Il "colore" del Principato

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Il “colore” del Principato

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TENNIS – Considerazioni “colorate” del torneo di Montecarlo. Dallo spettacolo del sito del torneo, agli incontri ravvicinati con spettatori e giocatori e ai colori veri e propri che caratterizzano il terzo Masters 1000 della stagione. Da Montecarlo, Laura Guidobaldi

Ore 7 bisogna alzarsi. C’è la vettura che passa alle 9h30 per portarci al tennis. Arriva, puntuale come sempre, non si scherza, siamo nel Principato monegasco. Qui tutto è preciso, pulito, ordinato. Scendendo dalle alture di Roquebrune, mi godo la vista che c’è da lassù. Osservazione banale ! Eppure è proprio così. È un luogo che si guarda, si guarda e si guarda ancora, senza per forza concentrare lo sguardo su qualcosa in particolare. Si guarda e basta. Dal Country Club si guarda il mare che sembra “abbracciare” il campo centrale, si guarda la roccia dalla quale sembra davvero “emergere” la terra rossa dei campi..E tanti e tanti spettatori giungono a guardare il bel tennis che si gioca in questa settimana; sono talmente tanti che, a volte, dai campi, ci si mette almeno un quarto d’ora per ritornare in sala stampa. Il motivo? Un ingorgo enorme formato dalla fiumana di visitatori, soprattutto italiani, accorsi al tennis per seguire gli incontri degli azzurri e non.

Gente di qua, gente di là, gente dappertutto su e giù per gli scalini. Già, perché la location del torneo fa sì che la disposizione dell’ambiente si sviluppi in…verticale e, dunque, spazio alle scale !

Ce ne sono tantissime ed è tutto un sali e scendi, sali e scendi a destra, a sinistra, avanti e indietro. Per cui, anche se non si gioca a tennis, l’attività sportiva è assicurata! Tuttavia, nonostante lo spazio limitato, una cosa sorprendente e caratteristica del torneo di Montecarlo è che non ci si sente per nulla compressi e che si possono incontrare e ammirare anche i giocatori di solito più inarrivabili: dalla Wozniacki che esce dall’allenamento, all’Azarenka che vi si dirige e a Djokovic che arriva con la fidanzata. E, infatti, per restare in tema di incontri ravvicinati, questo è quello che può accadere lungo il corridoio della zona stampa: tale corridoio, che conduce alla stanza dove si tengono le conferenze dei giocatori è strettissimo e, l’altro giorno, all’improvviso, ho rischiato lo scontro diretto con un certo ragazzo di Manacor. Infatti, Rafa stava arrivando per il consueto incontro con i giornalisti dopo il match. La fretta di uscire e il poco spazio per passare hanno fatto sì che o passava lui o passavo io: abbiamo fatto buffamente a gara per sapere chi sarebbe passato per primo e alla fine ha vinto lui (ma guarda caso…!!), non senza gratificarmi, però, con un amabile sorriso!

Tanti spettatori italiani, certo. Ma ci sono, ovviamente, anche gli stranieri. Come quella pacioccona signora tedesca, incontrata nella trasportation che ci portava al tennis. Una fan del tennis e una “player’s guest”, come si è definita. Alla mia curiosità di quale giocatore si trattasse, mi ha risposto categorica “oh, a lot of player’s, I know a lot of players !” E lì è cominciato a scorrere un fiume di parole su questo e quel giocatore, questo e quel torneo, che lei segue da anni; sulla Safina, che lei conosce fin da bimba e Safin “very nice guy”, sulle giocatrici tedesche “very strong now” e su “Big Steffi”. Ed anche sui giocatori italiani. Fabio Fognini “oh, he’s a very very good looking guy and he knows it!”, Seppi e Bolelli “who are very kind guys”. Insomma, uno scroscio di elogi sperticati su tanti personaggi del tennis e poi di Monaco, Mentone, Roma e la dolce vita italiana.

Alla fine, arrivati al tennis, senza perdere tempo, si è “vigorosamente” dileguata tra la folla che si dirigeva ai campi. E nella trasportation gli incontri curiosi continuano. Come al rientro in albergo dopo la Nuit du Tennis, l’annuale galà del torneo a cui è invitata anche la stampa: il conducente della vettura è nientepopodimenoche…uno dei fratelli Togni, quelli del circo! Beh, il circo è di casa a Montecarlo ! Ormai in pensione, mi spiega che ha smesso di fare il trapezista e di girare il mondo e, da un po’ è uno degli autisti ufficiali del torneo. Da trapezista eccezionale ad autista occasionale il salto non è poi tanto lungo!

Gli incontri però, a volte, possono essere “turbolenti”, soprattutto quando si cammina nel villaggio del torneo: dagli spintoni impietosi ricevuti dai ragazzini che corrono all’impazzata per accaparrarsi l’autografo di Djokovic o Nadal, a quelli dei raccattapalle che si affrettano per entrare in campo o del gruppo di ragazze che si precipitano per vedere da vicino il loro idolo, è tutto un fuggi fuggi e una frenesia. Ma poi, si passa, quasi per magia, ad una calma e una gentilezza senza pari quando si entra nei locali del torneo.

Alla minima richiesta, la risposta è assicurata: tutti vogliono informarti, aiutarti, accompagnarti con una qualità che diventa sempre più rara: la dolcezza. Così come sono “dolcissimi” altri “spettatori” che ti fanno compagnia…le immancabili tortore! Qui sono docilissime, volteggiano indisturbate sui campi e tra il pubblico e non disdegnano di venirti quasi addosso, come si vede in una simpatica foto di Ljubicic che, durante il gioco, si fa sorprendere dall’irruzione disinvolta del curioso volatile. Oppure, posandosi spesso e volentieri sulla ringhiera delle tribune, tant’è che a volte i fotografi sono costretti a scansarsi con tutto il loro “armamentario”.

Il torneo di Montecarlo è anche all’insegna dei colori e dei profumi: il mare cambia ogni giorno, offrendoci tutta la gamma del blu; il rosso intenso del mattone tritato si scalda o si raffredda a seconda delle bizze del sole; il bianco candido delle tende del villaggio, dei tavoli delle terrazze, delle livree dei camerieri dona ancora di più all’evento un’eleganza inconfondibile. E, naturalmente, c’è il verde della vegetazione, che rinfresca la “tavolozza’ dei colori monegaschi. Il tutto è accompagnato dal profumo dei fiori d’arancia e dei limoni, tipici in Costa Azzurra, nonché da quello della vaniglia delle crêpes che deliziano per una settimana i visitatori del torneo.

Ma se c’è una cosa davvero sorprendente, per chi sta in sala stampa, è quella di avere la sensazione di trovarsi sul ponte di una nave. Non solo perché la lunga fila di finestre in alto si affaccia magnificamente sul centrale e, allo stesso tempo, sul mare, ma anche perché tutti i fotografi spalancano le vetrate facendo soffiare il vento all’interno (una specie di bufera che fa volare immancabilmente tutti i fogli), e puntano i loro enormi obiettivi, come i neri e grossi cannoni di una nave d’altri tempi. E per giunta, vere e proprie navi, da crociera e non, ogni giorno attraversano la baia sulla quale si affaccia il Country Club; e sembrano salutarci da luggiù, noi fortunati spettatori di un così bello spettacolo !

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