ATP Finals: chi ci capisce è bravo ma Murray è ancora un Fab Four?

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ATP Finals: chi ci capisce è bravo ma Murray è ancora un Fab Four?

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TENNIS ATP FINALS – Risultati troppo netti e contraddittori con le storie personali di Andy Murray, Roger Federer, Stan Wawrinka, Marin Cilic, Tomas Berdych fanno pensare a una strana coincidenza astrale.

Che i Beatles fossero gli originali Fab Four lo sa anche il gatto. Ma che Ringo Starr fosse il meno Fab dei Four…lo sa anche il fratello del gatto. Picchiava sulla batteria come un fabbro, ma di classe, estro e fantasia ne aveva poca. Però si era accompagnato ai geni musicali del decennio 1963-1973, Lennon, McCartney, Harrison, bravi come artisti, creativi, musicisti, autori.

L’ultimo decennio del tennis, 2004-2014, è stato anch’essa contrassegnato da 3 geni, Federer, Nadal, Djokovic, più un Murray che si deve sedere uno scalino più sotto anche se ha vinto un torneo olimpico nel 2012, un US open quello stesso anno, e un Wimbledon l’anno dopo. Ha vinto 31 tornei, non quattro o cinque, dieci o quindici. Insomma…forse è stato più Fab di Ringo Starr anche se qui all’02 Arena è stato battuto come un tamburo da un Roger Federer apparso irresistibile Maestro dell’Opera esattamente come Andy è apparso drammatico Fantasma dell’Opera.

Anche se Andy ha riscattato con un bel finale di stagione un’annata cominciata con le grucce e in salita per via dell’operazione alla schiena che lo ha fortemente handicappato, non c’è dubbio che sia arrivato all’appuntamento degli 8 magnifici (? mmm mica tanto magnifici fino ad oggi..) Masters assai spompato.

Però prendere sul serio questi risultati secondo me sarebbe…poco serio. Si rischierebbe, prendendo in esame match per match dei 10 visti alla 02 Arena quest’anno fino ad adesso, di dire il contrario di tutto quel che si è sempre pensato, detto, scritto.
Tennisti che hanno sempre dato vita a match equilibrati hanno invece giocato partite senza storia, a senso unico.

Wawrinka fa fare 2 games a Berdych e Djokovic ne fa fare 3 a Wawrinka. Vabbè che non esiste la proprietà transitiva ma allora Djokovic a Berdych venerdì pomeriggio gli fa fare 3 quindici? Oppure entrambi quei due incontri lasciano il tempo che trovano? E se Cilic ha perso 61 61 da Djokovic e 63 61 da Berdych, che mai potrà fare questo venerdì sera con Wawrinka: meno dei 3 quindici di Berdcyh con Djokovic?

Suvvia non scherziamo. Che il tennis sia diventato come il golf, dove oggi vai 10 sotto il par, e domani non passi il primo taglio perché vai 25 sopra il par, non mi pare possibile.

Il Greenset, campo così lento da annullare ogni efficacia perfino ai servizi più incisivi (mai visti tanti break in un torneo di tennis maschile dai tempi in cui si serviva da sotto), secondo Roger Federer giustifica tutti questi punteggi a senso unico. Chi si muove meglio, chi monta addosso alla seconda di servizio dell’avversario fin dal primo colpo d’inizio gioco, finisce per dominare. “È troppo facile rispondere alla seconda, è troppo difficile ottenere punti facili servendo la seconda” ha spiegato lo svizzero.

E poi, ha aggiunto ancora oggi “dipende anche da chi gioca contro chi, se c’è un gap troppo ampio, uno finisce distrutto”. Mah…sarà.
A me non convince il fatto che fra chi ha vinto un incontro e chi l’ha perso ci sia questo gap così clamoroso. Tant’è che tutti si aspettavano match molto più equilibrati. Perché quegli stessi giocatori avevano dato vita a match quasi sempre molto equilibrati.
E, come ho avuto modo di dire stasera a Roger, come si fa ad attribuire tutto quel che sta succedendo alla superficie, se questa è identica a quella adottata lo scorso anno?

Mah, sarei curioso di sapere se Roger, alla luce del 60 61 dato stasera a Murray, riterrebbe tutto sommato normale o invece assai sorprendente un risultato con Djokovic che lo bastona con un 60 61, o anche il contrario, cioè lui che dà 60 61 a Djokovic.
Io credo che qui, per non contraddirsi, direbbe che non esiste un gap così netto indoor fra lui e Djokovic. Che è poi quello che penso anch’io.

Ma la differenza fra il suo modo di pensare e il mio è che, in linea di massima, per me quel gap non esisteva nemmeno in gran parte di quei match che sono durati un’oretta scarsa e che hanno caratterizzato queste strane imperscrutabili giornate dell’Atp Masters.

So che fra qualche anno questi risultati verranno inevitabilmente computati come tutti gli altri. Ma adesso, che ho ancora ben presenti questi match che ho appena visto, ribadisco, in gran parte non riesco a considerarli risultati veri. Ma il frutto, semmai, di una strana coincidenza astrale.

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