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Jared Donaldson e il suo ginocchio: il calvario è quasi finito

Costretto alla prolungata assenza dai tornei da un grave infortunio, Jared Donaldson racconta il percorso che ha fatto per tornare a giocare

Last updated: 28/12/2019 15:51
By Vanni Gibertini Published 27/12/2019
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5 Min Read

Tra i protagonisti della prima edizione delle NextGen Finals di Milano nel 2017 c’era anche un ragazzo americano di nome Jared Donaldson, nato in Rhode Island, residente in California e cresciuto tennisticamente in Argentina sotto la guida del coach Pablo Bianchi. Perse tutti gli incontri del girone eliminatorio, ma grazie alla costanza di risultati durante il 2017 e nella prima parte del 2018 era riuscito a raggiungere un best ranking al n.48 nel marzo dello scorso anno per poi progressivamente sparire dal circuito a causa di un infortunio al ginocchio destro.

In una recente intervista per Under Review, il podcast tennistico curato da Craig Shapiro e Scott Tuft, Donaldson ha raccontato tutte le sue vicissitudini che lo hanno costretto a stare lontano dai campi per molti mesi e che lo hanno visto sottoporsi a un’operazione e successiva lunga riabilitazione per rimediare alla sua tendinosi cronica al ginocchio.

“Tutto è cominciato al torneo di Wimbledon 2018. Prima dell’inizio tutti hanno a disposizione solamente un’ora per allenarsi sui campi di gioco, mentre i campi designati per gli allenamenti sono ad Aorangi Park. Non ricordo che movimento ho fatto, ma durante la mia ora di allenamento all’All England Club il ginocchio ha iniziato a farmi male. Subito non ho pensato a nulla di particolare, ho giocato e vinto il primo turno contro Malek Jaziri, e man mano che la partita proseguiva sentivo che il dolore si faceva sempre più intenso. Il giorno successivo, quello di pausa tra il primo e secondo turno, mi stavo allenando con Seppi e quasi non riuscivo a giocare dal dolore. Non era la prima volta che il ginocchio mi faceva male, e il giorno dopo sono sceso regolarmente in campo contro Tsitsipas. Dopo aver perso i primi due set ho considerato l’ipotesi di ritirarmi, ma ho deciso di chiamare il fisio, farmi fasciare il ginocchio e continuare. La prima fasciatura non funzionava, me ne sono fatto fare un’altra più stretta che però mi limitava la circolazione, tanto da provocarmi un inizio di crampo. Poi vinto il terzo, la partita è stata sospesa per pioggia e rimandata al giorno dopo, quando forse per gli antidolorifici, forse per l’adrenalina, il ginocchio non mi faceva per nulla male e sono riuscito ad arrivare al quinto, ma alla fine ho perso il match”.

“Tornato in California mi sono preso un po’ di riposo, ho cercato di curare il ginocchio con i rimedi soliti, ma non ero pronto per tornare in campo ad Atlanta dove avevo programmato di iniziare la rincorsa allo US Open e quindi sono andato direttamente a Washington. Lì il dolore era sparito, ma ha perso un’altra partita durissima per 7-5 al terzo, sempre contro Tsitsipas, dopo aver avuto due match point nel terzo set sul mio servizio. Da lì sono andato direttamente a Toronto dove il ginocchio ha ricominciato a farmi male e ho perso subito da Paire”.

“Da quel momento in poi ho consultato vari medici, che volevano evitare a tutti i costi l’operazione, per i rischi che un intervento chirurgico inevitabilmente comporta, ed ho intrapreso diversi programmi di riabilitazione per rinforzare i muscoli intorno al ginocchio e limitare quindi il carico dell’articolazione. Sono stato molti mesi fermo, ho provato a rientrare a Delray Beach la primavera scorsa, ma dopo aver giocato solo un paio di tornei, a Miami mi sono reso conto che non stavo facendo altro che gestire l’infortunio, non potevo allenarmi al 100% e quindi l’operazione era necessaria”.

“Mi sono operato alla Clinica Universitaria di Stanford, in California, perché il mio agente conosceva il chirurgo e si fidava di lui. Ora sto molto meglio, i controlli sono tutti positivi e sono pronto a rientrare nel circuito in Australia dove inizierò con un paio di Challenger e poi parteciperò all’Australian Open”.

Donaldson entrerà di diritto nel tabellone principale del primo Slam dell’anno grazie al ranking protetto di cui può beneficiare in quanto costretto all’assenza dai campi per più di sei mesi.


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TAGGED:Australian Open 2020Jared Donaldson
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