07/08/2013 10:07 CEST - Olimpiadi

Serena, quel podio più alto per tutte (e tutti)

Il 4 agosto 2012 Serena Williams diventava la prima giocatrice della storia a completare il Double Career Golden Slam. Riviviamo quel giorno con l'articolo di Ubitennis. Mastroluca

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Maria Sharapova - Serena Williams - Victoria Azarenka (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)
Maria Sharapova - Serena Williams - Victoria Azarenka (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

Nessuna come lei. Umiliando in finale Maria Sharapova e vincendo così i Giochi Olimpici di Londra perdendo in tutto solamente 17 game, Serena Williams si ritagliò un posto speciale nella storia del tennis. Perché se l'impresa di vincere in carriera i quattro titoli dello Slam e l'oro olimpico era già riuscita a Steffi Graf nel 1988 (peraltro in un'unica, magica, forse irripetibile, stagione), nessun tennista (uomo o donna) era mai stato capace di vincere in carriera i quattro major e l'oro sia in singolare che in doppio (titolo che conquistò il giorno dopo con Venus, ma che era già stato vinto dalle sorelle in altre due occasioni, a Sydney 2000 e Pechino 2008).

Riviviamo quell'impresa storica, a distanza di un anno esatto, con le righe scritte all'epoca dal nostro Alessandro Mastroluca.

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Il Career Golden Slam è di Serena Williams. Ha già vinto tutti gli Slam almeno una volta (14 titoli in totale). Adesso, dopo i due ori olimpici in doppio arriva anche il trionfo in singolare. Un trionfo che sa quasi di demolizione delle avversarie. 60 61 in finale a Maria Sharapova, 17 game persi in sei partite. Un trionfo passato per la semifinale contro Victoria Azarenka, la 14ma vittoria in carriera su una numero 1 del mondo: solo Martina Navratilova (18) e Lindsay Davenport (15) ne hanno di più.

Quella contro Masha è la sua 13ma vittoria di fila contro una top-5. In questa serie, solo Radwanska nellan finale di Wimbledon è riuscita a portarla al terzo set, ma Serena era stata avanti 6-1 4-2.

Serena apre con un parziale di otto punti a zero: un messaggio chiaro a chi si aspettava una partita equilibrata. Solo nei primi due turni di battuta (nel secondo si trova sotto 0-30) piazza cinque ace. Maria tenta di far qualcosa in più, ma con la prima incide troppo poco e il doppio break diventa realtà. Serena manca una prima chance perché scivola dietro la riga e nonn trova gli appoggi col dritto, ma alla seconda entra con i piedi in campo e trova la riga: 4-0.

Sharapova prova a tirarsi su con un lungolinea vincente di rovescio, Serena la illude un altro po' con un doppio fallo (da 40-0 a 40-30) ma con il sesto ace si porta a un solo game dal primo set.

Serena ha davvero gli occhi della tigre e nemmeno sul 5-0 si concede relax. Rimonta da 40-0 a 40-40 sul servizio di Masha che negli occhi, invece, ha un po' di scoramento che traspare insieme allo spirito combattivo. Scoramento che sfiora l'impotenza quando Serena trova l'incrocio delle righe con il rovescio lungolinea che la porta a un punto dal set. Sharapova fa quello che non aveva ancora fatto, si butta a rete; Serena tira tre passanti centrali uno più forte dell'altro e in 30 minuti è a un solo set dalla demolizione di Masha. La differenza nel servizio è emblematica: 7 ace e 0 doppi falli per Serena, 1 ace e 3 doppi falli per Sharapova.

E' il primo 6-0 che si registra nelle sfide tra la siberiana e la più giovane delle sorelle Williams. Serena comunque ha vinto sei dei sette 6-1 e due dei tre 6-2 sui 24 set giocati.

Il secondo set non è affatto diverso. Dopo meno di un quarto d'ora, Serena ha breakato e poi ha tenuto il servizio a zero: lo score recita 6-0 3-0. Quando l'americana scentra un dritto e manca la risposta nel punto successivo, la serie di game di fila si interrompe. Il pubblico riserva a Masha l'applauso prolungato che si riserva alle piccole vittorie delle comparse. Una comparsa che riesce nella piccola grande impresa di evitare la bicicletta. Una comparsa che è numero 3 del mondo e diventerà numero 1 in caso di vittoria.

Alla siberiana che "non ha paura di Serena, non ha paura del Centrale di Wimbledon", come raccontava il padre dopo il trionfo ai Championships del 2004, non bastano due palle break nel quinto game per cambiare la storia del match. E l'anti-climax è scritto nei due doppi falli consecutivi con cui apre il sesto gioco, in cui perde il servizio a 15.

La macchina-Serena non si inceppa e con l'ace centrale arriva al "gold-medal point". E si ripete per arrivarci all'oro che è il sigillo di una carriera da leggenda. Un sigillo che celebra con un balletto sul Centrale ma senza cantare l'inno.

Alessandro Mastroluca

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