Forget deluso, Clement colpevole. Wilander: "Panchina poco reattiva"

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Forget deluso, Clement colpevole. Wilander: “Panchina poco reattiva”

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TENNIS COPPA DAVIS A Lille i francesi hanno perso la terza finale consecutiva e si interrogano sul perchè. Secondo Mats Wilander “in tv si percepiva troppo bene l’umore della panchina francese”

La Francia ha perso la terza finale consecutiva di Coppa Davis, dopo quelle del 2002 con la Russia di Youzhny (più Kafelnikov e Safin, i francesi erano Grosjean, Mathieu, Escudè e Santoro) e quella del 2011 con la Serbia di Djokovic e Troicki (i francesi erano Simon, Monfils, Clement e Llodra). In entrambe le occasioni i Bleus conducevano 2-1, proprio come sarebbe successo se anche questa volta se i francesi avessero vinto il doppio nel quale si consideravano i favoriti.
Arnaud Boetsch, al proposito, sembrava non aver dubbi.

Delle cinque finali giocate in casa – su 8 complessive – dall’introduzione del World Group (1982) insomma la Francia ha vinto soltanto quella del ’91 a Lione sugli Stati Uniti di Sampras, Agassi, Flach e Seguso (grazie a Forget e Leconte).
Dei quattro francesi presenti a Lille uno solo, Tsonga, aveva battuto almeno una volta tutti e tre i grandi big del tennis (Djokovic, Nadal, Federer) in uno Slam. Per questo Tsonga, che teneva moltissimo a questa finale dopo aver dovuto mancare quella del 2011 sempre perchè infortunato, era il leader della squadra e quello che vissuto con maggior tristezza l’impossibilità di dare il massimo. “Nessuno ha sofferto per questa sconfitta, nemmeno Gasquet, più di lui: era tutto l’anno che parlava della Davis, e si è fatto male un’altra volta” dice l’ex giocatore (che battè Panatta e Barazzutti in Davis) e direttore tecnico francese Patrice Dominguez, oggi telecronista della tv francese (nonché finalista al “mio” torneo di Firenze quando Jose Luis Clerc, uscito dalle qualificazioni, vinse il suo primo torneo ATP nel 1977).

I francesi non possono dire di aver perso un’opportunità, gli svizzeri erano troppo più forti” è il commento di Mats Wilander. Fino a quest’anno quando Gasquet ha battuto Berdych e Monfils ha superato Federer, nessuno dei quattro francesi schierati da Clement aveva mai battuto un top-ten in Coppa Davis.
Un’asticella troppo alta per questa squadra? La prova di Gasquet, remissiva, schiacciato sempre 3 metri oltre la linea di fondocampo – sia pur da un Federer al meglio – lo ha fatto decisamente pensare. Si è arreso troppo presto.
Ma la differenza era troppo vistosa, evidentemente incolmabile. “Quando vincemmo la Coppa Davis – ha ricordato Cedric Pioline – i nostri giocatori fecero degli exploit…qui non abbiamo mai avuto la sensazione, escluso Monfils, che avessimo i giocatori in grado di farli. Gasquet ha giocato stando sempre indietro, senza tentare vere accelerazioni quando invece anche Nadal, anche di rovescio (il suo colpo meno buono), contro Federer prova a farle, gioca insomma con maggor coraggio, non si limita ad attendere lo sbaglio di Roger”.

Uno dei coach di Tsonga, Thierry Ascione, d’accordo con Guy Forget dice: “Bisogna che si riguardino i vdeo dei match, che si parlino, che cerchino di capire cosa è successo, cosa è loro mancato”. Dominguez comunque cerca di infondere coraggio e speranze: “I nostri giocatori hanno tutti fra i i 28 e i 29 anni, e se guardate di cosa è stato capace Roger Federer comportandosi sempre da serio professionista, hanno ancora alcuni anni davanti per provare a vincere la Davis pur senza avere la sua classe…La loro storia non è ancora finita, ricomincerà anzi dalla prossima Davis – prima partita in trasferta in Germania – quando la Spagna è in B, quando chissà se la Svizzera schiererà ancora Federer e Wawrinka”.
Julien Boutter pone l’accento sulla minor grinta di tutta la squadra e in parte attribuisce quache colpa anche a Clement: “Aveva e dimostrava molta più grinta quando giocava che quando sta in panchina. Ci sono giocatori come Leconte e Monfils che avevano e hanno bisogno di essere calmati, ma altri, come Gasquet, che invece vanno caricati…”.

A questo proposito Wilander dice la sua: “Anche alzarsi più rapidamente dalla sua sedia dopo un punto vinto può avere un effetto. La panchina francese non avrebbe dovuto reagire a seconda del punteggio, in tv si percepiva troppo bene l’umore della panchina francese… Si leggeva il punteggio sui loro visi. È dura bluffare, lo capisco, ma anche un atteggiamento sempre positivo può aiutare, piuttosto che uno depresso. Yannick Noah era sempre positivo, incoraggiante, quale che fosse il punteggio, la reazione del pubblico. Ma è anche vero che Federer non poteva giocare meglio, non ricordavo da un pezzo di averlo visto giocare così sulla terra rossa. Ogni volta sceglieva la soluzione tattica giusta, il colpo giusto e migliore. Gasquet ha provato a giocare qualche colpo più liftato del solito, per cercare di allungare gli scambi…soprattutto all’inizio, ma Federer non è caduto nella trappola, ha rifiutato sistematicamente di farlo, ha variato in continuazione, una volta attaccava, un’altra giocava la palla corta. Spero davvero di rivederlo giocare così anche contro Rafa Nadal, e anche sulla terra battuta”.

Insomma la Svizzera è la quattordicesima nazione a vincere la Coppa Davis e la Francia (che ha vinto la Coppa 9 volte come la Gran Bretagna dietro alle 32 degli Stati Uniti, le 28 dell’Australia, e davanti alle 7 della Svezia, 5 della Spana, 3 della Germania e della Repubblica Ceca, due della Russia, una dell’Italia, Serbia, Croazia, Africa del sud e Svizzera) si può consolare al momento solo con il record assoluto di affluenza per un match di Davis: 27.448 spettatori domenica.

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