10/06/2013 20:15 CEST - Roland Garros

Ferrer sorprende nel feudo di Nadal. Tsonga semi delusione

TENNIS - Prima finale slam a 31 anni per David Ferrer. Peccato che sulla sua strada incroci l'uomo dei record sul rosso: Rafael Nadal. Su tutti delude Jo-Wilfried Tsonga, più di Roger Federer che gioca il colpo del torneo. Miglior partita: Wawrinka-Gasquet. Stefano Pentagallo

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David Ferrer e Rafael Nadal durante la premiazione
David Ferrer e Rafael Nadal durante la premiazione

Statistica più significativa: Nadal otto volte vincitore
Impressiona meno vedere qualcuno alzare per l'ottava volta la Coppa dei Moschettieri, come mai nessuno prima d'ora, se costui si chiama Rafael Nadal e ha già infranto tutti i record possibili e inimmaginabili sul rosso. La vittoria lo pone in testa anche per numero di match vinti a Parigi - 59 contro i 58 di Federer, Vilas e Pietrangeli. Mentre le vittorie dello svizzero sono arrivate attraverso quindici partecipazioni e tredici sconfitte, a testimonianza della sua enorme capacità di adattamento alla superficie a lui meno congeniale; quelle di Nadal affermano la sua netta superiorità su una superficie che lo pone (indiscutibilmente) come il migliore di sempre, con una sola sconfitta in nove edizioni ai French Open. In epoche diverse è pressoché impossibile stabilire chi sia il migliore, ma di fronte ai numeri del maiorchino, sul rosso il verdetto è abbastanza inequivocabile.

Rivelazione del torneo: David Ferrer
Una menzione speciale va a Tommy Robredo, che l'anno scorso di questi tempi giocava il Challenger di Caltanissetta al rientro dopo una serie di infortuni e invece quest'anno si è issato ai quarti di finale del torneo più importante giocato su terra eliminando, da sfavorito, due ossi duri come Monfils e Almagro, entrambi sconfitti al quinto.
Non passa inosservato neanche Tommy Haas, che con la vittoria su Youzhny è diventato in un sol colpo il più anziano quartofinalista Slam dai tempi di Agassi (Us Open 2005) e il terzo tedesco a raggiungere i quarti in tutti gli Slam (Becker e Stich).
Ma la palma come giocatore rivelazione non può che andare a David Ferrer, alla prima finale Slam in carriera a 31 anni compiuti. Nonostante vanti venti titoli ATP di cui dieci sul rosso, lo spagnolo a Parigi non ha mai brillato particolarmente eccezion fatta per la semifinale raggiunta l'anno scorso. È come il vino, più invecchia più migliora. Lui ed i suoi risultati. David è un onesto mestierante. Attua bene il suo piano di gioco ma non possiede un colpo definitivo, l'accelerazione che può dargli il punto in qualsiasi momento. Fa bene molte cose, ma le fa meno bene di un Nadal, superiore a lui in tutto. E con questi presupposti non poteva fare molto di più in finale. Resta comunque da incorniciare il suo cammino, con zero set persi contro Matosevic, Montanes, Lopez, Anderson, Robredo e Tsonga.

Delusione del torneo: Jo-Wilfried Tsonga
Troppo facile indicare i nome di Gulbis - da cui ci si sarebbe aspettato certamente qualcosina in più, soprattutto dopo le sue dichiarazioni: "A Parigi sarò il più forte tra gli outsiders." E invece fuori al secondo turno contro un altro outsiders: Monfils - o di Berdych, sfortunatissimo nel sorteggio. Così come facile sarebbe anche gettare la croce addosso a Federer, da cui non ci si aspettava certo sfracelli con tutte le difficoltà incontrate in questa stagione, nonostante avesse avuto in dote un tabellone autostrada fino ai quarti.
Neanche da Tsonga nessuno si sarebbe aspettato che vincesse il torneo, né alla vigilia né dopo la vittoria su Federer. Ma che raggiungesse almeno la finale una volta sconfitto l'avversario sulla carta più ostico, quello sì. A rimanere deluso è stato soprattutto il pubblico francese che su di lui puntava per un Noah bis trent'anni dopo. Perdere da Ferrer sulla terra ci può stare, sia ben chiaro, ma non in quel modo. La collaborazione con Rasheed ha portato dei miglioramenti sul rovescio e nella lettura tattica della partita. Restano da superare quei limiti derivanti dalla sua natura di giocatore troppo incostante, incapace di tenere attaccata la spina per lungo tempo nei match tre su cinque contro giocatori che ti concedono ben poche chance. Un passo necessario da compiere se si vuol puntare al bersaglio grosso.

Miglior partita: Wawrinka-Gasquet
Per molti può essere la semifinale tra Rafa Nadal e Novak Djokovic. E nessuno avrebbe da obiettare. McEnroe è arrivato addirittura a definirla la miglior partita di sempre giocata su terra rossa. Mai banale l'americano, neanche nelle sue esagerazioni. Nessuno può negare che il quinto set sia stato di altissimo livello, ma  per gran parte del match Djokovic è sembrato in ombra, anche nel secondo e quarto set vinti con delle fiammate arrivate solo negli ultimi game. Questo nulla toglie alla vittoria strameritata di Nadal e alla bellezza del match.
Per me, però, le cose migliori si son viste nel match Wawrinka-Gasquet. Non soltanto perché si sono affrontati due dei più bei rovesci ad una mano - ormai merce sempre più rara in un torneo che ai quarti di finale ha visto il trionfo del rovescio bimane (Djokovic, Nadal, Ferrer e Tsonga) su quello monomane (Haas, Wawrinka, Robredo e Federer) con un bilancio di 12 set a 0 -, ma anche perché si è giocato su livelli altissimi per tutto l'incontro, con una varietà di soluzioni che non si è vista nel match Djokovic-Nadal. A fine match si contavano in tutto 98 discese a rete (53 Gasquet, 45 Wawrinka), 149 vincenti (92 Wawrinka, 57 Gasquet) e "solo" 101 errori non forzati (55 Wawrinka, 46 Gasquet). Di loro tutto si può dire tranne che non sappiano regalare spettacolo nelle loro giornate migliori.


 

Colpo del torneo: Roger Federer
In questo Roland Garros non si può certo dire che Federer abbia lasciato il segno, non fosse altro che per questo incredibile colpo messo a segno nel match giocato con Simon.
Lo svizzero risponde di rovescio ad una seconda del francese, ne sussegue un breve scambio sulla diagonale destra con Simon che trova un angolo strettissimo con il dritto costringendo Federer da posizione defilata ad inventarsi una parabola a rientrare che aggira il paletto di sostegno lasciando immobile Simon. Chapeau.

Punto del torneo: Djokovic-Nadal
A differenza del colpo singolo, il punto del torneo non deve essere necessariamente il più bello, di quelli conclusi con il classico colpo da "circoletto rosso" dopo un lungo scambio. Tante volte il punto del torneo è quello che può indirizzare un'intera partita verso un giocatore o un altro. È il caso dell'invasione di campo di Novak Djokovic, chiamato a battezzare un comodo smash sul punteggio di 4-3, 40/40 e servizio.
Fiumi di parole si sono spesi sulla correttezza o meno della regola, se non sia il caso di valutare dove sia la pallina al momento del contatto con la rete. Mi sono sempre trovato in disaccordo con il concetto di discrezionalità affidato all'arbitro, perché ognuno di loro può valutare una stessa situazione in maniera diversa. Trovo, invece, che bisognerebbe rendere il regolamento il più univoco possibile, in modo da limitare al minimo le situazioni in cui è richiesta l'interpretazione dell'arbitro. La regola parla chiaro: se si tocca la rete il punto è dell'avversario. Che il match, e l'intero torneo, sia potuto girare a sfavore di Djokovic per un episodio alquanto pacchiano è un altro discorso.

Episodio del torneo: Invasione di campo
Come accaduto quattro anni fa con Roger Federer in finale con Robin Soderling, anche in questa edizione abbiamo assistito ad un'invasione di campo di un ragazzo a torso nudo, armato di fumogeno. Fortuna che sia stato immediatamente immobilizzato dalla security, pur non dando mai l'impressione di rappresentare una seria minaccia all'incolumità dei giocatori in campo. Inspiegabile come si perpetuino questi episodi dopo il caso Seles, ancor più inspiegabile che sia accaduto per la seconda volta al Roland Garros nel giro di pochi anni. Un gesto senza conseguenza, che è però costato un piccolo passaggio a vuoto a Nadal. Fortuna per lui che il match non sia mai stato in discussione.

Stefano Pentagallo

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