28/04/2013 13:08 CEST - Rassegna Nazionale

Parigi è vicina, la Schiavone rinasce (Marianantoni); Nadal a Barcellona per l'ottava vittoria (Marianantoni); Riecco Nargiso a Napoli, ora è un maestro (Tricarico); Idem canoa e famiglia, alla guida dello sport (Arcobelli, Piccioni, Schiavon, Retico)

28-04-2013

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A cura di Davide Uccella


Parigi è vicina La Schiavone rinasce: finale (Luca Mariantoni, La Gazzetta Sportiva, 28-04-2013)


Ci risiamo, come se il tempo si fosse fermato. Parigi e il Roland Garros sono dietro l'angolo e da quest'angolo spunta per magia Francesca Schiavone che a 11 mesi dalla vittoria nel torneo di Strasburgo, punto di partenza di una stagione tribolata, ritrova la finale a Marrakech grazie al successo limpido sulla sudafricana Cha-nelle Scheepers. Limpido nel gioco, per il break iniziale (3-0), il set point cercato e mancato sul 6-S per colpa di un rovescio largo, il tie-break giocato con la massima attenzione, sfruttando le titubanze dell'avversaria che gira sotto 4-2 prima di inabissasi 7-4. Più semplice invece il secondo set chiuso con 5 giochi consecutivi e la grinta di sempre. Ma limpido anche nella testa di una campionessa che cerca con l'esperienza di sopperire all'inesorabile  età che avanza, a quei 33 anni che Franci compirà il 23 giugno.

Felina Schiavo danza sul campo, scivola da una parte all'altra prima di attaccare con il solito balzo felino, dà battaglia con la forza di una ragazzina ed è sempre pronta a comandare quando i punti scottano. Tatticamente è ineccepibile con il suo marchio di fabbrica che alterna rovesci in top-spin a velenosi approcci in back. Il nero di un 2013 da dimenticare — 9 tornei e un solo quarto di finale raggiunto ad Acapulco e perso malamente contro Carla Sua-rez Navarro — sembra di colpo schiarito dalla luce di Marrekech. Tra l'azzurra e il sesto titolo della carriera — il primo a Bad Gastein nel 2007, poi Mosca 2009, Barcellona e Parigi 2010, infine Strasburgo 2012 su Alize Cornet — c'è di mezzo la finale con la spagnola Lourdes Dominguez Lino (alle 16 diretta Supertennis) che ha vinto in rimonta sulla modesta lussemburghese Mandy Minella. Il primo dei quattro precedenti, vinto dalla spagnola, risale al torneo di Spoleto del 1998, poi ci sono stati 3 successi della milanese, nel 2006 in Fed Cup, nel 2009 a Barcellona e nel 2011 a Miami. La 17a finale della camera della Schiavone — terza italiana di sempre dopo le 22 di Flavia Permetta e le 18 di Sandra Cecchini — consente alla «Leonessa» di rientrare tre le prime 40 giocatrici del mondo, ma più che altro è l'ennesima iniezione di fiducia in vista di tornei che le fanno tornare l'acquolina in gola.


Nadal a Barcellona per l'ottava vittoria (Luca Mariantoni, La Gazzetta Sportiva, 28-04-2013)

Tra un temporale e l'altro, Rafael Nadal è riuscito a squarciare il cielo di Barcellona e in 72 minuti si è garantito l'ottava finale in un torneo amato come uno Slam. Il canadese Raonic ha provato a reggere affidandosi al servizio e alla discesa a rete, ma è durato appena due game. Il break iniziale non è stato in grado di scalfire l'anima d'acciaio di Nadal che dal 2-3 ha infilato 10 giochi ottenendo la 38. vittoria consecutiva nel torneo. In finale Rafa trova il mancino Nicolas Almagro che ha schiantato in due set Philipp Kohlschreiber. Almagro non ha la testa e i numeri — 9 sconfitte su 9 con appena 2 set vinti — per rovinare la festa a Rafa che cerca oggi al Real Club il successo numero 8. Il maiorchino non perde dalla sfida con Corretja di 10 anni fa e non concede un set dalla finale 2008 contro Ferrer.

Altri tornei A Bucarest prima finale in carriera per Lukas Rosol, che lo scorso anno aveva stoppato Nadal a Wimbledon. Il 27enne ceco ha annullato 8 palle break lasciando appena 5 game a Gilles Simon. Quarta finale invece per Guillermo Garcia Lopez, non appagato dal successo sul top ten Janko Tipsarevic e vincitore ieri su Florian Mayer. A Stoccarda finale tra le ultime due campionesse del Roland Garros, Maria Sharapova e Na Li. La siberiana, dopo le maratone con Safarova e Ivanovic, ha faticato ancora 3 set contro la tenace tedesca Angelique Kerber. La cinese Na Li invece ha vinto un match più complicato del previsto con la pittoresca statunitense Mattek-Sands.

 

 

Riecco Nargiso, ora è un maestro: "A Napoli seguo il giovane Mager" (Tiziana Tricarico, Il Mattino, 28-04-2013)


E una dichiarazione d'amore per il Tennis Club e per Napoli quella di Diego Nargiso. L'ex davis man partenopeo, campione junior diWimbledon (1987), quindici anni di carriera nel circuito Atp (dove vanta un best ranking al numero 67, due finali in singolare e cinque titoli in doppio) è in Villa per seguire Gianluca Mager, 18enne di Imperia, impegnato nelle qualificazioni della Tennis Napoli Cup. Mager è uno degli allievi dell'International Tennis Academy che Nargiso ha aperto nel gennaio scorso a Beausoleil, in Costa Azzurra. «Le emozioni come coach e come giocatore sono diverse ma egualmente forti - dice Nargiso -. Sono molto legato al Tc Napoli: proprio qui, a 17 anni, ho avuto la mia prima intervista internazionale, ho giocato la serie A e con la mia famiglia abbiamo organizzato cinque edizioni del torneo internazionale, dal 1995 al 1999. Quando abbiamo dovuto rinunciare è stato un grosso dispiacere: se all'epoca avessimo avuto un maggiore sostegno dalle Istituzioni forse avremmo continuato».

Al Tc Napoli però è legata anche una delusione. «Quello di non aver giocato la sfida di Davis contro la Repubblica Ceca nel 1995 - ammette -: ho giocato la Coppa dal 1988 al 2000 ma proprio quell'anno non venni convocato. Resta il mio più grande rimpianto». E a proposito di Davis l'Itf ha istituito un riconoscimento per tutti quelli che hanno ricevuto almeno 2.5 convocazioni: «In Italia siamo in cinque: oltre a me ci sono Pietrangeli, Panatta, Bertolucci e Barazzutti. Mica male come compagnia». La nuova sfida di Nargiso si chiama - non a caso - Ita, cioè International tennis academy, con oltre 200 iscritti tra allievi ed agonisti. Sorge a pochi chilometri da Montecarlo, dove il tennista napoletano vive ormai da anni. «Non volevo fare il coach privato ma volevo creare un'Accademia. Abbiamo 8 campi in veloce e una squadra di 3 tecnici, 2 preparatori atletici, un preparatore mentale, un nutrizionista oltre a uno staff medico. Seguirò a turno i giocatori in giro per i tornei solo come verifica del lavoro svolto». Tre le linee di insegnamento portate avanti: la completezza del gioco, il servizio e la scelta della tattica di gara. «In una prima fase, fino ai 12 anni, puntiamo ad insegnare un tennis completo a dispetto dei risultati nei tornei. Poi, con la maturazione fisica e mentale, incoraggiamo le caratteristiche di ognuno. Grazie all'esperienza, cerco di evitare che commettano gli stessi errori che ho fatto io».

Oggi in Villa si completano le qualificazioni. Ieri è stato sorteggiato il main draw: numero uno del seeding è lo sloveno Kavcic, n. 84 Atp, che ha ricevuto una wild card (le altre sono Quinzi, Eremin e Bellotti). Complessivamente sono 9 gli azzurri in tabellone: oltre alle tre wild card ci sono infatti Volandri, Stara-ce, Giannessi, Vagnozzi, Fabbiano e Naso.

 

Idem tutta canoa e famiglia, ora alla guida dello sport (Stefano Arcobelli, La Gazzetta Sportiva, 28-04-2013)

Per tutti è sempre stata mamma Sefi. O Idem come sempre. O meno male che c'è sempre Josefa. Insomma la canoa azzurro-rosa è stata solo lei. E di lei diceva l'ex c.t. Oreste Peni, ora sindaco di Cremona: «Ci vorrebbe un trattato di fisiologia applicato alla pagaia, per descriverla compiutamente». Perché gli aggettivi sono stati davvero utilizzati tutti, esauriti tutti in oltre mezzo secolo di pagaiate. Per ogni medaglia dell'azzurra più decorata, è stata abbinata una celebrazione diversa. Mentre lei, Sefi, è sempre stata identica nel vivere e poi raccontare l'impresa di turno: emozionata in canoa, lucida e mai banale fuori dalle righe, mai da sola, accompagnata dalla famiglia: il marito (Guglielmo Guerrini), i due figli (Janek ora diciottenne, Jonas di 10 anni) e la mamma baby sitter (Allegonda). Un'allegra famiglia che adora viaggiare in camper, soprattutto dopo le gemme conquistate da Sefi, diventata italiana nel 1992 avendo sposato quel tecnico di pallavolo conosciuto a Praga e che la fotografava così: «Non era un'atleta, a me pareva di dirigere una sinfonia: era un'artista». Guerrini cominciò il doppio ruolo di marito-allenatore dopo i Giochi di Seul '88: «Era arrivata ultima, e ricominciammo da capo. Al ritorno le cambiai metodo di lavoro. Me ne andai a studiare e a laurearmi in Francia a questo proposito».

Podi tedeschi Prima di scegliere l'azzurro, però, Sefi, nata a Goch il 23 settembre 1964, ai Giochi di Los Angeles '84 era comunque salita sul podio da tedesca nel K2 500 metri, e ai Mondiali bulgari di Plovdiv del-l'89 con un bronzo nel K1 500 metri (la sua specialità preferita) e uno nei 5000 metri (specialità abolita). La storia di Sefi dunque era cominciata da walkiria: canoista già a 12 anni a Datteln-Hamm-Kanal, vicino Duisburg, un bacino ideale se hai la tempra da campione. E Sefi mostrò subito la predisposizione a pagaiare: a 17 anni conquistò il primo titolo giovanile, non faticò a entrare nella nazionale tedesca di cui sarebbe diventata la colonna se non avesse scoperto l'Italia per amore.

L'Impegno polltico A Ravenna (Santeramo) la Idem ha trovato la dimensione ideale per costruire una carriera longeva e rara. Anzi unica. «Alle sei faccio un'ora di palestra, prima che si sveglino tutti, poi preparo la colazione...: cominciare così la giornata non è fantastico?». Allenamenti a secco, in acqua: «Nei Fiumi Uniti, dove confluiscono le acque del Ronco e del Montone, verso il Lido di Dante: 12-15 km. E' un ambiente bello, riposante». E poi per passione l'assessorato comunale allo sport, dal maggio 2001 al giugno 2007, come esponente dell'Ulivo. Una distrazione piacevole per poter pensare anche oltre: «Inizialmente per portare proseliti, la politica è dura ma fa migliorare». Nell'ottobre 2009 diventa responsabile sport del Partito Democratico dell'Emilia-Romagna.

Longevità Famiglia, canoa, politica. Sefi estremizzerà pagaiando i limiti anagrafici: fino a Londra diminuendo gli impegni da 3 distanze ad una (togliendo via via i 1000 metri e i 200). Sempre presente in otto Olimpiadi, vincerà quella di Sydney 2000 in una domenica di vento tempestoso. Un oro che vale una carriera. «Abbattere i miei limiti poi è diventato il nuovo obiettivo». Duellava con la storica rivale canadese Caroline Brunet, che le mandava frecciate al veleno, e Sefi rispondeva un anno dopo a Poznan nel 2001 conquistando due titoli mondiali. Segni di superiorità, forza, rabbia. Ai Giochi sfiorò altre due volte il bis s'oro: argento ad Atene 2004, argento (con beffa) a Pechino 2008.

Otto Giochi Una sorta di provocatoria immortalità agonistica senza intravederne il declino: neanche nel 2012, quando raggiunse la sua ottava finale ai Giochi, sempre portacolori dell'Aniene del futuro capo dello sport, Giovanni Malagò: «Allenare la mia testa è l'unica preoccupazione ogni volta che ricomincio — dirà —. Poi basta mettere a punto tutti i pistoni, perché davvero non riesco ad immaginarmi ex, sto solo imparando a non provocare il mio fisico, il mio corpo: quando arrivano segnali di crisi so già trovare le contromosse» Una macchina di anima ed equilibrio. La canoista più longeva, la donna dei record che non ha trovato ancora un'erede in Italia, ora diventa la prima olimpionica azzurra a diventare ministro dello sport, delle pari opportunità e delle politiche giovanili. Idem come nessuna.

 

 

Intervista al neo-ministro dello Sport e delle Pari Opportunità Josefa Idem: «Che sorpresa! Partire dalle scuole elementari» (Valerio Piccioni, La Gazzetta Sportiva, 28-04-2013)

Josefa Idem. come d si sente da ministro dello Sport. delle Pari Opportunità e delle Politiche Giovanili atisti. «Un po' ... mancante» .

Emozionata? «Sono molto stupita ma anche grata della fiducia che mi è stata concessa. Ci sono poche parole da dire, ora: dico soltanto che bisogna lavorare e lavorare bene». 

Dica la verità: non se l'aspettava? «No. Per me è una grande notizia e la cosa più importante è che il presidente incaricato sia stato capace di costruire un Governo con tante novità, diverse donne e con gente giovane. Sono segnali di cambiamento importanti. Credo che si potrà lavorare in un'atmosfera positiva»

Ma lei s'è ellanata per bene all'incarico. Prima la vittoria alle Primarie, pol ll ruolo dl capolista al Senato in Emilia Romagna, quindi iI debutto In Parlamento. «Sì, anche scrivendo editoriali sull'argomento...Ma ora è prematuro dire che cosa mi aspetta. Certo mi servirà l'esperienza fatta come assessore a Ravenna». 

Provi a dire la prima cosa, la primissima che Le piacerebbe fare da neo ministro dello Sport «Ho sempre pensato che bisogna partire dalla scuola elementare: garantire ai bambini la possibilità di fare attività fisica». 

Purtroppo iI momento del Paese è drammatico. «La priorità è fare in modo che le persone possano stare meglio. Ogni giorno sentiamo di suicidi, di gente che non arriva a fine mese. La priorità è cercare di far star meglio le persone».

Con Malagò sarà una questione di famiglie: lui e il presidente del Coni ma anche del suo circolo, la Canottieri Aniene «Vorrà dire che sarà più facile fare sinergia su alcuni obiettivi comuni».

Che cosa pensa, tagliare qualche traguardo de Ministro sarà più difficile da conquistare una medaglia alle Olimpiadi in canoa? «Posso immaginare che cosa mi aspetta, ma non posso saperlo. Non vorrei dilungarmi troppo, è accaduto tutto in fretta». 

Serve del metodo in politica come nello sport? «Servono la grinta e la fiducia nei propri mezzi, l'immagine di quello che vuoi creare, un approccio innovativo e di ricerca: dallo sport impari a ragionare sui sistemi: lo sport è un metodo e il successo è una questione di metodo. E così mi comporterò». 

Travolta già dall'affetto dei campioni? «Non conto più i messaggi, sono a 317» .

L'oro olimpico le cambiò la vita per sempre? «Certo l'oro a Sydney fu molto forte, come il vento, ma c'è la nascita dei miei figli e ora provo un'altra grande emozione, anche se bisogna essere sobri e seri allo stesso tempo». 

Suo marito Guglielmo e i suoi figli Janek e Jones come l'hanno presa e come hanno saputo della notizia? «Giocando a tennis. E naturalmente sono contenti» .

Ma insomma, non le fa paura la responsabili d guidare questi dicasteri? «La sento, ma non la temo».

 

«Primo: aiutare la gente» (Andrea Schiavon, Tuttosport, 28-04-2013)

Da tedesca 3 podi poi i trionfi azzurri 38 il totale medaglie Enrico Letta le affida Sport; Politiche giovanili e Pari opportunità. «La notizia mi è arrivata attraverso un sms». L' annuncio arriva quando il piccolo Jonas, 10 amni, ha già preparato le racclhette per andare a giocare um paio d'ore a tennis con papà Guglielmo. E' un sabato qualunque, un sabato italiano in casa Guerrini-Idem, a Ravenna. Un pomeriggio normale sino a che Enrico Letta pronuncia il nome di mamma Josefa: ministro dello Sport, delle Politiche giovanili e delle Pari opportunità. Perla prima volta in Italia una campionessa olimpica farà parte del Consiglio dei Ministri. E' l'ennesima impresa di una donna che a Londra era scesa in acqua a giocarsi una medaglia a pochi giorni dal suo 48 compleanno. Con otto partecipazioni ai Giochi Olimpici Josefa Idem era già, di fatto, la signora dello sport italiano. Ora lo è anche di diritto.

Da domani dovremo chiamarla signora ministro o Sefi, il diminutivo che l'ha accompagnata per otto Olimpiadi? «Signora ministro? Veramente non ho ancora avuto il tempo di pensarci...».

Come le hanno comunicato che sarebbe entrata a far parte del nuovo Consiglio dei Ministri? «Mi è arrivato un sms. C'era scritto: "Guarda la tv"».

E lei in che modo ha reagito? «Non me l'aspettavo. Mi tremavano le mani... mi sono sentita onoratissima. Sono consapevole della responsabilità dell'incarico, ma non la temo».

Possibile che lei non ne sapesse nulla? «...ma in questi giorni gli scenari sono cambiati tante volte e a una velocità incredibile».

Conosceva già Enrico Letta? «Subito dopo i Giochi di Londra ho lavorato all'interno del Pd per sviluppare soprattutto le tematiche sportive del programma e, in quell'occasione, avevo avuto modo di rapportarmi sia con Bersani sia con Letta».

E che rapporto ha il presidente con lo Sport? «Mi ha colpito favorevolmente. Ha una grande sensibilità sportiva».

Nei primi 100 giorni di Governo che obiettivi si pone Josefa Idem? «Il momento è particolare. Più che obiettivi personali o relativi ai ministeri che mi sono stati affidati, credo che la priorità per l'intero Governo sia di prendere provvedimenti che diano sollievo alla gente. In una situazione come quella attuale, la prima cosa è far stare meglio le persone».

Oltre allo Sport le sono state affidate le Pari opportunità e le Politiche giovanili. «Per me sono deleghe importantissime. Impegnarsi per i giovani significa impegnarsi per il futuro».

Un figlio, Janek, che compirà 18 anni tra due giorni e un altro, Jonas, di 10 anni. Dopo aver convissuto con la carriera sportiva della mamma, cosa cambierà ora per loro? La vedranno ancora meno? «Dovremo organizzarci di nuovo, ma ce l'abbiamo sempre fatta e ci riusciremo anche stavolta. Poi anche i primi mesi da senatrice sono stati abbastanza impegnativi: durante le elezioni presidenziali non ci siamo visti per tutta la settimana».

Spiazzati dal nuovo incarico della mamma? «No, partecipi. Jonas si è messo a scorrere i post che comparivano su Facebook, leggendomi quelli più curiosi».

Sin dalle foto di Janek con lei sul podio olimpico a Sydney, voi siete ti sempre sta molto uniti. Non è che adesso tutta la famiglia si trasferirà a Roma? «Non credo. I ragazzi hanno la scuola a Ravenna. A Janek manca un anno per terminare il liceo classico, mentre Jonas l'anno prossimo farà la quinta elementare».

Nella capitale uno dei suoi interlocutori primari sarà il Coni di Giovanni Malagò, il suo presidente all'Aniene. Si creerà un asse con il Foro Italico? «La mia ultima gara in canoa, lo scorso ottobre, l'ho fatta proprio con la maglia dell'Aniene. Malagò lo conosco molto bene ed è una persona con cui ho un rapporto di assoluta fiducia».

E' vero che andate a correre insieme? «Certo. Non sono più uscita in canoa, ma ci tengo a tenermi attiva, così corro e vado in bici».

E in che condizioni si mette al lavoro il ministro Idem? «Sono emozionata. Pronta a rimboccarmi le maniche».

 

Ecco la nuova Olimpiade di Josefa "Come in canoa ce la metto tutta" (Alessandra Retico, La Repubblica, 28-04-2013)

Dallo sport allo sport. Dice che non se l'aspettava, Jose-fa Idem, di diventare il ministro del mondo che ha attraversato per una vita. «Mi tremavano le mani, sento la responsabilità ma non la temo. Mi rimbocco le m aniche e mi metto al lavoro al servizio del paese». L'ha sempre fatto, da atleta. Da quando aveva undici anni coi remi in acqua. Adesso ne ha 48, due figli tra un'Olimpiade e l'altra delle otto (record per una donna) cui ha partecipato, l'ultima l'estate scorsa a Londra, quinta dietro a delle ragazzine chenoneranoneanchenate quando lei è andata ai suoi primi Giochi, per la Germania ovest a Los Angeles '84. Signora della canoa, cinque medaglie olimpiche, tra cui l'oro a Sydney 2000. E nata a Goch, si è innamorata di Guglielmo Guerrini suo allenatore, lo ha sposato nel 1990 da cui la cittadinanza italiana due anni dopo. Vive a Ravenna, ama l'acqua, i giovani, leoccasioni. La politica come cose da fare. Ha vinto le primarie del Pd nella sua città, è stata eletta senatrice. Sefi laconosconotutti a Ravenna, assessore allo sport dal 2001 al 2007 con l'Ulivo, responsabile dello sport in Regione col Pd dal 2009. Eletta nel consiglio nazionale del Coni, il nuovo numero uno Giovanni Malagò, a capo del Circolo Aniene per cui ha gareggiato, la adora. Ha pagaiato ogni giorno, nel mondo. Lezioni alle elementari e medie, incontri con le donne e per le donne, ha portato la sua storia dove le sembra che tutto debba iniziare: «Nelle scuole». Anche per questo Enrico Letta ha pensato a lei: ministro della pari opportunità, sporte politiche giovanili. «I giovani sono il nostro futuro e devono avere le possibilità di costruirselo, e devo-notrovarela fiducia e gli strumenti per farlo». Si è ritirata dall'agonismo, non dalla gara che ha sempre voluto: «Lo sportpercostruireuna società migliore. Rimboccarsi le maniche è la premiazione, il successo è questione di metodo».

Ha lavorato tosto, molto tedesca. Non sopporta il romanticismo sull'essere madre, moglie, campionessa: «Tutte le donne fanno il triplo lavoro. E nessuno ha mai facilitato il loro sforzo» ama dire e altrettanto ripetere: «Lamentarsi non serve a niente». Ha accettato di candidarsi per questo: «Dallo sport ho imparato moltissimo, e l'ho sempre trasferito nelle altre cose». E la prima olimpionica in un governo in Italia. «Momento particolare per il paese, con due forze che si sono semprecombattuteeadessosono chiamatea prendersi la responsabilità insieme: era giusto rompere degli schemi rispetto al passato». Controcorrente, ovviamente, è il titolo della sua autobiografia. Sta scrivendo un libro sui campioni chesi sono ritirati. Lei, anche seal-trove, va avanti. «Letta ha fatto bene a chiamare tante donne e per-sone giovani, un segnodicambiamento». Ha votato scheda bianca e non Marini («nessuno dei miei elettori sarebbe stato contento di ritrovarselo al Quirinale»). Le decisioni del partito contano, la realtà di più:«In canoa se arrivo alla cascata scendo, non mi butto di sotto». Bentornata.

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