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Sara Errani pronta alla sfida con Maria Sharapova (Fotoracconto)

TENNIS WTA STOCCARDA – Sara Errani gioca un’ottima partita contro Carla Suarez Navarro finchè quest’ultima non si ritira per un problema al polso. Conquista così il diritto di sfidare la campionessa uscente Maria Sharapova. L’altra semifinale vedrà lo scontro di……Jankovic e Ivanovic in quella che avrebbe dovuto essere una partita di primo turno.
Appena arrivata in sala stampa, vedo che in campo si sta allenando Sara Errani.
Dopo un’animata discussione tecnica a rete con Pablo Lozano, prova tutti i colpi e lascia il campo ad Ana Ivanovic,
che le augura buona fortuna. La poveretta non fa in tempo ad iniziare che viene “scalzata” dalla linea di fondo da un membro del suo team che, con grande attenzione, spazzola le righe sotto il suo sguardo un po’ divertito e molto incredulo!
Ma è ora di passare alla competizione. Con un suggestiva coreografia di luci entrano in campo
Maria Sharapova
e Agnieszka Radwanska. Il bilancio dei testa a testa vede Maria nettamente favorita, ma è passato diverso tempo dall’ultimo scontro. Molte cose sono cambiate e in campo tutta questa differenza non si vede.
La tensione di Maria si traduce un urla più acute e pugnetti più frequenti e più stretti, che sfociano in un urlo abbastanza impressionante alla conquista del primo set.
Agnieszka non molla e tenta di tutto, finchè non si arriva al match point… o, meglio, ai match point:
sono tanti che se ne perde il conto. Alcuni li sbaglia Maria, altri li vince in modo spettacolare Agnieszka.
Alla fine, però, la Polacca cede, e Maria è così provata mentalmente che dapprima esulta in modo stanco levando solo le braccia al cielo, per poi scaricare la tensione con un paio di urla belluine
così terrificanti che mettono in fuga le povere raccattapalle!
L’espressione di Agnieszka oggi è ben diversa da quella di ieri, come se il topolino le fosse risultato un po’ indigesto.
Maria, invece, fa la vaga, come se avesse fatto solo una passeggiata di salute. Spassosa la sua reazione a chi le ha detto che Jelena Jankovic dice che giocare il doppio la aiuta a migliorare il gioco di volo. “Beh, lei gioca 30 tornei all’anno, singolo e doppio, non credo sia per migliorare la volée (risata), è anche per altri motivi, non saprei quali, perciò direi che non è un buon esempio” e giù un’altra risata… Ma quanto si vogliono bene????
Ed ecco che scende in campo Sara Errani
contro Carla Suarez Navarro. Specialiste della terra rossa, stili di gioco simili… Si prevede una partita lunga!!!
L’inizio non delude le aspettative: i game sono lottatissimi, i punti interminabili. Alla fine del primo gioco sei già provato ed è già passata un’eternità.
Il servizio, come previsto, non è influente, anzi, l’impressione è che il set se lo aggiudicherà la prima che terrà il suo turno di battuta.
Ed infatti, appena Sara riesce a conquistare il servizio chiude i giochi per il primo set.
Nel secondo, Sara si innervosisce, inizia a bofonchiare,
se la prende con le righe.
I tifosi di Carla si rianimano, creando vari neologismi con i loro cartelli double face giallorossi che reciterebbero Vamos Carla se fossero utilizzati tutti insieme dallo stesso lato.
Carla continua con il suo gioco aggressivo di bei colpi da fondo e tocchi a rete.
Sara cerca di caricarsi alla chiusura di un game,
ma alla fine è Carla che chiude, festeggiando in modo molto schivo, il secondo set. Già siamo a più di due ore, ma devo ammettere che, pure se questo non è il tipo di gioco che preferisco, la partita è molto avvincente e ben giocata.
Purtroppo, però, durante il terzo set il polso di Carla fa i capricci e l’incontro si chiude con il suo abbandono, con gran dispiacere del pubblico che pregustava un’altra oretta di lotta.
Dopo la partita Sara a proposito del nervosismo ci dice che è vero che per certi versi la danneggia ma è anche vero che le dà carica. Con Maria Sharapova si aspetta una partita difficile, ma in questo periodo sta giocando bene e farà, come sempre, del suo meglio.
In campo, nella partita successiva, due giocatrici con una storia simile: un gran passato, addirittura da n.1 e 2 del mondo, una manciata di Slam tra singolo e doppio, un periodo di appannamento e la voglia di tornare ad altissimo livello
condite da gioco spettacolare
e potente.
Svetlana Kuznetsova parte fortissimo, ma viene subito ripresa e superata da Ana Ivanovic. Però non molla e nel secondo set si esibisce in uno Sveta-show. Nel terzo set giocano entrambe benissimo e la partita si fa veramente bella.
Alla fine la spunta Ana. Nel dopo partita ci parla del servizio: il suo, con lancio di palla molto più efficace e affidabile, dovuto secondo lei alla maggior tranquillità,
e quello di Svetlana, il kick più forte nel circuito femminile, che arrivava molto alto e largo sul rovescio. Oggi ha risposto rimanendo indietro e prendendo il tempo, visto che quando entrava in campo aveva molte difficoltà a controllarlo. Così ha sentito di avere maggior controllo e più potenza.
Sull’avversaria che potrebbe capitarle dice che le conosce bene entrambe e sono molto forti. Jelena avrebbe dovuto essere la sua avversaria di primo turno e ora potrebbe incontrarla in semifinale….
Jelena in campo dà tutto per poterci arrivare
mentre Alisa Kleybanova fa invece di tutto per farle lo sgambetto.
Le due non si risparmiano
e mettono in campo tutto quello che hanno…
il che, per Jelena, vuol dire anche la “asciugatina-finta-che-neanche-mi-tocco-la-gota”
la protesta veemente,
la soggettività delle misure!
“E allora ditelo che ce l’avete tutti con me!”
Ma una partita di JJ senza drammi non è… non fa… non pare… beh, non esiste e basta!
Comunque, per la cronaca, JJ vince la partita.
Questa è la faccia che fa quando le si riconoscono le capacità comunicative e si chiede se è qualcosa su cui lavora.
“Andiamo! Pensate veramente che possa lavorare su questo?”
e ride. “Io sono così. Anche se pensate che stia facendo una conferenza stampa io mi sto divertendo, sono così normalmente. Mi piace chiacchierare e a volte dico sciocchezze. A volte interpretano come seria qualcosa che ho detto scherzando, togliendola dal contesto, ma io so quello che ho detto, quello che intendevo. Certo, adesso ci sto un po’ attenta”
E poi dimostra di non essere così superficiale, come si può pensare, quando parla di Alisa Kleybanova: “Ha dimostrato di essere una ragazza forte ed è di grande ispirazione per gli altri il fatto che sia riuscita a tornare a giocare dopo essere stata colpita da una malattia così grave ed è ancora più sorprendente che sia qui a gareggiare a così alto livello contro tutte noi. Sono molto orgogliosa di lei e sono una sua grande fan. Tifo per lei ogni volta che gioca contro altre. E’ una ragazza amabile, una persona straordinaria, il che è più importante che essere una grande giocatrice, almeno a mio parere.”
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WTA Charleston, il tabellone: ci sono Pegula e Jabeur, nessuna azzurra sulla terra verde
Il draw del WTA 500 è di buon livello. Attenzione al ritorno di Elina Svitolina

Effettuato il sorteggio del tabellone del Credit One Open di Charleston, WTA 500 (terra verde, 780.637 dollari di montepremi) che rappresenta un tradizionale trait-d-union, per quanto riguarda il circuito femminile, tra i tornei sul cemento americano e quelli sulla terra rossa europea. Si gioca sulla terra verde o har-tru, superficie leggermente più veloce del mattone tritato.
La prima testa di serie è l’americana Jessica Pegula, reduce dalla semifinale nel torneo di Miami. Potrebbe giocare un terzo turno prestigioso contro Sofia Kenin. Il tabellone è di buon livello: nella parte alta ci sono diversi pericoli, come Badosa, Fernandez e Kudermetova, e soprattutto Bencic. La parte bassa del tabellone è predominata da Ons Jabeur, che affronterà Lesia Tsurenko al primo turno e potenzialmente Victoria Azarenka ai quarti. Non ci sono italiane al via, nemmeno nelle qualificazioni. Una delle storie principali del torneo sarà anche il ritorno di Elina Svitolina dopo la gravidanza.


QUI IL LINK AL TABELLONE DEL WTA 500 DI CHARLESTON
Flash
WTA Miami: Kvitova vince il nono titolo ‘1000’ e ritorna in Top 10, sfuma il Sunshine Double di Rybakina
Petra Kvitova mette in bacheca il 30° trofeo della carriera su 41 finali disputate, vincendo un primo set thrilling al tie-break per poi dominare il secondo. Elena Rybakina non migliora il proprio best ranking, mancando la prima piazza della Race

[15] P. Kvitova b. [10] E. Rybakina 7-6(14) 6-2

Nelle precedenti apparizioni al Miami Open Presented By Itaù, Petra Kvitova non era mai andata oltre i quarti di finale arrendendosi in tre circostanze al terzultimo atto del torneo – 2014, 2019 e 2022 -. Mentre nell’edizione 2023 non solo è finalmente riuscita a rompere questo muro imperituro, ma addirittura si è spinta fino alla vittoria finale – diventando fra l’altro la terza tennista ad alzare il trofeo a 33 anni dopo le statunitensi Chris Evert nel 1986 e Serena Williams nel 2015, nell’ottavo ed ultimo successo di Serena in Florida – conquistata ai danni della giocatrice del momento: la campionessa di Wimbledon Elena Rybakina si è dovuta infatti inchinare 7-6(14) 6-2 al termine di quasi due ore di partita, dove a indirizzare la contesa è stato un primo set decisosi al tie-break in cui la 33enne ceca si è costruita due chance di break lungo il corso del parziale regolare prima di strappare il servizio avversario e trovarsi ad avere l’opportunità di apporre il sigillo finale sul 5-4. Qui però, la mancina di Bìlovec si è spenta emotivamente permettendo alla kazaka l’aggancio. Giunti al gioco decisivo, è andato in scena un vero e proprio psicodramma con la bellezza di cinque set point a testa, dei quali uno ciascuna con la battuta a disposizione; quello materializzatosi sulla racchetta di Petra si è rivelato decisivo nel 30° punto del tie-break mandato così agli archivi dopo 22 minuti di durata.
Dopodiché, Il vulcano Kvitova ha eruttato tutta la sua mastodontica forza motrice dominando in lungo e largo il secondo set, che avrebbe potuto avere un punteggio ancora più a senso unico se la n. 12 del mondo non avesse mancato la palla per involarsi sul 4-0 “pesante”. Alla fine a decretare la differenza nel match è stato l’improbo 54% di prime in campo della kazaka con conseguente 48% di punti vinti sulla seconda. Per Petra un successo che significa il ritorno in Top Ten dopo un lontananza di quasi due anni (al 10 posto), l’ultima toccata e fuga nell’élite mondiale risaliva al settembre 2021, ma anche 9° titolo di categoria ‘1000’ a cinque anni di distanza dall’ultimo ottenuto al WTA 1000 di Madrid 2018 e 30° alloro complessivo in carriera alla 41esima finale disputata: un ruolino di marcia pazzesco nelle partite che valgono dei titoli, una percentuale di vittorie superiore al 70%. Eccezionale pure il balzo che compie a livello di classifica avulsa, relativa esclusivamente al 2023, con 13 posizioni guadagnate che la fanno entrare di forza in Top Five assestandosi alla quinta piazza: era 18esima prima del torneo.
Sfuma invece il sogno di Elena, dopo essere entrata nel ristretto cerchio di coloro che hanno raggiunto la finale nella stessa stagione in Australia e al Sunshine Double – altre cinque donne in totale ci sono riuscite: Monica Seles nel 1991, Graff nel 1994, Lindsay Davenport e Martina Hingis nel 2000, Maria Sharapova nel 2012 – di poter compiere la doppietta, Indian Wells e Miami, che nella storia hanno realizzato soltanto in quattro. Si infrange, inoltre, per lei la possibilità di prendersi il primo posto nella Race e di migliorare il suo Best ranking, rimarrà n. 7 al mondo: sarebbe diventata sesta in caso di trionfo. Infine va segnalato come si assesti ad 11 vittorie di fila la striscia d’imbattibilità di Rybakina, 13 se non si considera il walkover contro Coco Gauff negli ottavi del WTA 1000 di Dubai inserendo così nel computo anche i successi su Andreescu e Bouzkova e scovando l’ultima sconfitta subita per mano di Beatriz Haddad Maia ai quarti del WTA 500 di Abu Dhabi.
Warm-Up
Trentottesima finale combined del WTA 1000 di Miami, la cui fondazione ed introduzione nel circuito risale infatti al 1985, che mette in palio il titolo del terzo evento stagionale di tale categoria dopo Dubai e Indian Wells. A contendersi lo scettro di campionessa del torneo che si disputa presso la location dell’Hard Rock Stadium dei Miami Dolphins, sono la testa di serie numero 10 Elena Rybakina e la numero 15 del tabellone femminile Petra Kvitova. La 23enne russa, ma naturalizzata kazaka dal 2018, nativa di Mosca va a caccia del secondo alloro in appuntamenti “mille“ dopo quello appena conquistato in California, il che le consentirebbe di completare il Sunshine Double: un’impresa riuscita solamente a quattro donne della racchetta nella Storia del tennis, addirittura in due occasioni alla tedesca Steffi Graf (1994 e 1996), alla belga Kim Clijsters nel 2005, alla bielorussa Vika Azarenka nel 2016 e all’attuale n. 1 del ranking WTA Iga Swiatek nel 2022; l’ultima in ordine cronologico ad aver raggiunto questo prestigioso traguardo, il quale per l’appunto come è facilmente deducibile dai grandi nomi ora menzionati è stato Eldorado tennistico solamente per giocatrici che nella loro carriera sono state in grado di arrivare ad occupare il trono mondiale. Chissà che ciò non possa essere di buon auspicio per il prosieguo della sua vita da atleta per la detentrice di Wimbledon, che intanto prova a regalarsi la quinta affermazione nel Tour maggiore a quattro anni di distanza dalla prima in assoluto ottenuta al WTA 250 di Bucarest nel luglio del 2019. Il suo record complessivo nelle finali disputate nel Circuito WTA parla di un differenziale abbastanza negativo con 4 successi che fanno da contro altare ad 8 KO.
Dall’altra parte delle reta, con l’obiettivo di guastare la festa alla favorita indiscussa, una tennista di dieci anni più grande: classe 1990 nativa della città di Fulnek ma cresciuta a Bìlovec, in Repubblica Ceca. Attualmente numero 12 delle classifiche, con un passato però da seconda forza del ranking mondiale essendo stata in tre diversi momenti n. 2 del mondo – ottobre 2011, giugno 2015 e gennaio 2019 -. Curiosamente anche Petra ha sinora vinto i suoi titoli Majors “soltanto” in quel di Londra, aggiudicandosi Church Road nel 2011 per poi ripetersi nel 2014 superando in finale rispettivamente Maria Sharapova ed Eugenie Bouchard. Ha inoltre disputato un’ulteriore atto conclusivo a livello Slam, perdendo nel 2019 in Australia da Naomi Osaka. La mancina ceca è stata anche “Maestra” nel 2011 alle WTA Finals di Istanbul, in cui nella sua prima partecipazione all’evento superò Azarenka nel match valevole per l’importante riconoscimento di fine anno. Approccia a questa sua prima finale relativa alla parentesi tennistica nord-americana coast to coast dal deserto californiano alla Florida, con un bilancio complessivo nelle partite che assegnano titoli assolutamente positivo dato che recita 29 vittorie a fronte di 11 sconfitte. Petra cerca infine il 9° alloro in un WTA 1000, l’ottavo è giunto in altura nel 2018 Madrid – dove in carriera ha trionfato anche nel 2011 e nel 2015 -, che le permetterebbe di rompere un digiuno nelle conquiste sul cemento che non la vede vincere un torneo da oltre due anni. Sempre per quanto concerne gli eventi ‘1000’, ha perso 4 finali a queste latitudini: l’anno scorso a Cincinnati per mano di Caroline Garcia, l’ultima.
Dal punto di vista tattico si fronteggiano due tenniste dal pedigree tecnico assai simile, entrambe difatti improntano i loro incontri alla ricerca di una costante ed asfissiante aggressività. Sia Elena che Petra prediligono la sezione di fondocampo, come giardino dell’Eden dove far sprigionare tutta la potenza di cui dispongono. Dunque la sfida che si preannuncia all’orizzonte, sarà contraddistinta da continui confronti a tutto braccio da ambo i lati del campo; il che fa presumere che la differenza verrà delineata banalmente da chi delle due riuscirà a sbagliare meno. Chiaramente, poi, ambedue le protagoniste costruiscono le loro rispettive fortune con il progressivo tentativo di andare a cogliere angoli sempre più acuti del rettangolo di gioco, questo schema serve a potersi aprire successivamente il lato opposto del campo per una comoda chiusura del punto. Proprio soffermandoci su questa potenziale situazione strategica, è molto probabile che sia la ceca ad interpretare il ruolo di giocatrice maggiormente offensiva e che sia disposta a lasciare andare a tutta le sue esecuzioni per attaccare senza soluzione di continuità la rivale, perché in possesso di un vantaggio in termini di potenza pura che però anche per via del suo superiore chilometraggio incontra innumerevoli difficoltà negli spostamenti laterali ed in generale nella copertura degli spazi. Mentre, al contrario, la kazaka nonostante sia una delle tenniste più alte del circuito – 1,84 contro l’1,82 della tre volte finalista Slam – può contare su di una mobilità straordinaria per quelle che sono le sue leve, già messa in mostra meravigliosamente nello scontro contro Sabalenka al BNP Paribas Open – match che ripresenta gli stessi motivi tattici anche se con sfumature diverse. Dunque seppur sia Rybakina che Kvitova amino costruire il punto su scambi brevi, a dover perseguire di più questo tipo di piano tattico dovrà essere l’ex n. 2 poiché come detto la 23enne di Mosca si sa ben disimpegnare nella difesa e nel successivo contrattacco – ovviamente per quelli che sono i canoni su cui si svilupperà questo incontro, sarebbe stato un discorso diametralmente opposto se al di là delle rete ci fosse un’opponente alla Swiatek.
Altra chiave di volta essenziale per dirimere la vicenda, e che si collega allo scenario poc’anzi descritto, è il rendimento sui due fondamentali d’inizio gioco: nessuna delle due, se vuole avere reali chances di vittoria, non può esimersi dal mettere sul campo un’elevata percentuale di prime. Sono infatti entrambe giocatrici che possiedono nel loro bagaglio, un servizio incandescente in grado di bombardare perennemente la retroguardia avversaria quando in giornata. Perciò la pericolosità, l’efficienza e l’incisività della prima sono parametri imprescindibili, anche perché se si dovrà ricorrere alla seconda palla con un certo ritmo tutte e due potrebbero entrare in un loop negativo e subire le fiammate provenienti dalla reciproca risposta: capace, quest’ultima, o di generare direttamente la conquista del quindici oppure di mettere già nelle condizioni migliori chi ribatte di poter comandare il palleggio a proprio piacimento.
Osservando il periodo di forma odierno, indubbiamente nonostante la ceca abbia dalla sua un’eccezionale battuta, Elena in questo momento è la migliore battitrice del Tour: a suffragare tale tesi, c’è l’inequivocabile dato con cui si presenta a questa finale, ovvero l’aver scagliato sempre almeno la doccia cifra di ace (o anche di più) in cinque partite consecutive di uno stesso torneo. A livello femminile, ciò non accadeva da Wimbledon 2016 e dai tempi di una certa Serena Williams; da molti considerata – e ne hanno ben donde – la tennista con il servizio più performante della storia. Per cui si può affermare come sia ancora più importante per Petra, piuttosto che per la russa di nascita, una presenza continua in campo della propria prima. A chiusura di questo excursus tattico, l’altra faccia della medaglia dei colpi di avvio punto: chi delle due riuscirà a premere l’acceleratore costringendo l’altra a subire la propria incessante pressione in risposta, ha un alta probabilità di portarsi a casa il titolo ma come dichiarato ciò non può che essere legato alla prestazione della prima di servizio avversaria. Kvitova, comunque, ha un vantaggio rispetto alla più giovane rivale: le traiettorie mancine sia nella prima slice da sinistra che soprattutto sulla diagonale rovescia di Elena, le sbracciate a ritmo forsennato sulla direttrice sinistra diranno molto dell’esito finale del match in base a chi saprà reggere di più e dove però Petra ha a disposizione il proprio dritto, possono mandarla in grande confusione.
Due i precedenti, 1-1, recentissimi: vittoria kazaka a casa della sfidante ai quarti di Ostrava 2022 per 7-6(5) 6-4, rivincita della mancina lo scorso gennaio ad Adelaide per 6-3 7-5.
Primo Set: Kvitova vince una frazione al cardiopalma, con un tie-break thrilling da 30 punti
Kvitova vince il sorteggio e dopo qualche titubanza sceglie di iniziare il match in risposta. La decisione della tennista ceca si rivela assolutamente azzeccata, visto che Rybakina comincia la propria partita abbastanza contratta con il fondamentale d’inizio gioco mettendo in campo soltanto tre prime su otto punti totali ed inciampando anche nel primo doppio fallo dell’incontro. Elena si ritrova così costretta a dover fronteggiare immediatamente due palle break consecutive, tuttavia dal 15-40 la 23enne kazaka riaggiusta il mirino del servizio e si toglie d’impiccio rimontando per tenere il suo primo turno di battuta. Agli antipodi il game di servizio inaugurale di Petra, che serve una sola seconda e si intasca con autorità il gioco che le vale l’1-1. In generale pare molto chiaro sin dagli albori della finale, l’atteggiamento tattico assunto della due volte campionessa di Wimbledon: risponde da una posizione estremamente aggressiva non solo sulla seconda avversaria, dove addirittura mette i piedi in campo, ma anche e soprattutto la attua sulla prima stazionando ampiamente sulla riga bianca di fondo. Dunque l’inizio di match ha un’unica padrona, dato che la mancina in campo si crea ancora l’opportunità per inerpicarsi a break point nel terzo game dando sfogo alle sua maggiore completezza tecnica, prima mediante un’intelligente risposta bloccata e poi subito dopo estraendo dal cilindro una meravigliosa palla corta di rovescio che lascia di sasso la sua più giovane avversaria. Ma l’ex n. 2 del mondo a questo punto spreca malamente la ghiotta chance sparando via in corridoio un comodo dritto incrociato quando il punteggio segnava 15-30, sfumata l’opportunità Rybakina ha sfruttato la scia favorevole derivante dal regalo offertole e grazie ad un ace e ad una prima vincente riesce ad impattare sul 2-2.
Anche Petra, nel quarto gioco, è costretta a dover affrontare il suo primo round di servizio che si prolunga ai vantaggi: ciò però accade più per demeriti della n. 12 al mondo che per effettivi meriti della recente campionessa di Wimbledon, visto che la più esperta in campo si fa trovare impreparata in più di una circostanza in uscita dal servizio denunciando una mobilità fisica – in verità mai stata suo fiore all’occhiello neanche del Prime della carriera – decisamente limitante. Mentre la classe ’99 di Mosca continua a fare grande fatica nel regolare la sua risposta affinché risulti molto più incisiva ed efficacie di quanto non lo sia stata finora, ovvero praticamente nulla. Proprio per questo a metà parziale, dall’angolo di Elena – in primis dal coach italo-croato Vukov – arriva il suggerimento di modificare il posizionamento in ribattuta prendendo metri sul campo e allineandosi così alla scelta tattica di Kvitova. Nel frattempo l’ex n. 2 del ranking aumenta vertiginosamente i giri del motore per quanto riguarda il rendimento del suo straordinario bimane, indiscutibilmente il miglior colpo da fondocampo su cui può contare la 33enne di Bilovec, che inizia a lasciare andare brillantemente sia sull’incrociato che nell’accelerazione in lungolinea. E così, dopo una serie di quattro giochi dove i servizi sono stati perfetti, la tds n. 15 si ritrova avanti 5-4 per infliggere pressione alla kazaka che serve per prolungare la contesa. Elena si inguaia da sola, commettendo un sanguinoso doppio fallo sul 30-15 mai poi è Petra a salire in cattedra ancora con il suo fantasmagorico rovescio, sia coperto in spinta sia tagliato in contenimento. Il break questa volta si materializza, alla terza opportunità complessiva, tuttavia proprio nel momento della verità si assiste alla reazione da campionessa vera qual è la kazaka che senza strafare genera un ritmo progressivo nella costruzione del punto non andando mai eccessivamente sopra giri che manda in confusione la ceca, rea di sciogliersi sul più bello: 5-5, la frazione non è ancora terminata. Rybakina, ora, ha aumentato a dismisura la performance della sua macchina a propulsori alieni, mettendo a referto una sequenza di 5 ace in 6 punti consecutivi al servizio. Una sequela che assume dei tratti ancora più dirompenti, dato che gli ultimi tre scagliati corrispondo ai primi suoi tre punti nel tie-break. A metà 13esimo game, le due si scambiano un mini-break: prima Kvitova commette un fragoroso gratuito con il colpo che fino a quell’istante aveva fatto più male all’avversaria, poi dal 4-2 Elena si fa riprendere per via di una seconda che permette a Petra di entrare di forza in ribattuta.
Nelle fasi finali del tie-break, il livello se è possibile cresce ulteriormente: sul 5-5 la ceca si tira fuori da uno scambio che la stava vedendo soccombere con un bimane incrociato sublime, ma Elena non ci sta e cancella il set point con il 7esimo ace della sua partita. Il primo set point giunge anche per Rybakina, che tuttavia nonostante l’avversaria non metta in campo la prima e con lo scambio in mano scaraventa abbondantemente oltre la linea di fondo un dritto decisamente facile. 8-7 e secondo set ball per Kvitova, scambio che si allunga con nessuna delle due che spinge a tutta: entrambe colpiscono a tre quarti di velocità, chiaramente con il braccio irrigidito dalla tensione. Ad un certo punto il rovescio di Elena sembra atterrare fuori, gli spalti si fanno sentire disturbando però palesemente la ceca nell’esecuzione del colpo: ma la palla di Rybakina è rimasta in campo, nonostante Petra chieda il controllo del falco. Lo psicodramma, ormai tale da diversi minuti, continua imperterrito: vanno via un secondo set point per la kazaka sul 9-8 e il terzo a favore di Kvitova sul 10-9, che si deve mangiare le mani per una risposta di dritto affossata in rete sulla seconda avversaria. Il momento di rottura sembrerebbe palesarsi dopo il terzo set point sfumato anche per Elena, grande tenuta della diagonale sinistra di Petra, visto che Kvitova non riesce a preparare con il giusto tempismo l’uscita dal servizio e si ritrova investita dalla risposta kazaka: secondo mini-break per la 23enne russa, terzo in totale, ma la chiusura è ancora rimandata perché Elena manda in corridoio il rovescio, 12-12. E dopo il quarto anche il quinto set point va alle ortiche per la finalista di Melbourne, questa volta però di nuovo in risposta: 13-13. Sul 14-13, grandissima Elena con un dritto inside-in carichissimo. Sul 14-14, è stavolta il turno per Petra di prendersi il secondo mini-break: il quinto set point per lei, il primo con il servizio, è quello buono. 7-6, 16 punti a 14, Kvitova al termine di uno straordinario primo set durato oltre l’ora e cinque di gioco.
La vincitrice di Indian Wells deve vedere così interrotta la sua striscia immacolata nei tie-break disputati nel 2023, prima di oggi ne aveva vinti 7 sue 7, mentre rimane candido quello della ceca: 4 su 4. A pagare dazio per Elena, è stata la bassa percentuale di prime in campo: solamente il 53%, che pure è stata abile nel far fruttare vincendo l’86% e mandando a referto 10 ace, dopo un solo set è già doppia cifra come le precedenti 5 partite.
Secondo Set: Kvitova è in The Zone, domina in lungo e largo
Petra è letteralmente on-fire, adesso lascia andare ancora di più le sue violenti sbracciate. E’ uno spettacolo vederla in azione sospinta dalla fiducia che genera un primo set vinto in quel modo da sfavorita. Da par suo, Elena le dà una mano continuando a fare troppa fatica nel tenere con continuità la prima palla di servizio in campo. La finalista all’Happy Slam 2019 vola in men che non si dica sul 3-0 “leggero”. La domanda da porsi in questo preciso è la seguente? Rybakina avrà le energie mentali necessarie per risollevarsi dopo lo schiaffo emotivo subito considerando lo sforzo profuso nell’ultimo periodo venendo da 11 vittorie consecutive e in particolare da due primi turni qui in Florida dove la spuntata soltanto al terzo – con Badosa al 2°T ha dovuto cancellare anche un match point -.
In un primo istante parrebbe di no, dato che Kvitova si procura una palla per il 4-0 “pesante”. Ad un passo dal definitivo capitombolo nel dirupo, Elena abbozza un tentativo di reazione e ai vantaggi si mantiene quantomeno attaccata all’ultima carrozza del treno ceco, che viaggia spedito più non posso. Riesce a procurarsi perfino l’opportunità per il contro break, ma la chance sfuma inesorabile. È sostanzialmente l’ultima vera possibilità in favore di Rybakina per provare a ribaltare un esito che oramai appare scritto poiché dopo quattro giochi tenuti a zero da chi serviva, Petra Kvitova chiude i conti con il secondo break della frazione: 6-2 in 36 minuti, con un durata complessiva da 1h42′ che è stato manifesto a tutto tondo del suo tennis.
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WTA Miami, Kvitova: “Vincere un grande torneo alla mia età è la cosa più bella”
Petra Kvitova dopo la vittoria: “Mi sono detta che prima o poi Elena avrebbe perso un tie-break in stagione. Ora non posso stare a guardare il trofeo, devo rimettermi al lavoro per tentare di vincere ancora”

Petra torna a vincere. A 33 anni, la campionessa ceca spezza il sogno del Sunshine Doubles di Elena Rynakina e solleva il nono trofeo di un Masters 1000, dopo quello di Madrid 2018. È il 30esimo sigillo in carriera per lei, due volte campionessa a Wimbledon ed ex n. 2 del mondo. Una corsa già iniziata ad Indian Wells (fermata al terzo set da Sakkari ai quarti di finale) dove aveva espresso un ottimo tennis che è riuscito poi ad esplodere a Miami, fino alla vittoria, contro ogni pronostico. Ecco le dichiarazioni di Petra nella conferenza stampa post partita.
D: Cos’hai pensato durante il match, in particolare nel primo set?
“Certamente il tie-break è stato decisivo oggi. Penso sia il più lungo che abbia mai giocato in vita mia. Non è facile giocare con Elena come sono riuscita a fare oggi. Sono davvero felice, ed esausta, ma soprattutto felice”.
D: Hai vinto tantissimi titoli ma mai a Miami, per quale motivo? Forse a causa del caldo?
“No, non è assolutamente per il caldo, anche se odio il caldo. Ma chi lo sa? No, penso di aver giocato davvero bene a Indian Wells e ho continuato a farlo qui, cercando di concentrarmi su ogni match. Ho avuto avversarie molto forti durante il torneo, come Elena. Il servizio mi ha aiutato molto, i campi sono un po’ più veloci, così come le palline, e questo favorisce il mio gioco”.
D: Hai menzionato ieri i tuoi alti e bassi nella tua carriera. Guardando indietro, cosa ti ha spinto a superare queste fasi, soprattutto quelle più difficili? Come sei riuscita a vincere di nuovo? Hai detto che ami il tennis….
“Anche nei momenti di successo, è dura rimettersi al lavoro. Nei momenti difficili ti senti triste e vorresti fare meglio. E quindi si torna in campo per tentare di diventare una giocatrice migliore. Sì, amo il tennis, ma penso sia anche la motivazione di fare sempre meglio e, siccome ho avuto molti momenti positivi, sono sempre stata motivata per averne ancora. Vincere una finale è la più bella sensazione che tu possa avere. È questo che amo di più, la sensazione della vittoria”.
D: Hai detto che questo tie-break è stato forse il più lungo della tua vita. Quanto è importante questo risultato per affrontare i prossimi mesi, considerando che si tratta del titolo più importante per te in cinque anni?
“Prima della finale, avevo letto che Elena non aveva mai perso un tie-break nella stagione fino ad ora. Mi sono detta che dovevo servire bene. Eh, boom, ecco un tie-break. Cosa avrei fatto adesso? Mi dicevo che prima o poi avrebbe perso anche lei un tie-break in stagione. Così ci ho provato.
Ci sono stati mini-break, ho perso del tutto il controllo di chi stava servendo. Mi dicevo di essere aggressiva e di non aspettare un suo errore. Per il resto, non ho idea di come andrà il resto della stagione. Sono felice di aver vinto e non me lo aspettavo. Sto giocando un buon tennis, prendo il positivo di tutto ciò sapendo che posso competere con le migliori. Ora c’è la terra e poi l’erba. Il mondo del tennis va veloce, e non posso stare qui e guardare sempre il mio trofeo, devo andare avanti, come fanno tutti. Significa molto per me che, anche alla mia età, sono in grado di vincere un grande torneo. Questa è la cosa più importante”.
D: Avere 10 o 11 anni più della tua avversaria è stato decisivo oggi? Pensi di aver utilizzato la tua esperienza in alcuni momenti?
“Onestamente, penso che la mia esperienza abbia svolto un ruolo importante oggi. Ho disputato così tante finali. So che posso giocare bene in finale, poco importa chi ho di fronte. Mentalmente questo è molto importante per me. Le giovani ci saranno sempre, è difficile affrontarle sempre (ride), è molto stancante. Anche Elena è giovane e quindi è dura gareggiare con tutte loro, ma è stato bello giocare con Sorana prima. Ci conosciamo da tanti anni, è fantastico”.