Australian Open interviste, Berdych: "Avere Vallverdu come coach è un vantaggio contro Andy"

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Australian Open interviste, Berdych: “Avere Vallverdu come coach è un vantaggio contro Andy”

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Australian Open, Berdych b. Nadal 6-2 6-0 7-6(5). L’intervista del dopo partita a Tomas Berdych

Nessuno può battere Tomas Berdych per diciotto volte di fila?
No, non credo (ride).

Com’è stato? Come ti sei sentito mentre giocavi? Ti aspettavi un suo rientro oppure eri sicuro di avere tutto nelle tue mani?
Ho iniziato davvero molto bene, con la tattica che avevo impostato. Alla fine si è rivelata la scelta giusta. Son riuscito a mantenere questo tipo di strategia per tutto il match. Anche se i due primi set son sembrati facili, il mio avversario era Rafa e non puoi mai sapere quanto forte sia la sua reazione. Devi essere pronto a tutto. In fin dei conti mi son concentrato il più possibile sul mio gioco, cercando di seguire questa tattica fino alla fine. Anche se nel terzo parziale Rafa ha cambiato un po’ le carte in tavola, son riuscito lo stesso a chiudere in tre set.

Cosa credi che abbia cambiato?
Beh, innanzitutto ha cambiato il modo di giocare, è salito di livello. Ha iniziato il match forse troppo sulla difensiva, ma poi ha capito che non era la scelta migliore. Così è salito in aggressività, cercando maggiormente il vincente. Come si è visto, questa sua tattica ha pagato perché ha segnato più punti, ma sono riuscito a controllare il match.

Puoi dirci qualcosa a proposito di Dani (Vallverdu, coach di Berdych da Dicembre 2014, ndt)? Come ha cambiato la tua preparazione? Avete fatto qualcosa di nuovo?
Ovviamente abbiamo deciso la tattica prima del match, insieme… e sono riuscito a metterla in pratica durante il match. Tutto ciò mi rende felice. Stavo esprimendo davvero un bel tennis. Ora però devo guardare avanti, il torneo prosegue. Ci prepariamo specificatamente per ogni singolo match, è così che si fa. Credo che però manterrò un po’ di riserbo su queste informazioni. Alla fine ci si basa molto sull’alchimia presente in squadra. Sarebbe inutile e controproducente se io ora vi parlassi di tutte le strategie e di come mi preparo ai match. Posso però confermare che ha cambiato un bel po’ di cose. Ha anche migliorato ciò che c’era già di buono, ma la cosa migliore è che riesco a fare tutto bene e velocemente.

Quando eri in campo a lottare con Rafa, a cosa pensavi?
Pensavo a quanto fosse fantastico che la strategia funzionasse così bene. Tutto andava per il meglio. Comunque non si può pensare a qualcosa di diverso finché il match non è finito e devi rimanere concentrato fino all’ultimo punto. Quando ci riesci, è fatta, è fantastico. Onestamente però non posso continuare a pensare a questa vittoria. Domani, quando mi alzerò, avrò già un’altra sfida da affrontare. Come ho già detto, il torneo è lungo ed io devo essere preparato.

Se dovessi incontrare Murray, come preparereste il match sapendo che il suo ex coach è ora il tuo allenatore? (Dani Vallverdu ha orbitato nel team Murray a partite dal 2010, poi dal 2012 è stato coach dello scozzese assieme a Ivan Lendl, ndt)
Beh, onestamente sarebbe un vantaggio per noi. Intendo che sarebbe ancora più importante stabilire una strategia, perché io possa cercare di seguirla in campo. La preparazione invece sarà simile a come lo è stata per tutti i miei avversari fino ad oggi. Devo concentrarmi sulle mie possibilità.

Per diversi anni, i giocatori non hanno avuto un coach; oggi invece quasi tutti hanno un allenatore. Quanto credi sia importante?
Certamente il coach è un componente importante del team, soprattutto quando giochi tanto in stagione. Un allenatore spesso ti dà la sicurezza che cerchi e non credo che sia possibile vincere per tanto tempo senza allenatore. Posso giocare bene per due mesi in un anno, ma non è abbastanza. Hai bisogno di qualcuno che metta a tua disposizione la sua esperienza, di qualcuno che possa guardare il tuo gioco da fuori per fare gli aggiustamenti necessari. Ti deve aiutare a fare la differenza in campo.

Quando hai sentito Ivan, ti ha raccomandato Dani. Perché credi lo abbia fatto?
No, ad essere sincero quando ho cercato Ivan era appena dopo Shangai. La stagione non era ancora finita e tutti avevano degli accordi da rispettare, come ad esempio io con il mio team e probabilmente anche Dani con il suo. Non abbiamo parlato di nessun altro, visto che io avevo chiesto ad Ivan. Non abbiamo assolutamente parlato di Dani.

 

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