Non è arrivata come una sorpresa, ma come l’inevitabile epilogo di una stagione complicata. Frances Tiafoe ha ufficialmente interrotto la collaborazione con David Witt, il coach che lo seguiva dal luglio 2024, e ha salutato anche Jordi Arconada, storico membro del suo staff. La notizia, confermata dallo stesso Witt su Instagram, chiude un ciclo e apre una fase di riflessione profonda per il tennista statunitense, scivolato al numero 29 del ranking ATP dopo cinque sconfitte consecutive e la chiusura anticipata della stagione 2025.
Che il periodo non fosse dei migliori e che in casa Tiafoe tirasse aria di cambiamento si era già capito dalle parole della settimana scorsa e forse questa decisione è la migliore per un giocatore che cerca di ritrovarsi.
Witt, tecnico di grande esperienza con un passato di oltre dieci anni al fianco di Venus Williams, oltre che periodi con Jessica Pegula e Maria Sakkari, aveva portato inizialmente una ventata di fiducia. Nei primi mesi di lavoro, il connubio con Tiafoe aveva prodotto risultati eccellenti: finale a Cincinnati, semifinali a Washington e allo US Open, e un ritorno a ridosso della top 10. Ma il 2025 ha cambiato tutto. L’unica parentesi positiva è arrivata al Roland Garros, mentre per il resto della stagione le prestazioni sono state altalenanti, spesso inferiori alle aspettative. Lo stesso Witt, nel messaggio d’addio, ha usato toni affettuosi ma rassegnati: “Alcune cose finiscono, ma i bei momenti e l’amicizia restano per sempre. Grazie, fratello.”
Con la separazione da Witt e da Arconada, che lo seguiva da oltre cinque anni, Tiafoe sembra aver optato per una rifondazione completa del team. Una decisione coerente con la fase di crisi che attraversa, ma anche con la volontà di ripartire da zero. Il pubblico americano, specie sui social, non ha risparmiato critiche: c’è chi parla di perdita di motivazione, chi di carenza di disciplina, chi addirittura teme una discesa oltre la top 50. Al netto dei commenti, resta un dato oggettivo: Tiafoe, oggi, è a un bivio cruciale della carriera.
Professionista dal 2015, Tiafoe ha rappresentato per anni la grande speranza del tennis statunitense. Ragazzo cresciuto in un contesto umile, figlio di immigrati sierraleonesi, si è avvicinato al tennis grazie al padre che lavorava come manutentore di campi in un circolo in Maryland. Simbolo di diversità e determinazione, La sua storia ha sempre rappresentato l’eco di un American dream ancora possibile in un mondo iper-professionalizzato e elitario come quello del tennis, e per questo si è conquistato il favore di numerosi fan da tutto il mondo. Ha raggiunto il suo best ranking di numero 10 nel giugno 2023 e ha conquistato tre titoli ATP (Delray Beach 2018, Houston e Stoccarda 2023). Nei tornei dello Slam, ha firmato imprese memorabili, come la semifinale allo US Open 2022 e quella nel 2024, oltre ai quarti di finale al Roland Garros 2025 (ultimo grande risultato ad oggi della carriera dello statunitense). Ma se la carriera di Tiafoe è stata un susseguirsi di acuti e momenti di stasi, gli ultimi mesi hanno mostrato il lato più fragile del suo tennis: brillantezza intermittente, gestione emotiva incostante, difficoltà nel mantenere un livello alto settimana dopo settimana.
Il dato statistico racconta bene il quadro: nel 2025 Tiafoe ha chiuso con un bilancio appena positivo (26 vittorie e 23 sconfitte) e senza successi di rilievo dopo la primavera. Eppure, il talento tecnico resta evidente: servizio potente, esplosività nei primi due colpi, capacità di costruire e variare. Il limite, semmai, è sempre stato mentale, quella stessa soglia che separa i buoni giocatori dai campioni.
La decisione di fermarsi con largo anticipo e rivoluzionare lo staff appare dunque un atto di maturità, non di resa. A 28 anni, Tiafoe non è più una promessa ma neppure un veterano: è nel pieno della carriera, nel punto in cui il potenziale deve tradursi in sostanza. Sarà decisiva la scelta del nuovo coach. Servirà una figura capace di unire rigore e fiducia, e di lasciarlo libero di giocare il suo tennis istintivo. Nomi non se ne fanno, ma il profilo ideale è quello di un tecnico con esperienza nel circuito e sensibilità nel lavoro mentale.
Resta poi da capire come Tiafoe gestirà la parte psicologica, quella che negli ultimi mesi sembra averlo frenato più della tecnica. L’obiettivo realistico, per ora, è rientrare tra i top 20 e ritrovare stabilità. Ma nella mente di Frances Tiafoe il sogno è sempre lo stesso: Arrivare al top, magari mettendo in bacheca anche uno slam (il suo amato Us Open forse, dove è sempre stato in grado di esaltarsi).
In fondo, la storia del ragazzo di Hyattsville è sempre stata una sfida contro le previsioni. Questa nuova crisi, se affrontata con lucidità, potrebbe rappresentare non la fine, ma l’inizio di un nuovo capitolo all’insegna della maturità.