Fognini e Bolelli e la loro terza semifinale Slam: vera gloria o gara di consolazione?

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Fognini e Bolelli e la loro terza semifinale Slam: vera gloria o gara di consolazione?

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Bolelli e Fognini in semifinale nel doppio dell’Australian Open. Ma quanto vale oggi il doppio? I più forti in singolare sono loro. Nessun top-player lo gioca. Ma i soldi che si possono fare sono tanti

Noi siamo i Chicchis, io Simone lo chiamo Chicco, davvero” dice e ride Fabio Fognini, quando gli chiedo se per caso lui e Simone, giunti alla terza semifinale di uno Slam, siano intenzionati a diventare alter ego delle Cichis in campo femminile.

Italiani… poeti, santi, navigatori e doppisti. “Questa volta puntiamo a vincere il torneo” dice con aria decisa Simone, mentre Fabio annuisce. E visto che sono partiti con il piede giusto, comqune vada qui…”Un obiettivo è qualificarsi per le finali del Masters”.

Mentre osservo che i soli due giornalisti olandesi presenti all’Australian Open hanno già fatto le valigie verso casa, evidentemente poco interessati – loro o i loro direttori – a seguire l’ultimo tennista olandese rimasto in gara, Rojer che fa il doppio con il rumeno Tecau e sfiderà domani (per noi qui in Australia, stanotte per chi sta in Italia).

Una volta quando il doppio lo giocavano anche coppie decisamente forti e singolaristi di ottimo livello (i Woodies, Kafelnikov, Emilio Sanchez, Bjorkman, Larsson, McEnroe, Ferreira, Kucera per citare i primi top-ten che mi vengono a mente) per Eltingh (classe 1970) e Haarhuis (classe 1966), 63 settimane n.1 del mondo, 5 Slam vinti assieme (ma Haarhuis ne ha vinto uno anche con Kafelnikov e Eltingh uno con Bjorkman), gli olandesi si eccitavano parecchio e coprivano i match dei loro eroi anche in tv (con l’ex tennista Marcella Mesker che spesso mi sono trovato a fianco in cabina tv da vari Slam e che si eccitava moltissimo per i loro exploit).

Oggi c’è una coppia che – anche secondo Simone e Fabio “non è imbattibile” – è un gradino sopra alle altre, quella dei gemelli Bryan che in effetti hanno vinto tutto quel che potevano vincere, 103 tornei fra cui 16 Slam più 54 finali perdute, 25 milioni di dollari guadagnati di soli premi (ma non molto meno da sponsor, esibizioni, premi Davis etcetera) ma non più ragazzini. Classe 1978 il 29 aprile avranno 37 anni.

Ma una volta che i Bryan perdono, e qui hanno perso da Inglot e Mergea – non ditemi che non li conoscete! Vabbè il primo è un britannico, il secondo è un rumeno – il torneo lo possono vincere un po’ tutte le coppie. Da quando gli sconosciuti Moody e Huss vinsero addirittura il torneo di Wimbledon confesso che, pur essendo io super-innamorato del doppio (forse perchè lo giocavo decisamente meglio del singolare e bene o male, scusate l’autocitazione, ho vinto grazie a Maurizio Bonaiti e Roberto Pellegrini due titoli nazionali di seconda categoria e perso 3 volte nei quarti di finale di quelli di prima, con una vittoria al fianco di Paolo Bertolucci sul Davisman Victor Crotta e Giorgio Fachini), ai risultati del doppio ormai faccio poca attenzione…salvo quando vincono due italiani e, ovviamente me ne rallegro. Ma se qui in sala stampa chiedo anche ai colleghi più preparati chi ha vinto gli ultimi 8 Slam di doppio vi assicuro che nessuno sa rispondere.

Sono quindi contento, sia chiaro, se Bolelli e Fognini sono in semifinale e – magari! – vincono il torneo. Però anche loro spero mi perdoneranno se non mi eccito né esalto. Soprattutto a livello di semifinale. Arrivassero in finale potranno dire di essere stati i primi italiani dell’era open capaci di tanto, visto che dai tempi di Pietrangeli e Sirola nessuno c’è più riuscito. Però una volta il torneo di doppio era tutt’altra cosa.

Le Cichis hanno realizzato il career Slam, e questo è già un traguardo di ben altro peso, sebbene anche loro abbiano avuto la fortuna di vivere un’epoca in cui nessuna delle prime dieci tenniste del mondo si iscrive più alle gare di doppio, oppure se lo fa – come le sorelle Williams – al primo problemino di salute o di programmazione, si ritira.

Bolelli e Fognini hanno battuto al primo turno una coppia di giocatori discreti anche in singolare, Querrey-Johnson, ma anche lì bisogna sempre vedere che è successo nel torneo di singolare: basta che uno (in questo caso Querrey sconfitto subito da Pospisil) abbia perso al primo turno o che l’altro stia andando forte (Johnson ha fatto terzo round) e il rischio che una coppia “sciolga” è sempre in agguato. Nessuno ha la classifica di Fognini, fra gli iscritti al doppio, pochi quella di Bolelli. Se si dovesse fare un pronostico in base alla classifica di singolare – ma sarebb sbagliato – questo Slam non dovrebbe poter sfuggire ai due italiani. Ne tabellone di doppio i migliori singolaristi, di oggi o di ieri, erano Karlovic, Nieminen, Bennetau, RogerVasselin, Thiem, Youzhny, Nieminen, Seppi, Melzer, Golubev, Istomin. Ma, ripeto, è impossibile sapere quanti di loro si sono battuti davvero con tutte le loro forze per andare avanti.

Al secondo turno gli azzurri hanno superato tali Marach e Venus (del primo so qualcosa, del secondo nulla!), oggi Cuevas e Marrero con un doppio tiebreak.

Domani (stanotte) Rojer e Tecau. Mah…anche con il doppio ci si allena, si resta nell’ambiente, si guadagnano bei soldini et pecunia non olet. 142.500 dollari australiani a coppia per una semifinale, 285.o00 per la finale, 575.000 dollari per chi vince lo Slam, quindi 287.500 dollari a testa. Insomma quasi come raggiungere i quarti di finale in singolare…che è ben più difficile come ben sa Andreas Seppi, e tutti i nostri tennisti degli ultimi 24 anni. Cristiano Caratti nel ’91 è stato l’ultimo capace di centrarli qui a Melbourne.

Sia chiaro che se io mi chiamasse Simone Bolelli o Fabio Fognini farei come loro, cercherei di giocare i doppi, di vincerne il più possibile, di qualificarmi per le finali dell’ATP Masters.

Ho a suo tempo rimproverato Paolo Bertolucci per non averlo fatto anche lui, con i mezzi tecnici che aveva. Ma era troppo pigro. Sherwood Stewart, un modestissimo giocatore, diventò multimilionario capendo che giocare il doppio gli sarebbe convenuto moltissimo, ancora più che dedicarsi al singolare. “Noi puntiamo soprattutto al singolare” ha precisato Bolelli e naturalmente fa bene a dirlo e a pensarlo. Ma gente come Melo, Lindstedt, Marc Lopez e Peya che hanno guadagnato quasi 3 milioni di dollari, Granollers 6 milioni e mezzo, pur essendo tennisti modesti, per non parlare di Zimonjic 7,5 e Nestor che è arrivato a 12 milioni. Mica fessi.

I soldi non sono tutto, Fognini non ha ancora 28 anni, Bolelli non ancora 30, ed è giusto che – soprattutto dopo qualche anno un po’ sciupato da entrambi (per infortuni o altro) – i due provino a giocare tutte le loro carte in singolare. Fabio deve cercare di salire più su del n.13 e ieri Henri Leconte mi diceva che è un delitto che lui non sia top-ten “Ci vorrebbe un allenatore un po’ matto come lui, io ad esempio!, perchè fosse capace di capirlo ed aiutarlo”, mentre Bolelli può certamente aspirare ad un ranking migliore del 36, conquistato nell’ormai lontano 2009, sei anni fa.

Intanto provino a vincere questo doppio. Loro lo giocano da singolaristi, semza seguire il servizio a rete e, al contrario di tutte le altre tre coppie rimaste in lizza, cercando di sfondare gli avversari a rete. Quando il doppio era una cosa molto seria vincevano sempre queli che sapevano stare a rete meglio e facevano muro. Oggi non è dett che sia ancora così. Quindi forza Simone e forza Fabio, perchè una vittoria in uno Slam sarebbe sempre la superbenvenuta e conquisterebbe comunque un po’ più di spazio al tennis sui giornali ammalati di calcio.

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