06/07/2013 10:23 CEST - Wimbledon

Wimbledon attende una nuova regina

TENNIS - Lisicki-Bartoli: il Centre Court è pronto ad ospitare una finale che nessuno poteva prevedere e che regalerà ad una delle due inattese ma meritevoli protagoniste un grande sogno chiamato Wimbledon. Luca Pasta

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Lisicki e Bartoli, finaliste a Wimbledon
Lisicki e Bartoli, finaliste a Wimbledon

Lisicki-Bartoli: se qualcuno, prima dell’inizio di Wimbledon avesse pronosticato questa finale, sarebbe probabilmente stato rinchiuso in un centro di igiene mentale. Ma l’atto conclusivo del torneo femminile è proprio questo. Per la seconda volta soltanto, nell’era Open, si affrontano in finale a Londra due giocatrici mai in precedenza vincitrici di un torneo del Grande Slam. E, a pensarci bene, non è un male che sia così. Anche le pernici di altissima qualità e di tommasiana memoria, alla lunga possono annoiare.
Per una volta, le Sharapova, le Azarenka, le Williams, hanno fatto spazio ad altri volti e ad altri colpi. Quelli di Sabine e Marion, entrambe non comprese nelle prime 10 giocatrici del mondo, che sabato pomeriggio vivranno il momento più importante della loro carriera.

E se il discorso di una strada in discesa liberata da eventi accidentali può valere per la Bartoli, che ha visto aprirsi davanti a sè un’autostrada dopo l’infortunio della numero 2 del tabellone Azarenka e l’inopinata uscita di scena di Maria Sharapova per mano della portoghese De Brito, la stessa cosa non vale certo per Lisicki, che ha piegato non solo la tiranna Serena Williams negli ottavi di finale, ma anche Agnieszka Radwaska in semifinale, liberandosi così direttamente di 2 delle prime 4 teste di serie del tabellone. Marion Bartoli stessa comunque, è stata capace di non distrarsi nè in semifinale contro Kirsten Flipkens nè nel quarto di finale con Sloane Stephens, un incontro che poteva essere molto delicato, sia per l’oggettiva pericolosità della giovane moretta rampante, sia perchè giocato in un ambiente decisamente ostile nei suoi confronti, di fronte ad un pubblico la cui proverbiale la flemma è solo un ricordo.
Lisicki e Bartoli quindi, arrivano in finale a sopresa, ma con pieno merito. E non solo in rapporto al loro percorso nel torneo. Ma anche alla luce delle vicende, non sempre piacevoli e semplicissime, che hanno caratterizzato le loro carriere.

La Lisicki è vissuta sin qui su un‘altalena, che dalla viva luce dei quarti a Wimbledon nel 2009, raggiunti a meno di vent’anni, l’ha portata all’ombra di un posto fuori dalle top 100 al termine di un 2010 ricco solo di problemi fisici, per poi riportarla alla gloria della semifinale dei Championships del 2011. L’anno scorso poi, negli ottavi nasconde la palla a Sharapova, liquidata 6-4 6-3, ma si suicida in semifinale con la connazionale Kerber, vittima non tanto di Angelique quanto dei fantasmi che visitano ogni tanto la sua mente. Quegli stessi fantasmi che sembrano fin qui averla ignorata ed anzi averla lasciata dolcemente in preda ad una cocciuta ispirazione che le ha consentito di sopravvivere alla furia di Serena e di risorgere nel terzo set della semifinale, quando pareva ormai dominata dalle geometrie della professoressa Aga Radwanska.

E Marion? Cosa vogliamo dire di lei? Conosce bene questi prati, nel 2007 stupì il mondo dando alla regina di allora, Justine Henin, la più grande delusione della sua carriera ed estromettendola dalla finale. Quella finale vide la Bartoli piegata dalla regale Venus Williams di quei tempi, ma mostrò che questa strana ragazzona dal tennis stravagante, dai gesti bimani su entrambi i lati, dai mille tic, era pericolosa, molto pericolosa. Da allora, Marion, con i suoi saltelli e ed i suoi colpi mimati tra uno scambio e l’altro, ha vissuto molte traversie, dal difficile ma intenso rapporto con il padre allenatore, al sommesso scherno al quale è sempre stata sottoposta sui campi di tutto il mondo: lei era per tutti o quasi, la ragazza “strana“, con qualche rotella fuori posto, colei che il padre cerbero allenava legata agli elastici,  così antiestetica, così diversa. Eppure Marion ha saputo coltivare la sua intelligenza e la sua autonomia di giudizio, ed oggi, piaccia o non piaccia a molti, è nuovamente lì, sul Centre Court, pronta a lottare per il trofeo più prestigioso del pianeta.

Tecnicamente, sarà un match in cui la palla viaggerà, e parecchio. Entrambe sono grandi colpitrici con i due fondamentali, amanti di scambi brevi da concludere con folgoranti vincenti da fondo campo. Certamente Sabine appare giocatrice leggermente più classica e certo più completa, in grado di servire come soltanto Serena Williams sa fare, capace di quando in quando di apportare variazioni, di “affettare“  la palla, di avvicinarsi a rete e di concludere con voleè discrete. Pur non essendo fenomenale negli spostamenti, appare anche sotto questo aspetto superiore alla sua avversaria, sebbene  non si debba ignorare che proprio in questo torneo la Bartoli è apparsa più mobile del solito. Marion rimane comunque un ostacolo molto serio, capace con assoluta determinazione di portare avanti una partita fatta di aggressioni continue, con i suoi poderosi due colpi bimani, che possono metterla in condizione di comandare lo scambio fin dalla risposta. E, a tal proposito, banale sottolinearlo, sarà per entrambe fondamentale servire bene, con un alta percentuale di prime palle, per evitare di essere aggredite e, soprattutto nel caso di Lisicki, per ottenere gratis dal servizio punti importanti, possibilmente nei momenti importanti.

I precedenti vedono Sabine Lisicki avanti 3-1:
dei 4 incontri, due sono stati giocati proprio a Wimbledon, dove alla vittoria della Bartoli nel 2008 sulla bambina Lisicki, ha fatto seguito nel 2011 una vittoria piuttosto sofferta della tedesca di origine polacca, in ogni caso più laboriosa delle due facili vittorie di Sabine su Marion ottenute sulla terra verde di Charleston nel 2009 e nel 2011, a segnalare che su una superficie veloce come l’erba, con scambi più brevi, le possibilità della Bartoli aumentano.

In definitiva, un’analisi puramente tecnica, non può non vedere favorita Lisicki, che obiettivamente dispone di più soluzioni rispetto al martellamento monocorde della Bartoli. Ma tutti sappiamo che la tecnica, è solo uno dei fattori che possono decidere una finale, e che l’emotività, il coraggio, la lucidità, o la mancanza di queste qualitè, possono essere capaci di sovvertire una situazione tecnica favorevole ad una delle due contendenti. Ed è riflettendo su questi altri aspetti della contesa, che Marion Bartoli sembra dare più garanzie della sua avversaria: è più esperta, apparentemente più determinata, con una traquillità apparentemente nuova, forse merito di una Amelie Mauresmo, che sembra stia riuscendo laddove le fugaci collaborazioni tecniche di questi mesi avute da Marion con diversi soggetti avevano fallito, ovvero nella delicata operazione di sostituire come coach un padre che per lei, nel bene o nel male, aveva sempre rappresentato tutto nella sua vita, di tennista, e forse, non solo.

Probabilmente la reale chiave di questa inedita finale, è la condizione psicologica con cui Sabine Lisicki scenderà in campo: se dovesse essere assalita dagli antichi fantasmi, siamo certi che Marion non esiterà ad approfittarne, ma se non avrà paura, sarà probabilmente il suo nome a splendere nell’albo d’oro dei Championships.


I precedenti – Lisicki-Bartoli 3-1:
25/2011 WTA Wimbledon (GBR) Grass Sabine Lisicki b Marion Bartoli 6-4 6-7(4) 6-1 1/4

14/2011 WTA Charleston (USA) Clay Sabine Lisicki b Marion Bartoli 6-2 6-3 Second

15/2009 WTA Charleston (USA) Clay Sabine Lisicki b Marion Bartoli 6-3 6-1 1/2

26/2008 WTA Wimbledon (GBR) Grass Marion Bartoli b Sabine Lisicki 6-2 6-4 First

Luca Pasta

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