28/08/2013 12:44 CEST - Us Open
TENNIS - Traduzione di Giulia Vai
Q. Ti ha infastidito il cambio di campo dall’Arthur Ashe al Grandstand, a causa della pioggia?
JOHN ISNER: No. A dire la verità gioco e mi sento più a mio agio sul Grandstand. Sull’Ashe il campo è più piccolo, c’è meno spazio per correre, e c’è sempre molto vento. Mi piace giocare anche sull’Ashe, ma è andata bene così.
Q. Hai avuto delle esperienze incredibili con James. Ce ne puoi raccontare qualcuna. Che cosa ha rappresentato per il tour?
JOHN ISNER: Alcune probabilmente non dovrei (ride). Abbiamo vissuto a lungo nello stesso quartiere, e anche prima andavo sempre a cena a casa sua. Siamo molto uniti, appena arrivato sul tour ha avuto grande influenza su di me. Ci siamo allenati insieme, ho visto come lavorava sodo. Continuerò a essergli vicino. Si sente spesso dire che James è un bravo ragazzo e di classe. Non penso ci sia una persona più di classe di James Blake. Abbiamo opinioni diverse sullo sport (lui tifa per Harvard e UNC, io per Athens, Georgia) e sulla politica, ma rimane un ragazzo eccellente. La sua è una storia di successo; ho letto il suo libro, è incredibile quello che gli è successo nel 2004 a Roma, poi la paresi facciale e la morte di suo padre. Vedere come è tornato in forma e al numero 4 del mondo. Mi piacerebbe diventare numero 4. Comunque ha fatto bene nel tennis e anche al di fuori: ha una splendida moglie, una bambina bellissima.
Q. Cosa dici della tua partita di oggi? In che cosa pensi di essere migliorato?
JOHN ISNER: Sì, ho giocato molto bene, non posso lamentarmi. Nell’ultimo periodo ho vinto molte partite. Mi sono allenato duramente tutto l’anno e i frutti si sono visti nella stagione estiva (del cemento americano). Queste vittorie aiutano la mia fiducia, e se sono in fiducia, sono ancora più difficile da sconfiggere. Oggi ho giocato bene i punti difficili, ho sentito molto bene i colpi.
Q. Senza Andy senti una pressione o responsabilità diverse (essendo l’americano con la classifica migliore)?
JOHN ISNER: No. Anche perché Andy aveva maggiori responsabilità, era sempre al centro dell’attenzione: ogni volta che perdeva la stampa si scatenava. Io mi sento tranquillo, sono il numero 1 d’America ma non sento pressione eccessiva, anzi amo giocare in America perché ho sempre il fattore campo a mio favore! Non per niente, i migliori risultati li ho avuti qui.
Q. Rafa sta giocando benissimo. L’hai incontrato in finale a Cincinnati. Quanto hai imparato da quell’esperienza?
JOHN ISNER: E’ stata una grande esperienza per me. Non solo l’ho incontrato in finale, ma veniva da una vittoria la settimana precedente. Era al massimo della fiducia, ed è ancora più difficile da battere. Ho giocato molto bene quel giorno, non abbastanza per sconfiggerlo. Fa così tante cose bene che ti frustra, ma è stata una partita persa di poco. Non me ne scorderò facilmente, ma posso trarre ulteriore fiducia da tutta la settimana.
Traduzione di Giulia Vai