22/04/2013 21:39 CEST - TENNIS E STORIA

Old Clay Story 1: dai Doherty ai Moschettieri

TENNIS - Tutti conoscono i grandi esponenti della terra battuta della storia recente. Ma chi furono i grandi terraioli dei decenni precedenti all'Era Open? Prima puntata: Decugis, Wilding, Tilden... Federico Romagnoli

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René Lacoste davanti alla statua a lui dedicata al Roland Garros
René Lacoste davanti alla statua a lui dedicata al Roland Garros

La top-5 Open Era dei più vincenti su terra battuta la conoscete tutti, Nadal Borg Lendl Wilander Kuerten è quasi diventato un mantra fra gli appassionati di tennis. Risaputo è anche il rapporto degli altri grandi con la superficie in questione. Federer fortissimo ma meno vincente che altrove causa minotauro, Connors grandi risultati su terra verde ma quasi nulli sulla rossa, Agassi forte ma discontinuo, e per il resto una serie di foglie di fico per alleviare il mancato Major: Roma 1994 per Sampras, Amburgo 1992 per Edberg, Forest Hills 1983-84 (su terra verde) per McEnroe. Becker poverello non ha manco la foglia di fico.

Ma prima? Cosa succedeva prima? Quali sono stati i più forti terraioli pre-Open? E fra i grandi "vecchi", c'erano dei proto-Sampras e dei proto-Becker, devastanti sul veloce ma in difficoltà sul mattone tritato? Facciamoci un viaggetto (in tre puntate) fra i nomi storici del tennis e vediamo il loro rapporto con la più lenta e fisica delle superfici.

Cerchiamo anzitutto di stabilire quali siano stati i trofei considerabili "pezzi grossi" del manto nadaliano, dall'antichità all'inizio della Open Era.

1900 - Olimpiadi
Il primo torneo su terra battuta di valore assoluto e internazionale furono le Olimpiadi di Parigi del 1900. In tabellone i leggendari fratelli Doherty, Harold Mahoney (campione di Wimbledon 1896) e Max Décugis (il francese più forte del primo decennio del Novecento).
1901-1911 - Monte-Carlo
Nettamente superiore ai Campionati di Francia (iniziati nel 1891 ma chiusi ai giocatori stranieri), Monte-Carlo in questo periodo fu di fatto il massimo titolo su terra e ospitò quasi tutti i grandi del tennis britannico-europeo. Talvolta persino qualche nome d'Oltreoceano (qualcuno ha detto Tony Wilding?)
1912-14 e 1920-1923 - World Hard Court Championships
A togliere lo scettro a Monte-Carlo fu questo torneo istituito dalla ILTF nel 1912. Vero antesignano del Roland Garros, veniva giocato a Parigi allo stadio di Saint-Cloud. Tutti i turni erano al meglio dei cinque set.
1924 - Olimpiadi (per questa stagione sostituirono di fatto i WHCC)
1925-27 - Campionati di Francia,
1928-38 - Roland Garros

Nel 1925 finalmente i Campionati di Francia vengono aperti ai giocatori di ogni nazionalità, diventando il Major indiscusso della terra battuta (nel 1928 spostandosi al Roland Garros finiranno col prenderne il nome).
Se nominalmente non ha mai perso lo status di Major, va detto che dalla Seconda Guerra Mondiale al 1967 non è stato nei fatti un torneo di grande rilievo, non essendo giocato dai grandi nomi del professionismo, che in quel periodo dominarono il tennis.
Come avrò detto un centinaio di volte in altre occasioni, nel 1939 per la prima volta nella storia del tennis i tre più forti erano tutti professionisti. Da qui in avanti cercherò quindi di indicare i tornei maggiori di quel circuito.
1939 - French Pro e Southport (entrambi di grande rilievo)
1940-41 - US Pro
1942-55
- Quasi nulla. Il circuito Pro in seguito alla Guerra fu segnato da un periodo senza grandi tornei su terra battuta. Gli unici eventi di rilievo furono un mini-tour fra Bobby Riggs e Jack Kramer in Sud America nel 1948 e lo US Pro del 1950 su terra indoor.
Nonostante questa carenza, non si riesce comunque a dare grande credito ai vincitori del Roland Garros di questo periodo: Bernard, Asbóth, Patty e Drobný non divennero mai Pro, Frank Parker sì ma ottenne risultati imbarazzanti. Trabert e Rosewall furono gli unici capaci di fare il botto su terra anche da Pro (a partire dal 1956): non abbastanza per riabilitare lo Slam amatoriale però, soprattutto vista la costante mediocrità dei titoli raccolti in seguito dagli altri suoi campioni (mai professionisti o comunque mai capaci di esprimere un dominio sulla superficie in questione - lo stesso Laver, campione nel 1962, riuscirà a imporsi davvero sul fango solo a Open Era inoltrata).
1956-1962 - French Pro
Riprende (era stato interrotto allo scoppio della Guerra) e si gioca al Roland Garros proprio come il coevo torneo amatoriale.
1963-67 - Nessun Major ma diversi eventi minori, con un dominatore netto come vedremo.
Steso questo elenco possiamo partire, analizzando i terraioli più forti.

The Doherty Brothers Band
Escludendo le edizioni di fine Ottocento, sempre da loro vinte ma di minore prestigio, i fratelli Doherty conquistarono Monte-Carlo tre volte a testa fra il 1901 e il 1906.
La cosa curiosa è che non sappiamo chi fosse più forte perché non si affrontarono mai (almeno sulla terra). Erano altri tempi, e i due rampolli londinesi, ritenendosi i giocatori più forti al mondo (plausibilmente lo erano), rifiutavano di incontrarsi prima della finale. Il problema è che all'epoca non esistevano teste di serie, pertanto quando capitavano nella stessa parte del tabellone uno dei due cedeva il passo all'altro: manco a dirlo, capitavano sempre nella stessa parte. Neanche le Olimpiadi del 1900 ci tolgono d'impaccio, visto che pure in quel caso Laurie, il minore, le vinse usufruendo del walkover del fratello.
Cambiando superficie, anche da Wimbledon nessun aiuto: Reggie vinse l'unico scontro diretto nel challenge round del 1898 (con Laurie ancora acerbo), ma dopo aver perso nel 1901 contro Arthur Gore, probabilmente indignato per la sconfitta, non partecipò più al torneo. In seguito Laurie dominò la gara vincendola cinque volte (una più del fratellone).
Un fatto poco noto e meritevole di menzione è l'incontro fra Reggie e l'irlandese Thomas Burke (considerato il professionista più forte dell'epoca): si giocò su terra battuta a Nizza nel 1903. Doherty vinse 16 61 60 60, dimostrando che il periodo aureo del professionismo era ancora di là da venire.

Max Décugis
Vinse otto volte il campionato francese fra il 1903 e il 1914, tuttavia considerando che in quel periodo i giocatori stranieri non potevano iscriversi, il record appare meno pesante di quanto sembri. Anche la medaglia d'oro ai Giochi Intercalati del 1906 fu meritevole ma non impressionante, mancando alcuni dei più forti in tabellone (niente Doherty, per esempio). Nel 1910 gli riuscirono però due veri colpacci: anzitutto vinse Monte-Carlo in febbraio annientando il campione di tre anni prima, Josiah Ritchie, per 63 60 60. Mancava però Tony Wilding, ritenuto dai più il migliore su terra del periodo.
Nessun problema: ci giocò ben quattro volte in maggio, prendendoci due stese a Bruxelles, ma battendolo altrettante volte a Wiesbaden. Dopo questa annata formidabile dovette accontentarsi del ruolo di comprimario. Quando iniziarono i World Hard Court Championships nel 1912 aveva trent'anni e la sua fase migliore era probabilmente passata.
Non raggiunse mai la finale, ma in tutte e tre le prime edizioni perse dal vincitore del torneo: Otto Froitzheim nel 1912, Wilding nel 1913 (grande gara di cinque set) e nel 1914 (massacro a senso unico).
Décugis fu uno dei primi grandi nomi del tennis i cui risultati vennero pesantemente influenzati dalle superfici: dimostrò grande valore su terra, vinse numerosi tornei sul veloce indoor, ma non riuscì mai a essere particolarmente competitivo sull'erba.

Tony Wilding
Un vero mostro della terra. Un vero mostro in generale, con circa centoventi titoli vinti su ogni superficie (terra, erba, indoor). Il fatto però che un'ottantina di quei titoli siano su terra toglie ogni dubbio sulla condizione preferita dal mitologico neozelandese.
Prese Monte-Carlo nel 1907 e nel 1911, quando era il massimo torneo per archeologici pallettari, e altre tre volte in seguito, quando pur essendo stato oscurato dai World Hard Court Championships, rimaneva un titolo di assoluto valore.
Per non farsi mancare niente vinse quindi due volte di fila gli stessi WHHC (1913-14), la seconda volta in maniera imbarazzante per gli avversari, perdendo un solo set e rifilando cinque bagel lungo il cammino.
La sua carriera venne stroncata dalla Grande Guerra: arruolato nella marina britannica, morì al fronte il 9 maggio 1915, sul confine fra Francia e Belgio. Nonostante avesse 31 anni, i risultati ottenuti nel 1914 (undici titoli consecutivi su terra in appena cinque mesi) lasciano credere che avrebbe ancora potuto vincere molto.
Qualsiasi discussione sul fantomatico GOAT (sia in generale, sia sulla terra) che eluda il suo nome per quanto riguarda chi scrive è da ritenersi traballante.

Big Bill / Little Bill
Premiata ditta Tilden & Johnston. Sei coppe Davis in coppia. Quando la coppa Davis contava più di tutto (sì, anche di Wimbledon). 
C'è un falso mito che riguarda i due giganti in questione: non avrebbero mai vinto un Major su terra. L'inghippo è dovuto al fatto che, ottusamente, nell'albo d'oro dello Slam francese prima del 1925 viene contato il torneo nazionale, quello chiuso agli stranieri.
Se contassero i WHCC come qualunque storico serio del tennis, si accorgerebbero che Tilden vinse nel 1921 e Johnston nel 1923.
Entrambi possedevano del resto un gioco completo, con eccellente gestione della rete, ma preferivano restare a fondo e manovrare da lì i punti: non sorprende quindi più di tanto che si trovassero a loro agio anche su terra, benché non vi dominassero (c'è anche da dire che sul roscio trito Tilden vedeva parzialmente smorzata la sua arma più potente, il servizio bionico).
Riguardo a Big Bill il discorso è particolarmente complesso a ogni modo: Tilden si è infatti insaccocciato una quarantina di tornei su terra, cifra a dir poco ragguardevole. Molti tendono quindi a sostenere che avrebbe vinto ben più di quel singolo Major se avesse messo piede in Europa fra il 1922 e il 1926 anziché starsene in America a massacrare i compatrioti.
Ragionamento plausibile, tuttavia è anche vero che potendolo affrontare più spesso Cochet, Lacoste e Borotra avrebbero probabilmente innalzato il proprio livello più velocemente (non è poi da sottovalutare un fatto: si parla della loro superficie naturale, cosa che non si può invece dire per Tilden).
D'altro canto è pur vero che negli USA molto spesso Tilden giocava da solo (Johnston e Vincent Richards, gli avversari più temibili, partecipavano a meno tornei di lui), così come è vero che i suoi risultati si gonfiarono grazie a una serie di non esaltanti tornei europei su terra a cui partecipò nel 1930 (facendo incetta di tutti tranne che del Rolando, l'unico con i moschettieri presenti): considerazioni alla luce delle quali quei quaranta titoli diminuiscono notevolmente il proprio peso.
Dunque furono fortunati i moschettieri a non incontrare Tilden al suo apice, o lui vinse tutti quei titoli su terra perché non aveva loro di mezzo? Si tratta evidentemente di uno di quei corti circuiti che non possono trovare risposta e tutto sommato va bene così, visto che stiamo parlando di personaggi da amore incondizionato per chi tiene al tennis e alla sua storia.

I primi "ratti da fango" (cit. A. Agassi)
Oggi quasi dimenticato, il belga Jean Washer non vinse alcun torneo di peso, ma fu quanto di più vicino a ciò che negli anni Novanta sarebbe stato chiamato "specialista". Tutti i grossi piazzamenti li ottenne su terra: fu lui che fronteggiò in finale ai WHCC Tilden e Johnston (la seconda la perse al quinto). Diverse le sue vittorie contro i big dell'epoca, purtroppo per lui mai in finale: da segnalare quelle contro Borotra (quarti dei WHCC 1921) e Cochet (semi dei WHCC 1923 e quarti del Campionato di Francia 1925).
Il francese William Laurentz è un altro di cui non si hanno molte notizie (godeva comunque della stima di Tilden, che non è poco), ma i cui risultati parlano chiaro: nel 1920 schiacciò tutti ai WHCC, perdendo un solo set, mentre a Wimbledon partecipò due volte, uscendo al primo e al terzo turno.
Infine nel loro piccolo tutti i vari italiani (già all'epoca!), da Umberto De Morpurgo (bronzo alle Olimpiadi del 1924 con una vittoria al quinto su Borotra e semifinalista del Roland Garros 1930, ma sempre maluccio a Wimbledon) a Giorgio De Stefani (finale a Parigi nel 1932, miglior risultato su erba i quarti australiani del 1935 dove si mise in luce buscandosi un 60 60 60 da Fred Perry).

I moschettieri 
Cosa dire di questi tre (sì lo so, ce n'era anche un quarto, ma era uno specialista del doppio)... limitandoci alla terra, Henri Cochet ha vinto cinque Major (WHCC 1922, Campionati di Francia 1926, Roland Garros 1928, '30 e '32), René Lacoste tre (CdF 1925 e '27, RG 1929), Borotra uno (RG 1931).
Nel periodo dal 1925 al 1932 è stata insomma una faccenda personale: solo Tilden in tre edizioni (1927, '29 e '30) provò a fermarne il dominio, ma pur battendo uno di loro in semifinale un paio di volte, in finale dovette sempre arrendersi.
Borotra fu uno dei padri del S&V, che era evidentemente praticato già all'epoca sebbene da pochi giocatori e con meno consistenza (Tilden consigliava per esempio di applicare la tecnica solo quando il servizio apriva bene il campo), mentre Cochet e Lacoste preferivano stare dietro: questa differenza stilistica spiega già abbastanza bene il perché il primo abbia ottenuto "solo" (dovute virgolette) un pezzo grosso mentre agli altri sia riuscito il colpo diverse volte.
Alle vittorie di Cochet va inoltre aggiunto il fatto di aver guidato la Francia alla vittoria della coppa Davis in tutte e cinque le edizioni in cui il Challenge Round si tenne al Roland Garros (in particolare nel 1928 e nel 1931 la vinse quasi da solo, viste le sconfitte subite da Lacoste e Borotra). Quanto a Lacoste, è possibile che al suo picco fosse più forte di Cochet (questa almeno l'opinione diffusa dell'epoca), ma era afflitto da problemi di salute e lasciò presto il gioco. Senza per forza fare classificazioni, mi limito a notare che il suo albo d'oro è meno ricco di quello di Cochet, ma che tre delle vittorie più importanti di quest'ultimo giunsero nel 1922 (Lacoste, più giovane, era ancora acerbo) e nel 1930-32 (Lacoste ormai ritirato). Insomma ognuno ha i propri argomenti al suo arco per reclamare un posto fra i più grandi.

E qui ci fermiamo! Prossimamente su questi schermi Gottfried von Cramm, Hans Nüsslein, Fred Perry, Don Budge, Bobby Riggs, Pancho Segura, Tony Trabert, Ken Rosewall, Andrés Gimeno.

Federico Romagnoli

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