UISP-FIT, ora è pieno scontro. Deciderà il garante della concorrenza

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UISP-FIT, ora è pieno scontro. Deciderà il garante della concorrenza

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Da mesi ormai FIT e UISP, l’ente di promozione sportiva con un milione e trecentomila soci (30.000 nel tennis), non si mettono d’accordo su iscrizioni, maestri, tesserati, impianti e tornei. La Lega Tennis UISP nazionale si è rivolta lo scorso 20 marzo al Garante della Concorrenza, giudice terzo, dopo che i funzionari CONI non hanno appianato le controversie 

È arrivata sul tavolo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) la segnalazione che UISP ha voluto porre all’attenzione di un giudice terzo riguardo alcune prassi FIT che, ormai da tempo, creano attriti tra l’associazione dello sport per tutti e la federazione, generando malumori, disagi e una battaglia che coinvolge vari circoli e tesserati.

Il più diffuso e frequentato ente di promozione sportiva di base, l’UISP (che conta globalmente oltre un milione e trecentomila soci), e la Federazione Italiana Tennis sono giunti quindi a un contenzioso, con l’Unione Italiana Sport Per tutti che si è rivolta al Garante per capire se le politiche adottate dalla FIT siano state regolari e rispettose della normale concorrenza tra associazioni. Perché? Da dove parte questo scontro che più volte si è cercato di dirimere, con vari incontri anche di fronte al presidente del Coni Malagò, senza però mai giungere a un accordo, con entrambe le parti che si rimpallano la responsabilità di non aver fatto proposte di mediazione congrue e rispettose delle istanze della controparte?
Al contrario di quanto accade per altre discipline, nel tennis la Federazione ha numeri che fanno impallidire gli enti di promozione sportiva, sia in termini di tesserati che in termini di attività: secondo gli ultimi studi Coni sono oltre 300.000 i tesserati FIT. È stato quindi relativamente semplice per la federazione trovare un protocollo di intesa con quasi tutti gli enti di sport di base, che hanno una consistenza associativa ridotta. Quasi tutti, appunto. UISP è infatti l’unico “concorrente” reale della FIT, con numeri disomogenei sulla penisola ma che in alcuni territori sono importanti e che arrivano a circa 30.000 tesserati totali a livello nazionale.

La coesistenza non è mai stata pacifica. FIT ha infatti imposto tariffe di affiliazione diverse ai circoli con doppia attività (quasi sempre UISP-FIT), agevolando chi invece promuoveva attività esclusivamente federale o comunque convenzionata. Assieme a ciò, i tesseramenti hanno prezzi più alti per quei maestri che vogliano continuare il doppio canale di istruzione con entrambi gli enti.
È stata una recente imposizione sui tornei a far traboccare il vaso dal lato UISP. Nei mesi scorsi infatti, ai tesserati FIT che avevano deciso di partecipare al Torneo Master Amatori UISP, era stato contestato un addebito, una sovrattassa per aver deciso di dedicarsi anche all’agonismo UISP. Dalla conseguente protesta, in un primo tempo la Corte Federale aveva riconosciuto ragione all’ente di promozione sportiva, per poi cambiare decisione in appello.

È stato lo stesso presidente della Lega Tennis UISP nazionale, Erasmo Palma, ad annunciare quello che sembrava un primo parziale successo UISP, il 5 febbraio, e a comunicare poi il nuovo cambio di direzione il 3 aprile: «Con la decisione 78/2014 della Corte Federale si stabiliva l’ovvio e sacrosanto principio che i regolamenti della Federtennis si applicassero soltanto nell’ambito delle competizioni sportive federali, e dunque non con riferimento alle competizioni organizzate dagli enti di promozione – spiega Palma dal sito www.legatennis.it – Invece, con la successiva decisione 2/2015, la Corte Federale di Appello ha annullato il precedente pronunciamento, portando indietro le lancette dell’orologio e gettando ancora una volta l’ambiente tennistico nel caos. L’assunto sul quale si fonda la recente decisione della Corte di Appello FIT è che in un proprio regolamento, la stessa FIT ritiene di gestire nell’ambito dell’ordinamento sportivo “in forma esclusiva […] la disciplina del tennis”. Questa presunta esclusività non è prevista dallo stesso statuto del Coni. Con tale normativa la FIT ritiene che le associazioni a essa affiliate in regime di esclusività per l’attività sportiva non possano neppure disporre liberamente dei propri impianti, mediante affitto oneroso a soggetti terzi, ritenendo che l’obbligo di non affiliarsi ai diversi Enti di Promozione sportiva, richiesto dalla stessa FIT, escluda anche “la possibilità di concessione, per le medesime competizioni, a soggetti terzi ove non debitamente e preventivamente autorizzate dalla FIT”».

La prima comunicazione è del 5 febbraio, e nel weekend tra il 7 e l’8 febbraio il consiglio nazionale UISP, riunitosi a Roma, ha deciso di procedere definitivamente con l’esposto al Garante della Concorrenza. UISP ha atteso una riposta FIT, nel frattempo ha raccolto una documentazione ampia, anche su recenti “ispezioni” di funzionari FIT presso circoli e polisportive volte a indagare soprattutto metodi e numeri della doppia attività, e infine ha elaborato e definitivamente formalizzato la segnalazione presso il Garante della Concorrenza venerdì 20 marzo.

A leggerla così sembra davvero una lotta per il monopolio laddove, con un rapporto di 10 tesserati a 1, la federazione è comunque già nettamente azionista di maggioranza. Allora, perché la FIT farebbe ciò? L’unica spiegazione che sembra avere una logica è quella economica: più tessere vogliono dire più introiti (anche in ottica spartizione delle risorse Coni), più maestri vogliono dire più “baby iscritti”.

«Malagò ci ha chiesto esplicitamente di cercare buoni rapporti e accordi con la FIT – racconta Vincenzo Manco, presidente nazionale UISP – seguendo quelle che sono le linee guida delle convenzioni tipo del Coni e che riconoscono, anche a un ente di promozione come il nostro, pari dignità rispetto alle federazioni, garantendo la promozione dell’intero movimento. Abbiamo così aperto un tavolo con la FIT, parlando in diverse occasioni formali anche direttamente con Binaghi e trovando un accordo a parole di fronte ai funzionari Coni. L’accordo verbale però non si è mai tramutato in una convenzione scritta ed è stato poi smentito dai fatti. Per questo abbiamo ritenuto opportuno ricorrere al Garante della Concorrenza».
Una situazione di stallo durante la quale i rapporti si sono inaspriti. «Sono nove anni che stipuliamo convenzioni con tutte le federazioni, a volte dopo duri scontri, ma cercando una mediazione che alla fine abbiamo sempre trovato. Con tutti tranne che con la FIT», chiude Manco.

La UISP ha rilasciato in merito una dichiarazione ufficiale sul suo sito

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