08/08/2013 11:00 CEST - Tennis flash

Billie Jean King: "Non potevo fare coming out negli anni '70"

8.8.2013

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Qualcuno chiama questo fenomeno "spirale del silenzio": vedi che attorno a te c'è un'opinione dominante, c'è una situazione che non ti dispiace ma non è neanche la migliore possibile, sta di fatto che non vuoi, non vuoi sentire dichiarazioni o posizioni che creino rischi, e buttino all'aria tutto, perchè può essere l'inizio di una svolta, nella tua vita e in quella degli altri.

Più o meno è successo questo a Billie Jean King: la campionessa nella difesa delle diversità, l'ispiratrice dell'idea di WTA, dell'idea e della dignità di donna nel mondo del tennis. Ma anche una persona che ha sofferto i pregiudizi, pur superandoli, e una sua rivelazione a Fox Sports ci dà la misura di una persona sempre al centro dell'attenzione, che vedeva risultati importanti nel mirino (cominciando dalle conseguenze della "Battaglia dei Sessi", il suo impatto), e non voleva troppi passi in avanti, tutti insieme: "Potevo dire che già negli anni '70 ero lesbica, ma nel '73 ci fu quella partita incredibile, il tour era al terzo anno di vita tra mille diffidenze, avremmo rischiato di perdere tutto".

Quel passo come sappiamo arriverà nel 1981, un coming out storico, a dieci anni dalla relazione intima con la sua segretaria Marilyn Barnett, che le intenterà causa: fu il primo atleta americano ad ammettere apertamente di aver avuto una relazione omosessuale.

"In quel momento la situazione era diversa, anche se ricordo ancora le resistenze del mio staff nel fare la conferenza, la famiglia poi era omofobica e tradizionalista in maniera assurda. Il segnale positivo? Quando Gladys Heldman, promoter di Virginia Slims, decise in quel momento di fare il contratto con il tour: personalmente non ho mai fumato, ma in quel momento ero d'accordo con lei (ridendo, ndr) ".

Davide Uccella

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