14/07/2013 15:48 CEST - TENNIS ITALIANO

Quinzi 1° italiano top-10 in 39 anni: un'illusione crederci?

TENNIS - Aspettative esagerate su Quinzi? Il digiuno ha stimolato fame (di veri campioni). Negli ultimi 20 anni Solo Federer e Dimitrov avevano vinto 17enni Wimbledon jr senza perdere un set. U. Scanagatta

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Gianluigi Quinzi sorridente con il trofeo di Wimbledon junior
Gianluigi Quinzi sorridente con il trofeo di Wimbledon junior

PRIMA PUNTATA

Prima di arrivare a sognare un Gianluigi Quinzi fra i top 10 - e di farvi leggere in un prossimo articolo la mia ricerca sui tabelloni junior di Wimbledon, dove la mossa banalmente più semplice per chi non aveva tutti i dati e tutti i tabelloni come ho conservato io nel mio archivio cartaceo era di confrontare il successo di Quinzi con chi aveva vinto il torneo junior in passato (ma punto primo, attenzione, Quinzi ha vinto il torneo dell’All England Club, senza perdere neppure un set, punto secondo val la pena di vedere quanta strada hanno fatto alcuni che al Wimbledon junior hanno perso in finale, semifinale, nei quarti o addirittura prima ancora, e se a 17 anni oppure a 18) - credo possa essere interessante per il lettore di Ubitennis ripassare un attimo la storia ATP del tennis italiano in termini di classifica, ricordando che Nicola Pietrangeli poteva sì essere considerato forse uno dei primi 5 del mondo nel suo biennio migliore, il 1959 e il 1960 (quando vinse Roland Garros per due anni e centrò a Wimbledon quella semifinale mai più raggiunta da alcun nostro tennista), ma c’era in quello stesso biennio almeno una decina di tennisti professionisti che con tutta probabilità lo avrebbero tenuto fuori dai top-ten. Paolo Bertolucci, n.12 all’apparire delle prime classifiche dell’agosto 1973, non vale certamente lo status di un Pietrangeli perché non è riuscito a restare altrettanto a lungo a ridosso dei top-ten, però alla fin fine in quel momento aveva davanti lo stesso numero di giocatori che poteva avere Nicola se i “pro” della troupe di Jack Kramer non fossero stati banditi dal tennis ipocritamente amatoriale.

Nella storia del tennis scritta dal computer-database dell’ATP - riveduto e ampiamente corretto da Ubitennis.com grazie al contributo del duo Rosato-Tirone - dal 23 agosto 1973 a oggi i top 10 sono stati 152. In rappresentanza di 29 diverse nazioni. Fra quei 152 anche Adriano Panatta (n.4) e Corrado Barazzutti (n.7).

Da fine 1978, quando Corrado Barazzutti è stato l’ultimo italiano a figurare tra i top-10 - e si parla quindi di 35 anni fa - 25 Nazioni hanno avuto la gioia di vedere un loro rappresentante (o più d’uno) fra i top-ten.

Ma non l’Italia.

Soltanto quattro nazioni che avevano avuto un top-ten fino nei cinque anni di computer-database Atp fra il 1973 e il 1978, e cioè Italia, Romania, Messico e Polonia, non sono più riuscite a inserire un loro giocatore tra i top-10.

Ma l’Italia, per l’amara verità che tutti i dirigenti federali susseguitisi negli ultimi 35 anni vorrebbero nascondere (trincerandosi come Paolo Galgani nel noto alibi “Il Campione lo manda soltanto il Padreterno”, o nei non meno noti proclami di Angelo Binaghi “Tutto va bene, il nostro tennis sta ottenendo risultati mai visti”) in realtà non si è limitata ad essere purtroppo una delle sole 4 nazioni su 29 che non è più riuscita ad avere un top-10.

Infatti, e purtroppo, come molti di voi sapranno, in 35 anni non ha più avuto neppure un top-17!

I tre nostri giocatori con la classifica migliore sono stati infatti al massimo top18 come best ranking. E nessuno di loro lo è stato a lungo, anzi:  7 settimane Seppi (2013)…ma speriamo che riesca ad aumentarne il numero, 5 settimane Gaudenzi (1995), 3 settimane Camporese (1992).

Camporese (3 settimane dal 10 febbraio al 24 febbraio 1992) è poi uscito dai top 20 senza più rientrarci.  Gaudenzi (5 settimane in tutto dal 27 febbraio 1995 in tre spezzoni) almeno ha fatto altre 12 settimane da n.19 e altre 11 da n.20. Insomma è lui il nostro tennista più presente tra i top 20 con 28 settimane in totale. La prima settimana a n.18 di Seppi (che per inciso con oltre 5 milioni di euro è quello che ha guadagnato più di tutti) è stata il 28 gennaio di quest’anno.

Adriano Panatta, già n.8 nell’agosto 1973, poi n.4 nell’agosto 1976 suo best ranking, e n.7 a fine ’76 (l’anno magico del tris Roma-Parigi e Coppa Davis), quindi per 4/5 mesi fra i top-ten. Poi lo ritroviamo anche nel ’78 e nel ’79 fra i primi 20 del mondo, anche se quasi sempre più vicino al n.20 che al n.15 e non tutti i mesi. Ma è stato certamente l’italiano più a lungo nei top20, anche se ha guadagnato soltanto 776.000 dollari di soli premi. Dalle sponsorizzazioni ha però forse preso più di Seppi perché era più personaggio, in Italia un vero idolo da copertina.

Corrado Barazzutti è stato come best ranking n.7 il 21 agosto 1978, dopo aver chiuso il 1977 all’11mo posto, e a fine ’78 era n.10, e il 21 maggio ’79 è sceso a n.17, dopo essere stato n.12 in aprile. Dopo quella data è uscito dai top-20 e non è più stato in grado di rientrarci. Curioso il dato sul montepremi ufficiale: Barazzutti ha guadagnato per l’appunto qualche spicciolo meno di Panatta: 776.187 Adriano, 775.783 Corrado. La differenza fa (lo dico per i pigri): 434 dollari! Va detto però che nell’appeal con gli sponsor Adriano batteva Corrado 6-0. Non esagero nello score attribuito: credo che fra esibizioni e contratti abbia guadagnato 6 volte tanto.

Insomma, dal maggio 1979 scattano quindi 34 anni di buio a livello di top17. 

Di quelle quattro nazioni senza più top-ten nel corso degli ultimi 35 anni, due, Romania e Polonia hanno avuto la consolazione di ritrovarsi almeno due giocatori meglio classificati del 18mo posto (Pavel n.13 e Janowicz n.17 con quest’ultimo a mio avviso destinato a salire più su).

Insomma l’Italia e il Messico (che aveva avuto in Raul Ramirez, n. 4 il 7 novembre 1976…ma per 3 anni e quindi molto più a lungo di tutti i nostri fra i top-ten, oltre che n.1 del mondo in doppio quando lo giocavano tutti i migliori, accanto all’americano Gottfried) sono le sole nazioni che non hanno più avuto il piacere di aver un giocatore classificato fra i primi 15, fra i primi 17 da quando Ramirez con il 1979 non vi è stato più compreso.

Tutto questo lungo digiuno dovrebbe spiegare al colto e all’inclita perché l’impresa di Gianluigi Quinzi a Wimbledon, sia stata accolta trionfalmente in Italia, dalla gente, dagli appassionati, dai media.

Gianluigi non  ha solo vinto il torneo, ma lo ha fatto con un anno di anticipo sull’anagrafe - potrebbe giocare anche l’anno prossimo il torneo junior - e soprattutto senza perdere un set. Negli ultimi 20 anni c’erano riusciti solo tre giocatori, due diciassettenni come lui: Roger Federer nel ’98 e il bulgaro Grigor Dimitrov, dieci anni dopo, nel 2008 nonchè il diciottenne’ungherese Marton Fucsovic nel 2010. Ma un anno di differenza fa…parecchia differenza!

Sono quindi i due nomi dei due campioni diciassettenni che fanno sognare. Beh Federer più di tutti, ma lì si esagera. Dimitrov beh, è stato fin qui n.26 come best ranking, ma si ha la sensazione che il suo potenziale sia superiore a quella classifica e che in questi cinque anni dall’exploit del 2008, abbia anche perso un po’ di tempo. Non per trovargli un alibi, ma per un ragazzo bulgaro, è forse più difficile che per altri.

L’unico nome che potrebbe preoccupare fra questi giocatori in grado di vincere Wimbledon junior senza mai perdere un set è dunque l’ungherese Fucsovic.

Infatti quattro anni dopo è ancora n.271 ed ha appena perso dopo una gran lotta al primo turno delle qualificazioni di Wimbledon dal thailandese Udomchoke (n.247: 6-1 5-7 12-10 il risultato), ma è stato attardato da una sequela di infortuni. Quest’anno ha potuto giocare solo 10 tornei. Un suo exploit contro Gulbis in Coppa Davis un anno fa a Budapest dice che anche Fucsovics non è male: ha battuto il lettone, all’epoca però solo n.80, in cinque set 6-7(7), 6-3, 6-4, 4-6, 6-3. Quando Gulbis gioca male perde più alla svelta. Diamo tempo a Fucsovics di riprendersi dai suoi malanni. E spiego solo ora il titolo numerico che ho fatto (primo italiano top-ten in 39 anni?), prima di rinviarvi al mio prossimo articolo su Quinzi e le precedenti edizioni dello Wimbledon junior (senza fermarmi soltanto ai vincitori, promesso!). Dimitrov, di cui non si può discutere il talento naturale, è arrivato a stento, nonostante qualche grande exploit, fra i top-30 cinque anni dopo il suo successo a Wimbledon, gli altri vincitori che han fatto seguito a lui sono ancora molto più indietro.

I tempi perché un campione junior salga da tale a top-10 non sono meno di cinque anni.

Soltanto Roger Federer… omissis ….quindi la risposta al mio interrogativo nel titolo è….Fabio Fognini invece...ma qui vi rinvio alla prossima puntata per parlare sia di Roger Federer sia di Gianluigi Quinzi sia di Fabio Fognini. Sennò che gusto c’è?

Ubaldo Scanagatta

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