Li Na: quattro partite memorabili agli Australian Open

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Li Na: quattro partite memorabili agli Australian Open

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TENNIS AL FEMMINILE – Quattro match fondamentali di Li Na disputati nello Slam in cui ha raccolto i migliori risultati, gli Australian Open. Quattro partite per approfondire il suo modo di stare in campo: nei colpi, nella tattica e nel carattere.

Con il successo al Roland Garros 2011 Li Na è diventata la prima tennista asiatica capace di vincere uno Slam, e ha scritto una pagina significativa di storia del tennis, visto che quella vittoria è stato un avvenimento di straordinaria importanza “geopolitica”. Ma a carriera conclusa possiamo dirlo con certezza: per Li Na l’affermazione parigina è stata una anomalia, visto che rimane l’unico torneo vinto su terra battuta.

La migliore Li Na, infatti, secondo me è stata quella che si è esibita sul cemento di Melbourne. E’ nello Slam australiano che sono emerse in pieno le sue caratteristiche di gioco, quelle tecniche, caratteriali; e anche quelle stilistiche.

Negli ultimi cinque anni Li Na è sempre stata protagonista del torneo. Dal 2010, quando raggiunge la semifinale (persa da Serena Williams, futura vincitrice, con un doppio tiebreak) vanta un bilancio di ben 27 vittorie e 4 sconfitte.
Oggi vorrei ricordare quattro match disputati a partire dall’anno successivo. Mi riferisco alle finali 2011, 2013, 2014 e alla partita persa al quarto turno nel 2012.

– Finale 2011: Clijsters def Li 3-6, 6-3, 6-3

Questa partita rimane secondo me il punto più alto della “prima” Li Na; e quando parlo di “prima Li Na” mi riferisco alla giocatrice che si è formata in Cina, che ha come allenatore il marito e che pratica un tennis che ricorda da vicino il tennistavolo: grandissimo ritmo, pressione continua e massimo anticipo; ma sempre giocando al rimbalzo, utilizzando cioè solo i colpi da fondo campo. Un “ping-pong tennis” perfettamente in linea con la sua provenienza cinese, e che però ha illustri precedenti nella storia: partendo da Agassi, passando per Monica Seles sino ad arrivare alla stessa Kim Clijsters.

E visto che proprio Clijsters e Li si trovano una contro l’altra, almeno nel primo set si assiste ad un match basato sulla rapidità e sulla pressione all’ennesima potenza: il gioco è velocissimo, vorticoso. Forse per la prima volta, una Clijsters in grande forma trova qualcuna che riesce a metterla sotto con le sue stessa armi, prevalendo su quello che credeva potesse essere il terreno prediletto.

Va ricordato che quel match aveva avuto un antefatto: la finale di Sydney che Li Na aveva vinto 7-6, 6-3 un paio di settimane prima; nessuna delle due aveva giocato così bene come nella finale Slam (in fondo era pur sempre un torneo di preparazione), ma credo che quel precedente e il primo set perso abbiano fatto capire a Kim che continuando con la sua solita tattica l’esito più probabile sarebbe stato la sconfitta.
Clijsters prende atto che in quel tipo di tennis l’avversaria le è superiore, e cambia gioco: comincia ad alzare le parabole, a rallentare il ritmo, a mischiare gli spin, e a variare anche sulla verticale i movimenti. Su questo nuovo terreno Kim prevale; evidentemente dispone di un “piano b” che Li Na fatica a contrastare e che finirà per determinare la vincitrice della partita.

Ma tornando al primo set di quella finale, in quei game si possono apprezzare le piccole differenze di interpretazione dello stesso tipo di gioco da parte delle due contendenti: un po’ più di topspin da parte di Kim; colpi più piatti, e incrociati più stretti da parte di Li Na. Nei gesti più elastica e istintiva Kim, più secca e scattante Na. Entrambe però efficaci e velocissime, perché la palla colpita sistematicamente di controbalzo da due giocatrici a ridosso della linea di fondo torna indietro sempre senza un attimo di respiro. E la capacità di coordinarsi in pochissimo tempo diventa fondamentale.
Li Na perde la partita, ma probabilmente quel giorno acquisisce la consapevolezza definitiva della propria forza: nessun traguardo è fuori dalla sua portata. E infatti nello Slam successivo, a Parigi, arriva la vittoria.

– Quarto turno 2012: Clijsters def Li 4-6, 7-6 (6), 6-4

Malgrado si tratti solamente di un quarto turno, sul piano del pathos e della tensione agonistica secondo me è stata una delle partite più drammatiche degli ultimi anni. Un andamento che sembra scritto da uno sceneggiatore di blockbuster hollywoodiani, tanto il contesto e i colpi di scena risultano coinvolgenti sul piano del racconto. Match giocato meno bene rispetto al 2011, in cui più che l’aspetto tecnico decide quello psicologico.

In un anno le cose possono cambiare moltissimo. Lo scontro che nel 2011 aveva designato la campionessa, si ripete con molto anticipo. Entrambe non sono al meglio delle proprie possibilità. Li Na viene da un periodo difficile, in cui ha faticato ad assestarsi dopo la vittoria nello Slam che l’ha improvvisamente trasformata in un idolo nella sua nazione; la finale di Parigi era stata seguita da un numero di telespettatori enorme: alcune versioni parlano di oltre 110 milioni, altre di 330 milioni solo in Cina. In ogni caso numeri straordinari; e la difficoltà a digerire il successo ha influito sui risultati.

Clijsters ha avuto una seconda parte di 2011 con continui problemi fisici, e la sosta forzata le ha lasciato un po’ di sovrappeso.
Ad aggiungere emotività alla situazione, Kim annuncia che si ritirerà a fine anno, e di conseguenza sta partecipando al suo ultimo torneo in Australia. E poche giocatrici sono state amate dagli Australiani quanto “Aussie Kim”.

Insomma, le premesse non sono certo quelle di una partita qualsiasi. Si comincia in una giornata torrida.
Primo colpo di scena. Nel settimo gioco, Clijsters arretrando appoggia male il piede: distorsione alla caviglia sinistra e medical time out.  Alla ripresa Kim fatica a giocare e Li dà l’impressione di riuscire gestire la partita: si porta avanti 6-4, 3-1.
Ma chiudere il match non è mai facile, e Li Na non ha un grande killer instinct. Comincia a tremare il braccio e si moltiplicano i gratuiti sul dritto, il colpo meno solido e più costruito.

La partita torna in equilibrio fino al tiebreak, in cui Li Na si porta avanti 6-2. Quattro match point per porre fine alla carriera australiana della sua avversaria e prendersi la rivincita dell’anno precedente. Qui comincia il dramma; tre dritti incerti di Li Na riportano sotto Kim, che però si gioca male il punto sul 5-6: tenta un drop-shot che risulta lungo; Li Na corre in avanti per il colpo definitivo, un rovescio al rimbalzo sotto rete. Ha la partita in mano: un solo rovescio ben assestato, ed è fatta.

Ma non ha il coraggio di spingere, il colpo risulta un debole appoggio lungolinea su cui Clijsters ha tutto il tempo per eseguire un perfetto lob: 6 pari. Li Na non resiste al contraccolpo dei quattro match point non convertiti, e con altri due gratuiti, addirittura di rovescio, consegna il set all’avversaria. Inerzia del match completamente rovesciata.

Per brevità non entrerò nel dettaglio del terzo set, ma questa partita è l’occasione per sottolineare un aspetto di Li Na che si è manifestato più volte: la difficoltà a chiudere i match ad un passo dalla vittoria. (Avevo approfondito il tema in quest’ articolo scritto al termine degli Australian Open 2014)

Se paragonati agli atteggiamenti mostrati fuori campo (il coraggio con cui ha preso posizione nei confronti della federazione cinese per ottenere più autonomia, la schiettezza con cui parla nelle occasioni pubbliche) questi timori nei momenti decisivi dei match parrebbero abbastanza sorprendenti, non in linea con il suo carattere.
Ma quello che succede in partita non sempre corrisponde all’indole dei tennisti fuori dal campo; forse una possibile causa di questa fragilità si potrebbe trovare nel fatto che per molti anni la sua carriera è stata quella di una giocatrice di valore molto buono, ma non di primissimo livello.

Prima dei 28 anni non era mai stata top ten e nei grandi appuntamenti o contro le più forti non scendeva in campo da favorita; potrebbe darsi che non sia riuscita a crescere nella sicurezza in se stessa quanto invece è stata in grado di fare a livello fisico-tecnico; in sostanza, sul piano psicologico, non si può dire fosse una top player davvero esperta.

– Finale 2013: Azarenka def Li 4-6, 6-4, 6-3

Con questo match ci troviamo di fronte alla “seconda” Li Na. Una svolta fondamentale per la sua carriera avviene infatti nell’agosto 2012, quando decide di cambiare coach: non più il marito (che rimane nel team come hitting partner), ma Carlos Rodriguez, l’ex allenatore di Justine Henin. Lei stessa ha più volte spiegato come non fosse facile gestire la sua vita avendo riunito nella stessa persona il marito e l’allenatore. Le difficoltà venivano raccontate a volte con toni leggeri, a volte emergevano in campo in modo più brusco.

Con Rodriguez il lavoro svolto è molto profondo, radicale.
Si prepara fisicamente in modo durissimo. E il “ping-pong tennis” viene trasformato in un qualcosa di differente: un po’ meno ritmo, più potenza nei colpi, scambi con velocità di palla variate e anche movimento in verticale, alla ricerca della rete.
Gli Australian Open 2013 sono la prima occasione importante in cui emergono chiaramente tutti i cambiamenti. Il torneo è una cavalcata senza incertezze: Radwanska sconfitta nei quarti e Sharapova in semifinale. Sei vittorie tutte in due set. E vittoria anche nel primo set in finale contro la campionessa uscente Azarenka.

Ma poi arriva l’imprevisto: due cadute che le compromettono la mobilità (distorsioni alla caviglia sinistra) con in aggiunta un trauma cranico subito nella seconda caduta. Non sapremo mai come sarebbe andata a finire senza le cadute; Li Na stava a mio avviso giocando meglio, ma avere un set di vantaggio (il primo problema si verifica sul 6-4, 1-3) non significa vincere di sicuro.

Di questa partita vorrei sottolineare un aspetto che non riguarda questioni tecniche, ma che trovo significativo sul piano caratteriale: la sorprendente autoironia.
Il senso dell’umorismo e dell’ironia sono sintomi di intelligenza. Ma l’autoironia è qualcosa di più: è sintomo di intelligenza unita alla capacità di non eccedere nell’autostima, evitando di farsi sopraffare dal narcisismo. Forse questa dote non è nemmeno un aspetto troppo augurabile per un campione di tennis: una forte dose di autostima, perfino di sopravvalutazione di sé, credo possano risultare utili nei momenti difficili del gioco. E forse anche per questo Li Na non aveva uno straordinario killer instinct.

Nel caso di Li Na l’autoironia emerge in un momento sorprendente: subito dopo la seconda rovinosa caduta entrano in campo i medici, e per verificare che sia perfettamente cosciente le chiedono di seguire con lo sguardo il dito.
La scena è al contempo drammatica e umoristica; Li Na sceglie di sottolineare il secondo aspetto, sorridendo di se stessa in un momento comunque fondamentale della sua vita di tennista: le finali Slam non si giocano tutti i giorni.
La caduta è impressionante, e la sconfitta dura da digerire; quanto lo sia stata lo scopriamo chiaramente in questa intervista dopo la partita in cui traspare fino alle lacrime tutto il rammarico per un’occasione che non si è potuta giocare fino in fondo (attivare i sottotitoli per la traduzione in inglese).

– Finale 2014: Li def Cibulkova 7-6 (3), 6-0

Ma come nelle favole più consolanti, la storia di Li Na agli Australian Open si conclude con il lieto fine: nel 2014 conquista il secondo Slam in carriera, il primo a Melbourne.

Un torneo cominciato con un grosso rischio, sino ad arrivare ad un solo punto dall’eliminazione contro Safarova (match point mancato di qualche centimetro). Ma dopo quello spavento produce una serie di partite giocate benissimo, a parte qualche passaggio in alcune fasi importanti dei match, in cui più che l’avversaria a metterla in difficoltà è il “braccino”.

Anche nella finale, dove Li Na parte favorita, è soprattutto la tensione che le impedisce di staccare Cibulkova sin dai primi game; ma a lungo andare riesce a far emergere il valore del proprio tennis concludendo addirittura con un 6-0. Come avevo accennato sopra, dopo la collaborazione con Rodriguez il gioco di Li Na era diventato più potente e meno frenetico. Praticando un tennis più vario, si costruisce la possibilità di giocare in sicurezza colpi quasi incontenibili.

In questa finale più volte Li Na organizza il punto in modo impeccabile sul piano tattico, per arrivare nella condizione di tirare come colpo definitivo il suo tipico rovescio bimane: esattamente posizionata sulle gambe, accompagna con tutto il corpo una esecuzione al limite della perfezione.

Partita dopo partita, il colpo è diventato così preciso e devastante da dare l’impressione di essere un vincente annunciato: quando arriva il momento giusto, Li Na si prepara, e produce una traiettoria imprendibile. Durante quel torneo le riesce con tale frequenza che ormai noi spettatori ci aspettiamo quel gesto definitivo, che puntualmente si verifica.

Giocato così, il tennis assume valore anche sul piano estetico. Il rovescio di Li Na, in particolare, è un gesto di qualità superiore. Di una bellezza moderna, depurata dal superfluo; senza compiacimenti e senza enfasi. Tempismo, controllo, precisione, potenza: tutte qualità presenti in un movimento efficacissimo che diventa elegante, spettacolare e vincente. E, per quanto mi riguarda, anche memorabile.

P.S. Tutti i principali match giocati da Li Na agli Australian Open sono reperibili su questo sito, ad eccezione di quelli dell’ultima edizione, ancora troppo recenti per trovare posto nell’archivio.

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