11/08/2013 23:02 CEST - L'intervista

Brogin: "A 13 anni nessuno credeva in Raonic"

Ascolta l'intervista al coach italiano che fa grande il Canada

TENNIS - Abbiamo parlato con Roberto Brogin, il coach italiano che si è trasferito a Montreal per contribuire alla crescita del tennis nel Paese della foglia d'acero. Ha seguito la crescita di Raonic, Pospisil e di Eugenie Bouchard. Da Montreal, Gibertini

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Raonic at Rogers Cup 2013
Raonic at Rogers Cup 2013

Roberto Brogin ha allenato Safin, Sanguinett, Bastl, Smashnova, Levy. In passato ha seguito la crescita di Raonic e Pospisil.

"Quando abbiamo iniziato" racconta, "nel 2007, Milos aveva 16 anni. Era uno dei pochi junior con buone potenzialità; allora Vasek era a Vancouver ed era seguito dal padre. L'inizio è stato difficile, anche perché ha iniziato a viaggiare all'estero. Ha giocato un po' a livello junior, ma non molto. L'ultimo anno, che è sempre quello decisivo, avevamo deciso di farlo giocare più da pro, Future e qualche wild card nei challenger. Durante l'estate la prima finale in un 50 mila a Granville, e da lì Tennis Canada decise di dargli un coach privato al 19mo anno di età. Una scelta che andava contro la politica di allora di Tennis Canada. I genitori poi spingevano perché andasse al college. Non pensavamo che il balzo fosse così veloce: in tre anni pieni ci ritroviamo con Raonic nei top-10. I numeri parlano da soli".

"Pospisil è rimasto col padre, che è allenatore, ancora un po'. E' arrivato al centro tre anni fa, ma stavamo perdendo un po' le speranze su di lui, perché progressi tecnici non se ne vedevano e risultati pochi. L'abbiamo aiutato a condizione che traslocasse qui a Montreal da Vancouver: anche allora la federazione comunque lo aiutava finanziariamente. Ha dovuto lasciare il padre, che però è stato molto intelligente e ha capito che non poteva più aiutare il figlio, si è allenato tantissimo. Da subito gli hanno messo a lato Niemeyer, hanno cominciato a lavorare e la classifica ha iniziato subito a migliorare. L'anno scorso Frederic non poteva più viaggiare, Vasek ha fatto qualche torneo da solo ma si è un po' perso, e poi gli abbiamo messo accanto Frederic Fontang, ex giocatore francese che è stato primi 60, e i risultati si stanno vedendo, se si guardano soprattutto le ultime tre settimane".

Vasek è Special Exempt a Cincinnati, dove affronterà Gilles Simon (che ha due costole rotte) e potrebbe cogliere la terza vittoria contro un top-20 dopo quelle su Isner e Berdych (prima contro un top-10).

"L'obiettivo di Tennis Canada nel 2007 era quello di far vincere la Rogers Cup a un canadese, senza nessun orizzonte temporale, anche perché partiamo davvero da lontano come cultura e come infrastrutture. Adesso tutti quelli che hanno creduto in questo progetto sono felici, adesso Tennis Canada è sulla bocca di tutti. La forza di questo paese è che ci sono coach di tante culture, secondo me".

Brogin si occupa molto delle giovani tenniste. "Carole Zhao in quali a toronto doveva giocare con Erakovic al primo turno, ma era in finale di doppio in California e non poteva entrare. Messa un'alternate, Carole vince e affronta Begu al secondo turno di quali, n.81 del mondo. Lei è di Toronto, due anni fa l'ho fatta giocare con Francesca Schiavone, e ha giocato la partita della vita, vinto 64 64. Ha perso da Tatishvili al primo turno. Ora andrà a Stanford per iniziare il percorso universitario, ma potrebbe lasciare l'università se dovesse entrare tra le prime 100 (ora è nelle 400). Bouchard sembra amare questo mondo, i campi centrali, i grandi palcoscenici. Con lei ho fatto due anni e mezzo, l'ho iniziata a seguire quando aveva 13 anni e mezzo".

Il caso Rebecca Marino. "Quando una ragazza ti dice: per me giocare a tennis è una pressione eccessiva, anche se sei n.40 del mondo, per prima cosa rispetti la sua decisione. Ne abbiamo parlato, pensavamo che un break le sarebbe stato d'aiuto. Anche al rientro i segnali erano incoraggianti, ma lei non sentiva più quest'attività come sua. Comunque da questa storia si può imparare, si può provare a non fare lo stesso errore, se errore c'è stato. Magari avremmo dovuto rallentare un po' qualche anno prima. Anche Valerie Tetreault ha avuto problemi familiari, la mamma che stava male: facendo un passo indietro penso che la mancanza di cultura per questo sport ha portato queste ragazze a comportarsi così. Dobbiamo fare moltissima strada nella formazione dei coach".

Vanni Gibertini

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