17/03/2014 08:25 CEST - Rassegna Nazionale

Pennetta super. Million dollar baby Flavia, sei una che vittoria ad Indian Wells (Martucci, Clerici, Piccardi, Semeraro, Valesio, Mancuso, Giorni)

17.03.2014

| | condividi

Rubrica a cura di Daniele Flavi

Pennetta super. Million dollar baby Flavia, sei una

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 17.03.2014

Non è un miraggio del deserto della California, Flavia, ce l'hai fatta davvero. Proprio a Indian Wells, dove un anno fa perdevi al primo turno contro Francesca Schiavone, marchiata dalla lettera scarlatta: «La vecchia Pennetta dal polso operato per la seconda volta che non si ritrova e non si ritroverà forse più». E masticavi fiele, meditando seriamente il ritiro. Invece, adesso, a dispetto dei 32 anni appena compiuti, alzi il trofeo più importante della carriera, secondo solo ai quattro Slam come premi e partecipanti, quello che non pensavi più di raggiungere dopo gli ultimi schiaffi del destino. E abbracci a rete l'avversaria, Agnieszka Radwanska, e abbracci il tuo angolo, il nuovo coach Salvador Navarro, il fisioterapista Tosello, l'amica-manager, Elena, l'amico-tifoso Fabio (Fognini). E abbracci simbolicamente la vita, cioé tutti i 18 mila dell'incredibile cattedrale voluta da Mr Oracle che si sono appassionati alla tua corsa entusiasmante: la numero 21 del mondo che travolge baby Townsend, muscoli Stosur, le rampanti Giorgi e Stephens, la muraglia cinese Li, e infine Aga, «la nuova Hingis». Brava, te lo meritavi proprio. Come atleta e come persona. MancUoap Con quel sorriso puoi dire quel che vuoi. Anche: 'Mi dispiace, spero che il tuo infortunio non sia grave, ma era il mio giorno e io sono felice». Con quel sorriso, puoi cancellare la realtà dell'evidente handicap che la povera Radwanska annuncia fin dall'ingresso in campo, con la spalla incerottata di strap rosa e il ginocchio sinistro bloccato da strap fucsia, e che dimostra fin dai primi scambi. Aga non è il solito cerbiatto che corre leggero e veloce di qua e di là del campo, non è la numero 3 del mondo minacciato dal computer, non è la favorita che ha battuto l'outsider 4 volte su 6. Salva subito due palle-break, ma è in affanno, sbaglia troppo più del solito, ha un atteggiamento estremamente negativo. Soprattutto, non comanda lo scambio, non detta la sua legge, non carica il famoso, magico, dritto. E, quando, sul 2-1, si vede cancellare dal servizio la prima palla-break, si demoralizza, e perde cinque games di fila, fino all'impensabile 6-2 Pennetta. Sprint La partita è già bell'e finita. Troppo tranquilla Flavia nei suoi fraseggi da fondo, conclusi pun *** tualmente con l'avversaria completamente nelle sue mani. Troppo lenta e macchinosa la polacca. Che, dopo il rovescio lungolinea che chiude il parziale dopo 37 minuti, chiede aiuto all'allenatore e poi subito dopo al fisioterapista. Invano. Come commenta Silvia Farina dai microfoni di SuperTennis: «Infortuni così non si curano con una fasciatura»…..

L’ora della Pennetta

Gianni Clerici, la repubblica del 17.03.2014

Come in una gara ciclistica, anche nella vita dopo le salite vengono le discese, era solito dire il grande Gianni Brera. Molto probabilmente, fossimo stati ad ammirare in tv il successo di Flavia Pennetta, quel grande scriba si sarebbe ripetuto, per altro alzando insieme a me in onore di Flavia una coppa di champagne. Flavia ha infatti finito per vincere matematicamente questa sera un torneo che già aveva meritato superando Li Na, l'autentica n.1 del mondo in un momento nel quale Serena e Sharapova. Al momento è numero quattordici. Può vantare 4 Slam vinti in doppio con la Errani Fu la prima azzurra a entrare nella Top Ten (numero dieci nel 2009) della Wta. Oggi Flavia Pennetta, grazie al successo di ieri a Indian Wells, è numero dodici del mondo. In carriera ha vinto dieci tornei in singolare latitano. La vittoria di questa sera è frutto non solo degli indubbi meriti di Piccola Penna, ma anche del destino, che aveva spesso congiurato contro la nostra Eroina, non solo sul campo ma anche nella vita. La Radwanska battuta oggi non era infatti nelle sue abituali condizioni di corridore inesauribile, e di regolarista maniacale. Un suo ginocchio sinistro, all'inizio vezzosamente celato da una sorta di pennellata rossoblù, è finito incerottato come quello di un calciatore e, a partire dal 2 set, abbiamo visto in campo solo una giocatrice, in forma splendida, e un'altra che non riusciva più a servirsi del ginocchio. Non dico con questo che, contro l'autentica n. 3 del mondo, Flavia non sarebbe riuscita, nelle sue splendide condizioni, a vincere il secondo grande match dopo quello con la Li 'Na. Intanto è stata splendida alla battuta e alla ribattuta, ma soprattutto mi è parsa più che consapevole delle qualità che, sin qui, la vita e gi infortuni erano riusciti spesso a frustrare. Con questo match Flavia farà così in modo che le nostre donne giungano per la prima volta nella storia ad occupare tre dei quindici primi posti in classifica Ma cos'è successo? Possiamo forse dire che esiste una grande scuola, propiziata da chi dovrebbe occuparsene, la Federazione Italiana Tennis? Temo di no, un tentativo passato di quella sorta di ministero, diciamo sottosegretariato, insomma organo pubblico, si verificò trent'anni addietro, quando l'allenatore preposto ad un Centro collocato, chissà perché, a Latina , mi informò, pieno di entusiasmo «Er mio proggetto è de faje fa lo yogurt, vedrai er risultato, Simpatico equivoco, per chi non avesse inteso che si voleva riferirsi allo yoga: chissà di che…… Un'altra annotazione che riguarda le nostre eroine è se l'origine certo borghese, ma con , dissimili denunce fiscali, tra Pennetta, figlia predestinata di un presidente di Club, Vinci, figlia di un contabile, e Errani, figlia di un commerciante. Per parlare un po' più di tennis, appare ancora più chiara la diversa personalità delle ragazze. Flavia e Roberta, quasi coetanee, giocano l'una il rovescio bimane, l'altra conserva un back-hand addizionale, un colpo insolito quanto elegante e efficace. Flavia è più attaccante dal fondo, Roberta pare addirittura attratta dalla rete, dove le volè non sono ceno inferiori allo smash. E' proprio la capacità di volleare ad aver fatto di Robertina una spalla ideale alla solidità nei rimbalzi di Sara Erra-ni, consentendo alle due i grandi risultati nel doppio, addirittura4 titoli di tornei Slam. Poiché non è forse realistico immaginare un lungo futuro a Flavia e Roberta, mi pare il caso di soffermarsi sulle possibilità di quell'autentico fenomeno di Sara Errani, e del suo metro e sessantaquattro, che la bolognese sfrutta al 101%. E' il suo, un tennis di attaccante dal fondo e da regolarista, mala manina è tanto sensibile da consentirle le smorzate che, con gli attuali schemi ripetitivi, fanno spesso la differenza. Sesta lo scorso anno, decima quest'anno, Sara è la seconda italiana capace di tanto, dopo la geniale Schiavone vittoriosa in un Roland Garros (2010) eprivata di un secondo titolo da un'arbitra feroce nella sua miopia. Continuerà, mi chiedo, questa molteplice affermazione delle nostre donne, che in passato avevano avuto soltanto una autentica nativa in una semi dello Slam, la Lazzarino, e due di passaporto italiano ma nate in paesi più sportivi, l'americana Maud Levi Rosenbaum, e la tedesca Annelies Bossi-Bellani? Ritirata per ribaditi incidenti Mara Santangelo, potremo contare su una talentuosa Camila Giorgi, o su un gruppetto di juniores che ho il tono di non conoscere?

Pennetta d'America

Gaia Piccardi, il Corriere della Sera del 17.03.2014

Due occhioni da tigressa made in Brindisi trapassano da parte a parte quel che resta di Agneszka Radwanska, avversaria zoppa di una finale brutta che Flavia Pennetta annette ai suoi sconfinati possedimenti alla straordinaria velocità di 32 anni e ig giorni, alba dell'eterna giovinezza della donna che visse (almeno) tre volte. Indian Wells — un milione di dollari per la vincitrice — è il premio alla carriera che l'azzurra si concede in cima a una rimonta da antologia, l'anno scorso a quest'ora, rioperata al polso, aveva perso colpi e fiducia, lo storico coach (Gabriel Urpy) aveva seguito le sirene della federtennis francese lasciandola in lacrime e quello nuovo (Salvador Navarro) stava ancora decifrando i codici d'accesso di un'anima molto femminile, la stessa che aveva stregato Carlos Moya, prima che la Flavia lo beccasse a limonare con una velina della tv spagnola, episodio alla base dell'inizio della seconda vita (ma questa è un'altra storia). Donna di molte virtù, frangibilissima eppure insuperabile nel rimettere insieme i pezzi (di Quanta abbondanza Da oggi tre azzurre nelle top 15 del ranking: con la brindisina, Errani e Vinci. È un record cuore, di polso, di tutto), Pen-netta ieri è scesa in campo nella luce abbacinante della California radiosa dell'ottimo match con la Stosur, della rivincita su Camila Giorgi, della prova di forza con la Stephens e del piccolo capolavoro con Li Na, il torneo era già stato vinto strada facendo e Radwanska, numero 3 del mondo con il ginocchio incerottato, sapeva di non avere chance con la nuova Flavia in gran spolvero, la ragazzina attempata che viaggia con bagaglio leggero («A questo punto della mia carriera non ho più nulla da perdere»), sostenuta da una forma fisica straripante e arrivata senza fiatone, armata del solito incantevole sorriso, dopo 9 titoli Wta, alla finale più importante. Due break le hanno consegnato il primo set (6-2) contro un'avversaria semovente e frustrata; quando Flavia si è resa conto di avere il match in tasca ha tremato un attimo, prima che Navarro a furia di «vamos!» la strappasse di forza alla paura di vincere, mentre le occhiate di fuego con Fabio Fognini, il numero uno d'Italia accomodato nel suo angolo e nel suo cuore, le trasmettessero le energie per chiudere (6-». I numeri impietosi (2o vincenti a io, 29 errori gratuiti della polacca) tramandano ai posteri una partita inesistente, il pubblico di Indian Wells non si sarà granché divertito ma la favola delta Penna che risorge dal mal d'amore, dalla cisti al polso e dal baratro della 166" posizione del ranking era troppo bella perché finisse diversamente. Numero 12 (oggi) cinque anni dopo essere entrata — prima italiana nella storia — nelle top io (agosto 2009), Flavia non si pone confini. Tolta Serena Williams, c'è ancora spazio per il suo fascino mediterraneo nel tennis femminile che si ritrova con tre azzurre nelle prime i5 (Errani, Pennetta, Vmci): nemmeno gli Usa hanno tanta abbondanza. Binaghi si spertica («Questa classifica le sta stretta»), telefona Malagò («Mi hai fatto dormire pochissimo»), via Twitter piovono messaggi su un'atleta amatissima Lei, morta e risorta senza mai scomporsi il ciuffo, si becca in testa il gavettone di Fognini, che poi gratifica al microfono: «Grazie Fabio...». Shhhht, fa segno lui con il dito sulle labbra. Troppo tardi? Per Flavia non lo è mai.

Pennetta regina del cemento Storico trionfo a Indian Wells

Stefano Semeraro, la stampa del 17.03.2014

Nel Parlamento dello sport italiano le ragazze del tennis non hanno mai avuto bisogno di chiedere quote rosa. Se le sono prese. Quattro Fed Cup, una vittoria e altre due finali al Roland Garros, Slam e primati in classifica in doppio, un piovigginare di titoli che dall'inizio del Millennio non ha mai smesso di bagnare il circuito. Una valanga rosa, un circolo virtuoso che Flavia Pennetta aveva inaugurato piazzando il primo, vero mattoncino nell'estate 2009, quando diventò la prima tennista italiana a guadagnarsi un ticket per la top-ten, e che sempre Flavia, 5 anni dopo, ha chiuso (momentaneamente) muovendo un altro passo in terra sconosciuta. Nessun tennista italiano era mai arrivato in finale a Indian Wells, il torneo dei magnati californiani, oasi allestita nel deserto da Larry Ellison, il patron di Oracle e uno degli uomini più ricchi del mondo che pur di fare del suo giocattolino una sorta di quinto Slam ha buttato sul piatto 70 milioni di dollari. Flavia in fmale è arrivata e se le è anche presa, ieri, mettendo in ginocchio il tennis tutto genuflessioni e incanti di Aga Radwanska, n. 3 del mondo, in 2 set IL COACH PREFERITO Conto spagnolo Navarro ha ritrovato geometrie e servizio: pub salire al n 5 un filo crudeli: 6-2 6-1. E' il torneo più importante della sua carriera, un "premier Mandatory" con un albo d'oro a 90 carati, il 104 del suo palmares (solo Sandra Cecchini ne ha vinti di più), il 24 alloro più prestigioso del nostro tennis dopo il Roland Garros della Schiavone. L'ha festeggiato beccandosi un gavettone di Fabio Fognini - secondo i malati di gossip il suo nuovo fidanzato - e scrivendo sulla telecamera quella sigletta, tre "M" e un cuoricino, che è diventata il marchio della sua nuova avventura. La polacca era sofferente alla rotulina sinistra, e infatti si è spremuta lacrime di rabbia durante la premiazione, ma il malanno nulla toglie ai 10 giorni da urlo della Penna, che nel corso del torneo ha spazzato via Sam Stosur, ex top-10 e vincitrice di Slam, la nipotina Camila Giorgi - che aveva estromesso Maria Sharapova - e in semifinale la n. 2 del ranking Na Li. «Mi dispiace per Agnieszka, ma questo era il mio giorno», ha detto alla fine Flavia, raggiante beniamina del pubblico americano che ama la sua tenacia, il suo allure da piccola Loren, la sua disciplina. E non è un caso che la pugliese, dalla vittoria a Los Angeles alle semifinali degli ultimi Us Open, negli States abbia giocato sempre benissimo. Da oggi Flavia ritorna a due passi dalla top-10, n.12, scavalcando la sua antica compagna di doppio Roberta Vinci (13) e arrivando a solleticare Sara Errani, n. 10. L'entrata nel recinto delle grandi a 27 anni era sembrato il traguardo, a 32 rischia di diventare una tappa, visto che Flavia da qui a Wimbledon ha solo briciole da difendere. Persino il n. 5 non sembra un approdo troppo temerario. E' una storia di alpinismo mentale applicato al tennis, una vicenda di chiodi piantati e di corde scivolate via. Mentre Schiavone, Errani e Vinci la scavalcavano, Flavia, bloccata da infortuni seriali, da un polso rammendato che nel 2012 sembrava averle scucito la carriera, ha ricominciato dal campo base, da Barcellona col nuovo coach spagnolo Salvador Navarro che ha sostituito il fuggitivo Gabriel Urpi e l'ha convinta a spingere di più, a rafforzare le sue trigonometrie una volta forse troppo morbide, a investire sul servizio, a potenziarsi muscolarmente. Nel maggio 2013 Flavia era scivolata al n. 158 del ranking a un passo dal ritiro, da una nuova vita («forse di mamma», disse a Wimbledon). Oggi è pronta a sfidare le più forti. «E la vittoria della determinazione», ha detto il presidente del Coni Malagò, che con Flavia ha scambiato molti messaggi in queste notti. Una vittoria senza se, senza ma, senza quote. Da donne che sanno come prendersi il mondo.

«Finalmente i mio giorno!»

Piero Valesio, tuttosport del 17.03.2014

Guarda che cosa ha combinato. Guarda come l'ha combinato. Siediti sul banco di scuola e osserva in silenzio lei che in veste di professoressa (e che professoressa) scrive salta lavagna i concetti che l'hanno guidata in questi anni. Manda a memoria qua concetti, scriviteli su un quaderno. E fatti guidare a tua volta da quelle semplici parole. Perché tu, Italia, hai bisogno di simboli che dimostrino a te stessa e soprattutto al mondo, che vali. Tanto. E che sei in grado di risollevarti dopo una lunga degenza, di ritrovare il tuo posto nel palcoscenico globale dopo aver dovuto bere l'amaro calice dell'esclusione. Se una come Flavia Permetta è riuscita a tornare sull'uscio della casa virtuale dove sono raggruppate le prime dieci giocatrici del mondo dopo aver dovuto, sopportare, a trent'anni suonati, le fatiche di una nuova operazione, di una riablitazione, di nuovi dolori e soprattutto il peso di un pensiero costante che riportava di continuo alla mente il pensiero del ritiro allora vuol dire che anche la sbeffeggiata Italietta di oggi non ha un destino segnato. Ma può tornare dove stava una volta e magari un po' più su. E anche più sorridente, pure vestita meglio. TRAVOLGENTE Può la vittoria in un torneo di tennis fornire uno spunto del genere? Può, eccome se può. Flavia ha completato il suo cursus honorum californiano travolgendo mezza Radwanska: la polacca era dolorante al ginocchio, il secondo set quasi non l'ha giocato. Ma ciò non toglie un grammo d'importanza all'impresa che Flavia ha messo a segno. A 32 anni si è issata nuovamente al numero 12 della classifica mondiale, con la top ten ad un passo. Ma soprattutto con un match point a disposizione non contro un'avversaria ma contro la sorte. Quando nel 2009 raggiunse la decima posizione del ranking, giova sempre ricordarlo, e fu la prima italiana a centrare questo risultato, in un momento di gioia ebbe a dire: «Mi piacerebbe essere ricordata come l'italiana più forte di sempre». Qualcuno lassù nei cieli interpretò quell'aspirazione come un peccato di presunzione e da allora gliene sono successe di tutti i colori. Compreso il fatto di assistere al trionfo parigino di Francesca Schiavone (tutte amiche ma poi in campo è un'altra cosa) e alla finale di Sara Errani, la stessa Saretta che lei a la Schiavo avevano "allevato" nel gruppo di Fed Cup. Lei che a Parigi non era mai riuscita a tentare un attacco efficace. Lei che a New York, prima della semifinale di pochi mesi fa, aveva già conquistato tre volte i quarti di New York. FINALE Diciamolo: chiunque avrebbe alzato bandiera bianca. E si sartebbe dedicato ad altro, restando sempre nel tennis, magari. Avrebbe dedicato più tempo a godersi i soldini guadagnati in una carriera, a trovare un fidanzato che diventasse presto marito e padre. Lei ha pensato che una carriera come la sua meritava un finale migliore. C'è un immagine che risale all'anno scorso, Italia-Stati Uniti di Fed Cup a Rimini. Lei, che non è convocata, c'è lo stesso. Sta nel gruppo. Si allena come una matta sparando palline come se dovesse giocare lei due singolari e un doppio. Quell'atteggiamento, quel cammino sono quelli che l'hanno portata ieri a sbancare Indian Wells e a incamerare un milione di dollari. E il bello è che la stagione non solo non è finita ma è solo agli inizi. Chi può negare a Flavia il diritto non solo di far meglio di quel decimo posto, ma anche di quella semifinale di New York dell'anno scorso? Quella contro la Azarenka che avrebbe potuto lanciarla verso la finale della vita contro Serena? SORRISI Se dopo il successo contro Li Na (in due giorni ha mandato a casa la seconda e la terza giocatrice del pianeta: qualcosa vorrà pur dire) Flavia ha trovato una splendida e semplicissima formula per urlare al mondo la sua felicità («Non riesco a smettere di sorridere») ieri, sempre sorridendo coma una bambina, ha fatto ancora di meglio. Dopo aver consolato la sua avversaria (che piangeva come una fontana) ha detto: «Oggi è il mio giorno.. Quel giorno che ha atteso per una vita. E già che c'era dopo ha ringraziato sia gli amici e i familiari che non hanno dormito poco e male in settimana per seguire i suoi match, nonchè Fabio, che poi sarebbe Fognini e che l'ha abbracciata con forza dopo il successo. E' inevitabile domandarsi se i due siano i Fratelli d'Italia o qualcosa di più: tutto sommato fatti loro. Pare i casi della vita li abbiano resi entrambi single in questo momento. Ma ciò che ci importa è che l'immagine del loro abbraccio dopo il successo di ieri è uno splendido simbolo dell'avventura umana di chi cade si rialza, di chi insegue per tutta la vita un risultato e quando forse ci spera di meno il risultato arriva. Italia, impara da Flavia. E vedrai che arriverà pure per te un successo da un milione di dollari

Fantastica Pennetta

Angelo Mancuso, il messaggero del 17.03.2014

Pennetta all'arrabbiata da un milione di dollari. Gustosa e piccante al punto giusto, ma indigesta per Agnieszka Radwanska, polacca di Cracovia n.3 del mondo. E Flavia la regina del deserto californiano. È sua la finale di Indian Wells ed è suo l'assegno milionario riservato alla campionessa: 6-2 6-1 e rivale ko dopo un'ora e 13 minuti. Giusto così: era stata proprio la brindisina nell'estate del 2009 ad aprire la stagione d'oro del tennis femminile azzurro, mai così vincente come nell'ultimo quinquennio, varcando per prima la fatidica soglia delle top ten. Ed è sempre lei, a 32 anni, a mettere il sigillo sul successo più importante a livello individuale del tennis italiano dopo il trionfo di Francesca Schiavone al Roland Garros nel 2010. LA RISCOSSA Meno di un anno fa Flavia annaspava nelle retrovie del ranking n.158. E nella testa tanti cattivi pensieri di ritiro dopo una delicata operazione al polso destro nell'estate 2012. Ora è di nuovo ad un passo dalle prime 10: n.12. Dopo la splendida semifinale agli US Open nel settembre scorso e i quarti agli Australian Open di gennaio, ecco lo storico successo a Indian Wells, Premier Mandatory molto vicino per campo di partecipanti e prestigio ad uno Slam. Un torneo che in passato mai nessun azzurro o azzurra aveva vinto. L'ULTIMO ATTO Flavia è stata protagonista di un altro match magistrale in un torneo da incorniciare ed ha scardinato il tennis della 25enne di Cracovia, soprannominata nel circuito "Aga la Maga" per la sua sagacia tattica e la straordinaria capacità di difendersi. L'azzurra ha sempre martellato la rivale. Chiaro il disegno della Pennetta: insistere sulla diagonale di rovescio della Radwanska, in attesa di aprirsi il campo, per poi colpirla con il suo marchio di fabbrica, il rovescio lungo linea. Nel primo set equilibrio fino al 2-2, con Flavia brava ad annullare una palla break con un servizio vincente. Da quel momento la brindisina ha preso decisamente il largo: break al quinto game, bis al settimo su due erroracci di diritto della polacca e 5-2. Quindi è andata a servire per il set rimontando da 0-30 e chiudendo con la solita accelerazione di rovescio lungo linea. Ad inizio della seconda partita la Radwanska ha chiesto l'intervento del medico per un dolore al ginocchio sinistro fasciato, ma l'inerzia della sfida non è cambiata. La Pennetta ha prima annullato una pericolosa palla break  con un diritto molto potente, quindi ha strappato il servizio a zero alla rivale. Ancora un break al quinto game (4-1) su un doppio fallo della Radwanska, chiaramente sofferente al ginocchio. Il match è praticamente finito lì, con Flavia lucida a non distrarsi pensando ai problemi fisici dell'avversaria. Sul 5-1, con la Radwanska al servizio, ha fallito il primo match point mettendo in rete un rovescio, poi sul secondo la polacca ha spedito fuori un diritto su un attacco dell'azzurra. Un trionfo strepitoso. Vero che la polacca non era al meglio, come ha confermato dopo il match («Non ho riuscivo a correre quanto avrei voluto», ha detto), ma Flavia il suo torneo lo ha vinto durante tutti i 10 giorni, mettendo in fila un'avversaria dopo l'altra, compresa la n.2 del mondo Na Li in semifinale. Era dal 2010, quando vinse a Marbella, che la Pennetta non conquistava un titolo. Quattro anni dopo in California è arrivato il suo successo sin qui più bello e prestigioso: la vittoria della tenacia e della determinazione. «Non so cosa dire - ha confessato Flavia - sono felice. contenta. Mi spiace molto per Agnieszka, spero che il suo infortunio non sia serio. Oggi era il mio giorno, ho vinto uno dei tornei più importanti del circuito. Ringrazio il mio staffe quanti in Italia, compresi mamma e papa, in questi ultimi 10 giorni non hanno dormito per seguire i miei match. E ringrazio Fabio, seduto qui in tribuna a sostenermi». E giù un bel gavettone, con Fognini che è corso ad abbracciarla.

Flavia demolisce la Radwanska e diventa la prima italiana a conquistare Indian Wells

Alberto Giorni, il giorno del 17.03.2014

Formidabile, straordinaria, infinita. Non ci sono più aggettivi per definire Flavia Pennetta, che a 32 anni firma il successo più importante della carriera sul cemento di Indian Wells (il suo decimo titolo Wta) dominando 6-2, 6-1 Agnieszka Radwanska, numero 3 del mondo. La finale è durata un set. La polacca nel secondo è stata condizionata da un problema al ginocchio sinistro che l'ha fortemente limitata nei movimenti e ha alzato presto bandiera bianca. Ma questo non toglie nulla ai meriti di Flavia, che ha vissuto una magica settimana battendo avversarie come Stosur, Stephens e, in semifinale, la n 2 Na Li. Subito dopo il matchpoint, la brindisina è corsa verso il suo box, abbracciando Fabio Fognini (si sussurra di un'amicizia molto speciale tra i due) e coach Salvador Navarro. Era al settimo cielo: «Spero che l'infortunio di Agnieszka non sia niente di grave, oggi era il mio giorno, grazie a chi in Italia è stato sveglio di notte per seguirmi in settimana» Nessuna italiana aveva mai vinto uno dei Premier Mandatory, i tornei più rilevanti dopo gli Slam. La Pennetta porta a casa anche un assegno da un milione di dollari e oggi in classifica salirà al n 12: e pensare che lo scorso giugno, complice l'operazione al polso, era crollata al n 166 e meditava il ritiro. Nel ranking supera la Vinci e insegue la Errani: non avevamo mai avuto tre azzurre tra le prime 15. Sotto il sole del mezzogiorno californiano, la Pennetta impone subito il proprio ritmo da fondo e conquista il primo set: 6-2. All'inizio del secondo la Radwanska chiede l'intervento della fisioterapista per farsi bendare il ginocchio sinistro. La polacca cede il servizio, chiama un altro timeout medico, ma il suo match è compromesso. A Flavia basta inserire il pilota automatico.

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate