze come la Jankovic, di famiglia benestante, più vecchia di due anni, e già star.

Complimenti Masha aveva molto più rispetto (e timore) della Errani: «E' un'avversaria estremamente difficile, non ha l'altezza o la potenza, ma rimanda tantissime palle, è sempre così concreta e insiste, insiste ancora. Copre anche bene il campo, ha tanta varietà e, se ha il tempo, ti fa lavorare tanto, perciò non bisogna concederglielo. Sono stata fortunata, non so che sarebbe successo se avesse vinto il secondo set su uno dei tre set point...». Sorridi, Sara.

Vinci, la fatica costa Ma da lunedì farà tredici

Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport del 29.3.2013

Più che la Jankovic, poté la stanchezza. Roberta Vinci s'arrende in due ore e mezza all'ex numero uno serba, come sempre capace di alternare prodezze ed errori sciagurati, ritrovandosi improvvisamente svuotata dalla fatica di tre match pesanti con McHale, Suarez Navarro e Cornet, nei quali è sempre risalita da un set sotto. Il sussulto imperioso, di talento, nel tiebreak del secondo, con la tarantina che conquista il parziale alla sesta opportunità e pareggia i conti. Sull'abbrivio, sale 2-0 nel terzo, ma poi perde misura, profondità e convinzione nei colpi, concedendo cinque giochi consecutivi e in pratica la partita a un'avversaria contro cui aveva vinto gli ultimi due precedenti dopo tre sconfitte, anche se il rovescio di Jelena resta uno dei capolavori artistici del circuito. Il rimpianto è tutto lì: «Probabilmente avrei dovuto ammazzare il match a mio favore, aggredendo di più dopo che lei aveva perso due brutti game, fare la faccia più cattiva. Sono comunque contenta del torneo, anche se ho perso contro una giocatrice con cui si poteva vincere, ma il best ranking a partire dalla prossima settimana mi dà tanta fiducia per la stagione sulla terra e per provare il salto finale nelle top 10». Robertina, che è ancora i corsa in doppio con l'altra Cichi Errani, lunedì potrà infatti consolarsi con la classifica, che le regalerà il miglior ranking di sempre, il numero 13, stessa posizione che seppe agguantare Raffaella Reggi. A trent'anni, non si smette mai di imparare e soprattutto di crescere. E di coltivare sogni nuovi.

Non è uno sport per giovani A trent'anni si vince ancora

Piero Valesio, Tuttosport del 29.3.2013

ALTRO CHE paese per vecchi: questo non è uno sport per giovani. E' uno slogan, d'accordo: ma come sottrarsi a questa considerazione visto che nelle semifinali di Miami, il torneo che si piccava di essere il quinto Slam e in questi giorni, se va bene, si è scoperto si e no in zona Europa League, c' Tommy Haas che di anni ne ha 34 e che affronterà David Ferrer che di anni ne ha 30? E tra le donne? Serena ha trent'anni, Li Na anche, la Jankovic quasi e non è certo che Radwaneka e Sharapova siano di primissimo pelo. Di giovanissimi o giovani che irrompano sulla scena a scombinare le carte non v'è traccia. Il tennis dunque sta evolvendo in uno sport per vecchi o perlomeno per non giovani? Il campo privilegiato di una genia di Nosferatu tennistici che risorgono dalle loro ceneri e magari non lasciano spazio ai nuovi talenti?

SEGNALI Certo che i segnali sono decisamente rivolti in questa direzione. Roberta Vinci ha trent'anni e lunedì raggiungerà il suo best ranking avvicinandosi ulteriormente alle prime dieci giocatrici del mondo. Contro la Jankovic a Miami ha perso più per sfinimento fisico-psicologico che per altro, se no oggi saremmo qui a celebrare la sua presenza in semifinale nel torneo che fino a poco tempo si considerava il quinto Slam etc etc. Roger Federer i trenta li ha passati già da un po' ma al di là della sua posizione in classifica, resta lui il punto di riferimento del tennis contemporaneo. E tale è meglio che continui ad essere visto che movimento e business ruotano attorno a lui come pianeti attorno al sole. Pensate anche al nostro Paolo Lorenzi: pure lui è intorno a trent'anni e pure lui alla sua età se non proprio veneranda quasi, ha messo piede fra i primi 50 giocatori del mondo. Poi ci sono i casi limite come quello di Kimiko Date che di anni ne ha 42 e avrà anche alle spalle un lungo periodo di non-gioco che probabilmente l'ha messa in condizione di preservare un po' di giovinezza ma insomma: gioca singolo e doppio anche con 40 gradi all'ombra come successo in Australia. La sensazione è che non solo si può parlare di limiti spostati in avanti, di una longevità agonistica che si è prolungata nel tempo. La sensazione è che la fatidica soglia dei trenta, che una volta era considerata la soglia della fase discendente per un tennista, sia oggi diventata la porta di una possibile nuova gioventù. Per un Ljubicic e un Roddick che tirano i remi in barca per tanti e giustificati motivi ce ne sono altri che invece proprio su quella soglia danno il meglio di se.

DOVE SONO? Tale fenomeno risulta più evidente se si pensa che all'orizzonte il giovane spacca-equilibri proprio non si vede. Si attende da anni ormai che il baby Federer Grigor Dimitrov almeno provi a proporsi come successore del grande svizzero: visto che ha un'armonia di colpi simile a quella di Roger, gioca pure il rovescio ad una mano. Ma Dimitrov dorme i sonni del giusto e a ogni piccolo passo avanti poi ne percorre due indietro. Forse un po' di cura Lendl non gli farebbe male. Dolgopolov pare ormai indirizzato a occupare in modo permanente la casella che nel gioco da tavolo del circus era occupata fino a poco tempo fa dal mago Santoro: genialità assortite, godibilissime da vedere ma assai poco produttive in campo. Ryan Harrison s'incavola quando perde e si ferma ll. Bernard Tomic andrebbe ricostruito sul piano mentale e non si sa se sia possibile: al suo fianco si è rivisto il padre, lo stesso che aveva cacciato dal campo l'anno scorso (chiedendo all'arbitro di eseguire il suo desiderio). Il che dà l'idea della linearità delle sue scelte. Milos Raonic che troveremo in Davis la settimana prossima ha possibilità fisiche notevoli, è un predestinato ma poi ' capita che a Miami si ritiri perché ha mal di gola e insomma ci si chiede quando 'sti ragazzi cresceranno.

NOTIZIE In fondo non è una cattiva notizia. Anche se non si vede all'orizzonte un Becker che a diciassette anni vinca Wimbledon si ha la garanzia che certe storie dureranno più a lungo. Come le favole di quando eravamo bambini. Ma il tennis ha bisogno anche di storie fresche e vincenti. Speriamo ne salti fuori qualcuna.

Il talento Baldi si deve arrendere a Tatomir

Mara Novelli, La Nazione del 29.3.2013

LA SORPRESA del secondo turno del torneo «Città di Firenze» si chiama Filippo Baldi, testa di serie n. 1 del seedig e molto atteso alla prova. Con i suoi bei titoli da allievo e da juniores, Baldi sembrava candidato alla finale del torneo ma sulla sua strada ha incontrato un rumeno Tatomir che gioca molto bene e ha saputo, da vero professionista, imbavagliare i colpi e gli schemi di giocatore italiano. Vinto il primo set per 6 a 3, nel secondo è stato Tatomir a salire in cattedra costringendo Baldi a numerosi errori che lo hanno poi costretto a cedere nel secondo set (3-6) e nel terzo (2-6). Il torneo delle Cascine perde così un protagonista sul quale facevano molto affidamento gli organizzatori, ma sicurmente anche la Federtennis che giustamente stima questo nostro juniores. Meno male che l'altro azzurro di spessore, Matteo Donati — finalista lo scorso anno — sembra in buona forma e anche ieri ha superato il turno eliminando il rumeno Frunza per 6-3, 6-3. Donati mostra sicurezza e buono stato di forma.

BALDI e Donati sono le due sole teste di serie del seeding e ora, naturalmente, gli occhi degli spettatori e dei tecnici sono puntati su Matteo Donati visto e considerato il buon numero di giocatori stranieri, sia maschi che femmine, che prendono parte al torneo delle Cascine. Buone notizie sul fronte femminile, dove la testa di serie n. 1 Matteucci ha avuto la meglio sulla canadese Liang (6-4, 4-6, 6-2) e anche se con un po' di difficoltà. Da rilevare l'ottima prova della spagnola Sorribes sulla slovena Zagorac (6-1, 6-3). La Sorribes proviene dalle qualificazioni e occorre tenerla d'occhio. La testa di serie n. 2, la francese Fieno, ha superato l'italiana Paolini (6-1, 7-5) confermando la sua buona posizione in classifica Itf. Oggi in programma gli ultimi match degli ottavi.

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