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Allez Tsonga! Non è ancora troppo tardi

La top ten ha riaccolto un giocatore offensivo e carismatico, unico nel suo genere nelle prime posizioni della classifica. E non è troppo tardi per sperare ancora nel colpaccio di Jo Wilfred Tsonga

Last updated: 24/03/2017 13:24
By Ferruccio Roberti Published 05/11/2015
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6 Min Read

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Nonostante la crescita continua e la notorietà dei suoi campioni il tennis attuale presenta ancora delle problematiche da superare per riuscire ad incrementare ulteriormente la sua popolarità. Una di queste è il fatto che i tornei più importanti, quelli del Grande Slam ed i Masters 1000, siano vinti sempre dagli stessi giocatori, causando una perdita di suspence tra gli appassionati, continuamente affamati di nuovi personaggi vincenti da scoprire ed ammirare. Se si esclude Federer, giocatore così unico per completezza e classe da uscire fuori da ogni tipo di classificazione, si è più volte notato come i top players siano tutti impeccabili tecnicamente, con un gioco di forte pressione da fondo campo, ma molto simili tra loro nel loro modo di cercare di ottenere il punto. Un altro problema è che i giocatori più vincenti sembra non riescano a entrare in sintonia col pubblico, sono forse scarsamente capaci di trasmettere le loro emozioni, di trascinare lo spettatore in un applauso o in un incitamento che vada oltre l’ammirazione per il gesto tecnico compiuto.
Ebbene, soprattutto chi condivide questi pensieri, dovrebbe aver gioito in questo autunno. Grazie alla vittoria nel torneo di Metz e soprattutto alla finale nel Master 1000 di Shangai, è ritornato dopo oltre un anno alla ribalta della top ten, uno che questi problemi proprio non li ha: Jo Wilfried Tsonga. Il francese è un giocatore che, sebbene parzialmente, nella sua carriera ha dimostrato di saper impensierire i migliori giocatori e non ha mai avuto problemi nel risucire a catturare le simpatie del pubblico. Questo grazie ad un sempre più raro gioco offensivo ma soprattutto ad un linguaggio del corpo capace di essere coinvolgente e positivo.
Molti appassionati credevano di aver trovato un nuovo campione dopo gli Australian Open 2008 del tennista nato a Le Mans, già ex numero due a livello juniores. In quell’ occasione, da ventiduenne numero 38 del mondo e sostanzialmente sconosciuto al grande pubblico, raggiunse la finale dopo una brillante cavalcata. Jo con un gioco potente, d’attacco e sempre coraggioso, eliminò prima due top ten come Murray e Gasquet; e poi annichilì in semifinale addirittura Rafaele Nadal  con un nettissimo 62 63 62. Ed era il Nadal numero 2 del ranking, che si preparava ad una stagione trionfale con la vittoria al consueto Roland Garros, del suo primo Wimbedon e dei Giochi Olimpici.
La favola, purtroppo per il transalpino, si concluse in finale, dove si arrese al tie break del quarto a Djokovic, in quell’ occasione vincitore del suo primo Grande Slam.
Molti, tra addetti ai lavori e pubblico, pensarono di aver trovato in Tsonga una stella di prima grandezza, capace di portare ai vertici della classifica un prototipo di giocatore carismatico e diverso dagli altri top player per caratteristiche di gioco (ricerca della vicinanza delle righe soprattutto col dritto, discese a rete, volee acrobatiche) e caratteriali (smorfie di delusione plateali agli errori, incitamento al pubblico per avere un applauso dopo aver effettuato un gran colpo). È stato così soltanto in parte, sia per alcuni limiti tecnici piuttosto marcati (vedasi soprattutto il rovescio bimane) sia per una sfortunata propensione agli infortuni. Ma i risultati ottenuti sin qui sono stati comunque degni di un giocatore di primo piano. Basta del resto scorrere la sua carriera per notare, oltre ad un prestigioso best ranking di numero 5 al mondo, ottenuto nel febbraio 2012, che tra i 12 tornei di singolare già vinti, vi sono ben due Masters 1000 (Parigi- Bercy nel 2008 e Toronto nel 2014) circostanza quest’ ultima, che nessun giocatore in attività può vantare Fab4 e Hewitt – uscito dai primi 200 e prossimo al ritiro dall’ attività agonistica, già annunciato per gennaio 2016 – esclusi.
La finale nelle Atp Finals del 2011, le due semifinali al Roland Garros (2013, 2015) ed a Wimbledon(2011,2012), oltre alla già citata finale agli Australian Open 2008, testimoniano anche la sua abilità di essere competitivo ad altissimo livello su ogni superficie. Se a quest’ aspetto si aggiunge la capacità del transalpino di non partire battuto contro i numeri uno degli ultimi dieci anni (il bilancio vittorie/ sconfitte è di 6-14 contro Djokovic, 5-11 con Federer, 4-8 con Nadal) ecco che la possibilità, forse la speranza, che il transalpino vinca un Major, sebbene altamente improbabile, non sia da escludere.
Lo si può affermare sia considerando che la carta d’ identità di Tsonga, trenta anni compiuti ad aprile – grazie all’allungamento dell’età media della carriera del tennista professionista – consente ancora qualche anno in cui provarci; sia pensando che la sorpresa, qualora riuscisse nell’impresa, non sarebbe superiore a quella che anno scorso suscitò il suo coetaneo Wawrinka agli Australian Open o Cilic agli Us Open.
Sarebbe una circostanza da augurarsi per il bene del nostro sport: è risaputa la capacità emulativa che i successi dei campioni riscuotono nei bambini e la vittoria di uno Slam, potrebbe essere un buon viatico per l’arrivo di un nuovo ciclo di giocatori capaci di avere gioco d’attacco, propensione alla rete, capacità di trascinare il pubblico.  Caratteristiche che il francese ha sempre accompagnato con un atteggiamento educato e rispettoso di avversari e della buona educazione, oltre che da un body- language sorridente e positivo.

Provaci ancora Jo!


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