Dzumhur, il tennista che nacque sotto le bombe

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Dzumhur, il tennista che nacque sotto le bombe

Damir Dzumhur, primo tennista bosniaco a raggiungere il terzo turno al Roland Garros è nato a Sarajevo nel 1992, poco dopo l’inizio dell’assedio della città durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina. A Parigi realizzerà un sogno: giocherà contro il suo idolo, Roger Federer

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Damir Dzumhur, storia di un grande film

Il terzo turno del tabellone maschile del Roland Garros presenta l’inedita sfida tra Roger Federer e Damir Dzumhur, primo tennista bosniaco a raggiungere il terzo turno al Roland Garros. In realtà altri tennisti, nati in Bosnia, hanno calcato con successo i campi parigini. Basti pensare all’ex n.3 del mondo Ivan Ljubicic, originario di Banja Luka, che ha come miglior risultato negli Slam proprio la seminale del Roland Garros 2006; o al campione in carica degli US Open Marin Cilic, nato e cresciuto a Medjugorje, il quale ha raggiunto gli ottavi di finale in due occasioni. Entrambi però sono cittadini croati. Il ventitreenne Dzumhur, allenato da Alberto Castellani, evidentemente a proprio agio con i tennisti dell’est (è stato allentaore di Tipsarevic, Karlovic e Voinea, tra gli altri) ha confessato che “The Swiss Maestro” era il suo idolo e che il suo principale obiettivo in questo match è di goderselo il più possibile.

Ma quel ragazzino bosniaco che tifava Federer non ha avuto un’infanzia delle più facili. Damir è nato nel reparto maternità dell’ospedale di Sarajevo il 20 maggio 1992, mentre la struttura sanitaria era sotto il bombardamento  delle formazioni militari e paramilitari serbe. E  nacque proprio nei giorni in cui l’artiglieria serba bombardò e distrusse il palazzetto delle sport “Zetra” di Sarajevo (costruito appositamente per le Olimpiadi Invernali del 1984 tenutasi nella città bosniaca), come  fece con molti altri dei simboli della storia e della vita comune di bosniaci ed erzegovesi. Quel palazzetto che, ricostruito, sette anni dopo lo vedrà iniziare la sua carriera tennistica.

“Erano giorni molto difficili. Abbiamo dovuto lasciare la nostra casa, nel quartiere occupato di Grbavica,  il 4 maggio del 1992, e sono andata direttamente al reparto maternità. Al mattino il nostro esercito mi ha prelevato mentre c’era un bombardamento nella zona e mi ha fatto entrare in un veicolo della Croce Rossa per cercare di arrivare in qualche modo all’ospedale. C’era un cecchino che sparava, cadevano le granate.  È stata un’esperienza incredibile. Mi ricordo che l’autista della Croce Rossa, alla fine mi disse: -Tu sei una madre molto fortunata, perché non siamo stati colpiti-.  Forse questa fortuna accompagnerà Damir nella vita”, aveva raccontato la madre Zaneta Dzmuhur, intervistata lo scorso anno dai media del suo paese dopo che il figlio si era qualificato per il main draw degli Australian Open, primo rappresentante bosniaco nel tabellone maschile di un torneo del Grande Slam –  per poi spingersi fino al terzo turno, sconfitto da Berdych.

“Tutti i giorni fino alla  sua nascita sono stati estremamente difficili, perché li trascorrevamo principalmente nei rifugi, tra paura e incertezza. Dalla finestra ho visto bruciare  lo “Zetra”, vedevo  convogli di madri con bambini che stanno scappando  da Sarajevo e mi chiedevo cosa dovevo fare…” aveva poi aggiunto la signora Dzmhur. Damir è stato uno degli ultimi bambini nati nel reparto maternità dell’ospedale di Sarajevo, prima della sua evacuazione, dato che era sotto il fuoco costante dell’esercito serbo.

Il padre Nerfid in quel periodo lavorava in una cittadina a circa 60 km da Sarajevo. Il 19 aprile del 1992 si recò al lavoro come al solito, ma non poté fare ritorno nella città assediata. Ha visto suo figlio per la prima volta il 19 gennaio 1993.  Riuscì a entrare a Sarajevo attraverso la zona dell’aereoporto e così ci siamo finalmente riuniti” aveva continuato nel suo racconto Zaneta Dzumhur. Quando la guerra finì, nel 1996, la famiglia Dzumhur fece ritorno nella  sua casa nel quartiere liberato di Grbavica. Ma il piccolo Damir aveva iniziato a conoscere il tennis già all’età di 2 anni, nel 1994, in uno delle rare tregue concesse dalla sanguinosa guerra nei territori dell’ex Jugoslavia. “Mio marito era un grande appassionato di tennis e ha giocato molto a livello amatoriale, anche nel 1994, quando per un periodo le operazioni militari a Sarajevo si ridussero. In quel periodo organizzò una scuola di tennis e Damir, che aveva due anni, raccoglieva le palline. Cominciò a giocare l’anno dopo, quando Nerfid organizzò altri corsi e lui lo accompagnava, ma iniziò ad imparare seriamente nella seconda metà del 1997, quando aveva cinque anni e mezzo. Ma gli allenamento veri, cioè su un campo vero dalle dimensioni reali, sono iniziati quando fu ricostruito Zetra” aveva concluso Zaneta Dzumhur.

Nonostante le difficoltà – nessun aiuto da parte della federazione e quale unico supporto l’entusiasmo del padre, che è anche il suo allenatore –  Damir Dzumhur è riuscito piano piano ad arrivare nel tennis che conta. Dopo il terzo turno raggiunto agli Australian Open 2014,  ha continuato il suo percorso di crescita: quest’anno è entrato nei top 100 (primo bosniaco a livello maschile, mentre tra le donne era arrivata al n.99 la Jugic-Salkic nel 2004), raggiungendo il suo best ranking a inizio maggio (n.81, attualmente è n. 88). E ora è salito alla ribalta delle cronache del tennis mondiale grazie alle due vittorie sui campi di Porte d’Auteuil contro due ex top ten, Mikhail Youzhny e Marcos Baghdatis. Regalandosi così la sfida con Roger Federer e – cosa probabilmente ancor più gratificante per lui – la considerazione del fuoriclasse svizzero, come dimostra il commento del plurivincitore Slam twittato dal profilo Twitter ufficiale del torneo parigino, intenzionato a preparare adeguatamente il match con il 23enne tennista di Sarajevo:

E regalando a noi un’altra bella storia di tennis da raccontare: quella di un bambino nato sotto le bombe, che ha iniziato a tirare i primi colpi su un campetto di fortuna in una città assediata, che un giorno si trova a sfidare  in uno dei templi dei tennis mondiale il suo idolo, il giocatore più forte di tutti i tempi…

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