23/06/2013 14:41 CEST - Wimbledon

Federer: "Le superfici non dovrebbero essere tutte uguali"

TENNIS - Wimbledon, l'intervista pre-torneo di Roger Federer. Traduzione di Alessandro Mastroluca

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Cosa pensi di quello che ha fatto Rafa dopo essere rientrato dall'infortunio?

Mi aspettavo che sarebbe tornato in perfette condizioni, soprattutto considerato che è rimasto fuori a lungo. Non sarebbe certo rientrato se non fosse stato al meglio. Il suo ritorno è stato grandioso, non totalmente inatteso per me, ma certamente notevole per questo sport. Ha giocato nove tornei, ha fatto nove finali e chiaramente ha vinto il Roland Garros e tanti altri tornei. E' impressionante. E' bello averlo di nuovo sul circuito.

Novak ha parlato ieri di quanto la superficie sia più lenta rispetto a, diciamo, dieci anni fa. Hai notato una differenza significativa? Rimpiangi la vecchia superficie in termini del tuo stile di gioco?

Lo rimpiango di più per gli altri tornei. Non è successo solo qui, è successo ovunque. Credo anche che questo abbia cambiato gli stili di gioco. Ma erano comunque destinati a cambiare. C'erano più giocatori da fondo 10 o 15 anni fa di quanti ce n'erano probabilmente mai stati prima. E poi i tornei hanno iniziato a rallentare significativamente le condizioni di gioco. E questo non ti dà davvero grandi incentivi a scendere a rete. Il tennis è diventatoo più prevedibile. Credo sia un peccato, perché credo sia bello vedere più giocatori trovarsi più spesso fuori dalle loro zone di sicurezza. Ora puoi giocare nello stesso modo sulla terra, sull'erba, sul duro. E non è certo questa l'idea di avere superfici diverse.

Mi chiedevo: credi che la tua carriera sull'erba sarebbe stata diversa se le condizioni fossero rimaste le stesse del 2001, quando hai battuto Sampras? In che modo credi che la lista dei favoriti di quest'anno sarebbe stata diversa?

Non lo so. Credo che avremmo avuto sorteggi più insidiosi nel complesso. Adesso senti sempre che con la resistenza fisica e la solidità puoi raggiungere l'obiettivo, mentre prima un passante poteva decidere l'esito di un match. Sarei probabilmente un giocatore diverso, farei più spesso serve and volley. Ma ho realizzato abbasranza presto che il serve and volley sistematico contro giocatori che rispondono alla grande era troppo duro perciò dovevo migliorare il mio gioco da fondo. Questo mi ha portato qualche successo. Poi tantissimi giocatori sono arrivati alla stessa conclusione. Lleyton Hewitt è stato una delle forze che hanno guidato l'evoluzione in questo senso del tennis. Oggi è difficile indicare uno dei primi 20 del mondo e dire 'lui non sa giocare sull'erba'. Sembra che possano farlo tutti. Prima magari, tra i primi 10, ne avevi cinque che si trovavano male sull'erba e cinque poco a suo agio sulla terra. Oggi questo non accade più e tutti hanno una migliore opportunità di giocare bene e vincere dappertutto. Allo stesso tempo, questo è un po' una delusione.

Sono passati dieci anni dalla tua prima vittoria qui. Che sensazione ti dà guardare alla strada che hai fatto?

Sono stati 10 anni incredibili. Non riesco a credere che siano stati così belli e così ricchi di successi. MI sono davvero divertito. Mi sono fatto molti amici. Ho avviato una fondazione. Ho continuato a vincere. Ho giocato tantissimi match passando per momenti incredibili. Sarò per sempre grato a quel primo titolo vinto a Wimbledon. E' successo tutto un po' troppo in fretta per i miei gusti, ma sono felice di essere ancora qui a giocare,di avere qualche chance di competere per il titolo. Ed essere di nuovo qui da campione in carica dieci anni dopo quel primo titolo è allo stesso modo unico.

Hai sempre avuto grande rispetto per la storia del tennis, ma hai anche parlato molto di quanto sia cambiato, di quanto sia diventato più fisico. Cosa pensi a proposito del tiebreak al quinto set in tutti gli slam?

Al momento c'è solo agli Us Open, e non sono sicuro se sia quello che preferisco. Mi piace la situazione più lunga. Poi però pensi a Isner-Mahut e allora non è tanto una buona idea. Una partita così ti toglie le chance di continuare nel torneo e vincere il titolo, mi chiedo perché (sorride). E' un grosso dibattito. Credo che il tiebreak al quinto set è un po' come i rigori nel calcio. Può succedere di tutto. Non voglio dire che il peggiore tra i due giocatori vincerà necessariamente, ma è molto più incerto. Per questo a volte il set lungo è meglio. Non so cosa pensare (ride). Andiamo avanti e lasciamo che sia qualcun altro a decidere.

Tutti conosciamo l'eredità che lascerai nel tennis. E' possibile insegnare a giocare come te?

Non credo che volete vedere un altro come me, perché volete un altro gioco, un'altra personalità. Forse qualcosa di simile. Ma per me quello che davvero guida il tennis è la varietà di stili e di personalità. Non mi piacerebbe vedere un altro come me, o come Nadal o come chiunque altrio. Così i tifosi hanno i loro beniamini da tifare. Credo sia sempre una cattiva idea basare il tuo gioco su quello di qualcun altro. Io mi sono trovato un po' nella stessa situazione con Sampras. Tutti mi paragonavano a lui. Se analizzi il goco, però, lo stile, il carattere, noi due siamo incredibilmente diversi. Perciò non volevo essere conosciuto come un secondo Sampras, così come altri non vogliono essere il nuovo Federer. Tutti hanno bisogno di creare una loro identità. E per i media è importante rispettare sempre tutto questo e non cercare sempre il nuovo qualcuno.

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