TENNIS LAVAGNA TATTICA – Puntata conclusiva dedicata alla sicurezza e alla superiorità col quale Stanislas Wawrinka ha piegato Roger Federer nella finale dell’ATP Master 1000 di Montecarlo.
La sicurezza e la superiorità di Stan
Una delle manifestazioni di forza più significative, soprattutto nei confronti dell’avversario, che un tennista possa esibire sul campo, è il continuare a fare il proprio gioco, senza variazioni, qualunque sia l’andamento del punteggio. Di norma modificare i propri schemi, cercare alternanza di ritmo e profondità, lavorare sulle rotazioni in back, proporre palle di peso diverso, sono tutti espedienti tattici volti a togliere sicurezze all’altro, per evitare che possa esprimersi al meglio.
Si tratta di una strategia certamente efficacissima e vincente, nella quale lo stesso Roger Federer è un maestro, specialmente quando è chiamato a contrastare uno dei migliori “mostri da fondocampo” quali Nadal, Djokovic, Del Potro, eccetera. Ma il messaggio che passa, più o meno consciamente, e che viene recepito dall’avversario è “ti temo, non riesco a reggere il tuo tennis migliore, quindi cerco di incasinarti il gioco”.
Stanislas Wawrinka, opposto in finale all’amico, mentore e connazionale svizzero, a variare il suo tennis non ci ha nemmeno lontanamente pensato. E’ sceso in campo, e ha cominciato a produrre il suo gioco di disarmante semplicità, efficacia e solidità: tirare tutto forte, fortissimo, dal servizio ai colpi da fondo, con percentuali, profondità e grandi rotazioni in top-spin, utilizzando in assoluta disinvoltura ogni tipo di traiettoria, dai cross stretti fino alle aperture lungolinea spesso definitive.
Nonostante, a causa di pochi punti gestiti non perfettamente, avesse perso il primo set, Stan non si è minimamente scomposto, e ha continuato a macinare una pressione da fondocampo che è progressivamente diventata sempre più difficile da sostenere per Roger. Dal punto di vista psicologico, qui il messaggio “inviato” all’avversario è stato ancora più chiaro e definitivo: “di quello che fai non può fregarmene di meno, io sono più forte, e continuo a fare il mio, perchè so che cederai tu”.
E’ un atteggiamento che solo e solamente i campioni veri possono permettersi, per chiunque altro tale attitudine è nel migliore dei casi un pericoloso problema di eccessiva autostima e presunzione, molto più spesso diventa un suicidio tennistico.
Ed esattamente come doveva andare, così è andata. Il confronto che era iniziato secondo il prevedibile canovaccio tattico di Federer che cercava gli anticipi per togliere tempo a Wawrinka in particolare dal lato del dritto, mentre Stan da una posizione più arretrata spingeva il più possibile ogni palla, si è pian piano spostato in modo inesorabile a favore del campione di Melbourne, per il motivo tecnico più semplice del mondo: l’attuale numero uno svizzero tira troppo forte, e sbaglia troppo poco.
Non c’era nulla da fare per Roger ieri, ma sono convinto che anche avesse affrontato un buon Nadal, o un buon Djokovic, il Wawrinka della finale (e di tutto il torneo di Montecarlo) avrebbe vinto comunque.
Se la “pausa agonistica” che Stan si è preso nei due “mille” americani e in Coppa Davis è davvero finita definitivamente, e continuerà ad esprimersi su questi livelli, viste le non perfette condizioni dei principali avversari (Nadal incerto e scarico, Djokovic mezzo infortunato, Del Potro rotto, Ferrer non abbastanza competitivo a certe velocità di palla, Murray ancora in alto mare, Dimitrov e Dolgopolov non ancora pronti per il top, Berdych e Tsonga troppo discontinui, Raonic e Isner un gradino sotto, quello messo meglio alla fine è proprio Federer e si è visto come è andata) per questa parte della stagione è lui l’uomo da battere.
Secondo me, e fatte salve le possibilità di ritrovarsi di Nadal con il quale sulla terra rossa bisognerà sempre fare i conti finché starà in piedi, anche al Roland Garros.
Strepitoso.
One-Handed Backhand appreciation corner
“Sempre due ci sono, né più, né meno: un Maestro, e un’Apprendista” (Yoda, “The Phantom Menace”, 1999).
La celebrazione della Luce a una mano andata in scena a Montecarlo ha visto il Trionfo di Stan-the-Man sul suo Leggendario Mentore, il Vecchio Jedi Roger. L’Eroe sconfitto, però, non deve dolersene: queste sono le Vie della Forza, che la Saggezza e la Potenza del Maestro siano destinate a passare all’Allievo è inevitabile.
La stagione su terra rossa si apre nel segno del Bene, e con ottime prospettive per le prossime Battaglie. I Guerrieri della presa Eastern sono in salute, le Nemesi Bimani si leccano le ferite.
Guai però a chi abbasserà la guardia: le Belve della Barbarie a due mani diventano ancor più pericolose quando subiscono colpi durissimi, e rimangono in superiorità numerica schiacciante.
Ma per adesso, le Mura che difendono la Civiltà hanno retto ancora una volta.
Arrivederci a Madrid, Roma e Parigi.