È stata una delle voci che hanno accompagnato l’Italia tennistica nel momento più alto della sua storia. Elena Pero, storica telecronista Sky, ha raccontato — insieme all’inseparabile Paolo Bertolucci — la cavalcata trionfale di Jannik Sinner fino alla conquista di Wimbledon. Un’impresa storica, il primo italiano di sempre a vincere sull’erba sacra del Centre Court. Ma dietro quella voce dal tono apparentemente saldo, c’era un cuore che batteva fortissimo.
“Non era la mia prima finale a Wimbledon,” ha raccontato la Pero al Corriere della Sera, “ma quando c’è un italiano in campo è tutta un’altra storia.” E infatti nel 2021, quando Berrettini sfidò Djokovic, l’emozione la colse impreparata. “Mi dicevo: rivoglio Rino Tommasi e Gianni Clerici, voglio ascoltare loro, non ci voglio essere io.” A tenerla in equilibrio, allora come oggi, c’era la presenza di Paolo Bertolucci: “Paolo è la mia ancora, mi fa sentire protetta.” Ha spiegato. Domenica però, per Elena, è stato diverso. Più consapevolezza, più tranquillità, ma anche una tensione fortissima. “Non pensavo di emozionarmi tanto. Sinner è un’onda hawaiana, enorme: dobbiamo tutti imparare a gestirla.”
La vision di Elena è chiara anche per ciò che concerne la rivalità tra Sinner e Alcaraz (e i paragoni con Federer, Nadal e Djokovic). Stesso livello dei cosiddetti big three? “In potenza sì. Ma i Big 3 hanno vinto 24, 22 e 20 Slam, andiamoci piano. Ora manca il terzo, un antagonista che si inserisca con arroganza, come Djokovic. Arroganza che era consapevolezza. Non avrebbe mai dato il pugnetto al rivale prima di una finale. Serve “un cattivo.”
Un grande seguito, si sa, porta con sé anche l’altro lato della medaglia: le critiche. Come le accuse di “telecronaca anti-Sinner” esplose sui social soprattutto durante il match contro Dimitrov e ritornate alla carica anche in finale. Elena, tuttavia, prova a passarci sopra con eleganza: “Preferisco non leggere. Sui social c’è cattiveria che ferisce, non critiche che arricchiscono.” A difenderla, ci ha pensato lo stesso Bertolucci con un tweet e un articolo di Aldo Grasso contro gli “idioti da tastiera”. Infine, c’è spazio pure per gli insegnamenti che le ha lasciato il sunnominato Rino Tommasi. “Sono della scuola Tommasi, che si divertiva a fare quello che per gli altri era fonte di sfortuna. Ad esempio, dire la frase “è a due punti dal match”. Rino ha avviato al lavoro decine di persone, io tra quelle: proverò sempre gratitudine.”
