Sostiene Garbin (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Nel 2023 Tathiana Garbin e la nazionale di Billie Jean King Cup avevano raggiunto la finale, ma avevano dovuto arrendersi al Canada. In quei giorni la capitana azzurra annunciava di essere all’inizio di un lungo percorso per guarire da un tumore raro all’addome. Dopo la sconfitta a Malaga 2023, Garbin aveva fatto una promessa che valeva per sé e per le azzurre: tornare in Andalusia l’anno dopo e portare a casa il trofeo. Un’impresa che sembrava una montagna da scalare, ma tra cure e allenamenti, Tathiana e il gruppo azzurro sono arrivate a compiere l’impresa laureandosi campionesse del mondo. Ora a Shenzhen, in Cina, Paolini, Bronzetti, Cocciaretto, Errani e Grant sono chiamate alla difesa del titolo. Si gioca a partire dalle 11 italiane. Tathiana, gli ultimi allenamenti sono completati. La squadra è pronta, ma esordire contro le padrone di casa non è mai facile. Come la vede? «La Cina, anche senza Qinwen, è una squadra pericolosissima perché giocano al meglio sul veloce indoor. Però sono sempre centrata sulle mie ragazze. Partecipiamo con attenzione e un’unione fortissima che sono sicura ci farà bene. Lo stadio è sold out da oltre un mese: ci prepariamo al peggio, come gli stoici, per sperare poi nel meglio». In squadra ha portato anche una giovanissima Tyra Grant. Prepara il ricambio? «Tyra è ancora giovane e deve fare l’esperienza della Nazionale, perché è importante l’eredità che lasciamo. Avere delle giovani che si interfacciano con queste ragazze che l’anno scorso hanno vinto, e sono state finaliste due anni fa, è rilevante, per la loro crescita personale e professionale». Solo esperienza o c’è una chance che possa giocare? «Bisogna rispettare la crescita. Siamo nella società del tutto e subito, ma è importante fare ogni passo a suo tempo. Tyra ha 17 anni e questa chiamata è anche un premio per il suo impegno: è una giovane promessa che merita questo riconoscimento». Nel 2023 la promessa di conquistare la Coppa, poi mantenuta nel 2024. Ripetersi è sempre più difficile… «È un mondo, quello che viviamo, che ci richiede sempre i risultati, invece bisogna premiare l’impegno, la volontà, la determinazione. Queste ragazze dimostrano una dedizione e un senso di appartenenza fortissimo: averle sempre disponibili è già un premio in sé. Arrivano in fondo a quasi tutti i tornei e non ci pensano nemmeno lontanamente a rinunciare all’azzurro». Cosa dice capitano: ci confermiamo? «Beh (sorride), ci confermiamo a essere delle giocatrici che danno veramente il sangue per la loro maglia: questo lo posso assicurare. Tutte entreranno in campo e daranno anima e corpo per vincere l’incontro. I risultati non si possono prevedere, né tantomeno garantire. Ma dobbiamo assicurarci di entrare in quell’arena e dare il meglio di noi. E le mie ragazze lo faranno».
Jasmine Paolini “Il doppio mi migliora” (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport Stadio)
«Lo sai che qui ti chiamano “Boss”?», chiede un giornalista cinese dall’inglese stentato. Jasmine ascolta, ai suoi lati Tathiana Garbin e Sara Errani se la ridono con complicità. Paolini ringrazia e nel media day scopre di essere una delle più amate, quasi di casa: tra interviste con una conduttrice vestita da tennista, sfide bizzarre per i social media cinesi e selfie “rubati” dalla stampa locale. Paolini e le sue compagne non potranno però fare sconti alla Cina nell’esordio di Billie Jean King Cup. Da qui parte la nostra difesa al titolo. Nell’ultimo anno Jasmine ha vissuto uno strano limbo. Lo storico trionfo di Roma, la finale a Cincinnati, la semifinale a Miami: risultati che per molte sarebbero già un testamento di carriera. Per lei, fino a un paio d’anni fa, sarebbe stato lo stesso. Essere andata oltre, a volte le si ritorce quasi contro. C’è stato l’addio a Renzo Furlan, seguito da quello recente al preparatore Andrea Bracaglia: un doppio vuoto che apre domande sul team del 2026. Una certezza però rimane: Sara Errani. Ieri si è presa cura di un dettaglio particolare, il dritto al volo della compagna, commentandolo nientemeno che con Billie Jean King in persona. Intanto Jasmine è lì, numero 8 del mondo, sempre con le migliori, determinata a non perdere terreno. La maglia azzurra non porta punti, ma può diventare un altro frammento decisivo nel mosaico della stagione 2025. Sui suoi risultati quest’anno si è detto molto. Lei dal 2025 cosa si aspettava e quanto è soddisfatta? «Nel 2024 ho tenuto una continuità molto alta e non era facile ripetersi in questa stagione. L’obiettivo però era quello di provarci e di crescere su una serie di aspetti che tutt’ora vanno migliorati. Il 2025 finora è comunque positivo, anche se ho sofferto qualche alto e basso in più. A fine anno è la costanza a farti rendere». Spesso si fa l’errore di pensare che a 29 anni non ci si possa migliorare e invece… «Djokovic, Nadal e Federer insegnano che si può. Per quanto mi riguarda il margine più evidente è sul servizio, poi c’è altro ma è meglio non sbilanciarsi. In generale posso lavorare su tanti dettagli: tennis, fisico e mente». Quando perde viene rimproverata perché “spreca” troppe energie in doppio. Lei cosa risponde? «Da quando lo gioco sono migliorata e mi è servito per arrivare dove sono. Ci sono settimane in cui perdi in singolare e poter andare avanti in doppio ti aiuta. Ovvio che fisicamente a volte sia più dispendioso, però mi diverto. Il prossimo anno andrà programmato bene, ma continueremo: io e Sara abbiamo degli obiettivi da raggiungere». A proposito di 2026, come si evolverà il team? Sara, coach o meno, mi sembra abbia un ruolo centrale. Ci sarà qualcun altro? «Sara capisce questo gioco molto bene, e in campo può sempre darmi una mano. Ovviamente sto cercando anche un nuovo coach che possa aiutarmi, perché no, insieme a Errani. Per il finale di stagione mi sono organizzata con la Federazione, come fatto a New York, e ci sarà di nuovo Gaio. L’obiettivo è iniziare il 2026 con un team al completo». A 29 anni si può ancora sognare di diventare numero 1 e vincere uno Slam?
«Io provo a non pensarci. Mi concentro a tenere il livello di cui parlavamo prima, quello che poi ti consente di cogliere le chance che si possono presentare. Se durante l’anno sei continua, le occasioni arrivano. Ci sono tornei più difficili da giocare, ma l’obiettivo per me è migliorarmi ogni giorno, senza pensare al numero 1 o ad altro». A chi non vive il tour come spiega le difficoltà mentali affrontate anche da campionesse che tutto questo l’hanno raggiunto? «Questa è una domanda tosta, ma va trovato un equilibrio. Io sono consapevole di vivere un sogno, ma ci sono momenti difficili e quest’anno ce ne sono stati. Quando mi sento così provo a ripetermi che ci sono cose ben peggiori, anche se sul momento non è facile trovare aspetti positivi. Giocare tanti tornei può essere un bene perché ogni settimana si può ripartire, ma se le cose non vanno si entra in una fase negativa. Alle tue spalle servono persone importanti e la consapevolezza che c’è anche altro nella vita. A volte, anche solo sdrammatizzare mi aiuta ad analizzare il momento».
Errani e Paolini Turbo anti Cina (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
L’onore di aprire la competizione spetta al team campione in carica, un po’ come avviene per il Centrale di Wimbledon in ogni edizione. A difendere lo storico titolo di Billie Jean King Cup conquistato nel novembre scorso a Malaga è appunto l’Italia, opposta alla Cina padrona di casa nel primo quarto di finale ad eliminazione diretta sui campi della Shenzhen Bay Sports Centre Arena (alle 11, diretta tv Supertennis). «Sono contenta di come è andata questa settimana, siamo riusciti sempre a far sì che le ragazze si sentissero a proprio agio, allenandosi bene per presentarsi in questa sfida al massimo del loro potenziale», sottolinea la capitana azzurra Tathiana Garbin, che dando per scontata la presenza di Jasmine Paolini (n.8 del mondo) deve scegliere una fra Lucia Bronzetti ed Elisabetta Cocciaretto per il singolare di apertura, con Sara Errani pronta per il doppio (la veterana romagnola e Paolini per il secondo anno consecutivo sono matematicamente qualificate per le WTA Finals di Riad) e la 17enne Tyra Grant a respirare per la prima volta il clima della Nazionale. «C’è un clima positivo in seno alla squadra, le ragazze stanno bene insieme — sottolinea la timoniera del team tricolore — e sono sempre veramente entusiaste quando c’è questa competizione. Mi fa piacere perché hanno un senso di appartenenza fortissimo alla nostra maglia, e sanno che devono rappresentare non solo loro, ma un’intera nazione. Affrontiamo le padrone di casa verso cui nutriamo un profondo rispetto, una sfida impegnativa che ci piace raccogliere. Ma è una grande competizione e ce ne godremo insieme ogni momento, felici di poter condividere del tempo prezioso». L’assenza della stella Qinwen Zheng, n.9 del ranking, ancora convalescente dopo l’operazione al gomito destro, fa diventare Wang Xinyu (n.34 WTA) la giocatrice di miglior classifica fra le cinesi, salvo colpi di scena quindi avversaria della finalista di Roland Garros e Wimbledon 2024. «L’ho affrontata già e sono state due partite dure — sottolinea la 23enne originaria proprio di Shenzhen —. Negli ultimi anni lei è andata alla grande, ha raggiunto due finali Slam. In questo caso sarà qualcosa di molto diverso: gioco in casa, andrò in campo e darò il massimo». Prima di lei dovrebbe toccare a Yuan Yue (n.102), sempre che il capitano Liu Feng non decida di optare per l’esperienza della 36enne Zhang Shuai (n.114, ma ex n.22), che ha debuttato in nazionale nel 2007 affrontando a Bari proprio Tathiana Garbin. «La Cina è una squadra forte e avrà il sostegno del pubblico — avverte Jasmine Paolini — ma anche noi siamo un buon team, servirà un buon livello di gioco e lottare su ogni palla. Questa competizione è diversa da un torneo, personalmente a me piace molto, anche perché siamo un gruppo che sta bene insieme».