Il caso USTA-Patrick McEnroe: quello che le parole non dicono

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Il caso USTA-Patrick McEnroe: quello che le parole non dicono

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TENNIS – Dietro alle dimissioni di Patrick McEnroe da Head of Player Development della USTA ci sono motivi che vanno oltre quelli dei comunicati ufficiali. Storie di incarichi multipli e stipendi a sette cifre che hanno causato più di un malumore.

Durante la prima, vera, giornata di grande tennis all’US Open 2014, con sancita dai due grandi quarti di finale Wawrinka-Nishikori e Djokovic-Murray, una conferenza stampa indetta più o meno a sorpresa dalla USTA ha fornito parecchi spunti di riflessione alla stampa americana, che era già in attesa di qualche mossa correttiva dopo il “fallimento” del tennis USA nella passerella di casa (è il secondo anno consecutivo, ed il secondo nella storia del tennis, che gli USA non riescono a piazzare nessun loro giocatore oltre il terzo turno del tabellone principale maschile). Patrick McEnroe rinuncerà al suo ruolo di Head of Player Development, ruolo che ha ricoperto dall’aprile del 2008, riducendo il suo impegno nel ruolo durante i prossimi mesi mentre la USTA cercherà un sostituto che possa continuare il suo lavoro. O ricominciare da capo, come qualcuno suggerisce, visti gli scarsi risultati ottenuti finora.

L’annuncio avrebbe dovuto essere fatto a US Open terminati, tuttavia la notizia già trapelata negli ambienti del tennis americano e l’articolo in proposito uscito qualche giorno fa sul New York Times citando fonti riservate hanno probabilmente convinto la USTA ad anticipare la conferenza stampa, nonostante la giornata particolarmente piena. Ma magari la USTA e Pat McEnroe contavano proprio su quello per distogliere l’attenzione da una faccenda sicuramente scomoda per tutte le parti coinvolte.
Perché sembra che la verità sia diversa da quella raccontata nel comunicato stampa ufficiale (ma non è sempre questo il caso?): come spesso accade in questi casi, per consentire all’interessato di salvare la faccia, si sarebbe data la possibilità a McEnroe di dare le dimissioni per evitare un imbarazzante licenziamento. La scusa ufficiale della necessità di essere basati nel nuovo centro federale di Lake Nona, alle porte di Orlando, e l’indisponibilità di McEnroe al trasferimento in Florida per motivi personali e professionali, in realtà nasconderebbero un diffuso malcontento relativo all’operato dell’ex tennista, in particolare una mancata dedizione alla causa, dovuta alle sue altre attività. Patrick McEnroe è infatti un apprezzato telecronista per il canale americano ESPN, un ruolo che lo impegna per parecchie settimane l’anno in giro per il mondo, settimane che qualcuno ritiene siano sottratte al suo impegno come Head of Player Devleopment per la USTA. Impegno per cui viene lautamente ricompensato: stando ai documenti ufficiali della USTA consultati dal New York Times, infatti, McEnroe ha ricevuto uno stipendio di $875.000 durante il 2012, mentre nei tre anni precedenti i suoi emolumenti hanno ogni volta superato il milione di dollari. E sempre più persone nell’ambiente ritengono che una remunerazione di quel tipo debba garantire una dedizione totale alla causa, almeno dal punto di vista dell’esclusività dell’impegno.

Quando apriremo il nostro nuovo centro tecnico ad Orlando in un paio d’anni accoglieremo molti più giocatori e coach nelle nostre strutture, e siamo giunti alla conclusione, di comune accordo, che la migliore situazione sarà quella di avere il Direttore del Player Development basato ad Orlando, ed è apparso immediatamente chiaro che questo trasferimento non sarebbe stato possibile per me”. Così ha spiegato la sua “decisione” McEnroe ai microfoni della ESPN, poco dopo la fine della partita tra Wawrinka e Nishikori ed ancor prima di aver affrontato la stampa internazionale nella conferenza stampa a fianco dello stato maggiore della USTA.
In America si dice che se non sei tu il primo a dare risalto ai tuoi risultati, nessuno lo farà per te, per cui sia McEnroe sia la USTA si sono prodigati immediatamente ricordando i successi ottenuti nei sei anni e mezzo nei quali McEnroe è rimasto alla guida del Player Development: sei titoli del Grande Slam junior, tre vittorie al World Junior Tennis (under 14) ed una vittoria nella Junior Fed Cup. “Sicuramente stiamo facendo fatica per quel che riguarda il tennis maschile di vertice – ha ammeso McEnroe – ma abbiamo tanti ragazzi promettenti che stanno crescendo, e nel settore femminile abbiamo tante ottime giocatrici giovani che ci daranno tante soddisfazioni”.

Il direttore esecutivo della USTA Gordon Smith, che supervisiona tutta l’attività della Federazione e quindi è direttamente responsabile per l’operato di McEnroe, ha spiegato che “il ruolo per cui Patrick era stato assunto si è evoluto nel corso degli anni. Inizialmente si trattava solamente di seguire un numero molto ristretto di giocatori d’elite, ma col tempo ci siamo accorti di avere bisogno di una struttura molto più larga alla base, e questo richiede un impegno molto più diffuso”. La USTA ha infatti creato cinque nuovi centri regionali in tutto il Paese, portando il numero totale a 24. Mantenere i rapporti con tutti questi centri e visitarli ad intervalli regolari richiede un dispendio di tempo e di energie che evidentemente era incompatibile con gli impegni di John McEnroe, in primis quello di telecronista per la ESPN.

Non è certo una sorpresa che la notizia di questo cambiamento sia stata accolta con piacere da alcuni dei genitori dei ragazzi che fanno parte del Player Development Program. Sheila Townsend, madre della 18enne Taylor Townsend, ha espresso la sua soddisfazione per la decisione presa “non perché abbia qualcosa personalmente contro Pat McEnroe, ma perché penso che in ogni organizzazione nella quale non si ottengono risultati ci debbano essere cambiamenti al vertice”. Ricordiamo però come nel 2012 ci fosse stata una dura polemica tra McEnroe e l’entourage della Townsend, relativa alla minaccia di dell’ex giocatore di togliere i supporti economici alla giovane promessa se quest’ultima non avesse perso peso. Alla fine le parti si riconciliarono, ma la Townsend assemblò da sola il proprio team tecnico che oggi include anche l’ex finalista di Wimbledon e top-10 Zina Garrison. Gayal Black, madre della tennista junior Tornado Black, ha espresso anche lei soddisfazione per il cambiamento, nella speranza che ciò porti nuova linfa e nuovi metodi nella USTA. “Vediamo quello che accade con i giocatori di altri Paesi, e ci rendiamo conto che il livello di supporto che riceviamo dalla USTA, sia in termini economici, sia dal punto di vista della possibilità di scegliere i coach, è molto inferiore a quello delle coetanee straniere”. Ed è l’aspetto finanziario ad essere particolarmente spinoso in questa vicenda: stando a quanto riferito dalla Sig.ra Black alla ESPN, alcune giocatrici vengono fatte andare ai tornei da sole a 16 anni per mancanza di fondi, quando Patrick McEnroe viene pagato più di un milione di dollari l’anno per ottenere “modesti risultati”.

Certo il tennis americano è stato abituato nel corso degli anni ad ottenere risultati che ora sembrano relegati al mondo dei sogni. “Credo si tratti di una semplice questione di cicli, aggravata dalla globalizzazione del nostro sport – ha riferito l’ex semifinalista di Wimbledon Todd Martin al sito ESPN.com – gli americani che si cimentano nel tennis devono affrontare esponenti di tutte le nazioni del mondo”. La competizione interna tra i vari sport, poi, negli USA è molto forte: “Fino a quando i migliori atleti andranno al football, al basket, al calcio o anche al lacrosse, sarà difficile ottenere buoni risultati nel tennis” ha aggiunto Martin.

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