Australian Open: (s)punti tecnici da bordocampo, day 3

(S)punti Tecnici

Australian Open: (s)punti tecnici da bordocampo, day 3

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Masha e Vika sono alte, potenti, e per niente leggere. Ma volano sul campo, e stanno basse da far paura


Oltre al fatto di essere probabilmente le due “urlatrici da tennis” più famose del circuito, Maria Sharapova e Victoria Azarenka hanno molto in comune anche dal punto di vista tecnico. Attenzione, parlo di tecnica esecutiva in senso stretto, non di “stile”: ovvero lo sviluppo dinamico di tutto il movimento, l’utilizzo delle leve articolari, il piano di impatto dei colpi, e naturalmente la sacra base di tutto questo, cioè il gioco di gambe, o meglio footwork.
Alle nove meno un quarto di una splendida mattinata, sole pieno, pochissimo vento, trenta gradi and counting, con i cancelli di ingresso del pubblico ancora chiusi fino alle dieci, Melbourne Park ha un’atmosfera quasi ovattata. In giro solo addetti agli stand, security che controlla gli accessi alle “restricted areas”, gruppi di “ball boys” che si allenano (ebbene sì, fanno training anche i raccattapalle, per chi se lo fosse mai chiesto).
Mentre mi dirigevo verso lo stand della Lindt appena aperto, dove fanno una specie di “chocolate frappuccino”, in bicchierone grande con panna e cacao, che definire epico è poco, con due di quelli tiri avanti fino al tie-break del quinto, non giudicatemi please, questo momento di calma e attesa dell’evento, dicevo, è stato interrotto all’improvviso in modo piuttosto brusco.

Quasi contemporaneamente, dal campo 16 e dal 17, adiacenti, è partita una cacofonia di strilli a tratti in controtempo, a tratti in stereo, a tratti con effetto surround 5.1 a causa del riverbero della passerella di cemento subito dietro. Controllo la mia personalissima “bibbia da Australian Open”, cioè il foglio con la “daily training schedule”, orari e campi delle sessioni di allenamento, che forniscono in sala stampa, ma so già cosa ci troverò. E infatti.
8.30 a.m, court 16, Maria Sharapova, court 17, Victoria Azarenka. Prendo il frappuccino e vado, ci mancherebbe altro. Prima osservazione, sempre per chi se lo fosse mai chiesto, sì, strillano entrambe come due aquile pure in palleggio di allenamento. E se dalla televisione o dal vivo, durante i match negli stadi pieni di gente che comunque attutisce il suono, il livello di decibel è notevole, immaginate il casino con queste due in campi distanti tre metri nel bel mezzo di un impianto enorme, deserto e silenziosissimo.

Vika va giù per un dritto, un rovescio, e poi parte con i cross-step più perfetti immaginabili (foto di Luce Baldissera)

Vika va giù per un dritto, un rovescio, e poi parte con i cross-step più perfetti immaginabili (foto di Luca Baldissera)

E sono tutte e due alte, davvero, per nulla magre, belle caricate a livello muscolare, ed estremamente elastiche nelle lunghe falcate così come rapidissime con i baby-step di approccio alla palla. “Aga” Radwanska o Simona Halep che volano come lepri sul campo, piccoline e leggere, sono una cosa: vedere due “cavallone” simili che scattano come gatti, scendono rasoterra con le ginocchia in caricamento, per poi scatenare tutti i chili di spinta possibili su qualsiasi palla, fa davvero impressione.
Step (saltelli) perfetti in tutte le salse, dagli split di posizionamento a quelli in dinamica, rientri in cross step laterali perfetti, appoggi millimetrici e affondi potentissimi con le ginocchia. Lasciando da parte i “soli” dritto, rovescio, eccetera, ciò che queste due ragazze mi hanno fatto vedere a livello di coordinazione fisica e tecnica pura degli spostamenti è stato memorabile.

E come sottolineo – e continuerò a sottolineare – ogni volta, questi spettacoli tecnici si possono ammirare e capire solo da vicino e ad altezza campo.

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