10/06/2013 19:06 CEST - ROLAND GARROS 2013

Ferrer, Haas, Robredo: Parigi regno dei "vecchi"

TENNIS - Oltre all'immenso Nadal, i complimenti più sentiti per il Roland Garros vanno fatti a Ferru e ai due Tommy, capaci di raggiungere i loro migliori risultati parigini a 30 anni ben superati. Claudio Maglieri

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Tommy Robredo
Tommy Robredo

RAFAEL NADAL – VOTO 9
Nove volte presente al Roland Garros, otto coppe dei moschettieri in bacheca: il bilancio di Rafa a Parigi è impressionante (e infatti sono già partiti i caroselli sui tutti i record appena stabiliti). Ovviamente ci sono anche stavolta i soliti sospettosi che non credono al “miracolo” di questa ennesima rinascita (dopo il famoso infortunio al ginocchio) ma tant’è: Nadal non metterà mai tutti d’accordo, ma intanto sta incidendo sempre di più il proprio nome nella storia di questo sport. Nell’edizione 2013 del torneo parigino lo spagnolo non è sembrato irresistibile come altre volte (leggasi 2008), nei primi due match ha rischiato qualcosa (in particolare contro Brands) e poi, in semifinale, ha dovuto estrarre tutto dal proprio serbatoio psicofisico per avere la meglio su un grande Djokovic. La finale, come da previsioni, è stata più o meno una scampagnata: per lui è stato un torneo da 9 in pagella, ora vedremo come se la caverà a Wimbledon a distanza di un anno dalla "rosolata" (come la definirono i suoi detrattori).

DAVID FERRER – VOTO 8
Prima finale Slam a 31 anni, nel torneo a lui più congeniale: Ferrer meritava un traguardo del genere, dopo una carriera fatta di sacrifici ed una costanza di rendimento da fare invidia a molti. Il “medioman” spagnolo, tuttavia, ha mostrato per l’ennesima volta i suoi pregi ed i suoi limiti: contro la maggior parte dei tennisti riesce sempre a spuntarla (zero set concessi in sei partite) ma quando si trova dall’altra parte della rete uno dei magnifici quattro si squaglia clamorosamente, senza dare mai l’impressione di potercela fare. Contro Nadal, poi, fa tenerezza: lotta, sbuffa come una ciminiera, consuma scarpe, recupera break e poi finisce immancabilmente per soccombere. Domenica mattina, forse, nemmeno i suoi genitori avrebbero scommesso un euro sulla sua vittoria: ad ogni modo "Ferru" è stato bravissimo a macinare avversari, ad un’età in cui molti tennisti sono già sul viale del tramonto.

NOVAK DJOKOVIC – VOTO 7,5
Ah, quell’invasione di campo nel quinto set, sul 4-3 40-40 e servizio…"Nole" e i suoi tifosi sogneranno quell’episodio per molte notti, quasi si trattasse di un incubo peggiore di Freddy Krueger. Il numero uno al mondo ha disputato un torneo estremamente solido ed ha raggiunto le semifinali lasciando per strada un solo set, ma si sapeva che la prova del nove sarebbe stata la semifinale contro Nadal. Djokovic ha confermato di essere l’unico in grado di battere lo spagnolo anche sui campi rossi e mai come questa volta è andato vicino all’impresa parigina: il modo in cui ha rimesso in piedi il quarto set meritava grandi applausi, poi al quinto non ha saputo sfruttare il vantaggio di un break anche a causa di quella sciocchezza (davvero incredibile l’invasione, al di là dei regolamenti) ed alla fine, esausto, ha ceduto di schianto. La prima vittoria al Roland Garros era li a pochi passi (Ferrer gli avrebbe fatto il solletico in finale): la pagella è buona, ma per la lode ripassare tra un anno. Intanto lo aspettiamo a Wimbledon.

JO WILFRIED TSONGA – VOTO 7
Doveva essere l’erede di Yannick Noah, invece è diventato l’erede di Henri Leconte (ripensando al ko contro Wilander nella finale del 1988). I francesi aspettavano con ansia una finale Nadal-Tsonga, ma dopo un percorso perfetto fino alle semifinali (con tanto di vittoria in tre set sul fantasma di Federer) "Cassius-Jo" si è fatto sorprendere dalla solidità di Ferrer, regalandoci cosi una finale dall’epilogo scontatissimo: intendiamoci, Nadal avrebbe vinto comunque il titolo, ma forse contro Tsonga avremmo avuto una partita più avvincente. Il transalpino, ad ogni modo, ha giocato un buon torneo e merita la sufficienza "pienissima". Sui prati londinesi potrebbe essere una pericolosa mina vagante per i big.

ROGER FEDERER – VOTO 6,5
Dopo il tormentone sul ginocchio di Nadal, ecco a voi il tormentone sulla schiena di Federer. Nelle ultime settimane se ne sono lette di cotte e di crude, i suoi aficionados viaggiano sulla strada della preoccupazione: "Si vede che ha male alla schiena, serve male e si muove peggio" oppure "vedete? Il movimento al servizio è più macchinoso del solito" senza dimenticare "lui non dice nulla quindi forse sta bene, in realtà sta male ma da gran signore non lo dice: dovrebbe fermarsi un po’". Qualcuno ha addirittura avanzato l’ipotesi che Roger farebbe bene a ritirarsi: la verità probabilmente è un’altra. Federer, dopo 15 anni di tennis ad altissimo livello e più di mille partite giocate, è semplicemente usurato, meno brillante di una volta e non è più in grado di sprigionare sempre tutto il proprio talento. Che fisicamente, poi, non sia al meglio è evidente, ma a Parigi ha raggiunto i quarti con disinvoltura, in ottavi si è liberato di Simon con una bella rimonta, poi con Tsonga non ne aveva più e buonanotte. Tabellone o non tabellone, raggiungere i quarti di uno Slam è sempre difficile per cui il suo percorso merita il 6,5. Ora vedremo in che condizioni si presenterà a Wimbledon.

TOMAS BERDYCH – VOTO 4,5
Una delle grandi delusioni del torneo. Ok, perdere da Monfils a Parigi ci può stare, ma un top ten come lui dovrebbe avere sempre l’asso nella manica per raddrizzare partite insidiose come questa. E invece niente: sotto di due set sembrava aver rimesso le cose a posto, per poi cedere al quinto. Gli anni dispari, evidentemente, gli portano male, dato che a Parigi uscì al primo turno anche nel 2007 (Garcia-Lopez), 2009 (Bolelli) e 2011 (Robert). Questo giocatore è davvero forte, ma non ha mai trovato la continuità dei grandi campioni e a questo punto e lecito chiedersi se riuscirà mai a scovarla.

RICHARD GASQUET – VOTO 6
La media perfetta tra una prima parte di torneo impeccabile (7) e la solita sconfitta eroica (5), stavolta contro Wawrinka. Stesso discorso fatto per Berdych: sul talento di Gasquet non si discute, ma è incredibile come questo ragazzo riesca ogni volta a complicarsi la vita, fallendo sempre quella prova del nove che ormai per lui è diventato un sogno terrificante. Ha vinto le prime tre partite con grande facilità, poi è andato avanti di due set contro lo svizzero ma al momento di chiudere il match se l’è un po’ fatta addosso, riuscendo a rimettere in pista un avversario in condizioni fisiche non perfette. La partita è stata favolosa (voto 10 per le emozioni e per gli infiniti colpi vincenti a tutto braccio), ma quando "Riccardino" ha ceduto il terzo set in molti sapevano già come sarebbe finita, ormai il film è sempre lo stesso. Che peccato.

STANISLAS WAWRINKA – VOTO 6,5
Facciamo anche qui il gioco della media voti: fino agli ottavi di finale ha disputato un torneo da 8, poi contro Nadal si è sdraiato come sempre a pelle d’orso (5) e fine delle trasmissioni. Nonostante una gamba malconcia Stan ha portato a casa le prime partite, si è liberato facilmente di un cliente pericoloso come Janowicz e poi si è aggiudicato al quinto set la partita del torneo, il meraviglioso duello di rovesci a una mano contro Gasquet. Fin qui tutto bene, ma contro Nadal è stato insopportabile: da lui non ci si attendeva una vittoria, ma una resistenza più eroica si. Invece nulla: quando affronta lo spagnolo gioca con la stessa convinzione che ha chi vi scrive quando prova a eliminare il grasso in eccesso, si deprime facilmente e va presto in balia dell’avversario. Zero set vinti in dieci confronti diretti: chiediamoci il perché.

TOMMY HAAS – VOTO 7,5
Ormai è difficile trovare qualcosa di originale per lodare le gesta di questo splendido tennista, che sa trattare la pallina come pochi. A 35 anni sta vivendo una seconda giovinezza, tanto da riuscire a disimpegnarsi alla grande in un torneo duro e dispendioso come il Roland Garros: dal punto di vista atletico sprizza energia da ogni poro, ormai la top ten è lì ad un passo e trovarlo a fine stagione al Master non è affatto un sogno. La vittoria contro John Isner, 10-8 al quinto set dopo aver sprecato molto in precedenza, è stata l’ulteriore prova della sua competitività anche sulla lunga distanza e nei quarti di finale Djokovic ha dovuto sudare non poco per prevalere su un giocatore più vecchio di lui di nove anni. Sempre più sorprendente.

TOMMY ROBREDO – VOTO 8
Stesso voto di Ferrer, mezzo punto in più di Djokovic e Haas. Non è follia, semplicemente va elogiato a più non posso un giocatore che nel giro di dodici mesi, a 31 anni, è riuscito a tornare ai vertici del tennis dopo una lunga assenza a causa di un infortunio. Robredo non è mai stato un tennista considerato fino in fondo, tra gli spagnoli è uno di quelli con meno appeal, eppure gioca da sempre un tennis solido e senza fronzoli, che in passato gli ha regalato soddisfazioni (qualificazione al Master nel 2006). A Parigi ha beneficiato dell’ultima testa di serie grazie ad alcuni forfait e lui l’ha sfruttata divinamente, raggiungendo i quarti di finale. Soprattutto è stato capace di vincere ben tre partite al quinto set, dopo aver perso i primi due (Sijsling, Monfils e Almagro): fisicamente lo abbiamo recuperato, il coraggio non lo ha perso. Davvero complimenti.

ANDREAS SEPPI – VOTO 6
Veniva da un periodo davvero critico e per poco non ci ha lasciato le penne al primo turno, contro il modesto Leonardo Mayer. Dopo la grande cavalcata del 2012, quando raggiunse gli ottavi e mise in seria difficoltà Djokovic, Seppi non si è ripetuto in questo 2013, pur svolgendo bene il suo compitino. Ha vinto i primi due match come da copione (anche se forse li avrebbe potuti portare a casa senza le fatiche del quinto set), poi Almagro lo ha regolato piuttosto agevolmente. Il 6 è comunque un voto di fiducia: dopo alcune settimane difficili, a Parigi Andreas ha dato segnali di ripresa, ci auguriamo di rivederlo su buoni livelli e che il peggio sia alle spalle.

FABIO FOGNINI – VOTO 6
Anche lui, come Seppi, non ha tradito le attese ed ha fatto ciò che ci si aspettava: vincere i primi due incontri, per poi inchinarsi alla supremazia di Nadal. In questo caso, tuttavia, il discorso è più complesso: Fabio avrebbe meritato 6,5 per come ha disinnescato Rosol al secondo turno (facendo arrabbiare i tifosi di Nadal, che già pregustavano la rivincita di Wimbledon 2012) ma il match contro lo spagnolo abbassa la sua media voto. Nessuno pretendeva la vittoria contro un fenomeno del genere, ma nel primo set il ligure non ha sfruttato diverse buone occasioni per vincere il parziale. Poi, con tutta probabilità, Rafa avrebbe vinto lo stesso, ma sarebbe stata tutta un’altra partita.

ERNESTS GULBIS – VOTO 5
In conferenza stampa è simpatico, dice sempre quel che pensa ed offre valanghe di spunti ai giornalisti. In campo è divertente, gioca bene e se "on fire" diventa pericolosissimo. Tuttavia il buon Ernest continua a deludere: con l’uscita prematura di Berdych aveva un tabellone d’oro per arrivare fino alle semifinali, ma il lettone si è fatto incartare da Monfils già al secondo turno. Probabilmente la colpa è nostra, non sua: ci aspettiamo sempre tanto da un giocatore con le sue potenzialità, ma forse Gulbis non ha (e forse mai avrà) le carte in regola per primeggiare in tornei del genere. Per gli exploit Ernests sarà sempre in pole position, ma i grandi risultati si raggiungono soprattutto con la costanza, dote che lui non possiede.

MILOS RAONIC – VOTO 5
Si è fatto eliminare al terzo turno da un onesto bombardiere come Kevin Anderson, per giunta in tre set. Non c’è molto altro da dire: il suo Roland Garros non è stato indimenticabile, ma per Raonic il bello inizia ora. Il canadese ha potenzialità e grandi margini di miglioramento, l’aver assunto come coach un personaggio competente e carismatico come Ivan Ljubicic è stata una mossa geniale: ora, però, siamo all’"adesso o mai più", se Raonic non farà l’ultimo salto di qualità nemmeno con il croato al proprio fianco, allora la sua resterà per sempre una carriera da gregario.

GRIGOR DIMITROV – VOTO 5,5
Se lo giudicassimo per le sue conquiste sentimentali il voto sarebbe decisamente migliore, ma questo articolo analizza le prestazioni al Roland Garros e quindi Grigor non può raggiungere la sufficienza. E’ vero, al terzo turno si è trovato di fronte il muro Novak Djokovic, ma chi si aspettava una partita lottata (ripensando soprattutto al match di Madrid) ha dovuto mandare giù una grossa delusione. Dimitrov non è nemmeno riuscito a fare un graffio al proprio avversario: appena sette giochi nel taschino, e poi a casa con le pive nel sacco. A farsi consolare da Maria, ma questa è un’altra storia…

GAEL MONFILS – VOTO 7
In classifica è sceso parecchio a causa di problemi di natura fisica, ma le sue partite (soprattutto davanti al pubblico di casa) restano sempre uno spettacolo. Non è mai stato (nè mai sarà) un tennista baciato dal talento, il suo gioco si basa sul grande atletismo, ma il modo in cui riesce a coinvolgere e ad emozionare i tifosi è una dote innata, che non si può insegnare. Contro Berdych ha tirato fuori il coraggio, mentre nella sfida con Gulbis ha fatto valere la sua enorme voglia di vincere. Al terzo turno ha sfiorato una vittoria che sarebbe stata meritata, ma quando non ha chiuso il tie-break del quarto set probabilmente ha capito anche lui che la benzina era finita. Comunque bravissimo.

JUAN MONACO, JANKO TIPSAREVIC – VOTO 5
Due grosse delusioni: l’argentino, da sempre un cagnaccio sui campi in terra battuta, si è fatto buttare fuori al primo turno da Gimeno-Traver (sprecando un vantaggio di due set) mentre Tipsarevic ha confermato per l’ennesima volta che le primissime posizioni del ranking mondiale sono un qualcosa che non lo riguardano (e infatti sta perdendo terreno).

BOB BRYAN / MIKE BRYAN – VOTO 9
Il doppio è sempre tanto bistrattato, ma questi due ragazzoni stanno stracciando record su record (meritatamente). Chi li definisce due singolaristi falliti non ha capito nulla, giocano un tennis pulito e intelligente, soprattutto hanno raggiunto un affiatamento pazzesco: li guardi in campo e capisci che ogni colpo e ogni tattica sono frutto di una telepatia incredibile. A distanza di anni si sono aggiudicati per la seconda volta il Roland Garros, collezionando il quattordicesimo Slam: qualcuno provi a criticarli.

LLEYTON HEWITT - sv
Per chi vi scrive è una pugnalata continuare a vedere Hewitt trascinarsi da un torneo all’altro, preso a pallate e scherzato da giocatori che un tempo non potevano nemmeno portargli la borsa. Lo Hewitt di una volta, che metteva paura agli avversari con uno sguardo e che vinceva partite grazie al suo immenso coraggio, è morto parecchi anni fa: oggi assomiglia ad un gattino senza artigli, che si ostina a provarci spinto da un amore per il tennis che non accenna a diminuire. I grandi campioni, però, devono anche capire quando è il momento di dire basta (vedi Roddick e Safin, per citare due esempi): l’australiano continua ad inanellare delusioni, il fisico non lo regge più, per cui farebbe meglio a dire stop e a godersi i suoi tanti soldi.

Claudio Maglieri

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