08/05/2013 21:01 CEST - Madrid Masters

Nadal: "A volte chiedo troppo a me stesso"

TENNIA - NADAL b. Paire 63 64. Traduzione di Alessandro Mastroluca

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Rafa, parliamo dei due punti miracolosi, uno per set, che forse sono stati la chiave del match. La partita è durata un'ora e un quarto. Speravi di giocare di più?
Beh no. Non posso dirti cosa speravo. Mi limito ad andare in campo e fare tutto quello che posso. Poi se il match dura un'ora e 50, due ore, tre ore non lo so. Vado avanti un punto alla volta, provo a dare il meglio e vincere più punti possibile. Cerco di vincere. Poi è vero che Paire non ti fa giocare scambi lunghi, che accorcia gli scambi: giocarci non è facile dal punto di vista fisico perché non sai dove e come ti farà muovere, non sai che aspettarti da lui in molte occasioni. Ti fa scattare spesso, ti costringe a cambiare direzione molte volte.

A Montecarlo hai detto che a volte ti senti quasi obbligato a vincere perché hai molti titoli da difendere. In questo torneo, considerato che l'anno scorso hai perso presto, giochi con una mentalità diversa?
No, no, non cambia niente. Quello che ho detto è che a volte sento che le aspettative sono troppo alte. Chiedo troppo a me stesso. Quest'anno il discorso è totalmente diverso perché vengo da una stagione in cui ho giocato poco per via dell'infortunio. Ogni vittoria per me vale molto, sinceramente difendere o non difendere punti per me non cambia niente. L'obiettivo resta lo stesso. Misuro il percorso dell'intera stagione, non quello che devo o non devo difendere. So cosa ho intenzione di fare quest'anno. Alle altre cose non ho mai guardato. Non ho giocato per sette mesi, non ho fatto punti in sette mesi. Vedo ogni settimana come una nuova opportunità. E' così che affronto ogni singolo torneo.

Hai detto che giochi con meno ansia dopo l'infortunio. Senti una pressione maggiore giocando qui a Madrid?
La mia sola preoccupazione è star bene fisicamente. Non so se sono più o meno ansioso dopo quello che è successo. Certo non l'ho dimenticato. E' complicato perché ho avuto buonissimi risultati da quando sono tornato ma sento che il ginocchio non è ancora a posto. L'infortunio è l'unica cosa che mi crea ancora dei dubbi. Per tutto il resto, mi ripeto: i risulti sono molto migliori di quanto avrei sognato. Forse questo ha creato un po' d'ansia in me, sapere che se non avessi fatto bene a Indian Wells, Miami, Montecarlo, Roma e al Roland Garros sarei potuto scivolare molto dietro in classifica, al numero 25 o 30. Fortunatamente ho fatto molto bene nei sei tornei giocati finora. Comunque prendo quest'anno come una stagione di transizione e cercherò di giocare al meglio. La mia sola preoccupazione, il mio solo dubbio è che il ginocchio stia bene giorno dopo giorno.

Volevo chiederti della sconfitta di Djokovic di ieri. Sei sorpreso? Cosa pensi dell'atteggiamento del pubblico nei suoi confronti? Cosa hai pensato di Dimitrov?
Ha vinto un set con me a Montecarlo. A Miami ha servito per il set contro Djokovic. Quando vedi un giocatore che arriva, che fa molto bene, che gioca a un livello molto alto, uno di questi giorni dovrà prendere il volo. Non c'è una sola ragione che gli impedisca di far molto bene. Ha tutto quello che serve per essere un ottimo giocatore. E non capisco perché non sia molto in alto già adesso che ha 22 anni, credo. Pensavo che già quest'anno ci sarebbe arrivato. Lo pensavo già la prima volta che l'ho visto giocare, forse anche prima di averlo affrontato la prima volta, a Rotterdam nel 2009. Pensavo che avrebbe fatto il salto di qualità già tre o quattro anni fa. Ma adesso lo sta facendo e lo vedremo presto tra i migliori del mondo. Parlando della sconfitta di Djokovic, sono cose che capitano. Quando giochi in questo tipo di tornei affronti tutti i migliori del mondo, devi chiedere a te stesso tanto già dai primi turni. Capita. Ha perso. Per quanto riguarda il pubblico, non posso dire niente, in albergo non vedevamo il canale che trasmetteva la partita, perciò non l'ho vista. Mi spiace.

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