31/10/2013 14:13 CEST - Fed Cup

Fed Cup: finale "zoppa", torneo da rinnovare?

TENNIS - La Fed Cup compie 50 anni. E li "festeggia" con una finale senza big. La Russia arriva senza Sharapova infortunata, senza Kirilenko, Vesnina e Pavlyuchenkova a Sofia per il "Masters B". Dall'anno prossimo la finale di Fed Cup spostata avanti di una settimana. Il rifiuto di Francesca Schiavone e l'articolo 18 del regolamento FIT. Che fare? Alessandro Mastroluca

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La presentazione della finale di Fed Cup a Cagliari
La presentazione della finale di Fed Cup a Cagliari

Tutte presenti in semifinale. Tutte assenti in finale. Nella sostanziale incongruenza della decisione delle big russe ci sono tutte le difficoltà di una manifestazione come la Fed Cup. Una competizione con un nome un po' troppo freddo, che in 50 anni non ha ancora costruito una tradizione, una forza, un'identità, nonostante i cambi di formato. Una competizione che negli ultimi anni paga anche la compresenza del “Masters B”, pomposamente chiamato Tournament of Champions, torneo che non manca a sua volta di piccole grandi incongruenze (come l'assegnazione del 25% dei posti tramite wild card) e che la WTA, anche per la sua contrapposizione con l'ITF di questi anni, mantiene pervicacemente nello stesso weekend della finale di Fed Cup. Una collocazione che finisce per svalutare sia la Fed Cup sia il “Masters B”, che guadagnerebbe in interesse se si giocasse come antipasto dei WTA Championships e non come la sua appendice.

L'anno prossimo il problema si risolverà. L'ITF ha ratificato la decisione del comitato della Fed Cup di spostare la finale una settimana più in là, quella che sarà aggiunta per staccare il Masters 1000 di Bercy dalle ATP Finals e che dunque risulta priva di altri grandi eventi. "Spostando la data, crediamo di aver dimostrayo flessibilità e di tenere in considerazione le preoccupazioni delle giocatrici, la loro volontà di rappresentare la nazione in questa prestigiosa competizione" ha detto il presidente dell'ITF Francesco Ricci Bitti.

L'Italia a questo punto ha enormi chance di vincere la quarta Fed Cup della sua storia. È vero che gli assenti hanno sempre torto, però le vittorie sono arrivate contro il Belgio senza Kim Clijstes (e con Justine Henin che si ritira nel doppio decisivo), due volte contro gli Usa senza le sorelle Williams, e ora contro la Russia senza l'infortunata Sharapova, senza Makarova e Petrova, ma soprattutto senza Kirilenko, Vesnina e Pavlyuchenkova che hanno rifiutato di partecipare per prendere parte al Tournament of Champions (torneo che per Maria Kirilenko è durato solo cinque game). 

“Sembra che ci sia stata un distacco tra le giocatrici e la federazione russa” ha dichiarato Juan Margets, vicepresidente esecutivo dell'ITF. “Non posso essere contento quando una delle nazionali si presenta con una squadra che non rispecchia la forza della nazione, ed è particolarmente frustrante pensare che la Russia ha rimontato da 0-2 in semifinale contro la Slovacchia” giocando con Vesnina, Kirilenko, Makarova e Petrova.

“Non siamo calciatori o giocatori di hockey” ha detto lo storico capitano Tarpischev al giornale russo Sport-Express. “Anche se dovessimo vincere a Cagliari, nessuno darebbe troppa attenzione al nostro successo”.

Considerato il rifiuto anche di Svetlana Kuznetsova, la numero 1 russa sarà Alexandra Panova, n.136 del mondo, figlia di due giocatori di pallamano, che ha iniziato a giocare a tennis a nove anni e ha esordito in uno slam a 16 anni, agli Us Open. La bella storia della finale è certamente quella di Alisa Kleybanova, numero 183, che ha vinto proprio in Italia la sua battaglia più importante, quella contro il linfoma di Hodgkin, grazie ai medici di Perugia e Roma. Convocate anche la 19enne Margarita Gasparyan, n.315, che una Fed Cup l'ha vinta, da junior, a San Luis Potosì, in Messico, nel 2010; e l'ex numero 1 ITF Irina Khromacheva, che a 12 anni si è trasferita in Belgio per allenarsi all'accademia di Justine Henin, che ha vinto tre slam in doppio e raggiunto la finale a Wimbledon junior.

Anche Roberta Vinci aveva i requisiti per giocare il Tournament of Champions, ma ha scelto di esserci a Cagliari. È vero che in Italia questo tipo di scelta è un po' meno libera che altrove. In base all’articolo 18, comma 1 del regolamento di giustizia della FIT, infatti, “gli atleti selezionati per le rappresentative nazionali che rifiutano o non rispondono alla convocazione e non si mettono a disposizione della Federazione, ovvero non onorano il ruolo rappresentativo ad essi conferito sono puniti con sanzione pecuniaria e con sanzione inibitiva fino ad un massimo di un anno”. Una regola  più volte aggirata, comunque: la sanzione scatta solo in caso di convocazione effettiva.

Proprio per questo, Francesca Schiavone non sarà squalificata. Francesca, che ha un bilancio di 22 vittorie e 19 sconfitte in singolare in Fed Cup, che si è allenata a Tirrenia con Renzo Furlan prima del Roland Garros 2010 e che dalla federazione è stata premiata con 400 mila euro per quel trionfo, è stata pre-convocata per questa finale, ma ha rinunciato e Barazzutti ha evitato il braccio di ferro e convocato Karin Knapp. “Provo un grande dispiacere per la sua scelta” ha detto in conferenza stampa il presidente Binaghi. “A 34 anni Francesca poteva aggiungere al suo palmares una ulteriore finale di Fed Cup e aiutare le compagne a battere la Russia. Nello sport gli assenti hanno sempre torto”. Già un'altra volta, sempre contro la Russia, Francesca Schiavone aveva rinunciato alla Fed Cup: era il 2011, e l'azzurra saltò la semifinale per preparare al meglio la difesa del titolo a Parigi. Mancava anche Pennetta, infortunata (anche se avrebbe giocato a Madrid una settimana dopo), e l'Italia perse.

In altre circostanze, in Coppa Davis, capitan Barazzutti si è comportato diversamente. Ha accettato la richiesta di Volandri di essere esentato dallo spareggio contro il Lussemburgo, ma non quella di Bolelli di rimanere a giocare i tornei asiatici invece di andare a Montecatini per affrontare la Lettonia di Gulbis: Binaghi minacciò di squalificarlo a vita, “Finchè ci sarà questo Consiglio Federale, Simone Bolelli non sarà mai più convocato”; “Finchè ci sarà questo Consiglio Federale, io non giocherò mai più in Coppa Davis” rispose Bolelli, rientrato poi come figliol prodigo. Nel 2010 ha “costretto” Andreas Seppi, accusato un anno prima di aver tentato di organizzare un ammutinamento prima della sfida contro la Slovacchia a Cagliari, a presentarsi a Castellaneta da Dubai prima dello spareggio con la Bielorussia, nonostante la richiesta dell'altoatesino di non essere convocato: finirà con Seppi che si sobbarca il volo solo per presentare un certificato medico.

Ad aggravare le difficoltà della Fed Cup c'è la decisione della WTA di non rinnovare l'accordo con l'ITF a causa della decisione di aumentare a tre il numero degli incontri di Fed Cup da giocare nel precedente quadriennio per poter essere ammessi al torneo olimpico. Stacey Allaster, che rifiuta l'idea aristocratica per cui un giocatore rappresenta la nazione solo nelle competizioni a squadre, non ha escluso in futuro la possibilità di organizzare tornei internazionali nella stessa settimana in cui si giocano incontri di Fed Cup.

Ha proposto anche due alternative per cambiare il formato della manifestazione. Opzione 1: un torneo in due settimane. Nella prima settimana, 16 squadre divise in due tabelloni da otto, si sfidano a eliminazione diretta (quarti, semifinale, finale) in due diverse location. Ogni incontro consiste di due singolari al meglio dei tre set e un eventuale doppio decisivo. Le vincitrici dei due tabelloni si sfidano in una finale al meglio delle cinque partite, da giocare alternativamente a casa dell'una e dell'altra come nei playoff di basket.

Opzione 2: un World Group a eliminazione diretta, con 16 squadre che competono nello stesso luogo per una settimana, o per nove giorni, invece che per due settimane piene. “Le top player vorrebbero che la Fed Cup si giocasse in una settimana. Abbiamo anche suggerito di sospendere la manifestazione negli anni olimpici, come le atlete ci chiedono forte e chiaro. Le Olimpiadi sono le Olimpiadi: lasciamo che ogni quattro anni sia l'unico palcoscenico delle competizioni a squadre”.

Un dato è certo: una Fed Cup così non è nell'interesse di nessuno.

Alessandro Mastroluca

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