03/05/2013 14:23 CEST - Personaggi

Fish: "Spero che un giorno essere gay non farà notizia"

TENNIS - Il coming out del cestista NBA Jason Collins ha generato reazioni di apprezzamento nel tennis. Dichiarazioni di sostegno sono arrivate da Martina Navratilova, Billie Jean King, Mardy Fish, Andy Roddick e i gemelli Bryan. Ma perché, molti si chiedono, nel tennis maschile non ci sono coming out? Alessandro Mastroluca

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Mardy Fish, Cincinnati 2011 (Kevin C.Cox, Getty Images)
Mardy Fish, Cincinnati 2011 (Kevin C.Cox, Getty Images)

Il presidente Obama è rimasto colpito dal suo coraggio. Martina Navratilova l'ha definito “un atleta che cambierà lo sport, che ha aperto la strada per la libertà”. Jason Collins, per dodici anni centro degli Washington Wizards è il primo giocatore nella storia degli sport di squadra americani, ad aver dichiarato la propria omosessualità prima di aver lasciato l'attività agonistica. In questa battaglia di libertà, in questa battaglia per il diritto di avere diritti, come quello alla felicità che negli Stati Uniti è scritto nella costituzione, lo sport ha iniziato a rompere le prime barriere. Anche se di strada ce n'è ancora parecchia da fare.

Ancora nel 1975 Harvey Milk, il primo omosessuale ad essere eletto ad una carica politica negli Usa, ha sentito l'esigenza di confessare alla stampa, all'insaputa del diretto interessato, che Oliver Sipple, l'uomo che aveva sventato un attentato contro il presidente Ford, era gay. Sipple ha fatto causa ai giornali che hanno pubblicato la notizia per violazione della sua privacy. Il processo, un caso di scuola della giurisprudenza Usa nel bilanciamento tra tutela della sfera personale e diritto dell'informazione, si è concluso nel 1984 con la sentenza della Corte Suprema che dà ragione ai giornali perché  l’outing era motivato da «legittime considerazioni politiche, ovvero sfatare la falsa immagine che i gay fossero figure timide, deboli e non eroiche».

Negli ultimi trent'anni i gay hanno vinto medaglie olimpiche (nei tuffi Greg Louganis, affetto anche da HIV, e Matthew Mitcham, l'australiano oro dalla piattaforma a Pechino capace di stabilire il più alto punteggio nella storia delle finali olimpiche con 112.10 all'ultimo tuffo; nel nuoto con lo staffettista Bruce Hayes), hanno venduto milioni di dischi e girato film di successo. Ma negli sport mainstream gli stereotipi “macho” sopravvivono e gli atleti preferiscono nascondere i propri orientamenti omosessuali o dichiararli solo anni dopo aver smesso di giocare o al massimo, come il calciatore Brendan Rodgers, centrocampista dello Stevenage con 18 presenze nella nazionale Usa, fare coming out e contestualmente annunciare di appendere le scarpette al chiodo.

Il tennis non fa eccezione. Lo sport dei gesti bianchi è riuscito a superare le barriere razziali (ne è passato di tempo da quando Althea Gibson, prima campionessa di colore, vinceva Wimbledon con l'amica Angela Buxton, inglese di famiglia ebrea, e un quotidiano titolava “Le minoranze vincono”, da quando Arthur Ashe veniva definito “una stranezza atletica) ma non il tabù sessuale, almeno al maschile.

Più frequenti i casi di lesbiche dichiarate, come le tre ex numero 1 Billie Jean King (pioniera nelle lotte per l'uguaglianza e fondatrice della WTA), Martina Navratilova e Amelie Mauresmo che ha fatto coming out nel 1999, a 19 anni, durante gli Australian in cui sarebbe arrivata fino alla finale.

“Quando ho fatto coming out nel 1981 non ho avuto molto supporto, e so che ho perso contratti pubblicitari” ha scritto Martina Navratilova, che ha anche dichiarato come la WTA le avesse inizialmente chiesto di mantenere il segreto e ha spiegato di avere in un primo momento accettato per paura che la sua omosessualità ostacolasse le pratiche per ottenere la cittadinanza americana.

“Nel tennis” ha aggiunto nelle riflessioni pubblicate su Sports Illustrated, “non hai da temere per il tuo lavoro. Non ci sono presidenti, direttori generali, allenatori che possono tenere i giocatori lontano dai campi”. Ma se questo spiega perché i coming out sono più frequenti nelle discipline individuali, non basta a capire perché si conosca un solo tennista gay, il paraguayano Francisco Rodriguez, best ranking di n.373 raggiunto nel 2004. E anche lui ha aspettato la fine della carriera per confessarsi alla rivista Out nel 2008.

“Non so perché succeda” ha ammesso Martina Navratilova. “E' uno sport globale” ha detto Mike Bryan, che insieme al gemello Bob è amico di Collins e di suo fratello Jarron con cui hanno frequentato l'università a Stanford e spesso giocano a golf. “E' difficile capire come ciascuno reagisca sull'argomento” vista la complessa rete di nazionalità di religioni, di lingue che si incontrano sui campi.

Per Chris Evert non è da escludere che la paura di perdere contratti pubblicitari possa essere un fattore deterrente. Ma c'è un altro aspetto, aggiunge la grande rivale di Martina Navratilova. “Per me, molte persone pensano che a nessuno debba interessare ciò che fanno fuori dal campo. Credo che vogliano mantenere privata quella parte della loro vita.

“Qualche gay ci sarà sicuramente” commenta Sam Querrey, che si chiede anche se gli omosessuali non tendano naturalmente ad abbandonare lo sport agonistico e ad essere per questo sottorappresentati.

Certamente negli ultimi anni il clima sta cambiando. L'anno scorso ha avuto un impatto notevole la decisione di Laura Robson di scendere in campo con un nastrino arcobaleno agli Australian Open, sul campo intitolato a Margaret Court che, diventata pastore evangelico, aveva definito le unioni omosessuali “insane e innaturali”, “un abominio agli occhi del Signore”. Quel nastrino e in un certo senso omologo della coccarda gialla, simbolo dell'Olympic Projects for Human Rights, che l'australiano bianco Peter Norman si appunta sul petto durante la premiazione dei 200 metri a Messico '68 per solidarietà con Tommie Smith e John Carlos che sollevano al cielo due pugni guantati di nero in nome delle Black Panters. Da quel nastrino giallo, molto è cambiato, nello sport e non solo.

Obama si è espresso a favore delle unioni gay, dando un'accelerata a un processo che ha portato molti stati degli Usa, l'Argentina, l'Uruguay, la Francia ad allargare alla comunità LBGT il diritto ad avere diritti.

Anche nel tennis, dopo la confessione di Collins qualcosa si è mosso. Roddick e Fish, anche lui amico dei Collins, sono diventati i primi tennisti ad unirsi a Athlete Ally, un'associazione dedicata alla lotta contro l'omofobia nello sport.

“Non so come sarebbe visto un tennista gay” ha detto Fish, “ma ai miei occhi non cambierebbe niente. Spero che questi siano i primi passi verso un giorno in cui essere gay non sarà una notizia da prima pagina”.

Alessandro Mastroluca

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