Interviste
Australian Open interviste, Kokkinakis: “Voglio entrare il prima possibile nei primi 100”

ATP Australian Open: Groth b. Kokkinakis 3-6 6-3 7-5 3-6 6-1. L’intervista del dopo partita a Thanasi Kokkinakis
Cosa porti a casa da un match così?
È stato un match duro. Devo migliorare in risposta, ecco cosa porto a casa. Credo che debba imparare a gestire meglio il tempo fra un match e l’altro. Per me il primo match è stata un’esperienza nuova. Devo imparare a recuperare meglio, perché a fine match mi sentivo stanco. Quindi devo lavorarci su.
Cosa hai fatto fra i due match?
Pensavo di aver fatto le cose giuste. Tre bagni di ghiaccio, ho provato l’agopuntura per vedere se funzionava. Mi sono sentito debole durante il match. È dura. Serve un sacco di esplosività contro il suo servizio. Lui mi ha lasciato fermo ogni volta. Non ho fatto abbastanza quando contava.
Pensi che ti abbia penalizzato nel quinto set?
Mi sono sentito svuotato. Ho usato un sacco di energia per vincere il quarto, ho cercato di coinvolgere il pubblico e ce l’ho fatta. Ma mi sentivo un po’ un bluff perché dentro ero cotto.
Il problema al tendine nel quinto è qualcosa di serio?
No, è ok. Ho sentito pizzicare nel recuperare una palla corta. Ma mi sento bene.
Ti sei dato un momento per riflettere su quello che hai ottenuto in questi tre giorni?
Sì, è stato bello. C’è ancora il doppio (col connazionale Kyrgios, ndr). Ho giocato un gran primo turno ma è solo un match di primo turno. Ho avuto la mia chance di vincere oggi ma non l’ho sfruttata. In futuro farò meglio. Saprò cosa fare fra i due match e spero che otterrò un risultato migliore.
Cosa pensi della tua posizione in classifica?
Voglio sicuramente migliorare. Ho avuto una buona opportunità oggi. Non ho tenuto il piede sull’acceleratore nel secondo e nel terzo, mi sono sentito un po’ alla deriva. Ma credo che posso giocarmela con un sacco di buoni giocatori.
Sei n°142, dove pensi di essere a fine anno? Hai un obiettivo in mente?
Voglio entrare il prima possibile nei 100 ma questo non è il mio obiettivo finale. Vedremo una volta che sarò lì, se il mio gioco migliora i risultati e la classifica verranno di conseguenza.
Vedi Kyrgios come un esempio? L’anno scorso ha fatto come te alla stessa età. Osservi quello che ha fatto?
Certo, sarebbe fantastico fare quarti a Wimbledon. A chi non piacerebbe? Ma non funziona sempre così, ognuno ha il suo cammino. Oggi ha vinto un bel match ed è importante per lui. Ognuno ha le sue caratteristiche ma credo che posso raggiungerlo e fare le cose bene.
Cosa farai ora?
Non sono sicuro. Il mio coach sa il programma. Vado in America. Ovviamente prima c’è il doppio qui, mi concentrerò su quello. Poi probabilmente mi riposerò un po’ dopo il torneo, anche mentalmente. Poi i tornei di Memphis e Delray Beach.
L’idea è di giocare il più possibile a livello ATP, non challengers giusto?
Se non riuscirò a giocare abbastanza match o ne perderò troppi tornerò ai challengers per giocare di più, ma spero non sia questo il caso. Giocheremo entrambi fino a quando non avrò il ranking per giocare solo gli ATP.
Cosa ne pensi della partita di Sam di stasera?
Sapevo cosa mi aspettava giocando contro di lui. Ovviamente avrebbe servito molto bene. Ha fatto molti ace (26, ndr) ma credo di essere stato bravo a colpirne alcune. Ma spesso però la risposta era debole e lui aveva un colpo facile per chiudere. Quando alla fine ho iniziato a rispondere bene ho avuto più chance di break. Devi fare i primi punti contro di lui perché altrimenti entra in fiducia e sei nei guai.
Sam ha detto che pensava fosse più difficile giocare contro un australiano. È così anche per te?
Un po’, ci conosciamo molto bene. La cosa che ho trovato difficile è stata rispondere al suo servizio.
I risultati che sta ottenendo alla sua età (Groth ha 27 anni, ndr) dimostrano che hai molto tempo, non c’è fretta.
Sì, ma allo stesso tempo voglio farlo il più velocemente possibile. Non mi metto fretta. Cerco di raggiungere quel livello il prima possibile. Ci sono tanti giocatori più vecchi nel tour, e molti giovani che stanno arrivando. Voglio essere uno dei giovani emergenti. Preferisco non lasciare il segno a 27-28 anni, ad essere sincero.
Traduzione a cura di Paolo Valente
ATP
Juan Pablo Varillas su Musetti è sicuro: “Può battere chiunque, tornerà presto al top” [ESCLUSIVA]
Il peruviano, in finale al Challenger di Sanremo, si racconta ad Ubitennis: “Voglio essere un esempio come atleta e persona, cerco di spingere i bambini ad avvicinarsi al tennis”

Mentre tutta l’Italia attende trepidamente l’arrivo delle ore 19, con Jannik Sinner pronto a sfidare Daniil Medvedev per il titolo di Miami, alle ore 15 andrà in scena la finale del Challenger 125 di Sanremo. A contendersi il trofeo saranno Luca Van Assche e Juan Pablo Varillas. Il primo, giovane promessa del tennis francese, è già certo dell’ingresso in top100 e ha dichiarato di voler sfidare e battere prima o poi i tre young big3 del momento, ovvero Carlos Alcaraz, Jannik Sinner e Holger Rune. Il secondo, 27enne nativo di Lima, capitale del Perù, vive il momento migliore di una carriera passata per lo più lontano dai riflettori. Al momento n°88 ATP – ma ad inizio marzo è stato anche n°76, suo best ranking – il sudamericano cerca un successo che lo porterebbe a ridosso dei primi 80.
Proprio in Sudamerica Varillas ha giocato molto a febbraio, affermando però di trovarsi meglio sulla terra europea: “Qui a Sanremo è stata una grande settimana, ho giocato molto bene. Credo che i campi siano un po’ più veloci rispetto al Sudamerica, dove ho giocato spesso nell’ultimo periodo. Qui c’è molto tifo, gli appassionati non mancano mai. È bello ed emozionante giocare in Italia, questo genere di tornei mi piace molto“.
L’amore per l’Italia di Juanpi, come lo chiamano le persone attorno a lui, è dunque certificato. “Amo il fatto che in ogni torneo, indipendentemente dal livello, ci sia sempre molta gente a fare il tifo. Non importa se è per me o per il mio avversario, ti trasmettono tanta motivazione”.
A Buenos Aires il 27enne di Lima ha disputato un grande torneo, dov’è partito dalle qualificazioni e ha battuto giocatori del calibro di Delbonis, Thiem e anche Lorenzo Musetti, fermandosi contro Cameron Norrie in una semifinale molto tirata. Proprio da quel torneo sono iniziati i problemi del carrarino, che non ha più vinto un match a livello ATP. L’azzurro cerca ora riscatto a Marrakech, dove guida il seeding come prima testa di serie. Varillas, però, non ha alcun dubbio su Lorenzo: “Ha avuto un inizio di stagione con qualche scivolone inatteso, ma ha dimostrato di avere i mezzi per battere praticamente chiunque nel circuito. Sono sicuro che tornerà presto, non appena avrà ritrovato il suo tennis e la fiducia necessaria”.
Non dev’essere semplice per un tennista emergere da un paese come il Perù. Ad eccezione del grande Alex Olmedo (che ha vinto Australian Open e Wimbledon nel 1959, oltre che la Coppa Davis con gli USA nel 1958) non è che ci sia una grande tradizione. Attualmente sono soltanto due i giocatori presenti tra i primi 450 del ranking ATP, con Varillas che è praticamente l’unico giocatore di alto livello a rappresentare il suo paese. “È bello e motivante, anche se alcune volte è stato difficile. Non ci sono riferimenti per quel che riguarda il tennis: in Sudamerica gira praticamente tutto intorno al calcio, a parte forse in Argentina. Tutti gli altri sport sono accantonati in un angolino ed è come se non esistessero, però devo convivere con questa situazione e cercare di fare del mio meglio. Voglio essere un esempio tanto come atleta quanto come persona, cerco di motivare i bambini ad avvicinarsi al tennis. È bello avere qualcuno a cui guardare: è una grande responsabilità, ma è anche un piacere“.
Il peruviano è andato vicino a far registrare due vittorie storiche per il suo paese, portando al quinto set campioni come Félix Auger-Aliassime e Alexander Zverev, rispettivamente nei primi turni del Roland Garros 2022 e dell’Australian Open 2023. “Sono state due grandi partite, per me era come vivere un sogno. Ho giocato due main draw Slam finora e i due match che ho disputato sono stati uno sul Philippe Chatrier e uno sulla Margaret Court Arena. Non ho mai giocato sui campi secondari! (sorride, ndr). Contro quei giocatori è chiaro che vuoi provare a vincere, specialmente quando arrivi a vincere due set. Comunque vada, tuttavia, resta la grande esperienza vissuta. Ti porti dietro alcuni aspetti che potrebbero sempre servirti in futuro”.
Nonostante la doppia impresa sfiorata, che potrebbe far vivere a lungo i ricordi nella testa di un giocatore, quelle due partite per Varillas appartengono ormai al passato. “Non penso spesso a quegli incontri, non mi piace farlo, però ogni tanto ti passano per la testa. Credo comunque che chi ha vinto ci è riuscito perché ha meritato di più. Contro Zverev sono andato più vicino a vincerla rispetto ad Auger-Aliassime, ma fa parte del tennis. In due o tre punti può cambiare una partita”.
Flash
WTA Miami, Kvitova: “Vincere un grande torneo alla mia età è la cosa più bella”
Petra Kvitova dopo la vittoria: “Mi sono detta che prima o poi Elena avrebbe perso un tie-break in stagione. Ora non posso stare a guardare il trofeo, devo rimettermi al lavoro per tentare di vincere ancora”

Petra torna a vincere. A 33 anni, la campionessa ceca spezza il sogno del Sunshine Doubles di Elena Rynakina e solleva il nono trofeo di un Masters 1000, dopo quello di Madrid 2018. È il 30esimo sigillo in carriera per lei, due volte campionessa a Wimbledon ed ex n. 2 del mondo. Una corsa già iniziata ad Indian Wells (fermata al terzo set da Sakkari ai quarti di finale) dove aveva espresso un ottimo tennis che è riuscito poi ad esplodere a Miami, fino alla vittoria, contro ogni pronostico. Ecco le dichiarazioni di Petra nella conferenza stampa post partita.
D: Cos’hai pensato durante il match, in particolare nel primo set?
“Certamente il tie-break è stato decisivo oggi. Penso sia il più lungo che abbia mai giocato in vita mia. Non è facile giocare con Elena come sono riuscita a fare oggi. Sono davvero felice, ed esausta, ma soprattutto felice”.
D: Hai vinto tantissimi titoli ma mai a Miami, per quale motivo? Forse a causa del caldo?
“No, non è assolutamente per il caldo, anche se odio il caldo. Ma chi lo sa? No, penso di aver giocato davvero bene a Indian Wells e ho continuato a farlo qui, cercando di concentrarmi su ogni match. Ho avuto avversarie molto forti durante il torneo, come Elena. Il servizio mi ha aiutato molto, i campi sono un po’ più veloci, così come le palline, e questo favorisce il mio gioco”.
D: Hai menzionato ieri i tuoi alti e bassi nella tua carriera. Guardando indietro, cosa ti ha spinto a superare queste fasi, soprattutto quelle più difficili? Come sei riuscita a vincere di nuovo? Hai detto che ami il tennis….
“Anche nei momenti di successo, è dura rimettersi al lavoro. Nei momenti difficili ti senti triste e vorresti fare meglio. E quindi si torna in campo per tentare di diventare una giocatrice migliore. Sì, amo il tennis, ma penso sia anche la motivazione di fare sempre meglio e, siccome ho avuto molti momenti positivi, sono sempre stata motivata per averne ancora. Vincere una finale è la più bella sensazione che tu possa avere. È questo che amo di più, la sensazione della vittoria”.
D: Hai detto che questo tie-break è stato forse il più lungo della tua vita. Quanto è importante questo risultato per affrontare i prossimi mesi, considerando che si tratta del titolo più importante per te in cinque anni?
“Prima della finale, avevo letto che Elena non aveva mai perso un tie-break nella stagione fino ad ora. Mi sono detta che dovevo servire bene. Eh, boom, ecco un tie-break. Cosa avrei fatto adesso? Mi dicevo che prima o poi avrebbe perso anche lei un tie-break in stagione. Così ci ho provato.
Ci sono stati mini-break, ho perso del tutto il controllo di chi stava servendo. Mi dicevo di essere aggressiva e di non aspettare un suo errore. Per il resto, non ho idea di come andrà il resto della stagione. Sono felice di aver vinto e non me lo aspettavo. Sto giocando un buon tennis, prendo il positivo di tutto ciò sapendo che posso competere con le migliori. Ora c’è la terra e poi l’erba. Il mondo del tennis va veloce, e non posso stare qui e guardare sempre il mio trofeo, devo andare avanti, come fanno tutti. Significa molto per me che, anche alla mia età, sono in grado di vincere un grande torneo. Questa è la cosa più importante”.
D: Avere 10 o 11 anni più della tua avversaria è stato decisivo oggi? Pensi di aver utilizzato la tua esperienza in alcuni momenti?
“Onestamente, penso che la mia esperienza abbia svolto un ruolo importante oggi. Ho disputato così tante finali. So che posso giocare bene in finale, poco importa chi ho di fronte. Mentalmente questo è molto importante per me. Le giovani ci saranno sempre, è difficile affrontarle sempre (ride), è molto stancante. Anche Elena è giovane e quindi è dura gareggiare con tutte loro, ma è stato bello giocare con Sorana prima. Ci conosciamo da tanti anni, è fantastico”.
Flash
WTA Miami, Rybakina riflette dopo il ko: “La stanchezza ha inciso. Russi a Wimbledon? Giusto così”
La kazaka si ferma a un passo dalla doppietta: “Avessi vinto il primo set forse sarebbe finita diversamente, ma complimenti a Petra”. Ora la Billie Jean King Cup, poi la terra rossa: “Ho fiducia di poter fare altrettanto bene”

Niente Sunshine Double per Elena Rybakina, che si è fermata a un passo dalla doppietta Indian Wells-Miami con la sconfitta in finale contro Petra Kvitova. Un’ulteriore dimostrazione di quanto l’impresa riuscita un anno fa a Iga Swiatek sia difficile sotto tanti punti di vista: la kazaka, peraltro, aveva già dato qualche segnale di affaticamento nella semifinale contro Jessica Pegula. Ecco le sue parole in conferenza stampa dopo la partita.
D: Elena, dicci i tuoi pensieri sulla finale.
RYBAKINA: “C’è stato un primo set molto duro, e questo ha fatto la differenza all’inizio del secondo set. Sono comunque felice, in generale, delle settimane che ho avuto. Non sono molto soddisfatta di come ho giocato il secondo set della finale, ovviamente, ma in generale è stato un mese positivo qui negli USA”.
D: Dopo la grande quantità di partite che hai giocato nell’ultimo mese, pensi abbia pesato la stanchezza?
RYBAKINA: “Ovviamente mi sentivo stanca, già da dopo Indian Wells, direi. Ho semplicemente cercato di andare oltre, dando tutto quello che avevo. Forse se avessi vinto il primo set sarebbe andata diversamente nel secondo, ma essendo stanca, non ho avuto la giusta disciplina mentale in certe occasioni. Ho preso alcune decisioni stupide, ma in generale Petra ha giocato bene”.
D: E’ stato un grande mese per te. Guardando alla stagione su terra battuta, pensi di poter essere pericolosa come lo sei stata sui campi in cemento quest’anno?
RYBAKINA: “Penso di aver avuto buoni risultati in passato sulla terra. Per questo credo di potere giocare bene. Il tema è stare bene e rimanere motivata, perché quando giochi così tante partite, non è facile fare tutti questi viaggi. Mia sorella è qui per aiutarmi a non pensare solo al tennis. Dovrò fare una buona preparazione. Non ho molto tempo, ma penso di poter fare buone cose”.
D: Cosa pensi della decisione di Wimbledon di ammettere giocatori russi e bielorussi?
RYBAKINA: “Non sapevo di questa novità. Penso che la situazione sia questa in tutti i tornei, era l’unico Slam dove non potevano giocare, ma ovunque giocano senza bandiera. Penso sia stata una giusta decisione”.
D: Hai in mente di giocare anche la Billie Jean King Cup? Affrontate la Polonia senza Swiatek.
RYBAKINA: “Non sapevo che Iga non ci sarà. Comunque la Polonia ha diverse ottime giocatrici. Sarà dura. Al momento l’intenzione è quella di giocare”.
D: Hai infilato una serie di 13 vittorie senza sconfitte. Lo stesso aveva fatto Sabalenka. Swiatek invece l’anno scorso ne ha fatte di più. Quale parte di una striscia così è la più difficile?
RYBAKINA: “Quello che ha fatto Iga non è per nulla facile. Ovviamente però arriva un giorno in cui perdi. La parte più difficile è quella fisica, perché viaggi un sacco e le condizioni cambiano rapidamente”.