Come ho già avuto modo di scrivere un paio di anni fa, in una delle analisi tecniche sugli Australian Open 2014, una delle mie convinzioni professionali è che si può capire molto di più di un giocatore guardandolo perdere che guardandolo vincere. E questo vale per tutti, dalle “belvette da tennis” delle categorie amatoriali che alleno io fino ai “mostri da Slam” che gli appassionati ammirano in televisione. La reazione alle difficoltà, il tentativo di risolvere i problemi posti dall’avversario, il saper superare e gestire le fasi di gioco nelle quali, per qualsiasi motivo, il proprio tennis “non va”, sono situazioni che danno informazioni decisamente più utili e significative, in ottica di miglioramento e crescita agonistica, rispetto a quando il tennista rimane nella sua “comfort zone”, gli funziona tutto (magari per pochezza dell’avversario), e se la porta a casa in scioltezza. Come sei capace di giocare lo so già, insomma, mi interessa piuttosto verificare sul campo cosa riesci a produrre quando questo non basta, e che opzioni proponi per limitare i danni e cambiare l’inerzia negativa.
Da questo punto di vista, il match rimontato e vinto al primo turno dell’ATP 500 di Basilea da Rafael Nadal su Lukas Rosol è un esempio assolutamente perfetto di attitudine e solidità mentale, tanto da poter essere preso come paradigma delle spaventose qualità agonistiche del fuoriclasse spagnolo. La situazione di partenza è ideale per questo tipo di analisi: uno degli ultimi tornei di una stagione mediocre (rispetto agli standard altissimi di rendimento di Rafa), condizioni ambientali ben lontane dall’essere le preferite (sintetico indoor), avversario fastidiosissimo che ha già dimostrato in passato di poterti mettere in difficoltà, che sta giocando al massimo, e che per di più ti sta francamente antipatico, per non dire che non lo sopporti proprio. Ma tu sei in ogni caso il favorito, quello che ha di più da perdere: peggio di così non si può, le premesse per fare una figuraccia ci sono tutte. A meno che, per l’appunto, tu non ti chiami Rafael Nadal.
Il modo in cui il campione di Manacor ha affrontato e gestito la partita è stato, a mio avviso, una straordinaria esibizione di lucidità, consapevolezza e addirittura umiltà tecnica, mi si passi l’azzardo semantico. E soprattutto, visto e letto dalla giusta prospettiva, può far capire davvero chiaramente che razza di fenomeno “di testa” sia e sia sempre stato Rafa. Andiamo a rivedere quello che è successo.
6-1, 5-4, 30-0 e servizio Rosol. Il match è praticamente concluso, Lukas ti ha letteralmente preso a pallate per un’ora abbondante, non funziona nulla. Servizio così così, drittone in top completamente imballato, poco penetrante e cortissimo, a rete un disastro. Il braccio e le gambe sono rigide, una partita iniziata male e che sta per finire peggio. Sei pure un po’ incazzato, non solo per la situazione di punteggio, ma anche perchè il “simpaticone” al di là della rete ha come di consueto trovato il modo di infastidirti e polemizzare, con te e con l’arbitro. Uno normale, qui, tira due pallate a caso, spacca una racchetta, dà la mano e sparisce in fretta negli spogliatoi. Ma tu sei Rafa Nadal.
Tecnicamente, quando al giocatore non ne va una giusta, diventano evidenti le differenze tra le esecuzioni cosiddette “naturali”, quelle che, come si sente di solito, uno “si porta da casa”, e i colpi più costruiti e allenati, per questo – come ricordavo nell’introduzione – il quadro tecnico è molto più chiaro e utile in termini di informazioni e valutazioni. Il dritto di Nadal è uno dei colpi più clamorosi ed efficaci della storia del gioco, ma non è un’esecuzione istintiva, è stato ottenuto con studio biomeccanico, lavoro, allenamento e volontà, sulla base (ovviamente, sennò sarebbero capaci tutti) di incredibili doti fisiche e di manualità. Ci vuole talento, non dimentichiamolo, per sparare un “reverse forehand” simile, esattamente quanto ce ne vuole per stoppare una volée smorzata. Ma se sei rigido di gambe, nervoso, poco in palla, ecco che l’automatismo si può inceppare: che la profondità di traiettoria del dritto, quanto e se riesce a lasciarlo andare con braccio sciolto, sia l’indice principale dello stato di forma di Rafa, è cosa nota.
Lunedì, contro Rosol, era dura per Nadal superare la linea del servizio con i dritti da fondo, la battuta non incideva, i tentativi di chiusura in avanti si erano risolti in volée mal eseguite in serie, a causa del braccio contratto, e si è trovato rapidamente a fronteggiare un avversario al servizio, convintissimo, a due punti dal match. Ed è stato in quell’esatto momento che Rafa ha fatto vedere a tutti perché è sempre stato tanto difficile batterlo. Servizio esterno da destra di Lukas, Nadal aggredisce una risposta anticipata diagonale di rovescio spaventosa, che lascia Rosol immobile. Ecco il colpo veramente istintivo e naturale dello spagnolo, il rovescio bimane portato da destra-dominante (quale Rafa è), non a caso sparato vincente letteralmente all’ultima occasione utile: avesse sbagliato, sarebbero stati tre match point contro consecutivi. Sul 30-15 Rosol stecca una volée, unico “aiutino gratis” concesso, e da lì riparte Nadal. Fino a vincere al terzo.
Il rovescio diventa sempre più inattaccabile, da quel lato arrivano passanti e difese da fenomeno, chiusi con richiamo del polso destro sia lungoriga che in cross, le gambe e il braccio si decontraggono, finalmente (e non a caso per ultimo) comincia a viaggiare bene anche il dritto, e dall’aver praticamente vinto Rosol si ritrova in battaglia al terzo set, che finisce inevitabilmente per perdere, nonostante una buona reazione che va a testimoniare quanto in forma e difficile da contrastare fosse l’altro ieri il boemo. Da parte di Rafa, la pazienza, la solidità nervosa, la consapevolezza che uno spiraglio prima o poi te lo concede anche l’avversario più “on fire”, totalmente in trance agonistica, sono state a dir poco esemplari.
Rimonta iniziata, costruita e portata a compimento partendo e affidandosi al rovescio, l’unico colpo che a Nadal funziona anche a “cervello spento” (non il colpo migliore o il più efficace, ma quello per l’appunto totalmente istintivo e automatico), e la cui importanza nel gioco in generale dello spagnolo viene da sempre troppo sottovalutata. È con quel rovescio diagonale anticipatissimo, impugnato semiwestern con la mano destra, che Rafa si è portato a casa due Wimbledon, non con il drittone superliftato. L’interessante secondo turno con Dimitrov ci dirà di più sulle condizioni dello spagnolo in vista del finale di stagione, e se Grigor ha visto la partita con Rosol, farà bene a stare molto, ma molto attento nei tentativi di affondo sul lato destro di Nadal: perchè Rafa potrà anche essere lontano dai suoi livelli migliori, e non essere in grado di soffocarti di pallate con il dritto con continuità, ma di rovescio ti può sempre fulminare, in difesa e con i passanti, a occhi chiusi.