21/01/2014 10:04 CEST - Australian Open

Pennetta k.o. senza chance per illudersi

AUSTRALIAN OPEN: Non ci sono più italiani. Nulla può Flavia Pennetta contro una Li Na stratosferica che ha dominato il match, piu ancora del punteggio (6-2 6-2). Uguala alla sconfitta di Fognini con Djokovic: dalla grandezza all'eccellenza il passo è lungo. Da Melbourne, Ubaldo Scanagatta

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Flavia Pennetta (foto di Bruno Silverii)
Flavia Pennetta (foto di Bruno Silverii)

"Pazienza Flavia, che magari la tempesta passa!" avrei voluto gridare forte nella Rod Laver Arena a Flavia Pennetta dopo 24 minuti, quando Li Na serviva con due setpoints a favore sul 5-0 40-15. Giuro che l'avrei fatto se solo avessi potuto, se non avessi pensato alle possibili conseguenze che avrebbero potuto colpire un giornalista che si trasformi in un tifoso e lasci da parte la deontologia professionale.

Eppure ero così compartecipe della sensazione d'impotenza che doveva essersi impadronita di Flavia, sebbene guerriera nell'animo come un po' tutti gli atleti di una disciplina individuale, che sentivo incalzante dentro di me l'impellente desiderio di incoraggiarla in qualche modo, di incitarla a non arrendersi anche se quel tornado cinese che si era abbattuto su di lei non dava purtroppo il minimo segno di stemperarsi. In America davano sempre nomi di donna agli uragani, fino a che le femministe del Women's Lib non innalzarano la loro protesta per quella che ritenevano una discriminazione volta a mettere le donne in cattiva luce.

Io non sono nè un sismologo nè un esperto di meteo cinese ma quello che si era abbattuto sulla povera, innocente e malcapitata Flavia, era un vero tifone cinese. Il suo nome: Li Na. Nei primi due games, solo in quelli purtroppo, Flavia aveva giocato da pari a pari con la prima e sola tennista asiatica ad aver vinto uno Slam (jn singolare). Per la quarta volta in cinque match Flavia aveva esordito con un ace, ma quel 15-0 di felice abbrivio sarebbe stato anche l'ultimo punto in cui si sarebbe trovata in vantaggio prima di venir travolta da quella furia cinese che non avrebbe sbagliato il primo rovescio che al 28mo minuto della sua implacabile progressione.
Ok, Flavia non era nei suoi panni migliori (nessun appunto, qui, alla "mise" dell'Adidas, elegante e raffinata come sempre), il servizio che nei giorni scorsi era stato sempre efficace e chiave vincente (diversi aces, pochissimi doppi falli) oggi ha cominciato a tradirla.
Non era mai successo, come oggi, che i suoi doppi falli (5) fossero più dei suoi aces (3 più un solo servizio vincente.

Si potrebbe dire che quest'ultimo dato dimostra soprattutto una cattiva giornata di Flavia, ma onestamente invece a me è parso che le brucianti risposte iniziali della Li Na, soprattuo di rovescio ma anche di dritto (che avrebbe dovuto essere il suo punto debole...!), abbiano creato - insieme al punteggio sempre più netto - una tale tensione in Flavia che non era più tranquilla, non riusciva più a fare nemmeno quelle cose che di solito le riescono alla grande.

Appena finita la partita che non c'è stata, perchè Li Na avrebbe potuto portare a casa il primo set per 6-0 e nel secondo ha mancato due palle per il 5-0 (la prima con un rarissimo errore di dritto su un mezzo lob difensivo alto di Flavia che forse avrebbe anche potuto smecciare, la seconda dopo uno degli ancor più rari scambi prolungati vinti da Flavia...perciò stesso subissata da applausi da parte degli australiani che avrebbero voluto assistere ad un match più equilibrato), ho incontrato Carlos Rodriguez con il quale ho registrato l'intervista che potete ascoltare (se parlate inglese).

Per chi non lo parla... l'ex allenatore di Justine Henin era ancora più che soddisfatto: "Non avevamo per nulla sottovalutato Flavia. Li Na ci aveva perso due volte, seppur tanto tempo fa, e non l'aveva dimenticato. Sono contento perchè ha messo in pratica esattamente la tattica che avevamo studiato prima del match. Anzichè giocare il dritto incrociato come predilige Li Na doveva giocare il dritto lungolinea, più profondo possibile in modo da costringere Flavia a giocare il rovescio in condizioni non facili. Se le fosse riuscito Flavia avrebbe sicuramente giocato il rovescio incrociato e a quel punto Li Na avrebbe cominciato ad impostare lo scmbio secondo i suoi schemi preferiti: il suo rovescio non teme nessuno, può giocarlo diagonale in progressione e sempre più stretto ad uscire (i cosiddetti "strettini") così come lungolinea senza alcun problema. E a quel punto Flavia sarebbe stata messa con le spalle al muro".

Tattica chiara, lucida, eseguita alla perfezione da una Li Na impeccabile ed implacabile.
Nel primo set la differenza nei punti conquistati è stata di 32 a 18 per la Li Na, nel secondo di 30 a 17 (totale 62 a 35), quasi il doppio.
Mi direte che già il 62 62 (il triplo dei games) spiega abbastanza bene il divario per chi non ha visto la partita, ma in realtà non è così. E' stato più netto. E mi spiace dirlo. A volte ci sono dei 6-2 6-2 bugiardi, con un sacco di games che sono andati ai vantaggi, con un differenza di punti molto meno marcata. Ma nel secondo set dui 4 turni di servizio della Li na Flavia ha raccolto la miseria di 3 punti in tutto. E se nel primo sono stati 9 è stato perchè nel seocndo game c'erano state quelle pallebreak di un game di 10 punti e sul 5-0 quel break dopo i già descritti due setpoint mancati dalla Li Na.

In passivo anche i punti conquistati da Flavia sul proprio servizio, al di là dei cinque break subiti (3 nel primo set e 2 nel secondo): 11 a favore e 15 contro nel primo set, 14 a favore e 14 contro nel secondo.
Man mano che la partita proseguiva, inevitabilmente, Li Na acquistava maggior fiducia e sicurezza, Pennetta maggior senso di frustrazione, impotenza, nervosismo.
Le occhiate accorate (se non proprio disperate) verso il proprio angolo, verso il coach Salvador Navarra e il fisio Tosello, si susseguivano sempre più frequenti, il tornado cinese non ha mai perso di intensità. Brutale fino alla fine, quando l'ultimo dritto ha messo fine alla mattanza.

Peccato, per Flavia ("Sono inca....ta nera"!), aver chiuso così un bellissimo torneo, con la perla preziosa di quello splendido match vinto sulla n.9 del mondo Angelique Kerber. Alla fine per il palmares di Flavia resterà scritto questo quarto di finale nell'open d'Australia 2014, il quinto della sua carriera dopo i 4 conquistati tutti all'US Open (e uno di essi divenuto poi, nel 2013, semifinale).
Di rimpianti Flavia ne può avere uno solo. Ed è quel matchpoint fallito per un paio di centimetri dalla ceca Safarova contro tutta un'altra Li Na.

Sia per Flavia nei quarti sia per Fabio Fognini per la prima volta negli ottavi di uno Slam, questo è stato un gran bel torneo e le lezioni subite da Li Na e da Djokovic non devono sminuirlo. Possono essere, semmai, uno stimolo per capire che dalla grandezza all'eccellenza il passo è lungo, che non si deve mai credere di essere arrivati (lo dico soprattutto per chi è ancora relativamente giovane come Fabio) e che si può sempre fare progressi se si ha l'umiltà di lavorare seriamente. Direi che David Ferrer è l'esempio da imitare. A 31 anni, 32 d aprile, è lì che lotta come se dovesse guadagnarsi il pane e il suo best ranking lo ha raggiunto a 30 anni suonati.

Avevamo nove italiani in gara e, come nel film dei dieci piccoli indiani, uno a uno li abbiamo persi tutti. Anche nel torneo junior ne avevamo 9, 5 ragazzi e 4 ragazze, ma dopo che Matteo Pellegrini, campioncino all'Avvenire, ha perduto dal sordomuto coreano Duckee Lee (il ragazzo costretto a tirare i colpi anche dopo gli out gridati dai giudici di linea o dall'arbitro perchè non li sente), se non siamo rimasti a 0 è soltanto grazie alla piccola e grintosissima ragazza lucchese Paolini.
Jasmine, così si chiama, anticipa e picchia la palla come un fabbro ed è un vero peccato che le manchino una ventina di centimetri (non credo arrivi al metro e 60) per garantirci un futuro diverso. Giocherà contro la serba Ivana Jorovic, testa di serie n.2 stanotte. In bocca al lupo.

A questo proposito devo dire che fa davvero un certo effetto constatare come _ mentre 3 delle quattro junior seguite da Tatiana Garbin siano schizzate fuori nei primi due turni _ la canadese Eugenie Bouchard (Genie la chiamano qui e qualcosa di geniale ce l'ha questa bellssima ragazza che parla con uno scilinguagnolo, una maturità ed una personalità da adulta) abbia raggiunto addirittura le semifinali del torneo "adulte" dopo aver sconfitto 57 75 62 Ana Ivanovic, afflitta (non solo per il risentimento muscolare alla coscia destra) dalla cosiddetta "maledizione di Serena Williams".
Nelle ultime sei volte che Serena ha perso in uno Slam, cinque delle sue sei giustiziere, hanno perso subito al turno successivo, Bartoli a Wimbledon 2011, Makarova all'Australian pne 2012, Razzano a Roland Garros 2012, Stephens al'Australian Open 2013 e ora Ivanovic all'Australian Open 2014. Sola capace di "sfuggie miracolosamente alla maledizione di Serena" la tedesca Lisicki che lo scorso anno a Wimbledon dopo aver sorpreso Serena riuscì ad arrivare alla finale (per perderla però dalla Bartoli).

Ubaldo Scanagatta

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