In campo maschile buona la prova del cangurino Kokkinakis e dei suoi connazionali Tomic e Kyrgios. Il tennis del futuro con tutta probabilità tornerà a parlare australiano. Tra le donne, da verificare progressi e credenziali di Eugenie Bouchard, Madison Keys, Carina Witthoeft, Caroline Garcia e della nostra Camila Giorgi
Il torneo comincia a entrare nel vivo e il caldo inizia a fiaccare le resistenze dei giocatori. I salsicciotti refrigeranti sono onnipresenti ai cambi di campo. La capacità di saper dosare e impiegare energie nei momenti opportuni si conferma un’arte necessaria per far bene agli Australian Open. Di conseguenza, gli arsenali tecnici degli atleti passano in secondo se non addirittura in terzo piano. Prima vengono gli aspetti mentali e fisici. Che il tennis sia il gioco della mente e del corpo come intendono da oltre cento anni i più grandi esperti in materia? Nel merito penso che nessuno possa oramai nutrire più dubbi.
Orbene, dopo quattro giornate di gare non si registrano particolari sorprese tra i reali pretendenti al titolo, sia in campo maschile che femminile, fatta eccezione per gli scampati pericoli di Nadal e di Sharapova. Tuttavia, interessanti sono state le prove di alcuni giocatori che speriamo concorrano a colmare l’elenco dei rincalzi che prima o poi saranno chiamati in causa per sostituire i principali attori di oggi. Compito dalle dimensioni titaniche. Tra questi in campo maschile buona la prova del cangurino Kokkinakis, classe 1995, anche se estromesso dal connazionale “flintstone” Groth, e dei suoi giovani connazionali Tomic e Kyrgios, ancora presenti nella giostra. A questi interpreti si aggiunge il tennis classico del canadese Pospisil, classe novanta, che personalmente preferisco sul piano stilistico al coetaneo e connazionale Raonic.
In campo femminile tutto pare essere tornato sotto controllo. Da verificare progressi e credenziali della mia pupilla Bouchard classe 1994 e delle giovani Madison Keys (1995), Carina Witthoeft (1995), Caroline Garcia (1993) e perché no della nostra Camila Giorgi (1991), anche se non è più da considerarsi una novizia del circuito.
In conclusione, rispetto ai dati finora raccolti, si può dire che il tennis del futuro con tutta probabilità tornerà a parlare australiano. Inoltre, si sono visti diversi atleti under 20 mettersi in evidenza, tra questi, purtroppo, non ci sono nostri portacolori. Tuttavia, ciò non esclude automaticamente la possibilità che Quinzi & Co possano maturare nel tempo, e arrivare ad esprimere il loro potenziale anche nel tennis dei grandi.
Luca Bottazzi