Interviste
Wimbledon interviste, Federer: “Nel 1999 come oggi, è sempre bello giocare qui”
Wimbledon, quarti di finale: R. Federer b. G. Simon 6-3 7-5 6-2. L’intervista del dopo partita a Roger Federer

Come ti senti ad essere di nuovo in semifinale per giocare contro Andy Murray a Wimbledon? Quali ricordi ti riporta dell’estate 2012?
Mi ricorda una gran bella estate per entrambi, come tutti i match che abbiamo giocato uno contro l’altro. Per me è ancora più importante essere di nuovo in semifinale. La strada per arrivare qui è stata lunga, ma mi sento fresco ed ho ancora energia in serbatoio per un grande match con Andy, poi vedremo. Non vedo l’ora.
È difficile fare un paragone perché hai giocato tanto, ma sembra che stai giocando bene e con una facilità straordinaria, ti senti così?
Solo i risultati sono la risposta a questa domanda. Se uscirò in semifinale, la risposta sarà negativa, ma se riuscirò ad arrivare in finale, ne potremo riparlare. Fino adesso è andata bene, l’anno scorso ho giocato in maniera solida, in particolare ho fatto molto bene sull’erba. Sono contento di continuare così adesso, naturalmente questo è il momento in cui vuoi vedere se il tuo gioco è davvero allo stesso livello.
Estate 2012, quali sono i ricordi che ti sono rimasti più impressi di quei match con risultati diversi che hai giocato contro Andy? E poi il vostro match più recente a fine anno a dicembre?
Già, le finali, c’è stato molto in gioco con Andy. Pensavo che vincesse il suo primo Wimbledon nel 2012 e quindi è stata davvero molto dura. Aveva perso alcune finali slam prima di allora, ma sapevo che sarebbe stata dura per me perché entrambi stavamo giocando bene. Ci sentivamo a casa sul Campo Centrale sull’erba. Giocavamo entrambi molto bene. È stato insidioso perché prima ha piovuto, poi hanno chiuso il tetto, credo a metà del secondo set. Non mi ricordo, forse era il terzo. Mi ricordo che è stato complicato. Alle Olimpiadi c’era un’altra atmosfera, è stata più dura arrivare alla finale perché il percorso era al meglio dei tre set e non al meglio dei cinque set. Dopo la partita epica che ho fatto contro Del Potro ero un po’ provato, potete immaginare, ma ero felice di andare a vincere la medaglia per la Svizzera. Penso che Andy abbia giocato come meglio si possa giocare una finale. Non ho mai avuto una possibilità. Non mi ricordo nemmeno se ho avuto dei breakpoint o delle occasioni nel secondo set. Sinceramente è stato tutto rapido, è stato semplicemente il migliore, tutto qua. Sono stato contento di avere giocato delle buone Olimpiadi dopo tutto, ma non c’era davvero nulla che potessi fare. Per quanto riguarda le ATP World Tour Finals, Andy è arrivato stanco. Ha vinto tre tornei di fila, ha dato tutto riuscendo a raggiungere le Finals. Quando ho giocato contro di lui, ho pensato onestamente che fosse cotto.
Hai stabilito un record su te stesso tenendo il servizio per 116 game consecutivi, quanto sei contento di come stai servendo? Sei consapevole di questi record mentre stai giocando?
Sì, l’ho sentito, ma non tengo il conto mentre sto giocando. Cerco semplicemente di concentrarmi sul game di servizio successivo, sul punto successivo, sul servizio successivo. Sono contento che sia durato così tanto. Allo stesso tempo sono sollevato di avere una pausa, immagino che non ne parleremo più e possiamo concentrarci anche qui sulle cose normali, non se continuerò a tenere il servizio oppure no. Perché tenere il servizio non conterà molto adesso. Comunque è stato un bel record. Bisogna vedere come gioco sulla linea di fondo sul mio servizio, il mio serve and volley. Il modo in cui sto colpendo e posizionando il servizio sembra funzionare, specialmente sull’erba in questo momento.
C’è qualcosa mentre giochi una partita, magari all’inizio dell’incontro, che ti fa capire che il tuo servizio è al massimo e che avrai una giornata vincente?
No, davvero. Potrebbe essere perfetto nei primi due game di servizio, poi magari hai un game di servizio negativo o l’altro giocatore riesce a colpire gli angoli giusti, fai alcuni errori mentali e alcuni errori non forzati. Puoi avere un po’ di sfortuna sull’erba, può accadere molto rapidamente. Voglio dire, siamo onesti, il servizio non è solo il servizio, è molto di più. So che voi potreste parlare del posizionamento del servizio. Il servizio è buono solo se il tuo gioco sulla linea di fondo è altrettanto buono, quando riesci a coprire bene il resto. Non servo a 225km orari, siamo onesti. Devo lavorare durante i miei game di servizio.
Contro Gilles Simon non perdi da molto tempo, l’hai battuto sei volte di fila. Forse il suo gioco si adatta molto bene a te? Forse è la palla piatta che arriva al tuo livello di altezza preferito, la velocità della palla, il suo servizio?
Probabilmente non sono molto d’accordo con te, non è che se l’ho battuto sei volte di fila vuol dire che mi piace giocare contro questo giocatore. È un giocatore forte contro cui giocare. C’era un po’ di vento oggi, non sapevo se fosse buono per il mio servizio e quanto rispondesse bene lui sull’erba, non lo sapevo prima di oggi. Ho disputato alcuni match duri contro di lui al Roland Garros e agli Australian Open, sempre su cinque set, è tosto per me. Anche oggi che ho ottenuto una vittoria convincente, è stato tosto per me.
C’è una foto di te oggi mentre guardavi alcune partite da un balcone sui campi. Stan sta giocando adesso, quanto tennis guardi durante un torneo in cui sei ancora in corsa? E quante partite guardi di un torneo quando non ne fai più parte?
Al momento ne guardo un po’ perché voglio sapere che cosa sta succedendo, per questo sto guardando i punteggi. Non so il punteggio di Djokovic. Certo, cerco di essere informato, li guardo più come fan che per cercare di analizzare Gasquet o Cilic o Murray. Li guardo più perché è bello guardare delle belle partite. Poi quando il torneo è finito e sono a casa non guardo per niente il tennis. Sono fasi, adesso mi diverto a guardarle.
Hai guardato la finale del Roland Garros sul telefono?
Non molto, ero seduto accanto al presidente del club. Ho dato un’occhiata e qualcuno ha fatto la foto, non è che stessi guardando tutta la partita. Mi sarebbe piaciuto, ma non sarebbe stato molto rispettoso verso la mia squadra di calcio.
Come ti hanno condizionato i ritardi per pioggia?
Penso che per me sia stato positivo, anche se di solito penso che non sia buono per nessuno. Nel secondo set quando sono rientrato in campo, ho servito molto bene sul 6‑5, 15‑0. Oggi sono riuscito ad applicare i giusti schemi di gioco. È piacevole essere in vantaggio quando ci sono le interruzioni per pioggia, sei più rilassato durante la pausa e non sei troppo preoccupato, ma può anche essere che quando sei sotto con il punteggio hai l’occasione per parlare con il tuo team. Sono contento di aver servito bene quando sono rientrato, ho avuto davvero una buona giornata con il servizio, non sai mai se continuerà. Avevo un buon ritmo.
Quando giochi contro Andy, anche a Londra, sembra che tu abbia molto supporto da parte del pubblico. Cosa ti aspetti per venerdì? Quanta differenza può fare veramente?
Mi auguro che il pubblico sia coinvolto e che possa godersi un bel match e che possiamo giocare bene. Ho ricevuto molto supporto dal pubblico nel corso degli anni, così anche Andy, quindi dipende da chi ci sarà tra il pubblico quel giorno e chi preferiscono che vinca, ma sono sempre molto gentili e sportivi. Mi è sempre piaciuto giocare qua, anche contro Andy naturalmente.
Durante il commento della BBC sul gioco di Andy Murray c’è stata una discussione se la sua seconda di servizio fosse abbastanza buona contro i top player. Questo è uno degli aspetti a cui mirerai quando giocherai contro di lui?
Vedremo. Mi ha battuto in passato con questa seconda di servizio, non può essere così male. Se la cava molto bene, è veloce con i piedi, legge bene il gioco, è uno dei migliori risponditori del circuito. Ha una grande prima di servizio. Vedremo, non ho visto molto di Andy in questi giorni, a essere sincero, ho visto principalmente la partita contro Karlovic. È difficile dare un giudizio, è arrivato convincendo, quindi sta giocando bene. Inoltre ha vinto il Queen’s, è in piena forma adesso.
Hai avuto l’esperienza di guardare sette volte il trofeo e aver visto il tuo nome su di esso: quando lo guardi, cosa ti viene in mente?
Sinceramente non lo guardo perché il trofeo ti viene lasciato solo per un’ora. È quello per cui tutti giochiamo, è abbastanza divertente (sorride). Ci sono delle targhe con i nomi dei vincitori e non guardo nemmeno quelle, sono molto orgoglioso dei miei successi, non fraintendetemi, ma non sono il tipo che va in giro battendosi il petto e dicendo “qui sono un grande”. Non la vedo così, lo vedo più come un privilegio essere qui.
Hai giocato qui per tre decadi.
Lo fai sembrare peggio di quello che è (ride).
Guardando indietro tutti questi anni quali personaggi eccezionali hai visto in questo torneo?
Solo che il tennis ha sempre fatto molto bene. Ogni campione che ha vinto questo evento è uscito con un ricordo che dura una vita. Inoltre anche quelli che non sentono che sia un privilegio giocare qui, restano colpiti. Una volta ho detto che se anche avessi giocato solo Wimbledon mi avrebbe dato così tanti momenti e ricordi che sarebbero bastati per una vita intera. Ok, sono andato in giro per il mondo e ho giocato altre migliaia di partite, ma quelle che ho giocato qui sono sempre molto, molto speciali. Nel 1999 oppure oggi, è sempre bello giocare qui. Mi sembra che il torneo sia cambiato e sia diventato più moderno, il tetto, il Campo Centrale rifatto, la digitalizzazione, i social media. Sono stati costruiti nuovi campi. Sono veramente avanti e cercano di stare al passo con quello che succede nel mondo, ma mantengono sempre anche la tradizione, che penso sia importante qui a Wimbledon.
Traduzione di Ylenia Bellantoni
Flash
Roland Garros, Alcaraz: “Il gioco di Tsitsipas si adatta bene al mio”
Il match con Musetti definito dallo spagnolo “il migliore del torneo finora”. Punti spettacolari? “Mi piace rivederli sugli schermi durante la partita”

Ci si attendeva una sfida di alto livello tra Carlos Alcaraz e Lorenzo Musetti, ma la prestazione del numero 1 al mondo ha lasciato poche chance al tennista italiano, che si è arreso in tre set. Per lo spagnolo si tratta di un ritorno ai quarti di finale del torneo parigino ad un anno di distanza. Nel 2022 fu fermato da Zverev ai quarti, quest’anno troverà Tsitsipas per un posto in semifinale. Del prossimo turno contro il greco e di molto altro ha parlato il tennista spagnolo nella conferenza stampa post partita che vi riportiamo di seguito.
MODERATORE: Ben fatto, Carlitos. Ritieni che questa sia stata la tua partita migliore del torneo sino a questo momento?
CARLOS ALCARAZ: “Penso che questa sia stata la mia migliore partita del torneo fino ad ora e penso di aver giocato a un buon livello”
D. Qualche giorno fa ho visto che tu e i tuoi amici avete visitato la Torre Eiffel a Parigi e volevo chiederti com’è stata quell’esperienza, se ti ha dato qualche ispirazione e se pensi di poter dominare in questo momento dato che stai giocando così bene?
CARLOS ALCARAZ: “La Tour Eiffel è un momento iconico di Parigi e tutti vogliono vederlo. Avevo un giorno libero e ho approfittato di quel momento per visitarla. Per me è stato fantastico. Non c’è altro”
D. Riesci ad essere incredibilmente veloce in campo. Mi chiedo se, negli ultimi anni, hai fatto prove di velocità come i 60 metri o i 40 metri, e se sì, qual è stato il risultato? Che tempi hai realizzato?
CARLOS ALCARAZ: “Sto lavorando molto sulla velocità. Faccio molti sprint sulla distanza di 30, 40 metri. Ma non prendiamo il rilevamento del tempo impiegato. Quindi non so quanto tempo potrei impiegare se facessi una gara sui 30, 40 metri. Onestamente non ho una risposta ma posso dire che mi considero veloce”. (sorridendo).
D. Ti è mai capitato di effettuare un colpo durante una partita e di pensare di volerlo rivedere in video a fine match per vedere com’era effettivamente?
CARLOS ALCARAZ: “Molte volte. Alcuni dei miei colpi migliori mi piace rivederli sugli schermi durante la partita”
D. Ti è mai capitato di vedere un avversario o un altro giocatore in una partita che stai guardando effettuare un determinato colpo e pensare di voler imparare a fare quello che ha appena fatto lui?
CARLOS ALCARAZ: “Quando guardo un colpo effettuato da un avversario, non penso di volerlo imparare. Voglio solo giocare colpi migliori. Voglio mettere a segno io un hot shot (punto da highlight, ndr) e non permettere al mio avversario di farlo durante la partita.”
D. Hai Juan Carlos [Ferrero, ndr] come meraviglioso allenatore da tempo e hai iniziato presto con tuo padre. Ma potresti parlarci un po’ di Kiko Navarro? Che ruolo ha ricoperto nella tua fase di apprendimento?
CARLOS ALCARAZ: “Ovviamente è stata una persona importante per me quando ero giovane. Tuttavia, ho iniziato a giocare a tennis con mio padre. Ho avuto anche un primo allenatore di nome Carlos Santos. Da piccolo ho lavorato anche con Kiko e Carlos. Entrambi sono state persone davvero importanti per me, ho imparato molto da loro. Un giorno ho dovuto voltare pagina per poter migliorare ancora, e Juan Carlos era la persona giusta.”
D. Voglio solo sapere di più sulla tua vita da bambino. Penso che tu abbia sicuramente tanti amici d’infanzia con cui vai molto d’accordo. Al giorno d’oggi, i tennisti professionisti non vivono come una persona normale. Di quali argomenti parli con i tuoi amici d’infanzia? Come concili la vita professionale con quella di tutti i giorni?
CARLOS ALCARAZ: “Ovviamente avevo molti amici quando ero bambino, e ho ancora quegli amici. Quando ho dei giorni liberi, quando sono a casa, passo molto tempo con loro. Per me è davvero importante per distrarmi un po’. Mantengo il giusto mix nei giorni liberi tra privato e parte professionale. Devo essere concentrato sugli allenamenti, essere concentrato sul torneo. Ho un programma da seguire e i tennisti non hanno molto tempo per godersi la vita, per spegnere la mente. Avere degli amici d’infanzia con cui godermi un po’ la vita è molto importante per me.”
D. Volevo chiederti del tuo avversario al prossimo round: Tsitsipas. Hai un ottimo bilancio nei match contro di lui. Pensi in un certo senso che il suo gioco si sposi molto bene col modo che hai tu di esprimerti sul campo? Puoi parlare un po’ del tuo prossimo turno?
CARLOS ALCARAZ: “Contro Stefanos, potrebbe essere una grande partita. Abbiamo giocato grandi partite. Ho vinto ogni partita che abbiamo giocato, ma questo non significa che vincerò ogni partita che ci sarà tra noi due. Devo essere davvero concentrato. È un avversario davvero tosto, ma il suo modo di giocare mi permette di esprimermi bene.”
Q. Stavamo parlando con Novak oggi, e ci ha detto che la presenza dei suoi figli gli dà molta tranquillità ed equilibrio. Avvicinandoci verso le fasi finali del torneo, cosa fai per mantenere la giusta pace interiore ed equilibrio?
CARLOS ALCARAZ: “Ho la mia famiglia e i miei amici qui. Ovviamente anche il mio team fa parte della mia famiglia. Li considero come una famiglia. Quindi passare del tempo con loro, scherzare, andare a fare in giro, mi permette di distogliere la mia mente dal tennis. In ogni giornata è davvero importante per me avere quella pace ed equilibrio durante il torneo.
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Musetti dopo la batosta con Alcaraz: “La cosa più difficile è lottare, oggi ho scelto la via comoda: lasciarsi andare”
“Ho fatto tutto quello che non dovevo fare” così Lorenzo Musetti, eliminato al Roland Garros dal n.1. “Lui è stato più grintoso, non c’è da stupirsi del suo gioco”

Risultato decisamente netto quello con cui il numero 1 del mondo Carlos Alcaraz ha raggiunto i quarti di finale del Roland Garros, estromettendo Lorenzo Musetti, battuto 6-3 6-2 6-2. Di seguito le risposte date in italiano dal 21enne Musetti:
D: Quando la situazione sembrava un po’ compromessa ti abbiamo visto tirare delle manate. È forse un rimpianto di qualcosa che non hai fatto all’inizio?
Lorenzo Musetti: Sicuramente potevo fare molte altre cose rispetto a quelle che ho fatto, ho fatto forse tutto quello che non dovevo fare (sorride). Ci eravamo prefissi di avanzare sul suo rovescio o comunque imporre un gioco su quell’angolo dove fa meno male. Col dritto muove molto bene la palla, spesso viene a rete e si avvicina molto. Credo che i piani di gioco erano simili per tutti e due, il primo che riusciva a prendere il controllo con il dritto provava ad imporre il gioco per vincere il punto. Io oggi non mi sono espresso come avrei voluto. Non credo si tratti di emozione, ma più che altro devo avere consapevolezza di me stesso e del livello che ho; non devo fare confusione quando sono di fretta. A volte mi faccio prendere troppo da chi c’è dall’altra parte. Ci sto lavorando e speriamo che già dai prossimi tornei questa sconfitta mi sia da lezione.
D: Comunque in passato hai battuto anche Djokovic quindi si può ripartire da questa belle sensazioni per andare avanti.
Lorenzo Musetti: Non serve ripartire dal passato perché è una cosa poco realistica. Una cosa che mi serve è proprio vedere, analizzare questo match giocata in maniera sbagliata sin dall’inizio e vedere cosa avrei dovuto fare, sicuramente anche nei match precedenti, per valutare cos’è il mio gioco e cosa sarà in futuro. Partendo da questo torneo, i match con Shevchenko e Norrie sono state giocate da manuale quindi andranno osservate anche queste che rappresentano un cambio di marcia, senza ombra di dubbio.
D: Sei stato sorpreso da certe giocate di Alcaraz? Discese a rete, palle corte ecc.
Lorenzo Musetti: Sicuramente certi numeri, certi gesti atletici altri giocatori non li fanno, però ecco sei numero 1 al mondo, il più giovane della storia del tennis, un significato ce l’abbia. C’è poco da sorprendersi. Ovvio che in campo, soprattutto per la situazione di svantaggio si tende a meravigliarsi un po’. Più che altro mi sono sorpreso in maniera negativa di quello che facevo io, troppe volte uscivo dallo scambio, magari con una palla corta che non c’entrava nulla, servito sempre male, di fretta, non mi sono mai caricato. Un atteggiamento non positivo che reputo influente sul mio gioco. Ovvio che se al numero 1 al mondo gli lascia anche questo, dà il meglio di sé come ha fatto vedere. Su qualsiasi superficie sta imponendo il suo gioco su chiunque.
D: Da una partita di questo tipo cosa ti resta per capire cosa fare per raggiungere quel livello?
Lorenzo Musetti: Questa partita mi serve non dico come bagno di umiltà perché non ho avuto la sfacciataggine di dichiarare qualsiasi che non fosse vera. Oggi mi sento solo di accettare che lui ha giocato meglio, è entrato più grintoso, con più voglia di vincere e mi ha battuto tre set a zero. La cosa più difficile credo sia proprio lottare, io oggi ho scelto la via più comoda che è quella di lasciarsi andare, arrendersi un po’; la prossima volta sceglierò di lottare. Ma proprio da queste partite imparo a scegliere la via più dura che darà i suoi frutti.
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Roland Garros, Muchova ai quarti: “Il piacere è escogitare un piano che poi funziona”
Fermata l’ottima corsa della qualificata Avanesyan, Karolina Muchova parla di come una grande varietà di colpi porti con sé degli svantaggi, della prossima avversaria Pavlyuchenkova e della terra battuta, “non la mia superficie preferita”

Finisce dopo sette incontri il Roland Garros di Elina Avanesyan, ventenne di Pjatigorsk città di quasi 150.000 abitanti a 200 km da Vladikavkaz (famosa per aver dato i natali ad Aslan Karatsev), non lontano dal confine con la Georgia. Sette match come quelli che disputano i finalisti per la qualificata Elina e anche per questo può dire che il suo torneo lo ha comunque vinto e pure abbondantemente.
A battere la n. 134 WTA (residente in Spagna ad Alicante e ora virtualmente in top 80) è stata Karolina Muchova, che continua la sua marcia iniziata con la vittoria su Maria Sakkari. 6-4 6-3 in più di un’ora e mezza il punteggio a favore della ventiseienne di Praga che ha dominato sul piano del gioco forse raccogliendo meno di quanto prodotto, al netto dell’ormai solita prestazione generosa dell’avversaria.
Muchova raggiunge per la prima volta i quarti di finale a Parigi, risultato Slam già ottenuto due volte a Wimbledon (2019 e 2021), mentre già vanta la semifinale all’Australian Open due anni fa. Precipitata oltre il 200° posto a causa di diversi problemi fisici, Karolina sembra ora avviata verso prestazioni e zone di classifica che più le si addicono. In attesa della sfida che mette in palio la semifinale contro un’Anastasia Pavlyuchenkova capace di girare il match contro Mertens, Muchova spiega la chiave del match: “Ho cercato come sempre di essere aggressiva, lasciare andare i colpi. Non conoscevo bene l’avversaria, ma ho avuto l’impressione che migliorasse con il protrarsi del match. Mi sembrava che, se le avessi dato spazio, se lo sarebbe preso. Prendeva tante righe, spostandomi da una parte all’altra”. Nessuna sorpresa, sappiamo che Karolina è colpitrice elegante ed efficace in ogni zona del campo quando in controllo, ma non ama la parte difensiva. Per riuscire ad essere offensiva anche sulla terra battuta (“non la mia superficie preferita” dice ridendo) spiega ancora, “cerco di adattarmi, aggiungere spin, prendermi spazio e, quando l’altra accorcia, entrare a tutta”.
Nell’intervista in campo, Fabrice Santoro le ha detto che possiede tutti i colpi, al che Muchova ha risposto che con tante opzioni la mente gira a mille. Mantenere la mente lucida nel fervore del match pare complicato… “Mente lucida? Per me è difficile sempre, non solo in campo. Ma cerco di andare con la prima scelta anche se a volte non è la migliore. Succede che giochi la terza o la quarta opzione, esce una cosa orribile e penso ‘spero che nessuno abbia visto’. Ci sto ancora lavorando”.
Karo dice che con il team ha lavorato parecchio per preparare lo swing sul rosso con l’obiettivo di essere testa di serie a Wimbledon. La proiezione del ranking la mette al n. 27, lei che è stata diciannovesima. La parte per cui tutti questi colpi che sa giocare, queste opzioni, le possono creare difficoltà non convince affatto un giornalista che la incalza sull’argomento. “È una cosa molto positiva” replica lei, “ma può anche essere una maledizione nel momento in cui scegli la soluzione sbagliata. Ma sono felice di avere questo – non lo chiamerei problema –, questo che non è un problema, un bel problema da avere [risate]. Scusate il mio inglese”. Questo falso problema, oltre che potenziale fonte di confusione in campo (e certo quando lo deve spiegare non nella lingua madre), le porta anche parecchie gioie, per esempio “quando ho in mente un piano, non lo cambio e funziona. È quello che mi dà più piacere. Certo, belle le smorzate e gli slice, ma mi piace proprio quando negli scambi lunghi mi concentro sul mio piano”.
C’è però scambio lungo e scambio lungo, evidentemente, visto che, ammette, la difficoltà principale della terra è la durata dei punti: “Se gioco su una superficie più rapida, so che tirando un dritto forte lungolinea al 90% è fatta, al limite vado a chiudere a rete. Qui, se trovo una che macina bene, diventa più una gara fisica, che è complicata per me”.
Al prossimo turno, dicevamo, Pavlyuchenkova, anch’ella con un ranking più basso del livello che sta esprimendo. Anastasia è avanti 2-1 e ha vinto con doppio tie-break l’unico match sul rosso, due anni fa a Madrid. “Nastia ha una gran mano ed è potente, sarà un gran match” promette Karolina.